*Ecco il finale, la fic nel
complesso è una scusa per scrivere cose bollenti fra Antonio ed Hank,
ma in realtà col senno di poi sarebbe interessante vedere le cose in
questa chiave: e se i due avessero avuto questo precedente? Comunque si
chiude una parentesi strana a cui nessuno dei due avrebbe mai pensato
prima di quel momento e che sicuramente pensano rimarrà sapolta per
sempre. Impossibile, a quel tempo, prevedere che poi sarebbero
diventati colleghi ed anche amici. Buona lettura. Baci Akane*
3. IL CONFINE DELL’ACCETTABILE
Si rivestirono fingendo
facilmente di non conoscersi, l’imbarazzo dopo quanto fatto non era
difficile da mimare.
Quando l’eccitazione scemava,
rimaneva la consapevolezza d’aver fatto qualcosa da cui forse non si
tornava indietro.
Difficile in ogni caso da
gestire.
Entrambi preferirono
concentrarsi sul resto dell’operazione, così appena fuori dalla camera
e lontani dall’occhio guardingo del gorilla, riattivarono le
trasmittenti che avevano spento per ovvie ragioni. Comunicarono alla
squadra di tenersi pronti, infine tornarono dal responsabile per
concludere l’operazione. Antonio finse di disinteressarsi al pagamento
di Hank, il quale lo eseguì senza battere ciglio in contanti e
registrando il tutto. Finse di andarsene in attesa del via libero di
Antonio, venne raggiunto dal suo partner che gli consegnò pistola e
distintivo e rimasero lì.
Il via arrivò poco dopo, Antonio
venne pagato subito nella misura stabilita e dopo aver registrato anche
quello, disse la parola concordata.
A quel punto entrarono in scena
Hank e la sua squadra, fermarono tutto, fecero i primi arresti e
presero sotto sequestro l’intera pensione, dove si svolgevano tutti i
loro loschi affari di vario genere, non solo trattative sessuali.
Un’operazione conclusa con
successo.
Hank finse di arrestare anche
Antonio per evitare di bruciargli una possibile buona copertura per il
futuro, lo prese in custodia facendo una deviazione in quella che era
la sala comando della gang, dove un computer riceveva tutti i filmati
delle camere che registravano le prestazioni. Sapendo cosa cercare, lo
trovò senza grosse difficoltà.
Controllò che i filmati fossero
conservati in un hard disk esterno e lo prese infilandoselo in tasca,
da quelli avrebbe estratto il proprio per poi consegnare gli altri come
prove per aggravare l’accusa.
Fatto questo uscì, fece
l’occhiolino ad Antonio che aspettava fingendo di essere davvero una
prostituta arrestata, lo prese per il braccio e lo tirò poco
gentilmente verso la propria auto, ordinò al suo collega e al resto
della squadra di non trascurare nulla e portarli tutti dentro, infine
andò avanti.
Antonio seduto dietro la sua
auto brontolò per le manette che gli aveva messo davvero.
- Potevi fare finta! - Hank, da
davanti, lo guardò divertito dallo specchietto retrovisore.
- Non pensavo ti dessero
fastidio! - Antonio capì che era un’allusione alla pratica che avevano
svolto con piacere. Con molto piacere. - Non ti sei lamentato prima.
Anzi. - Rincarò. Antonio diede un calcio contro il sedile del guidatore
e lo insultò.
- Hai preso? - Chiese invece
riferendosi ai video. Hank annuì colpendosi la tasca. - Fa sparire
tutto quello che ci riguarda. Se scopro che l’hai tenuto per ricattarmi
ed usarlo contro di me ricorda che è compromettente tanto per me quanto
per te! - Iniziò a minacciarlo sperando di non ritrovarsi nei guai per
quello. Hank rise amaro poi guardandolo sempre attraverso lo
specchietto, disse:
- Per chi mi prendi? -
Antonio rise allo stesso modo.
- Non vuoi che ti risponda! -
Hank a quel punto, seccato, deviò dalla centrale e si fermò in un
vicolo laterale, particolarmente buio ma ben lontano dalla zona
dell’operazione.
Scese e chiuse la portiera
sbattendo, aprì quella di Antonio, lo prese per il braccio e lo fece
scendere bruscamente, lo girò contro la macchina dove lo sbatté senza
complimenti ed in lui un sentimento ambivalente prese forma.
Da un lato credette di starsela
per vedere brutta, che la sua fama fosse anche peggio di quella che
aveva sentito. Dall’altro ricordava ancora troppo bene quello che era
successo in camera e l’eccitazione riaffiorò facilmente.
Hank gli tolse le manette e lo
girò verso di sé, tornando ad appoggiarlo alla macchina con poca
gentilezza, gli si piazzò davanti togliendogli lo spazio vitale, ma
ancora non lo toccava col proprio corpo. Antonio non si mosse, non
respirò per qualche secondo, si guardarono tesi, seri all’ombra di quel
vicolo puzzolente e buio.
- Perché non mi dici quello che
hai in testa una volta per tutte? - Antonio scosse il capo.
- Sono fatti miei cosa penso di
te! -
- Allora ti dico io cosa penso.
- Antonio lo guardò sorpreso, era davvero arrabbiato e non capiva
perché ci tenesse tanto al suo parere. - Penso che eri troppo esperto e
troppo disposto a fare quelle cose, stasera. - Antonio si rabbuiò
capendo l’insinuazione e lo spinse.
- Che vuoi dire? - In un attimo
il proprio passato non proprio edulcorante lo investì, aveva minacciato
di farlo per tutta la giornata, ora era lì.
Hank lo spinse a sua volta di
nuovo contro l’auto, però non gli si premette addosso.
- Non esiste che tu sei capace
di improvvisare certe cose ed essere disposto a farle così senza
battere ciglio. - Antonio scosse il capo senza capire, stava andando a
fuoco per la rabbia e l’umiliazione di quel ricordo cancellato non
tanto bene, quel passato dove si era trovato a fare altre cose.
- Perché no? Sono nella
Buoncostume, conosco il gergo, le richieste, i modi di dire e di fare,
so come ci si comporta! - Si giustificò capendo che non avrebbe dovuto.
Hank allora si avvicinò, si premette su di lui, lo prese per un braccio
mentre l’altra mano corse prepotente fra le sue gambe a prendergli
l’inguine gonfio e stringerlo.
- Perché ti è piaciuto troppo,
per essere solo uno che sapeva come funzionano queste cose e basta. -
Antonio trattenne il fiato e rimase con la bocca aperta, carico di
quell’eccitazione che non era ancora riuscito a domare. Si prese alla
sua giacca, ma non lo respinse, niente pugni o calci. Lo tenne lì,
colto da quell’irrefrenabile impulso di rifare tutto di nuovo.
Hank gli guardò la bocca aperta
e gli delineò deciso tutta la sua erezione attraverso i jeans stretti,
carezzandolo con insistenza e con tutta la mano.
- Ti è piaciuto molto e ti piace
ancora. - Avvicinò la bocca alla sua, facendogli assaggiare quel bacio
che era chiaro lui voleva. Antonio non si mosse, ma era difficile.
- Anche a te è piaciuto molto,
mi pare. -
- Ma tu ne sapevi troppo. L’hai
già fatto in passato, vero? - Gli sfiorò le labbra. Antonio capiva ben
poco. - Quella volta da ragazzo hai insinuato che gli adulti erano
tutti uguali, volevano tutti il sesso. Ci hai provato con me per
convincermi a lasciarti in pace. Lo ricordo bene. Io volevo aiutarti,
volevo che facessi il mio informatore, tu no. -
Antonio ricordava tutto molto
bene, sapendo che anche lui non l’aveva dimenticato uno strano senso di
piacere e di gioia lo investì e per un momento volle credere che non
era davvero corrotto.
- Cosa vuoi sapere, Voight? -
Chiese diretto, respirandolo, quasi baciandolo. La sua mano lo toccava
ancora attraverso i jeans e lui non ne poteva più, stringevano troppo.
Andò alla sua cintura, che prima aveva stretto intorno ai suoi polsi
per legarlo, gliela slacciò e lentamente gli aprì anche i jeans senza
staccargli gli occhi di dosso: - vuoi rifarlo? È questo che sei
diventato tu? Uno che approfitta delle situazioni anche andando oltre
la legge che dovrebbe servire? -
Hank voleva picchiarlo per
l’insinuazione, però era vero. Tecnicamente era quel genere di persona,
che per la giusta causa faceva di tutto, anche calpestare il limite
della legalità. Si era sempre giustificato con la ‘giusta causa’.
Prendeva mazzette dalle gang per
controllarle meglio, ci si facevano favori a vicenda ed in questo modo
Chicago era meno peggio di ieri, non era pulita, ma li controllava
sufficientemente. E i soldi delle mazzette li usava per aiutare quei
poveracci fuori dal sistema che non avevano l’aiuto di nessuno.
Ma questo nessuno lo sapeva,
nessuno l’avrebbe saputo.
E picchiava i criminali anche se
non poteva, quando sapeva cosa avevano fatto, quando li interrogava e
non parlavano. Sì, lo faceva. Ma erano dei bastardi e lo meritavano.
Lo guardò senza sapere cosa
fare, renderlo parte del proprio mondo o allontanarlo?
Entrambi avevano i loro
fantasmi, era vero.
Anche Antonio aveva i suoi e
forse non li aveva superati bene.
- Siamo quel che siamo, facciamo
quel che facciamo e soprattutto abbiamo il passato che abbiamo. -
Concluse serafico, rauco, le labbra sempre sulle sue mentre Antonio era
arrivato alla sua erezione, sotto ai pantaloni slacciati, e gliela
toccava eccitandolo. - Non è questo a definirci. - Concluse per
sollevarlo dal peso che sapeva aveva.
Antonio era stato abusato in
qualche modo, l’avevano costretto a fare ben più che da corriere, da
ragazzino. Ed ora forse ne portava i segni, forse certe cose non ti
abbandonavano più. Ne era felice? Stava bene? Cercava di dimenticarlo?
Forse quella notte con lui
l’aveva gettato in un vortice buio da cui aveva impiegato anni a
scappare ed ora, per colpa sua, ci era di nuovo dentro.
“Non lo farò annegare, volevo
aiutarlo quella volta, gli ho dato dei soldi per andarsene, lui li ha
usati per uscirne in qualche modo. Ma lo aiuterò ancora meglio oggi.”
Prima di farlo, però, prima di aiutarlo allontanandolo da sé stesso,
preferendo farsi odiare per non farlo diventare buio come lui, lo girò
di schiena, gli abbassò i jeans e i boxer aderenti quel necessario, si
leccò le dita che gli infilò dentro e Antonio si spinse con le mani
contro il tetto dell’auto, si piegò e spinse i glutei sodi verso di
lui, come per chiederglielo.
Hank non disse nulla, nessuno
dei due disse nulla.
A poco più di un’ora dalla
precedente, lo prese di nuovo in una maniera molto simile. Spinse
veloce, deciso, più e più volte, fino a trovare quel punto, quel
momento, quell’istante dove tutto girava velocemente e c’era solo un
piacere osceno, rude, virile e possente.
Antonio appoggiò la fronte
all’auto e si morse il braccio per non gridare, Hank faticò a non
gemere forte.
I due vennero poco dopo uno
dall’altro, gli orgasmi li colsero di nuovo, sconvolgendoli, come se
fossero fatti per quello, proprio per quello.
Hank rimase in lui qualche
istante, appoggiato alla sua schiena, le labbra sul suo orecchio a
respirargli contro. Antonio girò la testa e trovò la sua bocca, tirò
fuori la lingua e se la fece succhiare, poi aderirono meglio e si
baciarono ansimanti.
- Non sai le cose che ho fatto e
che faccio, Antonio. E non voglio che ricadano su di te. Mai. In nessun
modo. Tu ne sei uscito da quel mondo e voglio che continui a starne
fuori. Resta pulito come sei ora. Il tuo calvario l’hai già passato. -
Con questo, quasi con dolcezza, si separò da lui, si ricompose ed
attese che Antonio, stanco e sorpreso, facesse altrettanto. Poi indicò
con la testa di salire.
- Ti riporto in centrale per il
rapporto. - Non serviva dire che avrebbero dovuto omettere alcuni
dettagli dell’operazione sotto copertura.
Antonio non disse più nulla,
shoccato dalla sua stessa ammissione di essere uno davvero poco pulito.
Lasciandolo in centrale per
andare nel proprio ufficio a completare il verbale, gli lanciò uno
sguardo significativo.
“Eppure quei soldi che mi ha
dato quel giorno probabilmente li aveva ottenuti illegalmente, però
erano per aiutarmi. E l’hanno fatto. Con quelli sono andato in
palestra, sono diventato forte, mi sono liberato di quei bastardi che
mi usavano. Forse fa cose illegali davvero, ma qual è il confine
dell’accettabile?”
Confuso, Antonio andò via senza
dire nulla, solo uno scambio di sguardi significativo.
Quel confine l’avrebbe visto
solo qualche tempo dopo, quando avrebbe assistito all’uso dei metodi
barbari usati da Hank per aiutare suo figlio a scapito di Casey e della
sua ragazza.
Quando l’avrebbe arrestato lui
stesso, in persona, con dolore, rabbia e delusione bruciante.
Anche se poi, in seguito,
sarebbe riuscito a vedere anche il resto di Hank Voight. Tutte quelle
sfumature fra le ombre e le luci. Le sfumature che gli avrebbero fatto
perdere la testa come per nessun altro mai.
Hank, rimasto solo in ufficio,
firmato il verbale appena concluso prese l’hard disk e cercò l’ultimo
filmato in entrata. Lo aprì e lo guardò.
Vide tutta la scena di lui ed
Antonio che facevano sesso, si morse il labbro di nuovo eccitato.
Infine lo chiuse, prese il video e lo salvò in una chiavetta, poi la
prese e se la mise al sicuro dove nessuno avrebbe mai saputo niente.
Ogni tanto, nei momenti
peggiori, l’avrebbe rivista e si sarebbe sfogato da solo, come una
specie di tesoro privato.