NOTE:
Dopo un po’ ricacci qua. Siamo nel finale della prima stagione, quando
Antonio viene lasciato dalla moglie. Come passa la notte? Come
reagisce? Come si sfoga?
Buona lettura.
Baci Akane
VECCHIE ABITUDINI
Può il silenzio essere il nemico peggiore di un uomo?
Il silenzio, il vuoto…
Antonio guardò i
cocci del vaso rotti sparsi per terra dopo il suo scatto d’ira, poi la
lettera abbandonata sul tavolo, infine il resto della casa.
Vuota. Silenziosa.
Buia.
Da quanto stava lì a farsi inglobare da essa? Da quanto stava diventando cancro lui stesso?
Si rese conto che non avrebbe potuto rimanerci ancora, non un secondo di più.
Le camere dei bambini erano vuote, la sua lo era. La televisione spenta. La cucina pulita.
Non poteva rimanere lì senza di loro, non poteva.
Non ci ragionò un istante di più.
Sapeva solo che non poteva stare lì.
Jay stava guardando una partita in televisione, quando sentì suonare.
Gli bastò uno
sguardo per capire che Antonio aveva qualcosa che non andava, lui era
molto espressivo e non certo una maschera inarrivabile.
- Amico, cosa… - La voce di Antonio rispose tremante, incrinata.
- Sarei andato da
Gabby, ma vederla con Casey mi avrebbe solo fatto peggio… - Jay
aggrottò le sopracciglia capendo che doveva essere qualcosa di grave.
Antonio guardò giù, prese un respiro profondo e raccolse tutto il suo
coraggio, poi rialzando lo sguardo, con gli occhi rossi sull’orlo delle
lacrime ed un macigno dentro che lo soffocava, mormorò spezzato: -
Laura se ne è andata. Ha preso i bambini e mi ha lasciato. - Jay
spalancò gli occhi impallidendo nel sentirlo. Incapace di concepire che
lui e sua moglie si lasciassero.
Non si conoscevano da una vita, ma abbastanza da capire quanto lui fosse legato alla famiglia.
Non abbastanza, evidentemente.
- Dio… mi dispiace… - Disse piano, delicato. Era un momento difficile e particolare, come si affrontavano cose del genere?
La persona per
cui hai una cotta che tieni appena appena sotto controllo si lascia con
la moglie e ti piomba in casa disperato in piena notte. Non era certo
una situazione facile.
Fragile, abbattuto, vulnerabile. Tutte qualità che di solito non si associavano ad Antonio.
- Ho provato a stare solo a casa, ma mi sembrava di impazzire… - Jay si riscosse e lo fece entrare.
- Certo, entra
pure… casa mia è casa tua… - Antonio sperava proprio che l’avesse
accolto, aveva pensato a lui dopo aver scartato sua sorella.
Jay lo guardò
camminare perso per il salotto in cerca di ritrovarsi e capire cosa
dovesse fare, prese un respiro e imprecò. Si stava mettendo male. A dir
poco.
“Insomma, non devo mica fare nulla. E’ qua per sfogarsi. Dovrà parlare.”
Pensò sperando fosse così facile.
Andò al frigo e
tirò fuori due birre, gliene diede una e lo fece accomodare nel divano
dove mise il muto al televisore. La partita fece da sottofondo vago,
non guardato oltre che non sentito.
- Sapevo che non
andava bene, che non era felice, ma da lì a pensare che potesse davvero
lasciarmi… io… io non… - Antonio iniziò a parlarne, confuso, la voce
usciva difficilmente dalla gola. Allora iniziò a bere, dopo un paio di
sorsi lo trovò più facile.
Le parole iniziarono ad uscire da sole, come se non avessero aspettato altro di essere liberate.
All’inizio era uno spiegare la situazione. E rispiegarla. Raccontare e ripetere e di nuovo.
Poi piano piano divenne un lamentarsi. Poi una valanga di domande senza risposta, ed infine arrivò la rabbia.
Quando arrivò la rabbia ed il risentimento, non ci fu modo di contenerlo.
Antonio si mise a
bere una bottiglia dietro l’altra, ad insultare sua moglie che non
capiva e a tuonare contro di lei, dicendo che poteva fare a meno di
lei, che la sua vita non era quello e che gliel’avrebbe fatta vedere.
Avrebbe fatto benissimo senza di lei, avrebbe voltato pagina, ce l’avrebbe fatta.
Jay si era
sorbito pazientemente tutte le fasi e per sopportarle meglio, aveva
bevuto un po’ anche lui. Non troppo, ma un po’ sì. Il minimo per essere
brillo e trovarlo divertente…
- E per prima
cosa, fanculo le donne! - Esclamò poi convinto. Jay si mise a ridere di
gusto gettando la testa all’indietro. - Ehi dico sul serio! Fanculo le
donne! - Jay lo guardò con aria di sfida, sempre sentendosi al cinema
più che sul divano con un suo amico in crisi esistenziale.
- Non ti crederò mai! -
Antonio, partito com’era e con l’alcool a farlo parlare ed agire, proseguì con ferma convinzione.
- E invece puoi
credermi! Prima di sposarmi sono andato a letto con alcuni ragazzi! Non
c’erano implicazioni sentimentali, sesso. Il miglior sesso mai fatto,
in effetti. Non so perché cazzo mi sono messo con una donna, poi! Hanno
il potere di incasinare tutto! No no, torno a scopare con gli uomini,
ecco cosa farò! - Jay non ci credeva molto, era un po’ annebbiato ma
non completamente andato da non capire che la stava sparando grossa.
Antonio, a quel
punto, completamente privo di controllo e della capacità di ragionare,
mise giù la bottiglia di birra ormai vuota, si sfilò la maglia e sotto
lo sguardo perplesso di Jay, si puntellò su un ginocchio, si sporse
verso di lui, gli prese il viso fra le mani e lo baciò.
Jay ebbe il tempo
di realizzare che lo stava facendo, ma non riuscì a controllare il
flusso di emozioni che esplosero al contatto delle loro labbra.
Per lui fu
impossibile respingerlo e fare la cosa giusta. La sua bocca prese il
sopravvento ed in un secondo gli stava rispondendo andando
completamente a fuoco, incapace di ragionare di un minimo.
Antonio era ubriaco e distrutto per la separazione da sua moglie, non era per niente in sé. E lui ne stava approfittando.
Il capirlo non lo aiutò affatto.
Gli piacque il
sapore ubriacante della sua lingua che si infilava prepotentemente
nella propria bocca e gli piacque fare altrettanto.
Un momento per pensare, quando si separarono. Lo sguardo di sfida, vittorioso, perso di Antonio.
- Te l’avevo
detto… - Per lui non esistevano più ragionamenti logici del tipo ‘per
quale motivo Jay ci stava’. Per lui ora c’era solo dimostrare a sé
stesso che non era disperato, ferito, debole… poteva andare avanti,
poteva farcela.
Jay fece un sorriso.
“Al diavolo, è ubriaco. Posso dire che lo sono del tutto anche io e risolveremo la cosa così domani…”
Così pensando,
Jay, eccitato già da un po’, si fece in avanti col busto, si sfilò la
maglia a sua volta e gli aprì i jeans. La risposta piacque ad Antonio
il quale fece altrettanto con lui, abbassandogli i pantaloni comodi
della tuta che indossava per stare in casa.
Jay sollevò il bacino aiutandolo a togliergli tutto il resto, poi si adagiò giù con la schiena e aprì le gambe accogliendolo.
Antonio si stese
coi pantaloni aperti, le mani di Jay ad infilarsi sotto, nella curva
soda del sedere, abbassandoglieli. Riprese possesso della sua bocca e
tornò a giocarci senza il minimo pudore, strofinandosi col bacino ora
libero su quello altrettanto libero di Jay.
Le erezioni a diretto contatto si provocavano un piacere che andava via via sempre più in crescendo.
Il calore ed i
brividi divennero incontenibili, sfiorarono la follia e l’ondata crebbe
a dismisura. Dopo aver trattenuto gli istinti, liberarli così fu
deleterio.
Jay alla fine gli tirò le labbra coi denti e attirandolo a sé con le braccia, gli cinse il bacino con le gambe.
- Pensi di darti una mossa? - Chiese sentendosi oltrepassare il limite senza poterci fare nulla.
Ora era lì, ce l’aveva sopra, stava succedendo quello che aveva desiderato una delle prime volte che l’aveva visto.
Antonio aprì gli occhi incredulo e febbrile, un breve momento di lucidità.
Il necessario per capire che Jay era la sua via di fuga. Dalle cose difficili, complicate, dure, dolorose, scomode.
Jay, facile, perfetto, piacevole e disponibile.
Il resto non contava.
Gli mise le dita in bocca, Jay le succhiò una ad una, poi gliele mise dentro senza esitare.
Jay alzò le gambe
prendendole con le mani da sotto le ginocchia, Antonio si prese un
accesso ancor migliore. Si immerse in lui con le dita e la lingua,
leccando e succhiando febbrile sia il suo ingresso che la sua erezione,
alternandosi frenetico, eccitato. Jay si lasciò andare al piacere più
intenso ed inimmaginabile che superò di molto le sue aspettative. Prima
di quel che avrebbe pensato. L’orgasmo lo scollegò e quando Antonio lo
vide preda del suo piacere, sorrise e decise che ora toccava a lui.
Quindi si alzò,
mise un piede a terra, piegò il ginocchio sul divano, si accostò a lui,
lo guardò e lo sguardo sottile di Jay così eccitato lo chiamò a non
fermarsi.
Una spinta possente e fu dentro. Una seconda ed entrò meglio.
Poi si appoggiò
con tutto il corpo schiacciando le sue gambe aperte e alzate. Iniziò a
spingere di più usando sempre più forza fino a non averne più, fino a
perdersi in quel piacere sempre più grande ed intenso, fino a non poter
più fermarsi e controllarsi.
Per Antonio sparì tutto e sparì in un istante.
L’orgasmo lo colpì staccandogli una spina che faceva contatto da un po’. Niente scariche, niente fastidiosi ronzii.
Solo la pace, il silenzio, i sensi nella beatitudine totale.
Gli crollò sopra,
sfinito, ansimante, confuso. La testa esplodeva, girava. Era tutto un
gran caos, ma era bello, una sensazione piacevole, dove tutto si
perdeva, si dimenticava. C’era solo quello stato beato dove ogni
respiro ed ogni battito erano perfetti.
Le mani di Jay gli carezzarono la schiena, scosso quanto lui, confuso in modo diverso da Antonio.
Lo lasciò lì, in
silenzio, ansimante, a riprendersi. Con pazienza attese cercando di
capire la mossa migliore ora che il danno era stato fatto. Attese ed in
fondo attese solo il crollo finale e fisico di Antonio che sapeva
sarebbe arrivato.
Ed infatti arrivò.
Antonio si
sistemò più sul lato per non pesargli troppo e per permettergli di
alzarsi. Jay aspettò col braccio intorno a lui, a sorreggerlo con parte
del proprio corpo. Il viso sulla sua spalla.
Non dissero nulla, non si guardarono nemmeno, non si baciarono.
Fu come un sogno.
E come tale Jay lo trattò.
Quando lo sentì
addormentarsi, si sfilò via da lui, lento e delicato. Prese una coperta
e gliela mise sopra, poi rimase pensieroso e indeciso a guardarlo.
Era appena successo un potenziale disastro.
O forse la cosa migliore di tutte.
Incapace di capire come dovesse prendere quella notte, decise di chiudere la luce e dormirci su.
Il giorno dopo sarebbe arrivato a rischiarare ogni dubbio.
Fu il mal di testa a svegliarlo.
Ed il telefono versione martello pneumatico.
Antonio grugnì ed
imprecò parole non precise, poi rispose con voce impastata e prima di
rendersene conto, aveva nel cervello la voce tuonante e roca di Hank
che gli comunicava un indirizzo.
Antonio prese respiro e chiese di ripetere con voce cavernosa ed impastata.
- Antonio, hai
bevuto ieri sera? - Gli ci era voluto un attimo. Antonio, che non
ricordava molto dal momento in cui si era seduto nel divano di Jay, si
alzò su un braccio e si guardò corrucciato, gli occhi piccoli piccoli,
il segno del cuscino sulla faccia.
- Sì… credo… - Hank sospirò.
- Cosa è successo? - Capitava bevesse, ma non fino ad ubriacarsi e ad essere in quello stato il mattino successivo.
Antonio si vide
nudo. Completamente nudo. Nel divano di Jay. Si guardò intorno alla sua
ricerca. Doveva essere in camera. Forse aveva sognato di fare sesso con
lui.
- Non per telefono. Ti raggiungo. - Rispose mettendo giù.
Antonio si
strofinò il viso con entrambe le mani alzandosi a sedere, sbadigliò,
grugnì di nuovo, si stiracchiò e poi saltò giù trascinandosi per
l’appartamento di Jay.
Quando lo trovò
in camera, come immaginato, pensò che forse non l’aveva fatto davvero.
Solo che non si spiegava come mai lui fosse nudo. Tutto nudo.
Aprì la luce della sua camera come se fosse suo padre e sempre cavernoso lo chiamò:
- C’è un cadavere. - Tuonò. Jay premette il viso contro il cuscino girandosi a pancia in giù nel letto.
- Sì. Tu. -
Antonio aggrottò la fronte senza capire. - CHIUDI QUELLA MALEDETTA
LUCE! - Antonio capì che gli aveva dato fastidio la luce accesa e la
richiuse per poi andare alla finestra ed aprirla. Il gelo penetrò in
casa ed allora Jay si decise ad alzarsi per spingerlo via e chiudere
anche la finestra. Solo allora, con la luce del corridoio che gli
faceva vedere a sufficienza, notò che anche Jay era nudo.
- Cosa… cosa abbiamo fatto? - Chiese cauto, immobile a fissare il suo copro piacente muoversi per la stanza.
- Secondo te? - Chiese roco senza calcolarlo nemmeno di un po’.
Antonio allargò le braccia agitato e seccato.
- Se te lo chiedo
non lo ricordo! - Lo ricordava, ma era tutto un po’ vago e confuso ed
in cuor suo sperava di non aver incasinato le cose.
Jay andò al bagno
ed aprì la luce, tornò a chiudere gli occhi ed in quelle condizioni,
rivolto verso un Antonio perplesso, chiese:
- Cosa ricordi? - Antonio si avvicinò cauto e sempre cauto disse:
- Mia moglie che
mi lasciava, io angosciato, io che vengo qua, tu che mi offri una
birra, io che mi sfogo. Poi lì le cose si fanno confuse. Perché siamo
nudi ma non nello stesso letto? - Jay rise.
- Mi hai fottuto
tutta la scorta di birra che avevo, poi mi sei saltato addosso
proclamando a gran voce ‘fanculo le donne!’ e mi hai scopato come un
marito scopa una puttana dopo il litigio con la moglie! - Antonio si
chiuse il viso con le mani e si appoggiò di faccia alla porta su cui
cominciò a sbattere e lamentarsi, insultarsi e imprecare. Jay rise,
aprì l’acqua della doccia e attese che si scaldasse mentre l’ammirava.
Nudo. Darsi giù.
“Non male come
visione…” Commentò soddisfatto. Aveva avuto la sua notte con Antonio,
si era tolto uno sfizio che gli era rimasto parecchio impresso. Era
felice così. Pensava potesse bastare.
Voleva dirgli
qualcosa, ma alla fine lo lasciò lamentarsi e si infilò sotto la
doccia. Solo allora Antonio si rese conto che era una buona idea e lo
raggiunse spingendolo da parte poco gentilmente.
- Ehi! Aspetta che finisco! -
- Hank ha detto di muoverci! - Risposta logica.
- Ah perciò se lui ti ordina di buttarti da un grattacielo tu lo fai perché te lo dice lui? - Antonio lo guardò interrogativo.
- Sei geloso? - Jay lo spinse contro la parete riprendendosi il getto dell’acqua.
- Di te ed Hank?
C’è qualcosa di cui essere geloso? E’ me che ti sei scopato stanotte! -
Antonio si mise a ridere prendendo il suo bagnoschiuma dalla sua mano
prima che se lo potesse spremere e spalmare.
Jay rimase
imbronciato a guardarlo, cercando una risposta che lo convincesse.
Aveva reagito istintivamente. Come un ragazzino geloso. Altro che
puttana!
Antonio però non
disse nulla, si limitò a girarlo di schiena e a lavargliela con le
mani. Non molto delicato, però lo fece ed i brividi di piacere lo
calmarono un po’.
- Sono tornato
alle mie vecchie abitudini a quanto pare. Ti chiedo scusa. E grazie per
avermi sopportato. Non dovevi sottostare, sai difenderti bene… - Jay
sorrise ironico girando la testa a metà verso di lui.
- Contro un
campione di pugilato? Mi facevi saltare un dente… - Non sarebbe stato
così e lo sapevano entrambi, ma lì Antonio non voleva pensare
seriamente che Jay fosse davvero preso da lui ed avesse approfittato
della situazione. Gli aveva dato del geloso scherzando, ma di fatto
geloso per chi, per cosa? Lui ed Hank non erano nulla. A malapena
collaboratori. Ora le cose andavano bene, ma da lì a pensare ad altro
ce ne passava.
Antonio indugiò
sul fondo della schiena, guardò la sua curva soda, si morse il labbro e
lasciò andare. Prese ancora del bagnoschiuma e se lo passò sul proprio
corpo lasciando Jay girarsi un po’ insoddisfatto. Lo guardò sorpreso,
con un sorriso enigmatico, l’aria di chi voleva approfondire, ma non
sapeva come.
Si guardarono così, incerti.
- Vecchie
abitudini? - Chiese ritornando a quella frase interessante. Antonio si
passò anche i capelli con lo shampoo di Jay, stessa cosa fece lui, poi
mettendosi sotto l’acqua rispose:
- Prima di
mettermi con Laura avevo questa mania… di scopare con chiunque per
sfogare i problemi. O li prendevo a pugni o, se non potevo, sesso per
distrarmi. - Si strinse nelle spalle con aria di chi era stato colto in
fragrante.
Jay ridacchiò divertito.
- Anche con
ragazzi? - Chiese ricordandosi di quel che aveva detto quella notte.
Antonio annuì con aria di scuse, a Jay piacque molto quella sua
versione in colpa e decise di alleggerirlo.
Con la scusa di
riprendersi il getto dell’acqua e sciacquarsi anche lui, lo spinse un
po’, gli si attaccò addosso e, senza toccarlo con le mani che si
occupavano di accompagnare la schiuma dalla testa che veniva portata
via dalla doccia, lo guardò da vicino. I petti ed i bacini a diretto
contatto, ma nessun altro gesto per carezzarsi, prendersi, toccarsi di
più. Gli occhi così vicini, così come le bocche. I nasi si toccarono ed
il silenzio, in quel momento, fu d’oro.
Non sentirono il bisogno di parlare, non ebbero fastidio di quelle parole che mancavano.
Si guardarono, si
avvicinarono ancora, lasciarono che mani ed acqua si lavassero via la
schiuma e assecondarono la voglia delle labbra di ritrovarsi.
Quel bacio Antonio se lo sarebbe ricordato.
Jay schiuse le
labbra e accolse quelle del compagno che smise di toccarsi la testa per
prendere il suo viso e gestire meglio il bacio.
Le lingue si
ubriacarono di quel sapore un po’ amaro che sapeva di mattino ed ancora
vagamente di alcool. Ma sapeva anche di ringraziamento, di scuse e di
qualcosa di indefinito.
Il bacio finì, chiusero il rubinetto, si guardarono ancora ammiccanti e soddisfatti, poi uscirono dalla doccia.
Ne riparlarono solo uscendo di casa, pronti.
- Senti… penso di
essere andato fuori di testa per la cosa di Laura… scusami davvero.
Non… non succederà più. - Jay voleva dire ‘peccato’, ma alla fine
accettò, annuì e sorrise con una semplicità tipica sua.
- Va bene, non è stato brutto. Anche io ho avuto già esperienze del genere… -
- Sei andato con ragazzi? - Jay rise.
- Sai, la vita del college… - Antonio fece altrettanto.
- Non ci sono mai stato! Ero troppo spostato per andarci! - Salirono in macchina ed Antonio lasciò guidare Jay.
- Comunque feste,
festini, bevi, provi questo e provi quello… - Antonio capì cos’era
‘questo e quello’ e continuando a ridere annuì consapevole.
- Praticamente la
vita che facevo io, solo senza college! - Nel periodo in cui
spacciava per conto di quella gang aveva fatto anche quel genere di
cose, facendone un po’ uso. Se non ti facevi di qualcosa non eri del
gruppo ed era un guaio, così nonostante la giovane età, si era trovato
a fare quel che facevano tutti.
Prima di poter
farsi un’idea su quanto fosse sbagliato o meno, era diventato lo sfogo
personale, e segreto, del capo banda, il quale l’aveva protetto per
bene finché gli era interessato, poi quando Antonio aveva manifestato
la volontà di uscirne si era scontrato con lui più che con chiunque
altro.
Ci aveva messo molto a liberarsi da lui, ma ci era riuscito.
Dopo
quell’esperienza, aveva trovato facile andare coi ragazzi, perché non
servivano implicazioni emotive di alcun genere. Con loro era sempre
solo sesso. O per lo meno questa era l’idea che si era fatto.
- Credo che i tempi progrediscano in qualche modo… - Fece Jay cercando di dare un senso a quello che avevano fatto.
Antonio lo guardò
curioso senza capire, dopo aver associato per assurdo Hank a quel capo
banda che aveva approfittato di lui in segreto senza rivelarlo a
nessuno per non rovinarsi la reputazione.
- Cioè? -
Jay alzò le spalle.
- Sai… prima si
facevano feste e ci si divertiva bevendo e basta. Poi piano piano hanno
inserito sempre più cose per rendere il divertimento più divertente…
come il sesso… ora il sesso e lo sballarsi non basta, deve essere
qualcosa di più trasgressivo, di nuovo, provocatorio… e si provano cose
come il sesso fra uomini… - Antonio sorrise concordando con lui, girò
lo sguardo verso la strada ricordando com’era stata la sua adolescenza
e poi la sua giovinezza.
- E prima che te
ne renda conto, quelle trasgressioni ti piacciono! - Non l’aveva mai
detto nemmeno a sé stesso. Jay lo guardò di sbieco, sorpreso.
- Già… - Non aggiunsero altro. Arrivarono e poco prima di scendere Antonio trattenne Jay.
- Comunque tutto a posto fra noi, no? - Jay alzò le spalle con fare ovvio.
- Certo! - Anche se non era chiaro in che senso intendesse… dopotutto ‘tutto a posto’ era molto e nulla.
Jay voleva
rifarlo ed era disposto a sfidare Hank se aveva Antonio dalla sua
parte, però da solo non ne era certo. Gli piaceva quel lavoro e
comunque avere Hank contro significa rinunciare completamente alla
carriera.
Jay era furbo per non pensarci, non così tanto incosciente da buttarsi.
Per cui con Antonio dalla sua era una cosa, ma da solo no. Era impensabile.
E Antonio… lo
guardò andare da Hank che gli spiegava di cosa si trattava. Lo vide
guardarlo con attenzione e fare una faccia shoccata, vide poi Hank
mettergli una mano sulla spalla per consolarlo. Jay per un momento si
sospese.
“Antonio mi sa
che non ha ancora le idee chiarissime… del resto se avesse amato
davvero sua moglie, non l’avrebbe lasciata andare via dopo tutti gli
avvertimenti. Lui ha scelto il lavoro consapevolmente. Ha
deliberatamente permesso a Laura di andarsene. Quello non è amore.” Lo
vide ancora un po’ parlare con Hank, quella confidenza che avevano
raggiunto dopo i mille problemi iniziali era incredibile, tutto
sommato. “E non è nemmeno una questione di amare il proprio lavoro. Ad
un certo punto scegli l’amore, il lavoro non viene mai prima. Anche se
è una vocazione come la nostra. “ Assottigliò gli occhi fissando il
linguaggio dei loro corpi. Antonio disponibile verso Hank, Hank come un
lupo che marcava il territorio su Antonio.
Jay scosse il capo decidendo la propria mossa.
“C’è Voight di
mezzo in tutto questo. In qualche modo. Non direttamente, non
consapevolmente. Ma c’è lui. E’ venuto da me perché sono più facile di
Voight, ma non c’entra col fatto che preferisce me. Ha lasciato andare
sua moglie e non per lavoro. L’ha fatto perché gli piace fare quello
che fa con lui. E a questo punto entra in gioco ben altro che la
semplice intesa professionale. Molto, molto altro. Solo dall’esterno
puoi rendertene conto. Solo se vuoi vedere quello che succede. Io non
sono uno che nasconde la testa sotto la sabbia, non l’ho mai fatto.
Sembra da pazzi dirlo, ma Antonio sta aspettando Voight. Io sono il
ripiego di turno, come lo era diventata Laura dopo l’arrivo di Voight
nella vita di Antonio.”
Jay capì la situazione e l’accettò in un attimo, per quanto non gli piacesse, l’accettò.
Si sarebbe tenuto
stretto quel bel ricordo di quella notte, gliene avrebbe date altre
all’occorrenza, ma sempre con la consapevolezza che Antonio aspettava
qualcun altro.
A quel punto l’arrivo di Erin fu provvidenziale e Jay si ritrovo a respirare dopo quel senso di pesantezza improvviso.
Era lei quella su cui doveva puntare.
Non Antonio.
Antonio non tornò
da Jay, non ripeté quella notte e non cercò altro calore fisico. Si
sforzò di evitare preferendo concentrarsi sul lavoro, sul lavoro extra
e sul pugilato.
Non ricordava
molto della notte con Jay, sicuramente era stata bella e quel bacio al
mattino, un bacio di pace, di sistemazione delle cose, era stato
eccezionale, ma sapeva che non era il caso di incasinare tutto.
Lavoravano
insieme, Hank non voleva rapporti fra colleghi ma, al di là di questo,
era meglio avere un amico. Un amico vero, puro, senza implicazioni di
vario genere.
Si disse questo.
E poi era presto,
Laura se ne era appena andata, doveva elaborare il lutto e capire
perché non aveva fatto di tutto per fermarla, perché glielo aveva
permesso, perché aveva scelto il lavoro dopo tutte le volte che era
finito lui stesso all’ospedale.
Doveva darsi un paio di risposte.
Fra cui una che non osava farsi.
Che ruolo aveva Hank in tutto quello?
Fingere che non
avesse un ruolo era un conto, fingere che non c’entrasse nella sua
scelta di rimanere solo amico di Jay, fingere che non ci fosse nulla,
che fosse altro… ma poi di fatto, dentro di sé ed in un posto molto
nascosto, sapeva.
Sapeva che il punto della situazione era proprio Hank.
Lui e solo lui.
Lo sapeva, forse non l’avrebbe mai ammesso, ma lo sapeva.
Come lo sapeva Jay e, probabilmente, Hank stesso.