CAPITOLO XIV:
ANALISI FORZATA
 
“ Si, avevo detto che era tutto a posto
Ma ora non lo penso più.
Sai che non è la cosa giusta, lo sai
Dove m’hai visto andare?
No, non è che non lo sappia
Voglio solo che questo cresca “

/Erase rewind - Cardigans/

Mac era appena uscito dalla doccia ed aveva ancora l’accappatoio addosso, era bagnato e fumava dal calore dell’acqua, ma prima di dirigersi in camera per asciugarsi e vestirsi, prese Danny e lo spinse in bagno per prepararlo per la sua, di doccia.
Quella era la prima sera insieme nella casa sua, una specie di prova, in realtà.
Dovevano prima capire se la loro convivenza avrebbe funzionato… avevano modi di vivere talmente diversi che non era poi tanto scontato. Soprattutto bisognava vedere se Danny non sarebbe diventato isterico con tutte le attenzioni moltiplicate che Mac ora poteva offrirgli!
Sapeva bene quali erano i rischi e a parte quell’aspetto, lo impensieriva anche quello squarcio di imbarazzo provato quella mattina.
Se si sarebbe ripresentato, avrebbe fatto dietrofront e sarebbe tornato nel proprio covo, al sicuro a fare altri danni per conto suo.
Mentre Mac chinato davanti a lui gli toglieva le scarpe e i calzini, Danny si sfilava la maglia e la canottiera.
Bastò quello ad irrigidirlo.
Non era ancora del tutto nudo ma quasi e di problemi ne aveva già eccome.
Si chiedeva come mai tutte quelle alterazioni arrivavano solo ora!
Forse perché si era finalmente reso conto che Mac oltre ad essere un prezioso amico che lo aiutava, esercitava su di lui un certo fascino in grado di accenderlo nei momenti sbagliati…
Certo quella mattina si era trovato eccitato per colpa di Don, ma il fatto che avesse sentito nettamente il ‘pericolo’ di ‘venire’ se l’altro l’avesse toccato, l’aveva obbligato a pensare e ad accorgersi che qualcosa nel loro rapporto non era proprio quello che aveva sempre ritenuto.
Il giovane scrutava Mac torvo cercando di capire cosa gli passasse per la testa, ma era decisamente un’impresa. Quello aveva sempre la stessa espressione seria e assorta, volta a cogliere ogni dettaglio insignificante dagli altri e a non lasciarne nemmeno uno piccolo di sé.
Sospirò frustrato mostrando in tutta evidenza la propria difficoltà in quella situazione, ma Mac fece ancora finta di nulla, infatti si alzò e lo circondò come di consueto con le braccia. Danny passò le proprie intorno al suo collo e venne tirato su dall’altro che con una certa forza non da poco lo tenne in equilibrio mentre gli faceva cadere i pantaloni ed i boxer. Quando tutti gli indumenti furono ai piedi, Mac si girò e lo sedette nell’unico ausilio che aveva concesso, la comoda per fare la doccia posizionata nell’ampio box che c’era in bagno.
Non fu un’azione più lunga di un paio di secondi, eppure in tutto quel breve lasso di tempo ebbero l’occasione entrambi di pensare inevitabilmente all’unica cosa a cui avrebbe in realtà avuto senso pensassero molto prima.
L’unica volta in cui erano stati insieme ed avevano fatto sesso.
Sempre che solo di quello si potesse poi trattare, dopo tutto…
Complice forse lo stato stesso di Mac, oltre alla nudità completa di Danny, complice magari anche il calore emanato dalla pelle umida del primo e l’abbraccio stretto del secondo, ma il flash che ebbero fu inconfondibile ed impossibile da ricacciare indietro ed ignorare.
E sebbene fu alla velocità della luce, lo vissero comunque come venissero entrambi catapultati in quel tempo di anni addietro.
Mac dovette tirare di nuovo fuori, a forza, quanto aveva accantonato con maestria dopo essersi lasciato con Don.
Cosa provava per Danny?
Certo uno come lui non avrebbe fatto sesso solo per consolare un amico in piena crisi!
 
/Ci sono i sensi annebbiati dal dolore, la testa scoppia e riporta solo maggiore confusione, si sta solo male, male da morire e non perché fisicamente c’è chissà quale ferita, il male viene da dentro e si pensa che niente possa aiutare.
Dà fastidio tutto e tutti ma appena si trova una persona che non provoca alcuna reazione isterica, allora ci si aggrappa ad essa.
Questa persona ha poi il dono di non pretendere di trovare chissà quali parole di conforto e nemmeno spara le solite banalità, semplicemente c’è e non è di troppo. Ascolta ed impedisce di inabissarsi in profondità.
Nel caos più totale Danny non ha proprio idea di come sia finito da Mac, questa sera, ma di fatto è nel suo divano con una tazza fumante di un qualcosa che non riconosce e che gli scotta le mani. L’uomo gliela toglie dicendo dell’altro che non registra, poi semplicemente lo guarda e appena incrocia i suoi occhi penetranti ed attenti, occhi di una tale intensità da leggere direttamente dentro senza bisogno di parole, Danny si ritrova contro ogni pronostico e volontà a parlare.
Parlare fino alla nausea, fino allo sfinimento.
Parla di suo fratello che lotta per la vita, parla di tutto quello che gli ha fatto patire sin da piccolo, delle cose che gli ha fatto fare e di quanto sia arrivato ad odiarlo… e poi parla di quanto non l’abbia mai capito.
Poi è Mac che finalmente si decide a dire qualcosa.
Dice qualcosa su Louie ed è esattamente quella giusta, semplice ma vera, senza nessuna presunzione di apparire la frase ad effetto del secolo.
- Aveva un modo suo di volerti bene ed anche se tu non l’hai mai capito, non significa che non te ne volesse. - Difficile da credersi e da accettare a quel punto, quando i sensi di colpa schiacciano Danny anche per cose di cui non c’entra nulla.
E poi arriva la consapevolezza che comunque vada in ospedale, lui perderà suo fratello, sia che viva sia che muoia. Se si risveglia e si riprende finirà poi in prigione, se muore invece… beh, come potrebbe sentirsi, Danny, a quell’eventualità?
Non lo sa, sa solo che comunque lui, quella notte, ha perso Louie, Louie che si è sacrificato per salvarlo ed impedirgli di pagare al suo posto.
Le lacrime tornano prepotenti come un fiume in piena. Sono lacrime che lo scuotono con un gran chiasso, non sono silenziose.
Sono lacrime rumorose di un pianto che non è solo per quella notte, ma per tutte quelle precedenti, quando si era convinto che suo fratello fosse una rovina.
Sono solo le braccia protettive e piene di Mac a sostenerlo e placarlo, a ridargli il respiro quando lo sta perdendo, a calmargli il battito del cuore prima che questo scoppi e a scaldarlo un po’.
Trema, Danny, ma non sa proprio cosa fare per scacciare quel gelo che sente e che lo scuote da dentro fino a fuori.
Sono momenti confusi, confusi per Mac stesso che cerca un modo più efficace per aiutarlo e calmarlo. Non sa cosa fare per lui, sa solo che non vuole vederlo così e quando ancora sta pensando, Danny che non ragiona più ed è totalmente scollegato dalla realtà, risale disperato fino alla fonte primaria di quel calore che comincia a sentire.
E lo bacia.
È un bacio vorace e devastante che però per quanto inizialmente sorprenda Mac, non lo rifiuta, ma anzi contro ogni pronostico lo asseconda e lo ricambia con più dolcezza e tenerezza.
Qualcosa che forse si può definire sentimento, qualunque nome abbia nello specifico.
Danny finisce per salire su Mac mettendosi a cavalcioni, gli tiene il viso e continua a divorare con frenesia la sua bocca e sebbene l’altro cerchi di placare i bollenti spiriti e rallentare, con lui in quelle condizioni è davvero molto difficile e dopo tutto, con le mani che frugano quasi subito sul suo corpo aprendogli la camicia, è molto difficile mantenersi lucidi. Perché fermarlo? Perché rifiutarlo? Sono domande che di sicuro in un secondo momento avrebbe saputo, ora proprio non ne ha idea.
Però sa come quel bacio e l’intrecciare freneticamente la lingua con la sua, sia piacevole e non ripugnante come forse avrebbe dovuto essere.
Non si rende nemmeno conto di aver portato le mani sui suoi fianchi e di stare tenendolo a sé, forse dovrebbe cacciarlo, ma la camicia è slacciata ed ora le dita del ragazzo stanno liberamente vagando sulla sua pelle sensibile, troppo per essere preda di un altro uomo. Se non si è ‘dalla stessa parte’ difficilmente si dovrebbe avere certe reazioni fisiche… in realtà se la mente fa da barriera, non c’è niente che possa stimolare il corpo.
Con l’anticamera del cervello Mac lo capisce, per questo è turbato dal fatto che gli piaccia e che non voglia minimamente fermarlo. Come è sconvolto dalla propria eccitazione.
Lo sente sistemarsi meglio e appoggiare il bacino sul proprio, quindi comincia a strofinarlo su e giù continuando a stimolarlo, è su di giri e comincia a sentirsi come se avesse bevuto.
Non è male. Capisce solo questo, quindi lo lascia totalmente fare.
Lo lascia uscire dalla sua bocca e succhiargli il labbro inferiore, fare la stessa cosa col mento e poi risalire la mascella per impadronirsi dell’orecchio. Il proprio respiro comincia ad essere affannato e prima che se ne accorga sta armeggiando con l’estremità inferiore della sua maglia. Quando Danny se ne rende conto si separa il necessario per togliersela da solo e svelto come se fosse questione di vita o di morte, si butta di nuovo su di lui, sul suo collo ed in un punto preciso che gli fa tendere la testa dall’altra parte per dargli un migliore accesso.
Al tatto sente che il torace del ragazzo è ancora coperto da una canottiera intima bianca, una delle sue dannatissime canottiere che evidenziano il corpo atletico e che asciugano la gola di chi lo guarda.
Sempre al tatto percorre le spalle e le braccia su cui sente appena in rilievo il tatuaggio, un modo del suo passato per avvicinarsi al fratello.
Anche quello gli dona, l’ha sempre pensato.
Danny è un tipo da tatuaggi, fisico muscoloso e canottiere bianche attillate!
Ora si sta alzando appena, rimanendogli comunque sopra, e con le dita armeggia con i bottoni dei pantaloni, una volta che li apre infila la mano e con foga comincia a toccargli l’inguine con fare esperto, quasi che non avesse fatto altro in vita sua e di volata gli viene in mente che crescendo nel quartiere peggiore di New York è possibile che abbia dovuto fare anche quelle cose, da ragazzino. Mac si oscura a quel pensiero, ma Danny lo distrae subito riuscendo ad eccitarlo mentre torna ad impadronirsi della sua bocca.
Fa fatica a non lasciarsi del tutto andare e a controllarsi, ma sentendolo di nuovo scendere assaggiando la propria pelle nel percorso che lo porta alle parti intime, sente quel famoso limite avvicinarsi.
Quando la bocca di Danny si chiude sul proprio sesso e la lingua lo manda in estasi, preme la nuca contro lo schienale del divano, ma poi sfuggendogli dei gemiti di piacere non resiste più e agisce prendendo il sopravvento.
Lo stacca prima che sia troppo tardi ed invece di allontanarlo ed andarsene, lo stende giù andandogli sopra.
Riprende come lui dalle sue labbra e con più dolcezza e sensualità gli mostra come si procede da lì in poi. Non che lo sappia, è la prima volta con un uomo, ma si fida del proprio istinto.
Danny è impetuoso e se lo stava mangiando, ma ha bisogno di calore e di pace.
Ora prende lui in mano la situazione e Danny ne rimane stupito.
Non quanto quando lo spoglia con quella lentezza esasperante, mentre lo ricopre di dolci e piccoli baci che lo fanno sentire nuovo e lo rigenerano.
Lo rigenerano come la sua bocca che gli inumidisce la pelle accaldata che poi scivola sulla sua eccitazione. Gli ci vuole poco per reagire ed incontrollato lo cinge con le gambe premendo il bacino contro la sua bocca.
Non c’è più tempo per i ragionamenti e per le motivazioni.
Lo stanno semplicemente facendo e se si fermassero a chiedersi perché, non saprebbero nemmeno cosa dire.
Danny direbbe perché aveva freddo e si sentiva solo e male e stanco e disperato.
Mac starebbe semplicemente zitto.
Ma ora è quello che è capace di sconvolgerlo per la dolcezza e la seduzione con cui lo sta scaldando, prendendo, cullando, curando ed amando.
Che quello sia il termine giusto nessuno dei due lo sa, però non è solo semplicemente sesso, almeno non da parte di Mac.
Mac che lo prepara con cura e sa che ormai non possono fermarsi.
Danny freme e vorrebbe prendere di nuovo il sopravvento e bruciarlo, ma ha bisogno di qualcuno che lo plachi e con il compagno non c’è verso.
È lui, infine, che gli scivola dentro mentre se lo stringe contro da dietro, mentre preme il torace sulla sua schiena, mentre gli bacia il collo, l’orecchio e la guancia.
È lui che lo ama e lo riscalda placando tutto quello che lo sta devastando e facendo impazzire.
È lui che lo risana, spinta dopo spinta, movimento dopo movimento, nell’attimo in cui diventano un’unica onda e le loro voci gemono all’unisono coi corpi fusi insieme.
È lui che lo ama senza dirglielo, tacendolo anche alla propria coscienza, ricacciando quel sentimento esploso improvvisamente  in profondità.
E sono poi loro che diventano un tutt’uno raggiungendo l’apice e trovando la pace./
 
Con un certo evidente imbarazzo, quando Danny fu seduto sull’altra sedia in plastica, la comoda, per potersi fare la doccia, i due si guardarono con un’intensità che comunicò per loro, senza bisogno di usare parole. Distolsero poi gli occhi spaventati all’idea di finire per approfondire subito quello a cui avevano immancabilmente pensato, Mac gli preparò sbrigativo il necessario per lavarsi da solo e come se avesse un’incombente impegno filò via dal bagno, lasciando il ragazzo da solo allibito e riflettere.
Poteva aver accantonato tutto classificando quella notte come unica ed irripetibile, un modo che aveva avuto Mac per consolarlo, però a conti fatti se un loro nuovo avvicinamento poteva scatenare tutto quello, magari era ora di riconsiderare ciò che provava per lui.
Mac, dal canto suo, si sedette sul proprio letto e rimase imbambolato a ripensare a come si era sentito nell’arco di tutta la giornata, ma soprattutto solo pochi secondi prima ad un contatto simile che avevano avuto migliaia di volte anche se non dopo aver appurato che Danny poteva eccitarsi anche per lui.
Confuso si rese a sua volta conto che era ora di cominciare a tirare fuori qualche risposta. Quando si era lasciato con Don non aveva saputo rispondergli -cosa provava per Danny?- ma ora avrebbe dovuto sforzarsi visto che avrebbero anche vissuto insieme per quel periodo di lunghezza indefinita.
E o gli metteva tutti gli ausili necessari per cavarsela totalmente da solo, rischiando così di impedirgli un miglioramento istantaneo, oppure continuava così ad aiutarlo lui creando certe situazioni che avevano cominciato decisamente ad imbarazzarlo.
Eppure la chiave di tutto era capire perché questo succedeva.
Mac era convinto che una volta che avrebbe trovato tutte le risposte, le cose sarebbero migliorate. Da cosa venisse tale convinzione era comunque un mistero.
 
Quando Danny finì si asciugò da solo alla meglio e tenendosi l’asciugamano in grembo per coprirsi, cosa che non aveva mai fatto visto che non si vergognava nemmeno per sbaglio del proprio corpo, chiamò Mac.
Arrivò già vestito e sebbene avesse una di quelle sue strane espressioni indecifrabili e lo fissava come dovesse vivisezionarlo in laboratorio, senza dire mezza parola lo aiutò come faceva di consueto.
Asciugò meglio i piedi visto che Danny non ci riusciva bene da solo, poi gli infilò i boxer evitando il resto degli indumenti consapevole che dopo sarebbero andati a dormire e non sarebbe servito altro. Al solito, si fece passare le braccia intorno al proprio collo, quindi prendendolo per la vita l’alzò e mentre si teneva aggrappato per non cadere, Mac gli asciugò la parte posteriore indugiando volontariamente su una sua certa zona di norma invitante e che ora da troppi giorni non la si poteva più ammirare come un tempo. Ora il davanti era di nuovo scoperto e Danny tratteneva addirittura il respiro, anch’essa cosa che non aveva mai fatto. Poteva considerarsi consolato dal fatto che in quella posizione non poteva comunque vederlo come si doveva, quindi gli tirò su la biancheria intima e cercando da quella posizione ravvicinata il suo viso che invece l’altro teneva rigorosamente dritto davanti a sé, lo cinse con un abbraccio pieno che normalmente non compiva e lo sedette sulla sedia a rotelle. Fu come essere attraversati dalla stessa scarica elettrica. Scarica che però Danny non sentì fino alle gambe.
Una volta separati non poterono negare di sentirsi come privati di qualcosa che, anche se imbarazzante, piaceva innegabilmente.
Dopotutto, dovettero ammetterlo mentre sempre in silenzio si dirigevano in camera, non ci sarebbe stato poi molto da pensare.
Era fin troppo evidente, anche se erano stati bravi ad ignorarlo e nasconderlo per tutto quel tempo.
Cioè nasconderlo a loro stessi.
Eppure Don se ne era accorto, in un certo senso… se ne ricordarono entrambi della sua scenata di gelosia.
Don l’aveva capito da tempo prima di loro…
Mac, quando lo posizionò nel letto -il suo stesso- indugiò nuovamente con un che di sensuale che gli venne naturale, uno scambio di sguardi ulteriore, il principio di una carezza quando lo coprì con le lenzuola, un‘espressione intenerita e penetrante.
Si era giustificato dicendo che non aveva avuto tempo di preparare la camera degli ospiti che ora usava come una specie di magazzino. Siccome il suo letto era matrimoniale, per la prima notte l’avrebbero condiviso -Danny non poteva certo dormire nel divano…- poi avrebbe fatto in modo di dargli una camera con i suoi spazi.
Il ragazzo non aveva potuto opporsi, solo che nel momento -e nel modo- in cui lo mise a letto, non poté non pensare con un flash fulmineo che aveva come l’impressione che Mac ci stesse provando con lui.
Ora che ne fosse cosciente o meno era impossibile capirlo, però Danny cominciò a pensarlo e non smise più.
Come non perse tempo ad opporsi, visto che ormai era evidente che gli piacessero quelle sue attenzioni e quel suo modo di fare che pareva sedurlo ad ogni gesto e sguardo.
Si chiese solo, una volta che anche l’altro si stese accanto a lui e chiuse la luce, quanto avrebbero resistito senza fare niente.
Quella prima notte nessuno dei due dormì.