CAPITOLO XV:
CONVIVENZA
“Tutto il nero che è dentro di me
Sta filtrando lentamente dalle ossa
Tutto quello che amavo
Sta morendo lentamente o se n'è andato”
/Pyro - Kings of leon /
Il mattino successivo, la sveglia di Mac suonò di buon’ora anche se un po‘ dopo del solito.
Danny la sentì vagamente e si girò
dall’altra parte, l’altro invece si svegliò subito e si alzò senza
continuare a sonnecchiare come qualunque altro essere umano avrebbe
fatto a quell‘ora comunque indegna.
Seduto sul bordo del letto, si girò
verso l’altra parte dove una montagnetta ronfava della grossa, un
tenero sorriso gli si formò sulle labbra sottili, quindi si passò le
mani sul viso assonnato e cercò la propria reattività.
Normalmente ci impiegava un po’ di
tempo a trovare la forza per cominciare la sua faticosa giornata, ma lì
si stupì di trovarla molto prima. Era bastato uno sguardo alla sua
motivazione principale.
Danny e la sua sedia a rotelle lì vicino.
Si riprese quanto prima e si disse che dopotutto la sua presenza in casa gli giovava decisamente, non poteva negarlo.
Tanto più che poteva concedersi un po’
più di tempo per sé prima di uscire visto che non doveva passare a casa
sua ad alzarlo e sistemare il letamaio!
Lo lasciò dormire ancora un po’ mentre
si occupò di sé e del proprio nido, in quell’ultimo periodo aveva
trascurato tutto ciò che non riguardava Danny, ma ora che era lì
avrebbe come minimo dovuto tornare ad occuparsi anche del resto.
Girando per le stanze aprì le porte e
spostò dei mobili che ingombravano o impedivano il passaggio, quindi
abbassò dagli armadietti e dagli scaffali alti le cose che pensava
potessero essere utili e si trovò a ringraziare sua moglie Claire
quando aveva insistito tanto per prendere quel mobilio più basso della
media perché nella vita non si poteva mai sapere le esigenze a cui si
andava incontro.
Sorrise fra sé e sé alla capacità
inconscia di preveggenza dell’unica donna che dopotutto aveva amato
davvero. Dopo di lei ne aveva avute poche e non poteva dire di aver
detto a tutte un ‘ti amo’ sincero e comunque non tanto facilmente.
Quello detto a Don lo era stato, ma
vederlo praticamente morire non poteva che avergli fatto aprire
brutalmente gli occhi, forse troppo drasticamente ed in fretta.
Col senno di poi poteva dire che con lui, straordinariamente, aveva corso troppo, cosa che non faceva mai.
Ora infatti con Danny ci stava andando forse troppo piano.
Eppure… col breve pensiero volato a Don, se lo chiese. Così, con la mente fresca.
Poteva dire di aver mai smesso davvero di amare Don?
Perfino Claire l’amava ancora, la morte li aveva separati ma non si sentiva di dire che non l’amava più.
Con Don non era capace di vivere una
relazione normale, ma questo non significava che il sentimento che
provava si fosse magicamente spento.
Dunque si potevano amare due persone contemporaneamente, indipendentemente dal fatto che una, sua moglie, fosse morta da anni?
Evidentemente lo era, due amori diversi, ma non poi così tanto, dopotutto.
Quello lo portò automaticamente alla successiva domanda che lo turbò.
E Danny?
Che fra loro ci fosse attrazione era ovvio, ormai, e non aveva più senso far finta di niente.
Però lui era capace di provare solamente attrazione per qualcuno senza altri tipi di sentimenti di mezzo?
Conoscendosi ne dubitava.
E dunque?
Cosa provava di preciso per lui?
Ogni tanto si fermava a ricordare come
si era sentito quando aveva visto il sangue uscire dalla sua schiena,
quando aveva sentito dove la pallottola l’aveva ferito, quando l’aveva
udito dire che non riusciva a muovere le gambe e tornava a
rabbrividire, sentirsi morire ancora. Come quando aveva visto Don con
quel buco nel ventre per colpa della bomba e saputo che sua moglie era
rimasta vittima della strage alle torri gemelle.
Sospirò con la testa che cominciava a dolergli di nuovo.
Certo Claire era morta e non aveva
senso continuare a fare paragoni con lei, ma Don era ancora vivo e
vegeto e sperava di rivederlo presto a lavoro.
La verità era che a parte tutto, doveva definire per bene la situazione con Danny.
A quel punto la sua mente fin troppo sveglia elaborò la vera domanda finale.
Oltre all’attrazione fisica, cosa provava di preciso per Danny?
Pensava che solo una volta tolto il pensiero di fargli giustizia, avrebbe avuto abbastanza lucidità per capirlo veramente.
Guardando l’ora si disse che si era
concesso anche troppo tempo, quindi con l’intenzione di riprendere le
proprie indagini personali sul caso irrisolto di Danny, tornò in camera
per svegliarlo ed alzarlo.
Si mosse nella penombra della stanza e
aprì la luce dell’abat-jour invece che invaderlo brutalmente
spalancando la finestra, quindi si soffermò ad osservarlo. Anche nel
sonno aveva quell’ombra sul viso, la sua tipica spensieratezza era un
ricordo e non poteva non chiedersi se sarebbe tornato come prima.
Si riscosse e si sedette sul bordo, non si rese conto di tutti i cambiamenti che stava adottando e che gli venivano naturali.
- Danny… - Lo chiamò con un filo di
voce. Il ragazzo non si mosse, quindi gli posò una mano sulla spalla
nuda, sopra al tatuaggio, e lo chiamò nuovamente, un po’ più forte ma
sempre con dolcezza.
Quando fra un mugolio e l’altro Danny
aprì gli occhi velati di sonno, fece fatica a riconoscere in quei modi
affettuosi ed inteneriti il suo capo.
- Mac? - Chiese non essendo sicuro che fosse davvero lui.
Mac accentuò il proprio sorriso, poi con la tipica calma placida, disse:
- Devo andare, ti alzo adesso perché
fino ad ora di pranzo non tornerò… - Un altro mugugno in risposta,
Danny faticava a connettersi, quindi Mac gli toccò istintivamente il
viso coperto dalla barba incolta che non si curava dal giorno della
sparatoria.
Funzionò visto che il ragazzo aprì gli
occhi bruscamente e tornò al mondo definitivamente con una specie di
ondata calda inaspettata.
- Hai anche la fisioterapia prima,
questa mattina. Sheldon verrà a prenderti ma è bene che tu sia già
pronto. Vieni… - Continuò con delicatezza quasi che fossero in un’altra
realtà dove non c’erano incombenze gravi su di loro.
Danny si alzò e lo guardò accigliato
preparargli i vestiti, glieli consegnò mentre si metteva quelli che
riusciva da solo e lui invece gli infilava i calzini ed i pantaloni.
Era stranito, non capiva quel modo
diverso di trattarlo. Era come se da ieri ad oggi avesse capito
qualcosa che prima non gli era chiara.
A quel punto non poteva evitare di
pensare che fosse pienamente consapevole dei suoi sentimenti e che era
vero che ci provava con lui.
Era un po’ confuso all’idea… da parte sua cosa c’era di preciso, a parte che attrazione fisica?
Non ne aveva idea così su due piedi, ma aveva la vaga impressione che ben presto ne sarebbe comunque venuto a capo.
Una cosa era certa.
Quei suoi modi premurosi e quasi dolci che erano tutti per lui, gli piacevano da matti.
Quando lo tirò su percepì di nuovo, come la sera prima, un modo diverso di approcciarsi.
Non lo stava semplicemente vestendo e
spostando, lo stava proprio abbracciando e per quanto veloci fossero,
c’era come un’esitazione ogni volta che si allacciavano in quel modo.
C’era sempre Mac che cercava di guardare in viso Danny che invece evitava per paura di non sapersi più controllare.
C’era quello stare bene l’uno nelle braccia dell’altro.
C’era sempre quello scontento una volta che si separavano.
C’erano quei sentimenti che
striscianti cominciavano a venire in superficie prepotenti e a farsi
sentire sempre più e solo perché ora li cercavano, ci facevano caso e
li studiavano di proposito.
Quando lo sistemò in cucina con la colazione pronta, Danny se lo disse risoluto, com’era nei suoi modi.
Era ora di dare i nomi giusti alle cose e di farlo una volta per tutte.
Quella sera l’avrebbe fatto… solo che
non sapeva che Mac se ne era andato a lavoro con la medesima
intenzione, solamente rimandata alla fine del caso, quando avrebbe
finalmente fatto giustizia.
Danny non poteva in realtà parlare di
vera e propria fatica visto che quando andava a fare fisioterapia non
sentiva assolutamente niente, più che altro ogni seduta con un nulla di
fatto sostanzioso lui la considerava un fallimento e questo di certo
non contribuiva a risollevare il suo umore.
Era proprio un circolo vizioso poiché
il fatto di essere moralmente a terra incideva sulla propria volontà e
così non si dava da fare il necessario.
Non significava che non si impegnasse
e non ci provasse, lo faceva, ma non sentendo ancora nulla dalla vita
in giù quello che poteva fare era molto limitato.
Gli applicavano gli
elettrostimolatori, ma per lui era come avere degli adesivi qualunque
sulle gambe e sebbene gli dicessero che era presto, ma che non doveva
arrendersi e soprattutto continuare a crederci, per lui quelle erano
solo parole vuote prive di senso.
Quel maledetto dieci percento era fottutamente basso, per lui.
Ed i risultati erano ciò che contava.
Niente.
Un dieci che stava repentinamente trasformandosi in uno zero.
Quella sera Mac era arrivato più tardi
del solito, Danny notò che lentamente stava aumentando le ore in cui
lavorava per cercare di venire a capo del suo caso e con la fame
praticamente azzerata gli stava più che bene.
Probabilmente Mac stesso sapeva che
potendo scegliere, il ragazzo avrebbe evitato la cena, per questo si
soffermava più del dovuto senza troppi scrupoli.
Solo che comunque, a qualunque ora
tornasse a casa, gli faceva sempre da mangiare lo stesso e per Danny
ingurgitare qualcosa era una tortura.
Ogni volta che aveva quelle sedute in ospedale il suo umore peggiorava nettamente, invece che migliorare.
Mandato giù a forza la metà di quello
che Mac gli aveva presentato nel piatto, rimasero un po’ a tavola a
tentare di dialogare sulla giornata, ma giunti entrambi al momento di
rispondere sui rispettivi progressi, avevano tutti e due tagliato corto
evitando l’argomento.
Il silenzio era calato pesante e come un macigno gli aveva ulteriormente guastato la fine della giornata.
Solo una volta a letto, ancora nello
stesso visto che Mac non aveva avuto tempo di sistemare la stanza degli
ospiti, con la luce spenta e gli occhi che faticosamente si adattavano
al buio distinguendo le sagome, l’uomo più grande fece il primo passo
seppure fosse per lui difficile:
- Non va bene il caso. - E quando
diventava troppo ovvio specificare di quale si trattasse, era indice
che davvero non andava bene.
Danny girò la testa verso la sua voce,
intravide appena il suo profilo e non disse niente lasciando che
continuasse da solo senza alcuna costrizione. Sapeva che non era una
passeggiata ammettere che proprio in quelle indagini non faceva alcun
progresso.
- Sto passando al setaccio tutti
quelli che potevano volere uno di noi o tutti nel mirino e li sto
escludendo uno ad uno. Il punto è che nessuno di loro quella sera
avrebbe potuto e questo non mi aiuta. Sto solo escludendo una serie di
indiziati e rimanendo così a mani vuote. Controllo e ricontrollo tutte
le prove che abbiamo, ma non parlano di nulla ed io sto esaurendo
lentamente le risorse. Ma non mollerò finché non avrò trovato qualcosa.
Non mi fermerò mai. Ad ogni costo. -
Il suo discorso fu quanto di più
difficoltoso per Mac, Danny lo sapeva e gli dispiaceva sentirgli
ammettere tutti quei buchi nell’acqua per una cosa che era così vitale
per lui.
Avrebbe voluto confortarlo, dirgli che non importava, che andava bene lo stesso, ma non era capace di mentire.
Non era vero che non gli interessava
che quei bastardi pagassero. Non lo era perché sarebbe rimasto solo
quello, visto che lui stesso di progressi non ne faceva.
E se non poteva davvero più camminare, rimaneva veramente solo la giustizia a cui aggrapparsi.
Però non aveva nemmeno cuore di dirgli
quelle cose e fargli pesare la situazione a quel modo, Mac non se lo
meritava. Così con un riguardo che in quel periodo Danny non sapeva
avere per nessuno, decise di mettere in gioco i suoi, di fallimenti,
per non far sentire l’altro solo come era certo pensava di essere.
- Continuo a non sentire niente.
Nessun formicolio, niente di niente. Mi fanno tutte le stimolazioni
possibili, ma è come se io non abbia niente e se mi mettono in piedi
alle sbarre, non solo non muovo i piedi di un millimetro, ma non riesco
nemmeno a fare il minimo di forza sulle gambe. Non riesco ad aiutarmi
in alcun modo. Ed ogni volta che esco dall’ospedale è come una tacca in
più sul mio legno delle sconfitte. Mi dicono di rimanere positivo, di
non mollare, di insistere che la volontà è tutto in questi casi. Ma io
volta dopo volta mi ritrovo sempre più demotivato e per quanto mi
sforzi non posso farne a meno. Sono realista, Mac, non un sognatore. I
sogni vanno bene per chi può camminare, io sono solo uno su una
maledetta sedia a rotelle ed un dieci percento che invece di
alleggerirmi, fa da zavorra! -
Il suo sfogo fu più concitato sebbene
inizialmente fosse amareggiato. Dovendo fare un quadro completo ed
esauriente della propria situazione, non poteva non sentirsi di nuovo
male, arrabbiato, frustrato, infastidito e nero. Nero come la pece.
Si sentiva giorno dopo giorno svuotato
di tutto, i suoi sogni, i suoi desideri, ciò che possedeva, che sapeva
fare, che voleva… gli era sfuggito tutto dalle mani con quella
pallottola sulla spina dorsale. Specie la voglia di lottare.
Mac non era pronto ad un Danny così
sconfitto, era sempre rimasto catturato dalla sua combattività, dal suo
orgoglio, dal suo fuoco che bruciava di continuo, dal suo non
arrendersi mai anche a costo di andare contro a chiunque.
Quello non era nemmeno la sua ombra, ma come poteva biasimarlo?
Era normale fosse così, lui stesso
solo perché non riusciva a risolvere il suo caso si sentiva appesantito
e privo di quella sua fiducia incontaminata nella giustizia, ciò in cui
aveva sempre creduto, per cui aveva lottato in ogni situazione, contro
chiunque.
Gli si sentiva incredibilmente vicino,
come non erano mai stati, in effetti, e non sapeva se potesse essere
l’unica nota pallidamente positiva o la peggiore realizzazione di
tutte.
Vicini più che mai perché si stavano inabissando insieme.
A quello non poté non pensare a Don
che sapeva stava male quanto loro, anche se per motivi diversi, e che
stava inevitabilmente trascurando.
In passato quando non c’era stato lui,
gli era rimasto vicino Danny, ma ora che entrambi erano ‘fuori gioco’,
chi poteva impedire affondasse da solo?
Non aveva la forza di vedere di sé, di
risolvere un dannato caso e di aiutare Danny come si doveva -perché per
lui niente di ciò che faceva per il ragazzo era abbastanza-, come
poteva pretendere di avere un briciolo di energia per Don?
Voleva, voleva dannatamente poter esserci anche per lui, gli bruciava l’idea di lasciarlo così solo, ma i fatti erano quelli.
Non ce la faceva più, ma non avrebbe mollato comunque.
Pensò a cosa dirgli e non trovò niente. Il vuoto nella sua mente normalmente sempre abitata da qualche valida considerazione.
Ma cosa poteva esserci da dire ad una
persona così giovane la cui vita si stava legando ad una sedia a
rotelle e che non ne sapeva nemmeno il motivo?
Eppure Danny ci sperava.
Sperava nelle sue parole di conforto, parole che sapevano sempre essere giuste e mai di troppo. Poche ma incisive.
Sperava che sapesse tirare fuori
qualcosa, Mac, e sentendo il suo silenzio cominciò a sentire il gelo
attanagliargli le ossa e tutto il suo essere.
Non seppe dire in reazione a cosa di
preciso si mise a tremare impercettibilmente, forse l’idea che se
nemmeno lui poteva fare niente allora era davvero finita.
E sì, era in uno stato di nera crisi
personale nella quale rifiutava tutto ciò che coincidesse col vivere,
però dentro di sé, in un posto piccolo e ben nascosto, c’era ancora
quel Danny che voleva farcela, invece. Quello che amava la vita in modo
incontaminato e potente, che l’aveva fatto risalire quando da piccolo
suo fratello l’aveva affondato, che combatteva e che ce la faceva
sempre prendendo a calci le cose brutte che gli capitavano.
Danny si accorse di averne un bisogno
disperato e senza accorgersene, agendo totalmente d’istinto alla
vecchia maniera, cercò da sotto le coperte la mano di Mac e quando la
trovò l’artigliò.
Mac capì il suo grido d’aiuto, il suo
bisogno di conforto, di qualcosa che lo tenesse ancora un po’ a galla o
che comunque gli impedisse di infossarsi definitivamente, sentì lo
stesso identico bisogno, quindi senza pensarci gliela strinse e
ringraziò il buio della stanza, perché se sarebbero riusciti a vedersi,
non sapeva come avrebbe poi reagito.
Poteva figurarsi il suo viso adombrato
dal sentimento devastante che provava, il peso sulle spalle che si
rispecchiava negli occhi.
Girò comunque la testa verso di lui e
notò che Danny faceva altrettanto, non erano lontani più di qualche
centimetro, per un momento si trovarono confusi a credere che fossero
già arrivati alla fase successive dell’amicizia.
Pensarono non fosse poi così assurdo
una loro eventuale unione e nel caos in cui si trovarono, cercando di
distinguere lo stesso i rispettivi lineamenti e le espressioni smarrite
e cupe, Mac volle provare a dire qualcosa ugualmente, sapendo quanto
bisogno ne aveva Danny.
Non ci rifletté molto:
- Facciamo così. Se io risolverò il
caso, e lo farò, allora tu tornerai a lottare per camminare. E a
crederci. - Appena la disse pensò che dopotutto poteva andare bene, per
uno come lui.
Mac si trovò a trattenere il respiro nell’aspettare la sua reazione, ma non attese molto.
Danny, all’udire quella promessa, si
accese ritrovando tutta la sua capacità istintiva che possedeva e si
tese svelto verso l’altro poggiando la fronte sulla sua guancia,
chiudendo gli occhi stretti a trattenere un insperato scoppio di
lacrime.
Non voleva già arrivare a quello, ma tutto partiva dal semplice fatto che sapeva benissimo che Mac ci sarebbe riuscito.
Lui quei dannati colpevoli li avrebbe trovati e puniti veramente, prima o poi. Allora non gli rimaneva che una cosa.
Tornare a camminare anche lui.
Come se tutto questo potesse essere una sorta di incantesimo.
- Allora facciamo così… - mormorò domando a stento il nodo che gli salì pericoloso.
Mac lo cinse come avrebbe fatto col
suo ragazzo e gli permise così di sistemarsi su di lui, Danny ci si
abbarbicò come fosse la sua ancora di salvezza, oltre che la sua oasi
di pace.
Ormai Mac era tutto ciò in cui riusciva ancora a credere.
In lui e solo lui.
Sì, si disse mentre il sonno finalmente lo prendeva con dolcezza dandogli tregua ai suoi tormenti, non c’erano più molto dubbi.
Era platealmente innamorato di Mac.