CAPITOLO XVIII:
RUOLI CONFUSI
“C’è un
fuoco che inizia nel mio cuore
Raggiunge
un livello febbrile, mi porta fuori dal buio
Finalmente
riesco a vederti chiaramente
tu
vai avanti e vendimi,
e
io metterò le tue cavolate allo scoperto”
/Rolling in
the deep - Linkin Park cover/
Quello per Don fu il primo
tentativo cosciente e volontario per uscire dal suo tunnel.
Un tunnel lungo che gli
pareva ormai infinito.
Era ormai consumato e non
ne poteva più, ma non era facile uscirne perché di rimpianti e rimorsi
ne aveva tanti, troppi per semplicemente mettere tutto da parte e
lasciarsi andare ad una nuova vita, l’ennesimo tentativo di vivere ed
essere felice con qualcun altro.
Chi?
Credeva di stare esaurendo
le persone a lui destinate…
Poteva credere che per
ognuno ce ne fosse più di una, ma credeva anche, ed ormai a ragione,
che era estremamente facile perderle.
Però sentire Danny, il suo
bisogno di averlo accanto, la sua esplicita richiesta d’aiuto l’aveva
sbalzato fuori da sé stesso e dalla sua notte.
Non ne era uscito, ma
entrare nella notte di qualcun altro, la notte di una delle persone che
per lui contavano di più, gli era stato d’aiuto.
Se non altro non aveva più
pensato a sé e non aveva avuto bisogno di bere e cercare sesso vuoto ed
occasionale con sconosciute.
Se non altro si era
sentito di nuovo utile, vivo, importante, essenziale.
Ed aveva capito che nella
vita c’erano le cose che si perdevano e le cose che si trovavano, ma
ancora di più c’erano le cose che rimanevano e che si doveva lottare
per mantenere.
Danny era fra queste.
Ecco perché quella sera, a
caso concluso e servizio ufficialmente ripreso, Don decise di andare
dai suoi due amici per festeggiare.
Amici… non usava mai quel
termine seriamente con loro, era solo un modo facile e sbrigativo di
chiamarli, ma sapeva che non erano mai stati semplicemente suoi amici.
Non importava, rivederli
dopo tanto tempo gli aveva ricordato quanto bene si potesse stare con
loro nonostante i mille problemi e le notti oscure.
Suonato il campanello, ci
misero un po’ ad aprire, la tentazione di usare la propria copia delle
chiavi -copia che aveva ancora da quando lui e Mac erano stati insieme-
l’ebbe, ma consapevole che non sarebbe stato carino nemmeno trattandosi
di loro, lo bloccò.
Rimase ad aspettare alcuni
minuti e finalmente gli venne aperto.
Mac e la sua espressione
più inequivocabile lo salutarono con stupore ed imbarazzo evidentissimo.
Allora, le cose erano due.
Una persona normale
sarebbe stata ingannata perché Mac aveva comunque sempre un buon
controllo persino in una situazione di forte imbarazzo -e trovare
qualcosa che lo imbarazzasse così tanto era una rarità di suo-, peccato
che Don non era una persona normale e conosceva a menadito tutte le sue
più piccole ed insignificanti inclinazioni facciali.
Lo colse al volo, il suo
mega imbarazzo, e prima ancora di salutarlo e studiarsi da solo la
situazione, chiese immediato andando subito al sodo com’era nel suo
stile:
- Cosa diavolo è successo?
- solo dopo averlo chiesto ci arrivò che poteva averli interrotti, ma
così come l’idea gli venne la scartò ritenendola la cosa più assurda
del mondo.
O volendo ritenerla come
tale.
In realtà sapeva
perfettamente quanto plausibile fosse, ma si sarebbe sempre rifiutato
di considerarla.
- Niente, perché? - Mac
era serafico di natura e normalmente gli bastava dire così per essere
creduto al volo.
Normalmente.
Don alzò scettico un
sopracciglio:
- Non ti metterai a
mentire a me! - Colto in pieno fallo e spinto nell’angolo, Mac si
mordicchiò il labbro rassegnandosi. L’aveva saputo nel momento in cui
aveva visto che era lui, ma il tentativo aveva dovuto farlo comunque.
Allora sospirò e dopo
averlo contemplato per un paio di secondi e soppesato tutte le varie
possibilità, decise per la sincerità. Solo che ancora non aveva idea di
quale questa fosse visto che non se l’era nemmeno detta a sé stesso,
troppo preso dal caso e dall’aiutare concretamente Danny.
Ora che il primo traguardo
era raggiunto e che si affacciavano al secondo, ovvero al far camminare
Danny, di certo il tempo per contemplare i propri sentimenti ed istinti
l’aveva e se così non fosse stato il ragazzo l’avrebbe comunque
obbligato come di fatto era appena successo.
Stringendo le labbra si
fece da parte e lo fece entrare, come fosse sui carboni ardenti.
Dirgli cosa e ricevere
quale reazione?
Però era vero che magari
parlarne con lui gli sarebbe servito. Fra tutti solo con lui ne avrebbe
parlato…
- Danny è sotto la doccia,
lo stavo sistemando… - Arrossì e distolse lo sguardo mentre cercava una
birra da offrirgli. Don colse ogni dettaglio e di nuovo scettico
cominciò a credere di avere ragione… che fosse successo qualcosa fra
loro due?
- Ero passato per
festeggiare la chiusura del caso… ma vi ho interrotti? - A quel punto
non riuscì più a frenare la lingua e Mac per poco non fece cadere la
bottiglia di birra. Don non poté però non ridere divertito, nonostante
la conferma di una cosa che si era sempre rifiutato di accettare,
doveva ammettere che era piacevole un Mac imbarazzato e mal preso. Mac
non era mai imbarazzato e mal preso.
Che potere che aveva Danny!
- Vi siete messi insieme!
- Disse incalzante continuando di proposito a torturarlo dimenticandosi
per un momento la propria contrarietà riguardo questo fatto.
Alla seconda volta che Mac
rischiò di far cadere la bottiglia, gliela prese di mano e lo spinse
sulla sedia della cucina impedendogli di fare altri danni. Era davvero
comico e ridacchiando ignobilmente si rese conto che sarebbe stato
anche tutta la notte a stuzzicarlo.
Poi si ricordò che non
stava così con lui -e così in assoluto- davvero da tantissimo tempo.
Non lo quantificò, ma capì
che se riusciva a rilassarsi a qual modo allora le cose con lui magari
erano a posto.
Magari…
- Allora, che succede, ti
va di dirmelo una volta per tutte? - Decidendo di averlo torturato
abbastanza e che dovevano riuscire a parlare come si doveva prima che
Danny finisse la doccia, si fece serio. Questa volta la risposta la
voleva davvero e coi suoi occhi azzurri a cui Mac non era mai riuscito
a sottrarsi, si sentì spogliato completamente e per assurdo proprio
perché era lui, non si imbarazzò.
Del resto come poteva,
dopo tutto quello che aveva fatto con lui?
Sospirò un paio di volte e
quando gli parve di essere un po’ più calmo, cercò quella chiarezza nel
proprio caos che non aveva nemmeno di striscio.
- Sta effettivamente
succedendo qualcosa con Danny… ricordi che ti avevo detto che ero
confuso nei suoi riguardi? Ecco, ora più che mai! Solo che non riesco a
venirne a capo… -
Don provò una forte
stilettata interiore ma l’ignorò, Mac aveva bisogno di lui, di
confidarsi e di trovare delle risposta, l’avrebbe aiutato, ce l’avrebbe
messa tutta. Lui era pur sempre il suo Mac… qualunque cosa succedeva ad
entrambi.
- E’ solo una questione
fisica d’attrazione e basta o c’è qualcos’altro? - andò subito al punto
com’era nel suo stile e Mac l’apprezzò nonostante si sentì come preso a
pugni.
Non era facile affrontare
un discorso simile col proprio ex, ma pareva l’unica persona con cui
era disposto a parlarne. Ed anche l’unico che riusciva a capirlo.
Mac cominciò a guardare in
mille direzioni diverse alla ricerca di una risposta, alla fine bevve
un lungo sorso della birra che aveva dato a Don e che aveva cominciato,
poi rispose con onestà lasciando perdere le ponderazioni che proprio
non c’era verso di farne uscire:
- Entrambe. Credo. Provo
una forte attrazione fisica e da quando viviamo insieme è impossibile
ignorarla. Però non è solo questo. Per me… credo semplicemente di
essere disposto a tutto per Danny. Come lo ero e lo sono per te. -
Quando lo disse si rese conto troppo tardi d’aver detto qualcosa di
troppo.
Mettendo inoltre Don e
Danny sullo stesso piano per la prima volta, capì che era vero e capì
anche che avrebbe ancora voluto fare con Don quello che poco prima
aveva fatto con Danny.
E anche di più.
Per Don non fu facile
mandarla giù e per riuscirci si impose di ricordarsi di tutte le volte
che lui aveva fatto sesso con Danny e di come era ormai facile fare
certe cose decisamente non da amici…
No, doveva ammetterlo
anche lui… erano tutti e tre nella stessa barca… una barca strana e mai
vista prima, ma sempre comunque insieme, Don non ne era estraneo.
Era lì con loro solo che
faticava al momento a trovare il suo ruolo, l’unica cosa chiara era che
ne avesse uno di sicuro.
Rimasero a guardarsi seri
e tesi per un po’, ognuno a pensare a cosa dire, fare e a come si
sentiva, poi Don finalmente si decise a parlare togliendosi di nuovo i
propri freni, in pieno stile Danny… come ormai pareva tutti facessero!
- Penso che dovresti
provare a starci insieme… - Ma non sapeva quanto lo volesse. Sapeva che
era una soluzione per capire cosa provasse e per districarsi da quella
situazione strana, ma che lo volesse era davvero un altro discorso.
A Mac questo non sfuggì e
corrugò la fronte interdetto, poi con quel suo fare penetrante e
suggestivo, disse piano, piegando la testa di lato e studiando il suo
ex compagno:
- Non lo vuoi davvero. - E
doveva essere così dannatamente bravo a capirlo sempre?
Don scrollò contrariato le
spalle e stizzito rispose ancora senza pensarci:
- No che non voglio, ma
ora come ora non so nemmeno cosa voglio, sono in un casino colossale e
non sono di certo in grado di dire cosa voglio. So solo cosa non voglio
e non voglio che voi due vi mettiate insieme e mi lasciate da parte.
Però non ho alcun diritto di chiedere una cosa del genere. Se provate
la stessa cosa l’uno per l’altro fatelo e basta, senza troppe paranoie!
Danny comunque non ne è capace di stare a pensarci troppo e tu… beh, tu
devi imparare a buttarti e lasciare da parte certe regole ferree che
spesso sono inutili! - Lo disse esasperato nonostante una volta si
sarebbero messi a litigare per questo.
Mac prese questo suo
piccolo sfogo come una verità sacrosanta per tutti, ma colse anche
oltre, molto oltre ciò che Don disse. Tutto quello che lui
effettivamente ancora non riusciva a capire.
Quindi spostandosi con la
sedia ed avvicinandosi a lui, poggiò fermo e delicato al contempo una
mano sulla sua guancia, non si era rasato e quell’aria trascurata gli
donava sebbene non fosse da lui.
Lo guardò da vicino con
cura e attenzione leggendogli dentro con una tenerezza che nemmeno
quando erano stati insieme aveva mai usato.
Pensò a tutto quello che
Don aveva passato ed al punto in cui era giunto, a tutte le sue
delusioni e alle porte in faccia e si sentì il primo responsabile di
una di quelle, forse una delle più dure da digerire.
- Finchè tu non ti sarai
ripreso a non capirai cosa vuoi, non faremo niente. Perché anche tu per
noi sei importante e non ti metteremmo mai da parte. - Questa decisione
presa prima ancora di ponderarla mille e mille volte, soddisfece
entrambi e capì che era la cosa giusta quando vide Don risollevarsi e
rischiarare l’azzurro splendido dei suoi occhi ormai quasi sempre cupi.
Mac stesso si sentì meglio
e senza andare oltre quella strana e dolce carezza, si ritirò appena in
tempo per sentire il richiamo di Danny dal bagno.
- Ha finito… - Fece con un
sorriso di circostanza che però non era imbarazzato.
Sapere di aver preso la
decisione giusta l’aveva cambiato immediatamente e Don stesso gli parve
di camminare ad un passo dal pavimento. Sia per quella carezza che per
quella sua decisione.
Però doveva sbrigarsi ad
uscire dalle proprie nebbie scure… non l’avrebbero aspettato in eterno…
Fu così che mettendo da
parte questo discorso, seguì istintivamente Mac al bagno senza nemmeno
rifletterci.
Quando Danny lo vide per
poco non perse la presa dal bordo della vasca da cui si stava tenendo
per alzarsi e Don che si era istintivamente avvicinato per impedirgli
la caduta -fermata comunque dalle pronte braccia di Mac che ora lo
sorreggevano da dietro-, capì subito il perché di tanto insolito
imbarazzo.
I colori del suo amico
erano quanto mai deliziosi e non poté non ridacchiare divertito mentre
in un istante sembrava essersi già dimenticato di tutto il discorso
appena fatto con Mac e dei propri problemi. Fra i suoi sghignazzi per
niente trattenuti, Danny cominciò mentalmente ad insultarlo volendo
fingere almeno una parvente decenza davanti a Mac.
- Razza di idiota, renditi
utile invece di ridere come un coglione delle disgrazie altrui e
portami di là… Mac deve ancora farsi la doccia! - Disse preferendo di
gran lunga vedersela da solo col suo amico a cui aveva intensamente
pensato.
Non serviva specificare in
che vesti.
Dall’erezione ancora
evidente decisamente non serviva… come non sarebbe poi servito spiegare
che, sempre quell’idiota del suo ‘amico’, era arrivato proprio sul più
bello ad interrompere qualcosa che forse ora avrebbero ripreso da dove
prima si erano fermati, se non fosse per la sua presenza…
Stralunato, stufo, seccato
e ormai sull’orlo dell’esaurimento, Danny, una volta solo con Don in
camera -Mac gli aveva liberato quella in più ed ora ne aveva una sua- e
con il proprietario di casa ben chiuso in bagno al sicuro a farsi la
sua meritata doccia, cominciò la sua sfuriata a stento con un tono più
decente delle urla isteriche…
- Brutto pezzo di merda
che non sei altro, ti pare questo il momento di arrivare? Cazzo, avrei
potuto finalmente avere il mio primo orgasmo decente, e con decente
intendo non provocato da me stesso, e tu che fai, dopo giorni che non
ti fai vivo? Vieni a rompere i coglioni proprio ora! Lo vedi questo?
Era in attesa di Mac! - Fece alla fine indicando senza il minimo pudore
le proprie parti basse visibilmente in tensione. Don seduto sul letto
rideva come non mai ed era davvero da troppo tempo che non succedeva,
non così, non con lui, non con tanta liberazione e divertimento.
Fra una convulsione e
l’altra e le lacrime che scendevano, Don riuscì a dire:
- E non potevi finire da
solo? -
- Vaffanculo, speravo che
non arrivassero seccatori e che Mac poi avrebbe finito il lavoro più o
meno cominciato! Cazzo, non sai quante te ne ho dette appena ti ho
visto! - E anche per Danny, del resto, era la prima sfuriata in pieno
suo stile… libero, disinvolto, infervorato ed esagerato.
Sembrava davvero tutto
tornato come una volta.
Se non che al momento di
cercare di dare un calcio all’amico demente che rideva della sua enorme
disgrazia di orgasmo impunemente interrotto, non riuscì a muovere il
piede. Si rabbuiò repentinamente, ma non come i giorni precedenti era
stato di continuo, si rabbuiò come se mettesse il broncio per fare i
capricci.
Don capì che si era
calmato per un movimento con le gambe che non aveva potuto fare, ma lo
vide anche comunque preso dalla propria eccitazione interrotta.
Doveva ammettere che al
suo posto sarebbe uscito di testa… un mese costretto ad alcun contatto
vero e proprio col magico mondo del sesso. Quella volta di prova non la
poteva contare, aveva cominciato a reagire, ma non era riuscito a farlo
venire perché erano stati interrotti.
Sospirò… era sempre messo
così male, sempre interrotto da qualcuno, sempre a dover accontentarsi…
come poteva la vita non dargli almeno una cosa che andasse dritta?
Per un momento si
deconcentrò dalle proprie disgrazie e volendo con tutto sé stesso fare
qualcosa per il suo amico che non aveva praticamente mai aiutato ad
eccezione di quella giornata, sapendo oltretutto cosa gli sarebbe
servito davvero sopra ogni cosa ora che lo vedeva di nuovo tornato il
vecchio Danny, non si tirò indietro.
Smettendo quindi di
ridere, ma mantenendo un vago sorriso ironico sulle labbra, abbracciò
Danny prima che questi reagisse in alcun modo e veloce come un lampo lo
adagiò sul letto, quindi lo spinse in su sul materasso fino a stenderlo
completamente anche con le gambe e con un ‘ma che diavolo…’ di Danny,
gli si posizionò sopra.
Più che sopra fra le sue
gambe che aprì per farsi spazio, dopo di che gli rispose.
- Visto che sono così
inopportuno cerco di rimediare. - Semplice, no?
Danny si dimenticò di
chiudere la bocca quando sentì quella di Don avvolgere la propria
erezione ancora eccitata, si adagiò quasi immediatamente sul cuscino e
allargando le braccia in segno di totale abbandono, premette la nuca
all’indietro, chiuse gli occhi e liberò il primo sospiro liberatorio da
quando aveva cominciato a brontolare per l’arrivo di Don.
Ora non gli dispiaceva
tanto la sua presenza…
Le sue labbra e la sua
lingua cominciarono a muoversi e leccare con maggiore avidità fino a
che la sensazione di calore riprese a dargli alla testa.
Quanto. Quanto gli erano
mancate una bocca ed una lingua che chiuse sul proprio sesso gli
provocavano tutto quel piacere, quanto qualcuno che lo facesse godere
dal vivo e con decisione, proprio così come piaceva a lui.
E Don sapeva che gli
piaceva così…
Anche se ancora non
sentiva niente di ciò che riguardava le proprie gambe, in quel momento
gli bastò sentire quello che riguardava ciò che stava nel mezzo.
Gli bastò.
Accompagnando con le mani
la testa di Don che si muoveva sul proprio inguine, Danny cominciò a
chiamare il suo nome e a gemere rumorosamente non potendo più
controllarsi visto quanto tutto quello gli era mancato.
Decisamente il suo amico
più apprezzato, sempre che gli amici facessero questo genere di favori…
in quel momento non gli importava, contava solo che Don fosse lì e gli
desse quel piacere e glielo desse fino in fondo.
E fino in fondo fu, quella
volta. Nessuno lo interruppe e con liberazione e soddisfazione
profonde, venne tuffandosi dai limiti della propria follia.
Come riusciva a stimolarlo
Don ancora nessuno ci era riuscito, lì Danny dovette riconoscerlo.
Ma Don lo conosceva meglio
di chiunque altro…
A quel punto provare a
capire qualcosa del loro rapporto e di ciò che volevano davvero, ma
soprattutto provare ad inserirsi in qualche modo fra loro, a Mac parve
utopia.
Capendo cosa stava
succedendo dentro la camera e ritenendo inequivocabili i gemiti di
Danny che chiamava Don in quel modo, si chiese quale dovesse essere a
quel punto il proprio ruolo, quale fosse quello di Don e cosa quei due
volessero.
Poi, accorgendosi di certi
riscaldamenti interiori e profondi, si chiese anche dove lui stesso
volesse arrivare… se ora si eccitava a sentire Don e Danny fare sesso
insieme -sia che fosse orale che completo- invece che ingelosirsi,
sconvolgersi o contrariarsi, era ovvio chiederselo.
Dove voleva arrivare?
Mac che non era certo
abituato a situazioni simili, provò per la prima volta del sano ed
incontaminato smarrimento misto ad una confusione senza precedenti.
Sì, perché all’idea di
scegliere uno dei due con cui rifare sesso andava nel caos più completo.
Ora come ora non avrebbe
mai saputo e potuto scegliere e lo capì lì, in quel momento, mentre si
chiudeva precipitosamente nella propria camera a quietare in qualche
modo i propri ormoni ormai troppo stimolati…
Dunque, si disse, se il
loro gioco era quello, qualunque gioco fosse, lui non avrebbe
partecipato in alcun modo.
Semplicemente.
Lui non era per quelle
cose.
Lui era per la chiarezza
ed i rapporti definiti e le cose normali, per quanto possibile.
Quello decisamente non era
per lui.
Tutto lì.
“Che facciano quello che
vogliono, lo faranno senza di me… io non sono così…”
Ma questo mentre le mani
provocavano un piacere intenso al proprio corpo, parve proprio un auto
convincersi di qualcosa che non era affatto vero.
Se non altro non più.
Del resto la vita dava a
tutti mille e mille prove fra le più dure e svariate… prove che
cambiavano inevitabilmente le persone.
Tutto stava nel rendersene
conto e nell’accettarsi.