CAPITOLO XXI:
PIANO DI BATTAGLIA
 
“ Sono un tipo deciso
Ci sono troppe cose da fare in una vita sola
Non sono uno che cerca compromessi,
i dove e i perché
e le bugie perenni
Così vivo fino in fondo, sì vivo fino in fondo
E do tutto me stesso, e do tutto me stesso
In verità non chiedo molto
al futuro, ascoltate il grido della gioventù

Voglio tutto, voglio tutto, voglio tutto
e lo voglio subito “
 
/ I want it all - Queen /

Aperti gli occhi, fu come se dopo la prima vera dormita senza i propri assillanti problemi ormai risolti, tutto apparisse più chiaro e più semplice.
Non rielaborò di una virgola l’idea che aveva avuto e prendendo il cellulare chiamò immediatamente Don senza nemmeno guardare l’ora.
Quando la voce dell’amico rispose era brusca e di pessimo umore per il sonno interrotto.
- Danny, che diavolo hai a quest’ora? - Solo a quel punto Danny si rese conto che doveva essere presto, ma alzando le spalle continuò a non curarsene.
- Donny, ascolta un po’ qua! Mi è venuta un’idea! - Don, nonostante il cervello particolarmente rallentato per il sonno assassinato, captò al volo il pericolo: troppo abituato per non riuscirci.
- Non sparare cazzate, stai fermo, non fare niente e soprattutto non chiamare nessuno! - Danny non se ne curò e proseguì dritto come un caterpillar.
- Dobbiamo fare sesso con Mac! - Per poco a Don non venne un colpo, di certo si svegliò del tutto e scattando seduto sul letto con aria allucinata parlò con voce strozzata e l’aria di chi aveva appena avuto un’allucinazione assurda.
- Di cosa ti sei fatto?! -
Danny rise.
- Niente, mi sono appena svegliato con quest’idea. Sai, siccome non ho più i miei problemi a cui pensare, ora la mia mente lavora meglio sulla situazione attuale. -
- Di che diavolo parli, Danny? -
- Ma sì… lo strano rapporto che c’è fra noi tre… persino Mac se ne è accorto che è anomalo! Pensaci bene… io scoperei volentieri sia con te che con lui, tu idem e quanto scommetti che anche per lui è lo stesso? Senza contare il passato che abbiamo l’uno con l’altro. Abbiamo già avuto delle relazioni. Io e te solo fisiche, ma già io con Mac l’ho avuta diversa e tu con lui… beh, lo sai meglio di me. Dai, cosa vuoi che ci sia se non questo? Per capirlo meglio dobbiamo solo andare a letto insieme! -
Don forse aveva ancora allucinazioni, forse non si era mai ripreso dall’ultima sbronza colossale. Aveva solo sognato di essersi svegliato da Terrence e poi aver risolto con Mac e Danny, ma poi magari non era successo niente ed era in coma etilico!
Stava morendo e pensava ad andare a letto con i suoi due migliori amici?
Poi si fermò coi piedi giù dal letto, gli occhi fissi nel buio della sua camera, il corpo rigido.
“Amici sti cazzi!”
Lì doveva ammetterlo. Erano tante cose, anche amici ma non certo SOLO. Insomma, doveva dare atto che il ragionamento di Danny filava corretto fino al punto in cui proponeva la cosa a tre per capire una volta per tutte di cosa si trattava.
- Tu sei sciroccato! - Rispose ancora convinto di ciò.
Danny però non pareva sentirci e continuò a tirare acqua al proprio mulino.
Quel ragazzo non era normale. Si annoiava, era iperattivo e per non star male nello stare bene doveva complicarsi la vita. Se le cercava proprio.
- Allora dimmi come la risolviamo! - Fece stizzito. Sapeva di avere ragione, ne era così sicuro che si sarebbe buttato dalla finestra per dimostrarlo.
Don si fermò, aveva poco tempo per pensare ad una risposta degna ed anzi, con Danny non ne aveva per niente e prima di vederselo piombare in casa con un Mac ancora addormentato, rispose senza sapere bene cosa.
- Non la risolviamo? - Ma come gli veniva in mente? Era ovvio che Danny non avrebbe mai mollato.
Se Mac sarebbe stato capace di impiegare la sua intera esistenza nel cercare di capire da solo e senza essere invadente cosa provava per loro due, Danny la sua ricerca l’avrebbe fatta nel modo più invadente e coinvolgente possibile.
Lui semplicemente pensava di stare ad osservare gli eventi evolversi da soli, convinto che prima o poi qualcosa sarebbe cambiato. Non era tipo da ricerche strenue alla Mac, ma nemmeno da rompere troppo le scatole come Danny. Era una via di mezzo, più o meno.
Sospirò.
- Vieni da me, ormai sono sveglio, porta la colazione e ne parliamo. A che ora inizi il turno? -
- Alle nove. -
- Anche io. Dai, ti aspetto. - Alla fine si dovette rassegnare.
Sapeva che niente al mondo l’avrebbe fatto desistere, almeno era il caso di parlarne come si doveva, forse dopo un caffè e lo stomaco pieno avrebbe avuto meno fame di sesso.
Non gli bastavano più i rapporti a due? Non erano già abbastanza complicati?
Uno a tre non era roba da film?
E nemmeno… film porno, forse… ma come diavolo gli saltava in mente?
Anche se… qualcosa di strano fra loro tre c’era in effetti.
Eccome se c’era…
 
Quando Danny gli piombò in casa, Don non si era dato pena per vestirsi e sistemarsi, era ancora in boxer e canottiera intima, quindi non andò nemmeno ad aprirgli consapevole che Danny aveva le chiavi e poteva arrangiarsi.
Quando andò dritto in camera dove sapeva era, accese la luce e si sedette di piombo sul letto, gli tirò il sacchetto con la colazione e gli porse il bicchiere col caffè, quindi prendendosi il proprio cominciò a sorseggiarlo per dargli il tempo di attivarsi meglio.
Non intendeva ripetere le cose mille volte.
Dopo la colazione fatta fissandosi come se fossero dei mostri rari, i cervelli irrorati dalla Santa caffeina parvero funzionare meglio e senza gli stomaci a brontolare dalla fame poterono sistemarsi meglio sul letto, uno davanti all’altro. Don seduto contro la spalliera e Danny a gambe incrociate, senza scarpe, davanti a lui.
- Ok, sono pronto. Spara. - Sperava di aver sognato, prima, ma sapeva che così non era.
- C’è qualcosa di strano fra noi tre, no? - E su questo non ci pioveva. Don annuì indulgente. - Bene, è un rapporto anomalo, stretto e forte. Don, parliamo di sentimenti, pulsioni, istinti bassi… capisci? Cosa diavolo vuoi che sia se non quello? Io mi schiarisco le idee scopando con l’interessato con cui le cose sono incasinate! È un metodo infallibile! - A quel punto Don non poté trattenersi dall’esclamare spontaneo:
- Danny, tu risolvi tutto col sesso! Stai male? Il sesso cura tutto! Le cose sono incasinate? Il sesso chiarifica tutto! Ti annoi? Il sesso diverte! C’è qualcosa che non va? Il sesso dà le risposte! Ma tu sei malato di sesso, non sei normale! -
Danny si fermò per ragionare sulla sua considerazione accesa, quindi capendo che aveva ragione rise di gusto. Era vero, per lui il sesso era la parte centrale della vita… chi era quel famoso psicanalista che faceva di questa teoria la base di ogni cosa?
- Sembri Freud! - Disse Don e Danny gli diede un pugno entusiastico sul braccio:
- Lo vedi che siamo collegati dal filo rosso? Io pensavo proprio a quel tizio! - Don ridacchiò sentendo chiamare Mr Sigmund Freud ‘quel tizio’. Era proprio da lui.
- E tu vorresti davvero proporre una cosa a tre a Mac per capire di cosa si tratta? -
Chiese Don scettico.
Danny annuì convinto.
- Certo! -
Fu il turno di Don di ridere come un matto.
- Danny, io ci starei e lo sai, non mi faccio problemi per queste cose. Sono amico tuo, figurati. Ma… Mac non ci starà mai! Già solo per avere le idee un po’ confuse riguardo te ha troncato la relazione con me. Capisci che tipo è? È inquadrato, fissato sulle regole, non esce dai bordi nemmeno di un attimo! Non accetterà mai nemmeno se è il suo sogno erotico segreto e se è effettivamente amore alla pari quello che ci lega tutti e tre. Mac non lo accetterà mai, piuttosto si fa prete! -
Ed aveva ragione, Danny non ci aveva mai pensato non per mancanza di intelligenza ma per pura testardaggine. Mettere da parte le sue magnifiche idee non era contemplato ma doveva ammettere che Don aveva ragione, Mac era un grande ostacolo.
Si fermò e si sgonfiò stendendosi nel letto, finendo col capo accanto all’altro che lo guardò divertito.
Don sorrise mezzo divertito e mezzo indulgente, quindi gli carezzò la schiena avvolta in una maglietta attillata per poi risalire sulla nuca dove i capelli avevano un taglio corto e decente. Glieli spettinò amichevole fino a che non si riesumò dalle ceneri e girandosi a tre quarti, si appoggiò col gomito alzando lo sguardo fino ad incontrare il suo dal basso.
- E come possiamo fare? -
Don sorrise di nuovo ironico.
- Ah… niente? - Don era più avanti di Danny in quel discorso perché conosceva meglio Mac e sapeva le sue reazioni ancora prima di pensarci, appena aveva capito che il loro rapporto era diverso da quello che avevano tre amici, aveva anche subito capito che comunque Mac non l’avrebbe mai accettato, quindi si era messo il cuore in pace ed in attesa di vedere l’evolversi delle cose.
Certo avrebbe dovuto immaginare che però Danny non si sarebbe mai arreso.
- Ma no, ma come… se io amo te e amo lui allo stesso modo non posso accontentarmi di stare con te e basta. Senza offesa, eh? - Don ormai si stava divertendo troppo.
- Ah figurati. -
- Non voglio dire che tu non sei abbastanza, ma che non sarebbe completo, capisci? Sarebbe una felicità ed un amore a metà. Sarebbe un rapporto a metà. Mancherebbe qualcosa di importante. E viceversa se mi mettessi solo con lui o se voi lo faceste. Cioè, entrambi sentiremmo sempre un’importante mancanza. Non si può vivere un rapporto così… senza fare niente! - Danny aveva perfettamente ragione e vederlo lagnarsi così lo intenerì addirittura. Voleva aiutarlo, ma non sapeva come, oltre che sé stesso non aveva nient’altro da offrirgli.
- Io ti capisco e sono d’accordo con te, Danny, ma il discorso su Mac è questo e lo sai. Che tu lo voglia o no, lui è così. E penso che noi l’amiamo proprio per questa sua estrema severità. Per lui è già difficile vivere le storie con le donne, figurati cos’è stato quando ci siamo messi insieme io e lui. Infatti non è durata. Pensa cosa può essere se gli proponessimo una cosa a tre. - Danny era fin troppo a terra, come poteva Mac non capirlo da solo?
Era una persona intelligente, la più intelligente che conosceva, perché era così fisso nei suoi schemi?
Chi lo diceva che l’amore era solo a due e fra maschio e femmina?
Già con molta fatica si era arrivato al concetto che anche due uomini o due donne si potevano amare. E c’era ancora così tanta antichità sull’amore a tre?
I rapporti erano complessi e molteplici, non esistevano schemi per quelli, tanto meno per i sentimenti, specie poi per l’amore.
Avrebbero dato tutti e tre la vita l’uno per l’altro. Dovevano aprire gli occhi e arrendersi.
A quel pensiero battagliero, Danny si alzò e con la mano di Don ancora appoggiata su di sé raggiunse il suo viso, prima di parlare lo baciò e l’altro ricambiò con disinvoltura, come se fosse un gesto normale baciarlo di punto in bianco.
Quando si separò rimase fermo a guardarlo da vicino.
- Lo vedi? Posso fare questo con te senza il minimo problema e ti giuro che lo farei subito ed ora anche con Mac perché è la stessa identica cosa per uno e per l’altro. - E ne era fermamente convinto anche Don, lo capiva, gli dava ragione, ma questo non cambiava la diversità di Mac.
Lo cinse con un braccio per la vita tirandolo meglio su, se lo sistemò sopra a cavalcioni e guardandolo intensamente si chiese come fare con lui ora. Aveva questa fissa e tanto conosceva Mac quando diceva che non avrebbe mai fatto una cosa del genere, tanto conosceva Danny quando asseriva che non avrebbe cambiato idea. Se si fissava su una cosa era la fine.
Cominciò distrattamente a carezzargli i fianchi da sotto la maglietta e questo calmò l’altro che l’ascoltò.
- Lo so che hai ragione, io la penso come te ma… Mac è Mac. Non lo farà mai. -
Danny sentendo i brividi ricoprirlo in tutto il corpo ai suoi tocchi leggeri, infilò le mani sotto la canottiera e facendo altrettanto avvicinò il viso al suo, quando le labbra furono a contatto, mormorò basso e penetrante, con una sicurezza sconcertante:
- Vuoi dire che non cederebbe a questo se glielo facciamo insieme? - Don per un momento si offuscò. Danny sapeva come dargli piacere con poco, specie quando lo sentì muoversi su di sé strofinando il bacino contro le sue cosce. Si immaginò per un momento entrambi a fare così a Mac e pensò che nessuno avrebbe potuto rimanerne immune, specie uno già naturalmente e profondamente predisposto per quello.
Forse, dopotutto, non aveva tutti i torti. Forse valeva la penta tentare.
O forse era il corpo di Danny e le sue mani che gli offuscavano la mente e la capacità di giudizio visto che ormai si stava eccitando.
Cercò di pensare lucidamente, ma andò tutto a quel paese quando con le dita si infilò sotto i boxer cominciando a strofinarle nel suo inguine che non tardò a reagire.
Le labbra corsero sulla mascella e poi sull’orecchio, lì continuò fra un mormorio e l’altro a stuzzicarglielo.
- Dici che non gli piacerebbe se fossimo entrambi a farlo a lui? -
Oltretutto avevano già avuto esperienze di sesso con lui, gli erano piaciute e su questo non c’erano dubbi. Ora si metteva il sentimento certo che era stato alimentato in quel periodo e rimaneva poco da combattere.
In quel momento ne fu quasi certo visto il piacere che stava provando fortissimo fra le sue mani.
In risposta si lasciò andare stringendolo a sé, questo Danny lo prese per una risposta affermativa.
- Ci proviamo? -
Don in quel momento avrebbe detto di si a qualunque cosa.
- O la va o la spacca. - Questo riuscì a dirlo. Danny convenne con lui, ma era convinto ne valesse la pena lo stesso, troppo sicuro di sé.
- Dopo tutto quello che mi è successo ho imparato che non puoi aspettare un miracolo, te lo devi creare tu, se lo vuoi davvero. Ed io il mio miracolo me lo sono già creato. Mi sono alzato da quella maledetta sedia e l’altro giorno ho corso come un matto con te. Avresti mai detto qualche settimana fa che sarebbe successo? L’ho fatto. Sono capace di fare i miracoli, Don. E se sono capace io, sono capaci tutti. Vediamo di renderlo possibile. - Questo discorso lo convinse molto meglio di tutti quelli fatti fin’ora, sia verbali che fisici. Quindi Don con maggior soddisfazione e sicurezza, schieratosi dalla sua parte, lo prese per la vita e lo spinse di lato, stendendolo sul letto per poi salirgli sopra.
- Ora mi hai convinto. - Fece infatti. E per dimostrarglielo meglio, scivolò con la bocca sul suo corpo particolarmente allenato.
Mai dimostrazione fu più apprezzata.