CAPITOLO XXII:
OPERA DI RIAVVICINAMENTO
“C’è una possibilità,
C’è una possibilità,
Tutto ciò che avevo era tutto quello che sto dando
C’è una possibilità,
C’è una possibilità,
Tutto ciò che avrò sarà tuo
Tutto ciò che avrò sarà tuo”
/Lykke Li – Possibility/
Mac non evitava di pensarci, ci
pensava anche troppo, ma faceva del suo meglio per convivere insieme ad
un enigma senza risposte.
Vederli ogni giorno non aiutava, come non aiutava quell'ammissione che aveva fatto proprio con loro.
Una connessione, si ripeteva.
Una connessione davvero forte e diversa che però legava tutti e tre.
“Sarebbe comodo dire che siamo solo
molto amici, ma non sono stupido. Siamo tre ex, c'è un passato
particolare fra di noi ed è questo che rende il nostro rapporto diverso
da quello che hanno degli amici, però daremmo ancora la vita uno per
l'altro. C'è sempre... c'è sempre qualcosa fra di noi. Continua
chiaramente ad esserci e sempre ci sarà e non è solo una bella
amicizia. Non so come definirla. Se fossimo solo in due sarebbe facile.
Se li prendo singolarmente penso di poter dire che li amo, è vero. Però
non posso evitare di pensare che sono in due, non uno solo. Non è solo
Danny o solo Don. Sono tutti e due. E anche fra di loro c'è qualcosa,
l'ho visto bene quando Danny viveva con me.
Ma non posso dire che sia la stessa
cosa. Che amo Danny e Don allo stesso modo. Perchè se fosse uno e non
due direi che è amore. Non avrei dubbi perchè riconosco il sentimento.
Ma sono in due, non si può provare amore per entrambi. È impossibile.
Non esistono queste cose. Magari può sembrarlo, ma c'è sempre qualcosa
che diversifica un amore da un altro. E sta anche da vedere che cosa
provano loro uno per l'altro.
E per me.”
Mac sospirando si alzò dal letto
sbuffando, preferendo prepararsi ed andare a lavorare piuttosto che
pensare a cose senza risposta.
“Amore...” Si ripeteva. “Può essere vero amore verso entrambi?”
Ma poi la conclusione era una sola.
“Vorrei sapere cosa pensano loro di questa cosa. Cosa provano.”
Non aveva idea che loro fremevano per dirglielo e volente o dolente l'avrebbe presto saputo.
Gli sembrò un po' strano quell'invito di Don per una pizza, birra e partita a casa sua.
- E Danny? - Chiese sapendo che di solito quelle cose le faceva con lui.
- E' con la figlia da Lindsay... -
Rispose Don semplicemente. - Ti va? Volevo fare qualcosa da me per
ringraziarti di avermi aiutato e dato una seconda occasione, mi
piacerebbe se venissi... - Insistette Don.
Mac sentì un campanello d'allarme,
era strano fra di loro visto che erano due ex, avevano un passato
preciso e fino a quel momento era stato un equilibrio labile proprio
perchè avevano evitato cose di quel genere. Le volte in cui c'erano
andati vicino era stato deleterio.
“Perchè solo noi due se sa cosa può
succedere? Forse vuole che succeda... pensa di riconquistarsi la mia
fiducia, ha detto che per ora conta solo quello...”
Mac doveva dare una ragione a tutto, specie alle cose strane.
- Va bene, ci sarò... porto la birra.
- Disse alla fine pensando che una chiacchierata a viso aperto con lui
sarebbe stato l'ideale per capire quel tassello che gli mancava.
Aveva detto di non volerne sapere nulla, ma la verità era che doveva, era più forte di lui.
Mac arrivò in ritardo per via del
turno finito dopo il solito, quando fu da Don la partita era già
iniziata, ma gli ci volle poco per capire che era di due squadre di cui
Don non era interessato.
“Chiaro che voleva stare un po' solo
con me. Spero non sia per riallacciare in quel senso. La cosa con Danny
non può essere ignorata.”
Di suo ci sarebbe stato, ne aveva
voglia, lo desiderava specie dopo quello che era successo, ma la
presenza di Danny era come sempre ingombrante.
- Scusa il ritardo, ma sai com'è, il lavoro... - Don si mise a ridere.
- Sì, lo so molto bene, figurati! -
Mac fece un sorrisino, era già
imbarazzato nel trovarsi lì con lui. I ricordi erano fin troppo vividi
e certe cose non andavano innescate.
Non poteva sapere che Danny aveva mandato Don in avanscoperta.
“Devi per prima cosa riavvicinarti a
lui, siete in bilico. Devi tornare con lui! Aggiusta le cose! Poi
quando starete di nuovo insieme, subentrerò io! Gli faremo capire coi
fatti che abbiamo ragione, in modo che ci arrivi da solo senza che
glielo diciamo noi. Deve essere lui a capirlo!”
Questa volta l'idea di Danny non era stata male, meno invadente e shockante del solito.
Poteva funzionare, nel senso che era una sorta di 'fai un passo per volta e vedi come va', andava bene insomma.
E poi gli mancava Mac, voleva tornare con lui da una vita.
Distrarsi con Jess aveva funzionato, ma ora che si era rimesso in sesto, anche i propri sentimenti erano sempre uguali.
Ordinarono la pizza e in attesa del
suo arrivo, sorseggiarono una birra a testa, seduti comodamente sul
divano a guardare una partita che avrebbero anche fatto a meno di
vedere.
- Non mi risulta che ti interessino uno di loro... - Disse Mac senza peli sulla lingua. Don si mise a ridere.
- E' pur sempre basket! Va bene
comunque! Sono due belle squadre in ogni caso. - Rispose alzando le
spalle mentre sistemava i piedi sul tavolino.
Mac li guardò ed ebbe un deja vu di
quando stavano insieme, quante serate così avevano fatto? In molte con
Danny ed in effetti doveva dire che mancava.
Anche se stavano bene pure da soli.
- Mi pare che cercassi più una scusa
per passare del tempo con me, sbaglio? - Chiese infatti senza perdere
tempo. Don arricciò il naso guardandolo con faccia tosta.
- Beccato! Sei troppo bravo ad indagare! -
Mac scosse il capo sospirando.
- Non dovevi, non hai nulla da farti perdonare, Don. Se ho detto che si volta pagina, si volta pagina. Non serviva... -
Don però si fece serio e guardando in basso, la bottiglia nelle mani, storse la bocca parlando piano, ma convinto.
- Invece sì, ne avevo bisogno. Perchè
sono sprofondato perchè mi mancavi e capivo che dovevi stare dietro a
Danny. Ma mi mancavi. Per questo sono sprofondato. E non voglio tornare
in quello stato. Ho deciso che quando voglio stare con te non c'è nulla
che me lo potrà impedire. A meno che tu non voglia, chiaramente. - Non
stava dicendo cose troppo eccessive, per il momento potevano far finta
che fosse su un piano normale o quasi.
Però si guardarono di nuovo da
vicino, perchè erano seduti uno accanto all'altro, spalla contro
spalla, e sorridendosi con una tenerezza che ricordava i famosi vecchi
tempi, entrambi ebbero l'impressione che il tempo non fosse progredito,
che tutto fosse come allora e che stessero ancora insieme.
Forse perchè c'era la voglia.
- Certo che mi va. - Rispose in un
sussurro suadente Mac, non voleva esserlo ma gli venne spontaneo e Don
si morse il labbro rabbrividendo. Quando faceva così stava male. Nel
senso che i brividi lo percorrevano e finiva per eccitarsi. Bastava
poco. Il tono, lo sguardo e quella vicinanza.
Forse lo voleva molto più di quel che aveva immaginato e già immaginava molto.
Inghiottì a vuoto per frenarsi, ma
gli sguardi rimasero agganciati insieme a quei sorrisi particolari,
appena accennati, ma contenti di essere in quella situazione
estremamente voluta, dopotutto.
- Mi sei mancato, Mac. Mi sei mancato
da impazzire. È questa la sola cosa che volevo dirti in realtà. - Alla
fine Don decise di scoprire presto le proprie carte, era la pura
verità. Riavere Danny era bello, ma mancava Mac. Gli era mancato Mac da
morire e mentre si ammorbidiva, vide che la sua mano si muoveva. Si
posò sulla sua coscia forse in un riflesso dei vecchi tempi e si
irrigidirono mentre sentirono una violenta scarica elettrica
attraversarli e renderli seri. Quel punto che lui toccava era bollente
come la sua mano.
- Anche tu... - Ammise Mac il quale
ricordava bene il motivo per cui si erano lasciati a quel tempo e tutte
le complicazioni nel mezzo. Eppure era lì e si specchiava nei suoi
bellissimi occhi azzurri e non riusciva a fare a meno di emozionarsi ed
eccitarsi e volerlo. Non riusciva a fare retromarcia anche se nella sua
mente tutto gli diceva di stare attento, che poi sarebbe stato tardi.
Mac stava per ritrarre la mano in un
disperato tentativo di tornare in sé, ma Don gliela prese trattenendola
e veloce si sporse verso di lui, ma nel più classico degli eventi,
suonò il campanello.
Il fattorino della pizza era arrivato e come sempre interrompeva i momenti migliori.
Don imprecò mentre Mac si alzò di scatto evadendo volentieri da quella situazione.
Senza rendersene conto andò ad aprire
al posto di Don facendo gli onori di casa come se fosse sua. Avevano
passato così tanto tempo a casa uno dell'altro che ora gli veniva
spontaneo nel momento di caos che stava vivendo.
Quando se ne accorse, si scusò con un Don che ridacchiava già tornato padrone di sé.
Mac in quello seppe che avrebbe riattaccato e che quella volta non sarebbe riuscito a ritirarsi.
“Nemmeno voglio ritirarmi. Voglio che
lo faccia e voglio rispondere. Perchè anche se penso che la situazione
sia caotica e poco chiara, so che non ho mai smesso di amarlo e di
essere attratto da lui. Ed abbiamo passato di tutto, nel mezzo. Non so
se voglio perderlo ancora. Quella volta ci siamo lasciati per un motivo
preciso, ma ora... ora mi sembra stupido. Lo è?” Poi se ne rese conto
come attraversato da un fulmine. “Dio Santo, quella volta ci siamo
lasciati davvero per Danny, perchè entrambi provavamo qualcosa di poco
chiaro per lui. La scintilla è stata la nostra diversa modalità di
vivere i principi nel lavoro, io troppo fedele alle regole e lui alla
sua squadra. E poi perchè ero troppo chiuso e lui voleva che
condividessi tutto. Ma poi ci siamo resi conto che Danny non era
esattamente solo un amico per nessuno di noi due e non sapevamo come
definirlo, ma c'era e... e ci siamo lasciati sul serio per questo. Per
lui!” Rendersene conto in quel momento fu per lui sconvolgente.
Per la prima volta Mac era davvero confuso e deciso a fare una cosa che in vita sua non aveva mai fatto.
Si sarebbe lasciato trasportare dagli
eventi... per quel che riguardava Don, si diceva. Solo per lui. Per lui
poteva farsi trasportare. Il resto avrebbe dovuto controllarlo.
Con la pizza, Don cercò di
alleggerire la situazione e riportare l'atmosfera a qualcosa di meno
caldo, per evitare che Mac stesse all'erta. Voleva spingerlo ad
abbassare un po' la guardia per poi riprovarci.
Rimasero sul divano a mangiare la pizza, guardando la partita di cui a Mac importava poco.
- Siete tu e Danny i patiti di
sport... io preferisco i film, lo sai... - Disse Mac dopo un'ovazione
di Don tutta entusiasta per un'azione eccezionale delle due star di una
delle due squadre.
Quando gli aveva detto se aveva visto
spintonandolo, Mac aveva sorriso divertito rispondendo logico e calmo
come suo solito... smontando Don.
- Forse dovevo invitare anche lui! - Convenne impulsivo. Mac però si mise a ridere.
- Potevi... perchè non l'hai fatto? -
Don concluse la pizza e si scolò metà bottiglia di birra per evitare di
dire la pura verità, ovvero che era stato Danny ad organizzare tutto in
modo che loro due fossero soli!
- Ti ho detto, era con Lindsay e Lucy in una cosa in famiglia... -
Mac annuì ricordando che glielo aveva accennato.
- Famiglie moderne... - Commentò leggero. Don sogghignò alzando le sopracciglia.
- Almeno non prendono in giro
nessuno. Secondo me saranno una famiglia molto più equilibrata di molte
che si sposano solo perchè arriva un bambino inatteso... -
Mac si perse del tutto la partita che
comunque gli interessava poco per seguire quel discorso che gli piaceva
di più, infatti appoggiato allo schienale e con la birra in mano,
guardava più Don che lo schermo. Tutto l'opposto di Don che si era
scordato l'obiettivo principale della serata, ovvero provarci con Mac.
- So che ne vedi tante tu da
poliziotto... voglio dire, sei a diretto contatto con dei giovani
delinquenti che sai degenereranno per via delle loro famiglie che li
seguono poco... - Don lo guardò interrotto da un time out.
- Tu non ne hai viste in tutti gli anni di servizio? -
Mac non distolse lo sguardo, trovò
piacevole finalmente specchiarsi ancora nei suoi occhi che erano stati
piantati sulla televisione per un bel po'!
- Sì, ma io purtroppo li vedo tardi.
Quando c'è già stato l'omicidio. Tu li vedi sul nascere e sai che cosa
diventeranno e non puoi fare più di tanto. Li tieni d'occhio, cerchi di
rompergli le scatole... ma sai che non sarà abbastanza. - Mac lo sapeva
perchè ci era passato, ma poi aveva fatto carriera passando ad una
squadra scientifica che veniva chiamata solo per gli omicidi.
In quei casi era sempre tardi.
Don era un poliziotto, era sul campo in un altro modo.
Strinse le labbra riflettendo che
aveva ragione e si sconvolse di rendersi conto che era così abituato a
quello che non gli venivano nemmeno più certi ragionamenti.
- Beh è vero... e ci sono così
abituato che non faccio nemmeno più certi collegamenti! - Mac aggrottò
impercettibilmente le sopracciglia. - Voglio dire... con quella frase
probabilmente mi riferivo a questo, però non l'ho detto
intenzionalmente. È semplicemente stata la prima cosa che mi è uscita,
capisci? È così insito in me quel che ho visto che... influenza il mio
pensiero senza che nemmeno me ne accorga! Sei stato tu a capire che lo
dicevo per quello! Per me è semplicemente così e basta! - Mac capendo
cosa voleva dire, tornò alla sua dolcezza innata che era lieto di poter
usare al di là del lavoro, dove doveva essere integro e tutto d'un
pezzo.
Gli toccò il braccio appoggiato sul
divano fra di loro, glielo prese nella mano scivolando sul polso e Don
reagì subito istintivamente spostando la propria per prendere la sua.
Mac non si ritirò e rimase agganciato alla mano ed ai suoi occhi vicini
mentre di nuovo si ricreava con fin troppa facilità quella connessione
speciale.
- Forse è meglio che non ne sei ossessionato e che non pensi sempre a questo. -
- Ma comunque ne sono influenzato lo
stesso, solo che non me ne rendo conto... - Replicò Don mentre non
temeva di mostrarsi scosso da questa realizzazione un po' amara.
- E' normale, tutti lo siamo.
Facciamo un lavoro che è inevitabile ci influenzi, solo che per farlo a
lungo e bene senza farci assorbire e divorare, l'unica è non pensarci
ogni momento. Non possiamo farci ossessionare da quello che vediamo. Ci
influenza, ma senza ossessionarci. Sappiamo elaborare le cose a modo
nostro e poi scappare. Gli orrori lavorano in noi, ma poi ci lasciano
liberi di vivere la nostra vita in ogni caso. Ci... ci portano già via
troppo così... se ci facessimo prendere troppo staremmo male e basta. -
Mac esitò mentre diceva la conclusione e Don sapeva a cosa si riferiva.
A tutte le volte che il suo lavoro era entrato in collisione con la sua
vita privata.
- Lavorare con chi si ama non è certo
facile, in questo senso... - Ed era chiaro che Don in quel momento si
riferisse a lui e a Danny.
Entrambi erano stati passati sotto
tritacarne ripetutamente, come anche Mac e lui sapeva quanto difficile
fosse lavorare insieme proprio per quel motivo.
Mac capì a cosa si riferiva e fu
molto espressivo nell'annuire, Don trovò il suo sentimento intatto,
quell'emozione che l'aveva toccato tutte le volte che lui e Danny erano
stati presi d'assalto rischiando grosso.
- Danny poi è una calamita per i guai! Con lui c'è proprio da uscirne matti! -
Mac rise a questa sua uscita realizzando troppo tardi cosa di fatto aveva detto.
Danny è fra quelli che amava con cui
lavorava, senza quella frase avrebbero potuto intendere loro due. Don e
Mac erano stati insieme e si erano lasciati amandosi.
Avevano provato a percorrere strade diverse, ma non era stato facile, specie perchè poi si erano ritrovati lì insieme di nuovo.
Mac si fece serio capendo il
sottinteso e non sapendo cosa dire, così Don decise di affrontare
l'argomento più spinoso perchè entrambi sapevano che sarebbero finiti
proprio lì. Inevitabilmente lì.
E se Don voleva tornare con Mac, doveva polverizzare la motivazione per cui si erano lasciati, ma a modo suo.