CAPITOLO XXIII :
UN'ALTRA PROSPETTIVA

“Questa qui è la prima linea
Questa è ancora la prima linea
Guarda come scompare
Conosco l'ultima linea
L'ultima linea non mi tirerà mai dentro
questa qui è la seconda linea
Questa è ancora la seconda linea
Perché si sente come paura?
Come se l'ultima linea
l'ultima linea si avvicinasse lentamente
Questa qua è l'ultima linea
questa è ancora l'ultima linea
Guarda come scompare
L’ultima linea piatta va di qua alla fine

/The last line – Chester Bennington, Mike Shinoda, Dave Farrell & Joe Hann/


Mac sfilò la mano dalla sua rendendosi conto che non era il caso di continuare, nel toglierla sentì il dispiacere che provava e sperò che Don gliela riprendesse. Quando lo fece con decisione, si sentì subito meglio nonostante capisse bene che stava per succedere qualcosa che non doveva.
Ma non doveva perchè?
Mac era di nuovo confuso.
“Danny... “ Pensò in extremis.
- Don, noi ci siamo lasciati per un motivo che non è risolto... - Don fu lieto che finalmente ne parlasse e approfittò come se non avesse aspettato altro.
- E' stata una cosa stupida! - Esclamò deciso infiammandosi. Mac batté le palpebre smarrito, non stavano pensando alla stessa cosa. Aggrottò la fronte ed indagò circospetto.
- Per cosa credi che ci siamo lasciati, Don? -
- Per le nostre divergenze d'idee! Per i nostri valori troppo opposti. Per il tuo non scendere a patti in nessun caso! Ma è stato stupido lasciarci per questo, Mac! - Mac sospirò scuotendo il capo  paziente, sapendo che aveva pensato a quello.
- Non è stato per quello, Don. Ne abbiamo parlato molto. Quella è stata la goccia, ma sul serio noi... noi ci siamo lasciati per Danny! Non abbiamo mai capito che ruolo avesse, cosa provassimo per lui... provavamo qualcosa, ma cosa? Comunque c'era e non si poteva ignorare. Ci siamo lasciati perchè non eravamo solo in due, ma in tre! - Sentirglielo dire rese tutto molto più semplice e Don, ricordandosi di non poter passare al piano finale, ci girò intorno cerando di essere abile.
Anche se con Mac era quasi una barzelletta!
Don si girò verso di lui piegando una gamba nel mezzo, gli lasciò la mano per gesticolare infervorato.
- E allora? Ok, in quel momento era una tragedia, non l'ho potuto accettare ed è stata colpa mia, ma ricordo che tu mi dissi che provavi qualcosa per Danny e non avevi idea di che cosa fosse e che anche se mi amavi non potevi chiedermi di stare insieme a te lo stesso, perchè nessuno l'avrebbe accettato. Ricordo che facesti questo discorso, Mac. - Mac annuì teso sulla linea del non ritorno. Una linea in cui sembrava stesse per scoppiare la fine del mondo o qualcosa del genere.
Avevano camminato su quella linea per molto tempo ed ora stava arrivando la fine. La fine di quella linea. Ora si trattava di scendere e vedere dove si era giunti.
Mac vedeva quella linea finire.
- E lo ripeto ancora. Non so cosa provo per Danny, anche se ti amo ancora e fra noi non è cambiato nulla, Danny c'è e non possiamo avere una storia a tre, anche perchè tu e lui mi pare avete qualcosa, o mi sbaglio? - Don imprecò mentalmente.
Aveva saltato tutto il loro piano ed era arrivato subito alla conclusione.
“Avremmo dovuto aspettarcelo... lui è Mac! Rigirarci lui?! Ma eravamo strafatti?”
Don ora voleva chiamare Danny e dirgli di risolverla lui, ma siccome non poteva, cercò una risposta perfetta, convincente.
- Io non... non capisco perchè se noi due ci amiamo e ci desideriamo, non possiamo stare insieme. - Doveva fargli affrontare una cosa per volta, comunque.
Mac però era focalizzato sulla situazione generale, lo era troppo perchè ne era ossessionato. Si sistemò a disagio sul divano senza alzarsi, guardando Don accigliato ed incredulo che parlassero di quello.
- Don, come puoi non capirlo? Se c'è del sentimento verso un altro, la stessa persona per entrambi per giunta, come puoi non capire dove sta il problema? - Don però era ostinato e puntando il dito sul proprio ginocchio, fece seccato e testardo.
- No invece, no! Non capisco! -
- Don... -
- No, ascolta tu Mac! - Esclamò Don prendendogli le mani aperte in mezzo a loro che cercavano di calmarlo. - Mi ami? - Chiese a bruciapelo e sicuro.
Mac sospirò. Sapeva che riduceva tutto a quello, semplificava le cose al massimo.
“Beh, questo l'ha imparato da Danny!”
- Sì, ti amo, Don. Lo sai. Anche se ci siamo lasciati e ne abbiamo passate tante... ti amo ancora e credo non smetterò mai. - Don fece una piccola capriola, era la cosa più bella che potesse sentirsi dire da lui, dopo tutto quello che era successo e gli occhi gli brillarono mentre le lacrime facevano capolino traditrici, complici un'emozione troppo grande.
- Anche io ti amo! Ti amo da morire e questi mesi senza di te sono stati un inferno e lo sai. Mi sono dato anima e corpo con Jess e quando se ne è andata ho pensato di dover dimostrare a me stesso quanto ci tenessi, che lei era tutta la mia vita al punto da oltrepassare i limiti ed indovina un po'? Solo dopo mi sono accorto che non ne valeva la pena! Che non era così! Non era tutta la mia vita, non serviva, non dovevo arrivare a quel punto! Non sapevo conviverci! - Mac cercò di liberarsi le mani per fermare il fiume di parole che non intendeva chiudere, ma Don non glielo permise e continuò alzando la voce sulla sua che lo chiamava fermo. - Perchè alla fine eri sempre tu quello che contava di più! Tu che non riuscivo a guardare negli occhi per il limite superato, te che avevo deluso! Te che mi mancavi! Ti amo, Mac, e non riesco a farti capire quanto! E l'idea di non poter stare con te solo perchè amiamo anche Danny e non capiamo come... mi manda in bestia! Non me ne importa di Danny ora! Ora mi importa di te! Dobbiamo... dobbiamo vivere per quel che sentiamo. E se ci amiamo dobbiamo vivere per questo. Perchè la vita è troppo corta e fragile per rischiare di vivere per altro! Ci abbiamo provato ed è stata un disastro! - Don lasciò le sue mani per prendergli il viso. Il suo discorso era stato impetuoso e perfetto. Così logico e giusto.
Mac lo pensava, ma d'altro canto c'era Danny e non poteva ignorarlo.
Don avvicinò il viso al suo, sconvolto per quel che sentiva. Mac socchiuse gli occhi ma si sforzò di non abbandonarsi, mentre Don ci stava riuscendo molto bene, specie unendo le labbra alle sue.
- Ma non è solo 'una specie di amore', Don. Per Danny è molto di più e dobbiamo parlarne... - Don alzò le spalle respirando sulla sua bocca.
- Sì e allora? Chi se ne importa se lo amiamo, come lo amiamo e se ne siamo attratti... può essere la stessa identica cosa che proviamo uno per l'altro, e allora? Ne siamo consapevoli, ma vuoi negare quello che c'è fra noi? Vuoi negare che sia reale? - Don sapeva essere molto convincente e dalla sua c'era il grande desiderio di Mac, represso fin troppo a lungo.
Le labbra raggiunsero le sue dopo averci parlato sopra, presero le sue fra le proprie e le succhiò. Mac non riuscì a tenerle serrate, non ne aveva la forza.
I brividi li percorsero sconvolgenti, veloci e potenti come treni in corsa. Ne vennero investiti mentre tutto ricominciava da lì dove si era interrotto.
Incapaci di capire, di vedere... che in ogni caso quello che provavano uno per l'altro c'era.
Mac aprì le labbra in bilico su quella linea la cui fine era ormai arrivata.
Parlare ed insistere o lasciarsi andare?
- Don... - Ma non sapeva più cosa doveva dire.
Don infilò la lingua nella sua bocca e quando Mac fece per trattenergliela, lui la ritrasse.
- Dici che non è reale, questo? -
Mac strinse forte gli occhi con sofferenza.
- Lo è fin troppo... - Don gli carezzò le labbra con la lingua.
- E non lo vuoi? - Sapeva come accenderlo, come gli piaceva e cosa e le mani che ora non gli tenevano più fermo il viso o i polsi, erano corse a ricordargli quanto bene lo conosceva.
Scese fra le sue gambe, sopra i vestiti e lo carezzò senza esitare.
Mac sospirò nella sua bocca, mentre si sentiva morire e poi impazzire.
Poteva avere integrità fino a licenziare un caro amico, ma non ce la faceva ad evitare quello.
Non riusciva a rifiutare Don.
Non poteva perchè l'amava e lo desiderava troppo.
- Non vuoi? - Chiese di nuovo giocando con la sua lingua, rifiutandogli di nuovo il bacio.
Mac in quel momento capì che sarebbe morto se l'avesse rifiutato e fu lui a prendergli il viso fra le mani e a baciarlo. Gli impose la propria bocca, infilò la lingua fino a trovare la sua ben disposta, lottarono uno con l'altro, danzarono fino a strofinarsi, ritirarsi, succhiarsi ed aversi sempre.
Don gli aprì i pantaloni svelto mentre il desiderio straripava in loro sempre più prepotente.
Quella linea ormai era finita e loro erano lì a vedere la sua fine insieme.
Le mani di Don si infilarono dentro alla sua biancheria e toccarono la sua erezione che non tardò molto a reagire. Fu come se lo riconoscesse. Quelle erano le sue mani, non le mani di qualcun altro.
Erano di nuovo loro insieme e per un istante l'emozione fu tale che trattennero entrambi i fiati cercando di non piangere, tale era la felicità nel ritrovarsi.
Mac infatti col suo viso fra le mani, si separò un attimo e guardandolo completamente preso da lui, mormorò con forza:
- Dio, quanto mi sei mancato... - Don trattenne a stento una lacrima.
- Da morire... - Rispose a sua volta tornando ad aggredire la sua bocca spingendolo per stenderlo sotto di sé.
Mac si lasciò fare mentre tornava alla sua bocca e le lingue ad intrecciarsi.
L'erezione nella mano divenne presto dura, Don così si fermò alzandosi, si spogliò in fretta, si sfilò la maglia che indossava e si lasciò cadere i pantaloni della tuta che si era messo in casa. Mac lo guardò con occhi liquidi carichi di desiderio, ammirando come si spogliava di nuovo per lui.
Don si tolse piano anche i boxer e si lasciò guardare e mangiare da lui, poi con un sorrisino malizioso, indietreggiò chiamandolo a sé.
Mac capì e si alzò seguendolo. Don camminava all'indietro e lui in avanti, sempre senza staccarsi gli occhi di dosso e, seguendolo, si slacciava la camicia dopo essersi fatto cadere i pantaloni.
Lo raggiunse in camera da letto, un percorso che conosceva molto bene.
Don si sedette e l'attirò a sé con sicurezza. Lo incastrò fra le proprie gambe e appoggiò il viso sul suo inguine ancora coperto dagli slip.
Mac chiuse gli occhi e Don strofinò la bocca su di esso.
Mac abbandonò la testa indietro e Don gli abbassò l'intimo scoprendolo.
Mac aprì le labbra e Don glielo prese fra le proprie, dopo averlo leccato.
Mac sospirò e Don succhiò riprendendo ogni cosa da dove era stata interrotta mesi e mesi prima.
Tutto perfetto. Tutto semplicemente perfetto.
Come se non avessero mai smesso.
Nessun imbarazzo, nessun impaccio.
Tutto liscio e lineare, fin troppo facile.
Mac prima di impazzire gli salì sopra stendendolo sul letto e riprese possesso del suo corpo, assaggiandolo con cura. Come gli era mancato. Ogni parte del suo corpo, gli era mancata.
Il sapore della sua pelle, la consistenza dei suoi muscoli.
Don si ritrovò presto a spingere nella sua bocca, impazzito dal piacere, fuori di sé dall'emozione per ciò che provava.
La sua bocca era sempre unica, per lui. Lo riconosceva. Se lo sentiva addosso, mentre il proprio corpo reagiva con forti scosse, in bilico nel raggiungere l'orgasmo.
- Mac... Mac non ce la faccio... - Mac capendolo e spinto ancor di più da questo, scivolò giù con la bocca, gli alzò le gambe e si occupò anche del resto entrandogli dentro prima con la lingua e poi con le dita.
Mac ebbe conferma che era decisamente abituato a fare sesso visto che ci mise poco e che non era per nulla stretto.
Lo lubrificò perversamente eccitato all'idea di farlo con lui come forse la sera prima l'aveva fatto già Danny.
Nel vortice degli ormoni che lo facevano ragionare senza schemi mentali rigidi e prefissati, Mac si eccitò molto pensando a Danny in quel momento e pensandolo anche su Don.
Con questo entrò in lui desiderandolo fortemente.
Tutto si sospese per un istante, tutto smise. Tutto scemò via.
Le cose sbiadirono e rimasero solo loro due.
Infallibili nel loro intrecciarsi, aversi, possedersi, farsi uno dell'altro.
Fino alla fine. Per sempre.
Non si sarebbero più lasciati.
Don aveva ragione, Mac lo capì mentre lo prendeva ad ogni spinta con più decisione, immerso in un piacere senza precedenti.
Qualunque cosa fosse Danny, ne erano entrambi coscienti. Ma questo non gli impediva di amarsi ancora fino a quel punto e di desiderarsi comunque.
Forse era sbagliato e scorretto in qualche modo, ma se entrambi provavano le stesse identiche cose, per chi era sbagliato e scorretto? Nei confronti di chi?
A quel punto si poteva vivere solo per quei sentimenti comuni.
Raggiunsero l'orgasmo a poca distanza uno dall'altro, come se non avessero mai smesso di averne insieme.
Poi, sconvolti, si lasciarono immergere nel piacevole caos offuscato.
Il mondo intorno riapparve lento e pigro, mentre loro due, stesi uno sull'altro, rimasero agganciati e abbracciati a sentirsi, ascoltarsi, aversi.
- Non so nulla, so solo che  ti amo... - Disse Mac sincero e disarmato perchè con lui si sentiva tranquillo tanto da calare la guardia.
Don si accoccolò su di lui dopo averlo baciato.
- Anche io ti amo ed è la sola cosa che conta. -
La serenità provata da entrambi in quel momento non la provavano da molto tempo.