CAPITOLO XXIV:
LA FASE DUE
“potrebbe essere sbagliato
ma sarebbe dovuto essere giusto
potrebbe essere sbagliato
lasciamo che i nostri cuori si accendano
potrebbe essere sbagliato
stiamo scavando una buca?
potrebbe essere sbagliato
è tutto fuori controllo?
potrebbe essere sbagliato
non potrebbe mai durare
potrebbe essere sbagliato
dobbiamo cancellarlo in fretta
potrebbe essere sbagliato
ma sarebbe dovuto essere giusto “
/Resistance – Muse!
'Missione compiuta!'
Questo fu l'sms che Don scrisse a Danny il mattino successivo, mentre
Mac era sotto la doccia e lui si rotolava pigramente fra le coperte.
Ripensando alla notte insieme non poteva che sentirsi felice ed a quei livelli non ci si sentiva da molto.
“Credo che sia stato quando eravamo insieme, l'ultima volta che mi sono sentito così.”
Pensò lucidamente mentre pensava che anche se Mac non avesse dovuto
accettare mai la relazione a tre, comunque non avrebbe mai rinunciato a
lui.
“In quel caso mi tengo Danny come amante!”
Per quanto ridacchiasse, era molto serio nel pensare ciò.
Quando Mac uscì dalla doccia era avvolto nel suo accappatoio, i capelli
corti erano bagnati ed emanava un delizioso calore umido.
Lo guardò sveglio e ancora steso e sorrise intenerito, rasserenato rispetto ai tormenti avuti in quei giorni.
Sicuramente anche lui si era arreso ad una delle sue battaglie e
capendo che il farlo l'aveva reso felice contro ogni ragionamento
logico e sensato, non poteva che farlo sentire leggero e quasi del
tutto completo.
“Quasi...” Pensò mentre si avvicinava al letto per dargli il
buongiorno. “Penso che la percentuale mancante sia proprio Danny, ma
temo non ci sarà mai il completamento...” Mac ne era sicuro. Stare con
Don pregiudicava la sua relazione con Danny. In altre parole stare con
uno significava che non sarebbe stato con l'altro, nonostante quei
sentimenti che entrambi provavano uno per l'altro.
Don si girò verso di lui in attesa del bacio che Mac gli diede chinandosi su di lui.
La sensazione di svegliarsi insieme, darsi il buongiorno, fare la
colazione in coppia. Quelle cose erano forse le più scontate in una
relazione, eppure erano quelle che poi mancavano di più. Solo che ci si
rendeva conto di questo quando tornavano.
- Mentre ti fai la doccia preparo la colazione. - Mormorò sulle sue labbra. Don annuì sempre con quel sorriso beato.
- Fa come se fossi a casa tua. -
Era bello dirlo, era bello sentirlo, era bello farlo.
“In ogni caso non farò mai più a meno di lui.”
Si dissero entrambi, uno sotto la doccia ed uno ai fornelli a preparare uova e bacon.
Mac e Don arrivarono in centrale insieme, Mac con gli stessi vestiti
della sera prima perchè non aveva avuto tempo di passare da casa a
cambiarsi. In corridoio si erano appena separati quando Danny venne
loro incontro e grazie alle spalle che dava Mac nel dirigersi al suo
ufficio, i due fenomeni si salutarono stranamente silenziosi,
limitandosi a darsi il pugno, facendo quasi finta di nulla.
Nessuno lo notò, ma loro sapevano cosa significava.
Adesso poteva iniziare la fase due.
- Comunque Mac sta mangiando la foglia... - Disse Don guidando l'auto
di servizio verso un negozio che dovevano controllare per un'indagine.
- In che senso? - Chiese Danny guardando il profilo del suo amico.
Don alzò la spalla ed inarcò le sopracciglia con fare ovvio.
- E' Mac, è già arrivato alla nostra conclusione da solo e
probabilmente molto prima di noi... solo che ha i suoi rigidi principi
ed anche se sa che fra noi c'è una dinamica a tre, non intende viverla.
È settato nei suoi schemi rigidi. - Danny fece il broncio, ma poi alzò
le spalle tornando combattivo e sicuro di sé.
- Non importa, cederà! Quando vedrà sulla pelle che abbiamo ragione non potrà evitarlo! -
Don strinse le labbra in un'aria poco convinta mentre parcheggiava.
- Non lo so, Danny... lui sa di amare entrambi e probabilmente nella
stessa maniera e sa che anche noi due ci amiamo. Sa che proviamo le
medesime cose uno per l'altro ma... sono riuscito a tornare con lui
solo perchè l'ho costretto a focalizzarsi solo su di me. E a fatica,
perchè non riusciva a smettere di pensare a te, che proviamo entrambi
dei sentimenti anche per te! Lui sa tutto e lo sa da quando ci siamo
lasciati. -
Danny scese scuotendo la testa ostinato.
- Tutti possono cambiare idea. Finchè ci pensa non si schioda dalla sua
idea, è testardo. Ma se lo vive, lo prova, capirà che non c'è niente di
male finchè ne siamo tutti e tre consapevoli e lo accettiamo. Non
dobbiamo renderlo pubblico, sarà sempre una cosa solo fra noi! -
Danny era molto sicuro di questo, Don un po' meno, ma il piano l'aveva pensato lui e l'avrebbe gestito lui.
“Comunque fra lui e Mac non so chi è più testardo!”
in ogni caso nemmeno Danny avrebbe cambiato idea.
L'ennesima rincorsa con tanto di impatto, provocò in Danny
l'inevitabile degenerazione della sua povera schiena, ormai
bistrattata.
In effetti più che la schiena vera e proprio, ogni volta che esagerava
con l'attività fisica e che doveva rincorrere un sospettato, era il
coccige che gridava vendetta e finiva per non potersi sedere dritto per
un po'. Nel proprio armadietto a lavoro teneva un cuscino ortopedico
che usava durante le riunioni o se doveva stare seduto per tanto tempo
in laboratorio ad analizzare prove.
Un cuscino per il fondoschiena.
Quella volta chiaramente aveva esagerato ed a fine giornata si ritrovò
seduto nel divano dell'ufficio di Mac per parlare del caso appena
concluso.
Per parlare al volo di solito non si sedeva, ma lì non riuscendo a
stare in piedi si era appollaiato sui suoi cuscini e da lì aveva
sentito poi di non potersi più rialzare.
- Oh dannazione! - Concluse poi dopo aver finito la sua conversazione
con Mac inerente al caso. Mac, che si era messo a chiudere delle cose
al computer, tornò con lo sguardo interrogativo su Danny ancora seduto
sul suo divano.
- Che succede? - Chiese calmo. Danny era tutto storto, con una mano si
teneva aggrappato al bracciolo e con l'altra, stretta a pugno, cercava
di far leva per alzarsi.
La smorfia sul suo viso parlava al suo posto.
- Credo di aver esagerato con l'attività fisica, ultimamente... - Disse
sotto sforzo per il dolore. Mac capì subito di cosa parlava e chiudendo
il computer rispose sempre calmo.
- Tu devi sempre esagerare, altrimenti non sei contento. Poi ne paghi le conseguenze. - Le solite sgridate da capo.
Danny si imbronciò rimanendo comunque seduto sul divano.
- Sì ma comunque ora sono bloccato! -
Mac ridacchiò sentendolo lamentarsi piagnucoloso.
- Conosco uno che pratica agopuntura che fa miracoli. Se vuoi ti accompagno. - Danny guardò l'ora tarda e asserì l'ovvio.
- Dubito che adesso abbia tempo! - Mac strinse le labbra perplesso alzandosi dalla scrivania.
- Naturalmente non ora. -
Danny fece il sorriso da schiaffi allargando le braccia.
- Bene, cosa proponi per adesso? - Mac raccolse le proprie cose
chiudendo i vari macchinari, poi arrivò a lui e rimase in piedi
guardandolo del tutto padrone di sé.
- Hai già preso tutto? - Danny annuì.
- Stavo andando via, sono passato a salutarti. - Per poi finire per parlare del caso concluso.
Mac chiuse la luce dello studio facendo impallidire Danny che per un
momento, sempre seduto sul divano e con l'intero piano disabitato,
pensò d'aver già raggiunto il proprio scopo.
Poi Mac tornò da lui, si chinò, gli prese il braccio e se lo portò
intorno alle spalle, dopo di che gli mise il proprio intorno alla
schiena e lo alzò di peso. Danny non oppose resistenza e si lasciò
aiutare in un deja-vu di non molto tempo prima.
- Ti accompagno a casa. - Disse Mac una volta che l'ebbe messo in
piedi. Danny completamente appoggiato a lui com'era abituato a fare per
via della propria infermità di mesi prima, si lasciò trasportare senza
resistergli. L'assecondò e mentre pensava che per fortuna ora le cose
erano diverse anche se la sensazione era simile ad allora, lo ringraziò
piano.
- L'abitudine è dura a morire, eh? - Cercò di alleggerire una
situazione potenzialmente pesante. Ricordare quando aveva avuto bisogno
di cose simili, era doloroso per Danny e non voleva rattristarsi, ora
aveva superato tutto, quelli erano solo rimasugli che un giorno non ci
sarebbero più stati.
- Ho lo spirito della croce rossa, mi dicono! - Rispose Mac ridacchiando, Danny fece altrettanto.
- Allora nutro il tuo spirito? Mi pare di essere il migliore in questo!
- Insieme si avviarono nel corridoio scherzando così mentre,
abbracciati in quella maniera, tornavano a provare gli stessi brividi
di piacere in quel contatto forzato e ridondante.
- Imbattibile, direi! - Danny aveva auto ironia e Mac gli piaceva
scherzare con lui così. Entrarono in ascensore ridendo sempre con le
braccia allacciate, si appoggiarono alla parete dietro di loro in
attesa che l'abitacolo scendesse al piano sotterraneo, nei parcheggi.
- Seriamente, grazie. Non so perchè lo fai sempre, perchè continui a
prenderti cura di me anche se potrei arrangiarmi. Non sei davvero
responsabile di me. Non lo eri quella volta, anche se capisco che il
non risolvere il mio caso ti spingesse ad occuparti di me. Ma ora è
tutto risolto, eppure continui. - Danny sapeva molto bene quello che
stava dicendo, fin troppo bene.
Mac però non ne aveva idea di quanto pilotato fosse quel dialogo, di
solito Danny non ci rifletteva molto sulle cose da dire. Non stava
fingendo di avere mal di schiena, era vero che stentava a camminare
dopo la grande corsa, però era stato bravo a rigirarsi la cosa a suo
favore.
Mac lo guardò da quella posizione ravvicinata, sempre le braccia
intorno uno all'altro. Il suo sguardo adulto si trasformò in severo ed
offeso.
- E' questo che pensi? Che mi sia preso cura di te perchè mi sentivo in colpa? - Danny alzò le spalle.
- Beh, sì... insomma, ti conosco e so che ragioni così. Ti accolli tutto e... - Mac lo fermò risoluto e freddo.
- Non è così. L'avrei fatto comunque, anche se avessimo risolto subito
il tuo caso. - con questo si fece silenzio, un silenzio imbarazzante e
pesante che nessuno dei due ruppe. L'ascensore arrivò giù e loro sempre
in silenzio uscirono. Danny non sapeva se quell'atmosfera giocasse in
suo favore o meno, ma non poteva che assecondare gli eventi cercando di
pilotarli al meglio che poteva.
Arrivati alla macchina di Mac, lo aiutò a salire piegandosi con lui
dentro l'auto, nel movimento tanto simile a quello che facevano una
volta, i visi si trovarono nuovamente a sfiorarsi e gli occhi
agganciati uno all'altro. Serrarono le labbra strofinandosele, come per
impedirsi di baciarsi di già.
“Di già...” Ripeté Mac come se sapesse che sarebbe successo. Se non subito, un giorno.
“Non lo posso ignorare. Sono attratto e continuo ad esserlo. E non
credo che un giorno non lo sarò perchè non si tratta solo di una
questione fisica, altrimenti basterebbe dare libero sfogo una volta e
togliersi l'ossessione dalla testa. È proprio il sentimento nel suo
complesso che mi tira a lui.”
Mac uscì in fretta per poi fare il giro e salire dalla propria parte.
Ancora in silenzio guidò verso casa di Danny, mentre nella mente l'idea
che non fosse geniale accompagnarlo anche dentro.
Naturalmente pensò di non avere scelta. Danny provò ad uscire da solo
dicendo che non serviva portarlo fino a dentro, ma Mac sapeva che
invece era necessario.
- No dai... ce la posso fare... hai fatto troppo e... - Mac, seccato,
chiuse l'auto e se lo prese di nuovo sotto braccio come prima,
cingendolo per la vita.
- Andiamo. - Danny non si lamentò se non per fare smorfie.
Il dolore al coccige era tale che lo faceva zoppicare vistosamente ed a
volte gli cedevano le gambe, per cui non poteva camminare da solo
quando il dolore era tale.
- Devo aver proprio esagerato, ma sai il poter correre è una droga...
non... non sai quanto sia bello finchè non puoi più farlo. - questa
frase mise momentaneamente le cose a posto e la tensione si mise in un
angolino mentre arrivavano a casa del ragazzo.
La solita Harley all'ingresso, il solito tavolo da biliardo in salotto.
Mac non ci veniva da un po', ma aveva rimesso tutto a posto, tutto come
sempre. Nel vederlo sorrise contento.
- Mancava la moto. - quando si era ritrovato paralizzato aveva fatto
togliere tutto, per fortuna era stato Don l'incaricato del momento e
aveva solo messo tutto in garage, consapevole che un giorno avrebbe
ripreso a camminare.
- Fortuna che Donny non l'ha buttata. -
- Buttare una Harley sarebbe un crimine... - Rispose Mac con leggerezza. Danny rise annuendo, poi indicò col mento il letto.
- Portami in camera se non ti dispiace. Una dormita mi rimetterà in sesto! - Mac ne dubitava.
- E pensi di riuscire a dormire? - Chiese razionale. Danny si lasciò
sedere e sciolse le braccia dal suo collo per poi appoggiarsi al
materasso.
- Sono ottimista! -
Mac lo lasciò mentre si toglieva le scarpe con quella di stendersi, mani ai fianchi ed aria severa, scettica.
Danny ci impiegò molto a togliersi le scarpe, alla fine dovette gettare la testa all'indietro con insofferenza, imprecando.
- Quando cazzo finirà tutto questo? - Sfuriò un istante Danny,
stizzito, esasperato da quei rimasugli che non volevano lasciarlo in
pace.
Mac si ammorbidì e scacciò ogni ombra affiorata, sciolse le braccia, si tolse la giacca e si slacciò i polsini della camicia.
- Avanti, spogliati e stenditi! - Fece poi mentre andava al bagno alla ricerca di qualche pomata per i dolori che sapeva aveva.
Danny rimase seduto sul letto a guardarlo convinto d'aver capito male.
Era stato troppo facile. Beh, il suo dolore non lo era, ma il giungere
alla conclusione dello 'spogliati e stenditi' sì!
Quando Mac tornò con il gel alle erbe medicinali, lo vide ancora seduto esterrefatto a guardarlo convinto d'aver capito male.
- Avanti, spogliati e stenditi a pancia in giù, sono pratico di
massaggi, so cosa faccio. - Ripeté perentorio. Danny capì quali erano
le sue intenzioni, ma sapeva a cosa avrebbe potuto portare tutto quello
e con un sorrisino vittorioso ben nascosto dentro di sé, si sfilò la
maglia rimanendo in canottiera. Ovviamente si tolse ben volentieri
anche quella.
Mac inghiottì a vuoto nel guardarlo di nuovo a torso nudo, il suo
fisico era sempre stato esplosivo e al di là dei loro precedenti e di
quel che nutrivano uno per l'altro, chiunque in possesso delle sue
stesse tendenze bisessuali non sarebbe stato indifferente ad un tale
spettacolo.
Anche Don era ben messo in quel senso e cominciava a pensare di subire il fascino del fisico prima ancora di tutto il resto.
Rimase apparentemente impassibile per poi doversi slacciare anche il primo bottone della camicia per l'aria ormai irrespirabile.
Danny si era tolto anche i jeans dopo essersi steso ed essersi contorto fra smorfie varie.
- I boxer puoi tenerli. - Disse prima di pensarci davvero.
Danny non li tolse e si girò di schiena piegando le braccia sotto il mento.
Mac rimase a corto d'ossigeno nel guardarlo in quel momento, solo dei
boxer addosso, cosa gli era saltato in mente di fargli i massaggi?
Sapeva che era la cosa giusta, ma a volte fare la cosa giusta era davvero una pessima idea.
“Iniziamo bene la relazione io e Don! “ Pensò in difficoltà mentre si
sedeva sul letto piegando una gamba sotto di sé, rivolto al corpo da
urlo di Danny. Gli occhi attratti dal tatuaggio alla spalla che gli era
sempre piaciuto.
- Dove ti fa male di preciso? - Danny, con un sorrisino vittorioso che
l'altro non poté vedere, sciolse un braccio e col dito indice in aria
andò a toccarsi il punto preciso che gli faceva impazzire dal dolore.
Il dito si fermò proprio sul coccige, ovvero l'inizio del suo piacente e ben modellato sedere.
Mac inghiottì ancora a vuoto.
“Vorrei proprio sapere perchè non gli ho chiesto prima dove gli faceva male. Forse avrei evitato di propormi per il massaggio!”
Ma ormai era lì e non poteva evitare.
Alla fine sospirò.
“Sono un uomo, devo domare i miei insani istinti. Sto con Don, ora. Di
nuovo. E di nuovo non posso rovinare tutto. Anche se lui sa cosa provo
per Danny e gli sta più o meno bene perchè prova lo stesso. Dannazione,
se lui fosse nella mia stessa situazione non so se si farebbe scrupoli.
Cioè sta con me, ma sono sicuro che non continua a farsela con Danny?
Forse noi tre dovremmo parlare a viso aperto…”
Mac continuava ad avanzare molto bene in quel campo minato che era la
loro relazione, ma Danny sapeva di avere tutto nelle proprie mani. Beh,
più che altro, in quel momento, sul proprio fisico.
- Allora... ehm... dovresti abbassarti anche i boxer... - Mac si
sforzava di non essere imbarazzato e di norma era bravo a controllare
le proprie emozioni, ma in quel momento era allo stremo di sé, ormai si
stava accaldando troppo e non poteva proprio farci nulla.
Tutto dentro di sé era in subbuglio e si sentì morire quando Danny si
abbassò i boxer ben volentieri. Sembrava godere fra una fitta di dolore
e l'altra.
Forse non sapeva ancora che lui e Don erano tornati insieme, ma era
sicuro che Don glielo avesse detto, gli diceva sempre tutto prima
ancora di concepirlo!
Guardando il suo didietro prima di toccarlo, sospirò come se stesse andando al patibolo.
Decisamente in difficoltà, spremette il gel, se lo spalmò nelle mani ed iniziò dalla parte più facile, la zona lombare.
Danny aveva i boxer abbassati sotto le natiche sode e nel complesso risultava una visione erotica.
Troppo.
- Credo che molti film porno inizino così! - Fece Danny mentre sentiva
le mani di Mac, calde, scendere lentamente nel spalmargli il gel.
Mac non sapeva se ridere o disperarsi. Cosa gli saltava in mente di dire proprio quello?
Forse pensava di alleggerire la situazione. Non sapeva quanto l’appesantiva, invece!
Mac non rispose e Danny non insistette. In un attimo ci furono solo le
sue mani che esperte scivolavano sulla sua pelle liscia e sulle sue
curve sode.
Danny chiuse gli occhi mordendosi l'avambraccio su cui appoggiava il
viso, c'era un misto fra il dolore ed il piacere, ma in breve
l'eccitazione per l'avere le dita di Mac proprio in quella zona, prese
il posto di tutto.
Era come poter sognare ad occhi aperti, come vivere quello stesso sogno fatto a lungo.
Se solo fossero progrediti.
Secondo il suo piano dovevano andare oltre, ma con Mac bisognava fare
le mosse giuste ed ora lui era troppo appannato dall'eccitazione per
capire quali fossero quelle mosse giuste.
Per Mac era una specie di grande lotta.
Era bello toccarlo, averlo sotto i polpastrelli. Il gel gli faceva
scivolare le mani, le dita si soffermavano a premere in certi punti,
dove Danny gli aveva detto d'aver male e su quelli si muoveva molto
piano, ripetendo il gesto circolare mentre il gel si assorbiva.
Era proprio sopra l'inizio della fessura fra i glutei, Mac non
intendeva spostarsi da lì. Scendere significava andare oltre a quanto
poteva concedersi e già ora lo era.
Quando il gel si assorbì, tornò a mettergliene ancora, questa volta
direttamente sulla pelle. Danny sentendo il liquido freddo sussultò
stringendo le natiche, questo fece fare uno scatto anche a Mac che ne
strizzò troppo facendolo riversare su di lui finendo per scendere
troppo in basso.
- Mac, questa roba brucia, non è vaselina! Non puoi farmelo finire
dentro che altrimenti vedo le stelle! - Così dicendo Danny prese e
cominciò a toglierselo da solo da lì, lo fece in fretta infilando due
dita fra le natiche ora piene di gel liquido, per toglierselo prima di
sentirselo arrivare, per l'appunto, dentro.
Mac alzò le mani e sgranò gli occhi del tutto imbarazzato e quasi storicamente nel pallone.
Era la cosa più allucinante che avesse mai dovuto fare.
Stare a guardare Danny con le dita nel suo sedere.
“Dio Santo, se quello di prima era l'inizio di un porno, questo cos'è?”
Pensò agitato e a dir poco stressato. Era a disagio e non sapeva più
come comportarsi, ma ormai il suo coccige era pieno di pomata e non
poteva lasciargliela lì.
- Puoi... puoi finire di spalmare? - Chiese Danny in un misto fra il
polemico e l'imbarazzato. Mac pensò che dovesse essere peggio per lui
che per sé, così si fece forza e con un piccolo 'scusa' tornò a
toccarlo.
Si limitò a spalmargliela sul fondo della schiena e sulle natiche
perchè molta era finita anche lì, ma lo sguardo fisso nelle dita di
Danny abbandonate a lato, sul letto. Le dita piene di gel con cui si
era toccato.
Quella situazione non sarebbe mai finita bene e Mac ora ne aveva la
certezza, specie sentendo la propria erezione crescere fra le gambe e
vedendo le mani animate da vita propria massaggiargli con troppa
convinzione il suo fin troppo piacente sedere.