CAPITOLO XXVI:
DAVANTI ALLA VERITA'
"Oh, è tutto un casino
E tutti questi dolori che ho visto
Mi portano a credere
Che tutto è un disastro
Ma io voglio sognare
Voglio sognare
Lasciatemi sognare"
- Dream – Imagine Dragons -
Danny e Mac fissavano Don con arie severe e truci, in attesa che si schierasse.
Due contro uno, era il piano. Che
poi nel caso in cui si sarebbero trovati contro Mac, lui faceva per tre
da solo, quindi non potevano essere sicuri sull'esito, ma il tenente
teneva in alta considerazione il parere di Don e se lui fosse riuscito
a farlo ragionare, avevano speranza.
Mac si spostò dal biliardo cui
poggiava per mettersi più davanti a Don, il solo seduto sul divano
dall'inizio di quella folle conversazione forse poco sensata.
- Don. - Lo richiamò fermo, capendo che i due si erano davvero parlati.
- Mac, tecnicamente quel che dice
è vero ed anche tu l'hai detto. - Mac scosse il capo girandosi per
calmarsi, guardò in alto e sospirò scrollando le spalle.
- Siete due pazzi, state insieme che vi capite senza dovervi convincere a fare le cose! -
Mac con quello voleva chiamarsi
fuori e nel caso non fosse chiaro, si girò a guardarli uno ad uno per
dirlo. - Se mi coinvolgete in questa follia non mi vedete più! -
E a quel punto Danny andò nel panico capendo che forse era la fine di tutto. Ci aveva sperato, forse avevano corso troppo.
Don vide Danny vacillare, non
serviva parlasse per capirlo. Fu così che mentre Mac si preparava
prendendo le proprie cose per uscire, che Don si alzò e con un tono
perentorio, da poliziotto quale era, lo fermò.
- Mac, dobbiamo parlarne come si
deve, l'hai detto tu. - Mac però pareva non volerne più sapere e
continuando a cercare tutto quello che gli apparteneva, seminato un po'
ovunque, scosse il capo gelido.
- Abbiamo già detto tutto. Voi
siete capaci di vivere fuori dagli schemi, io sono classico. Siamo
incompatibili. Siate felici insieme, sono sicuro che riusciremo ad
essere professionali al lavoro. -
Mac era arrivato alla porta con un
Danny in procinto di una crisi di nervi, ma Don arrivò a lui e fermò la
porta che si stava aprendo. Con una manata lo fermò e seriamente
arrabbiato, tuonò.
- Tu la pensi come noi, solo che
ti rifiuti di accettarlo e guardare in faccia la realtà. Stai scappando
dalla verità e mi stupisce molto che proprio tu, che la insegui sempre,
lo faccia. Se esci da questa porta sappi che mi avrai deluso come mai
in vita mia e se conto qualcosa per te, se davvero conto qualcosa per
te, dovresti cercare di rimediare e rimanere! -
Dopo di questo, con un Danny
shockato per il modo in cui aveva affrontato Mac, a testa alta, al suo
pari, cosa che non aveva visto fare a nessuno mai, lasciò la porta e
indietreggiò aspettando di vederlo andarsene o rimanere.
Mac, colpito dalle sue parole,
capì che deluderlo non era un'opzione. Improvvisamente era una cosa
troppo pesante, deluderlo. La mano sulla maniglia rimase ferma, lo
sguardo basso, rabbuiato, preda di troppi pensieri tutti insieme.
Alla fine sospirò e si girò
togliendo la mano, Danny voleva togliersi gli occhi dalle orbite, non
poteva crederci, mentre Don sospirò dentro di sé.
- Sareste disposti a vivere una relazione simile? - Chiese incredulo che fosse così.
Danny annuì e Don rispose calmo.
- Non si tratta di cosa siamo
disposti a fare o meno, si tratta che le cose stanno così ed è una
verità inconfutabile. Noi tre ci amiamo alla stessa maniera. Faremmo
tutto uno per l'altro. L'abbiamo fatto e ci spingeremmo oltre ogni
limite se uno di noi fosse in pericolo. E c'è la stessa chimica, la
stessa alchimia. L'attrazione esiste, il sentimento esiste, ed è
identico uno per l'altro. Il fatto che siamo in tre è diverso dalle
regole della società, ma ognuno vive la propria vita in base a quello
che è e che prova. - Danny riuscì a spalleggiarlo con lucidità.
- La maggior parte della società è
eterosessuale, ma ci sono i gay e vivono benissimo la loro vita a modo
loro! Vuoi forse negare che siano felici quando gli etero? - In effetti
quel discorso li toccava da vicino, visto che avendo avuto storie
eterosessuali, quelle che li avevano maggiormente toccati e che
tutt'ora non li abbandonavano, erano proprio quelle omosessuali.
Mac immagazzinava tutte le loro parole smistandole in 'innegabilmente vero'.
Ma continuava a rimanere frenato dalla sua parte del 'non si può'.
- La maggior parte della società è
monogama, ma c'è chi fa funzionare la vita poligama. Noi non saremmo
coppie aperte che vanno con altri quando ci va. Noi ci amiamo, vivremmo
una relazione a tutti gli effetti. Ma fra tutti e tre. Non dovrebbe
certo saperlo il mondo! - Mac scosse il capo sempre non convinto, anche
se comunque confuso e meno sulla linea netta di prima.
- Ci mancherebbe di mettere i
manifesti! Non lo faccio quando ho relazioni normali a due, figurarsi
una cosa simile... - Danny si fece avanti.
- Ma noi non vogliamo farlo
sapere! È una cosa nostra! - Mac lo guardò sempre pensieroso e ritroso
su quel discorso. Ora era solo più confuso di prima e Don lo capì, gli
andò davanti e gli mise una mano sulla spalla, infine calmo e quasi
dolce, disse:
- Non rispondere subito! Pensaci
bene, prenditi tempo. Ma riflettici seriamente. Prendi davvero in
considerazione la cosa. Se... se non te la sentirai comunque, noi
capiremmo. Non ti faremo pressione. È solo che era ora di affrontare la
realtà. - Mac preferiva quell'atteggiamento, annuì sospirando incerto,
confuso, aggrottato. Non era convinto, pensava di rifiutare dopo
qualche giorno e di far finta di pensarci per farli contenti. Non
voleva rompere i rapporti con loro, ma non sapeva se si sarebbero
davvero mai dati per vinti. Li conosceva troppo bene per crederlo.
- Devo davvero passare da casa
prima di andare a lavoro. - Con questo si congedò, senza dire nulla.
Nessuna promessa. Solo un silenzio ben diverso dal no categorico di
prima.
Rimasti soli Don e Danny si
guardarono colpevoli e complici, carichi di una speranza che speravano
di poter trasformare in realtà.
Era una cosa molto difficile, ma di cose nelle loro vite ne avevano viste e avevano capito che non c'erano mai limiti.
- Questo è il massimo che potevamo
fare! - Disse infine Don con le mani ai fianchi e sospirando. Danny
annuì con un broncio delizioso.
- Mac è un grande fan della verità e quella che gli abbiamo presentato lo è. Prima o poi dovrà accettarla. -
Non aveva la minima idea che il destino gli avrebbe dato in quello una grande, enorme mano.
Il risultato fu comunque che Danny necessitò dell'agopuntura per poter camminare ancora dritto.
Non che Mac fosse stato tanto
violento, ma il famoso coccige di Danny non era pronto per quel tipo di
attività ed alla fine si ribellò.
Chiedendo un permesso a Mac che
gli rispose freddamente come se fossero vagamente conoscenti, andò
obbligando Don ad accompagnarlo.
Si lamentò per tutta la strada ed
anche durante la terapia continuò a rimuginarci su, convinto che Mac
non avrebbe mai accettato.
Una volta finito, si ritrovò la
spiacevole sorpresa dei propri effetti personali rubati, i vestiti con
il distintivo, portafogli ed altre cose che portava sempre con sé, come
una medaglietta di suo nonno.
Lì per lì se la prese come se la
sarebbe preso per qualunque altra cosa storta, brontolando ed inveendo
contro i pianeti allineati male che gli davano una serie di seccature
dietro l'altra, poi chiamò il solito Don in suo soccorso.
Del resto era in accappatoio, non poteva certo fare molto da solo.
- Hanno rubato anche le chiavi di
casa, per prima cosa portami lì che mi vesto, cambiamo la serratura e
poi andiamo a fare la denuncia formale. Ma ti sembra possibile che la
gente debba divertirsi così? Come se non ne avessi abbastanza! Mac
penserà che lo sto facendo apposta per non lavorare con lui! Che
giornata di merda! - Don non sapeva se ridere o tirarlo su, nel dubbio
gli diede delle amichevoli pacche sulla spalla mentre lo guardava
vestirsi con ciò che gli aveva portato lui dopo la sua sfuriata
telefonica con conseguente ordine di portargli un cambio completo di
vestiti.
Nonostante la seccatura del
cambiare serratura e dello sporgere denuncia, la cosa non venne
considerata con il giusto peso e sebbene non fosse una cosa piacevole,
non venne ricordata più del dovuto.
Non ci fu subito un seguito
specifico alla cosa, per cui non ci diedero eccessivo peso. Purtroppo
erano cose che potevano accadere.
Oltre tutto furono assorbiti dal
lavoro, ma soprattutto dalla questione di Mac che ancora si approcciava
a loro come un collega, un capo, un conoscente, ma nemmeno come un
amico.
Insomma, sembrava del tutto intenzionato a mettere le distanze.
Quando Danny e Don se ne resero
conto, Danny andò su tutte le furie e Don non riuscì a fermarlo
dall'andare da Mac come un caccia.
La goccia fu vedere la
sistemazione dei suoi turni della settimana, mai con lui o se il turno
era lo stesso, comunque era affiancato a Stella.
- Danny... Danny, lascia perd... -
Ma Danny ormai era corso dietro a Mac che proprio nel momento in cui ne
stava parlando con Don tutto infervorato, era passato entrando in
ascensore.
Capendo che stava andando via,
piantò in asso Don per sgusciare dentro l'abitacolo all'ultimo istante,
poco prima che le ante si chiudessero.
Quando Mac spostò lo sguardo serio
e concentrato sulla persona che aveva osato fermare la sua fuga, capì
che era tardi. Non ci sarebbe voluto un genio per capire cosa avesse
Danny.
Le porte si richiusero, Mac sospirò paziente e il giovane bloccò l'ascensore poco dopo la ripartenza.
Anche questo era stato del tutto prevedibile.
- Adesso noi due parliamo, che tu
lo voglia o no! - Tuonò Danny puntandogli il dito contro. Mac lo guardò
contrariato, non gli piaceva per nulla quell'atteggiamento, ma era
difficile in generale domare quella forza della natura. A volte gli
riusciva, spesso però no.
- Ti sembra il momento? - Chiese freddamente sapendo bene la risposta.
- Sì! Mi sembra il momento! Tanto per te non lo è mai! - Mac sospirò.
- Cosa c'è, allora? -
A Danny questa sua aria di mal
sopportazione mascherata come calma diplomatica lo mandava in bestia,
sapeva benissimo leggere fra le righe e non si poteva fraintendere quel
che pensava. Non voleva parlarne, per nulla.
- Cosa c'è? Dimmelo tu! - Con
questo sventolò il figlio dei turni che l'aveva fatto scattare! - Sono
passati dei giorni e non hai detto mezza parola su quel discorso e non
solo! Continui a mettermi in turni senza di te oppure con Stella! Sei
un libro aperto, se te lo stai chiedendo! E non mi piace quello che mi
fai leggere! - Ogni tanto si perdeva in similitudini e Mac ne
approfittava per rigirarselo.
- Mi dispiace, ma quel che c'è
scritto nel libro non può essere cambiato a piacimento. - La sua
risposta rimase piuttosto gelida e Danny alzò gli occhi al cielo
picchiando contro la parete metallica dell'abitacolo che traballò.
- Dannazione, Mac, non puoi far finta di nulla! Dovevi pensarci, non evadere! Tu stai approfittando per allontanarti da noi! -
Mac non intendeva piegarsi solo
perchè Danny glielo ordinava, doveva ancora nascere quello che lo
obbligava, quindi non perse le staffe nemmeno in quel momento, sebbene
mostrasse di non gradire la sua sceneggiata.
- Posso fare quel che voglio,
sebbene la cosa ti arrechi disturbo. Voi mi avete obbligato ad
ascoltare i vostri vaneggiamenti, non mi avete chiesto se mi andava di
rifletterci su! Avete fatto tutto voi ed ora ti stupisci se riprendo la
mia vita come meglio credo? Chi me lo deve impedire, tu? - Lo disse
come per metterlo a posto, rendendolo impotente. Cercò quasi di
ridicolizzarlo, sotto un certo aspetto
A Danny andò il sangue al cervello
e si trattenne a stento, però gli si avvicinò furioso continuando a
ruggire parole senza controllo.
- Invece non puoi far finta di
nulla, perchè sai che abbiamo ragione, è solo che non riesci a disfarti
delle tue rigide regole, ma è questa la nostra realtà e non la puoi
ignorare. Quello che c'è fra noi tre è reale, Mac. Devi accettarlo,
viverlo... - Mac rimase rigido ed immobile, contrasse la mascella ma
non mosse un muscolo del corpo, il suo sguardo sottile su quello
infuocato di Danny.
- Per te è facile, ma non capisci che le persone non sono tutte come te e Don! -
Danny iniziò a scuotere la testa.
- Ed invece è facile, è più facile
di quello che pensi! - Mac sospirò non sapendo come farlo ragionare,
stanco di lottare sempre con un muro di cemento armato come era lui.
- Danny, io non... - Ma non lo
fece finire perchè con la mano scivolò fra le sue gambe ed iniziò a
toccargli l'erezione che non mise molto a reagire.
Mac indietreggiò cercando di
fermarlo, ma finì contro la parete e Danny non lo lasciò, non gli
staccò gli occhi dai suoi mentre si faceva un po' sadico a suo modo.
Mac non riusciva a respirare
regolare sebbene cercasse disperatamente di controllare tutto di sé,
cosa difficile con una certa parte che non poté fare a meno di reagire
al tocco insistente ed ormai familiare di Danny.
Continuava a delineare il suo membro muovendosi sicuro su e giù, schiacciando col palmo.
- Dan... - Non riuscì a finire
nemmeno il suo nome, appoggiò la nuca dietro di sé capendo che ormai
era eccitato e Danny lo stava sentendo. Oltretutto la sua voce in quel
momento era troppo roca ed incerta per essere convincente.
- Ti piace. - Disse malizioso avvicinando il viso al suo.
Mac non poteva più parlare e il
ragazzo scivolò con le labbra sul suo viso, lento fino al suo orecchiò
e lì lo leccò delineandolo, mentre gli parlava senza staccarsi e
fermarsi.
- Ti piace e lo vuoi. E ti
piacerebbe che ora arrivasse anche la bocca di Don. Pensa se questa
fosse la sua lingua mentre la mia mano si infila nei pantaloni. -
Ormai gli aveva lasciato la mano
per andare sotto ad aprirglieli ed infilarsi dentro, gli prese
direttamente l'erezione che ormai era dura e continuò a masturbarlo.
Mac gli occhi chiusi,
l'espressione contratta, l'aria di chi era in profonda lotta con sé
stesso. Una lotta che chiaramente stava perdendo.
Le braccia abbandonate lungo i
fianchi, aderivano alla parete dietro di sé e il respiro si fece sempre
più corto, mentre la lingua di Danny nell'orecchio accompagnava la sua
stessa mano nell'inguine.
- Pensa se ci fosse Don, qua...
che poi si inginocchia e magari aggiunge la lingua... - Danny si
inginocchiò mentre lo diceva e gli mostrò dove la sua lingua sarebbe
potuta essere.
Accompagnò i movimenti della mano
a quelli della bocca ed in breve per Mac non ci fu nulla da fare.
Quella era la visione migliore che aveva mai avuto e viverla sul serio
a metà lo sconvolse e lo eccitò al punto da fargli prendere la testa di
Danny fra le mani ed accompagnarlo contro di sé, nei movimenti in
crescendo.
Raggiunse presto l'orgasmo e Danny, soddisfatto, lo fece suo senza freni.
Mac era sconvolto da quel ragazzo, dalle cose che ogni volta gli faceva o che faceva con Don le volte che li aveva beccati.
Ed era sconvolto dal suo modo di prendere la vita, di viverla, di modellarla.
Era sconvolto anche dalle cose che diceva, da quello che gli trasmetteva, da quello che gli faceva fare.
Perchè tutte le volte finiva per cedere alla sua volontà, proprio lui.
Danny si alzò e Mac, ansimante
sconvolto, si ricompose mentre l'altro si passava il dorso sulle
labbra. L'aria maliziosa e soddisfatta. Mezzo passo indietro a dargli
aria.
- E' questo che siamo, è questo
che vogliamo ed è maledettamente facile. È questo il punto. È facile e
non può essere così facile, perchè allora le regole che senso
avrebbero? Però è facile e nessuno ce lo impedisce perchè quelle regole
non esistono, non le ha fatte nessuno, non siamo alle dipendenze di un
capo che ci dice cosa va e cosa non va. Si parla di vivere le nostre
vite come vogliamo, Mac. E questo è facile! - Dicendolo riattivò
l'ascensore che riprese il suo viaggio.
Aveva ragione, si disse Mac mentre guardava sconvolto lo sguardo deciso di Danny che non gli si staccava di dosso.
Nessuno glielo impediva, non esisteva una legge, un regolamento a riguardo.
C'era solo la propria coscienza, i propri valori.
Ma quello non era ferire nessuno in alcun modo, dopotutto.
Perchè rifiutarsi?
Perchè rinunciare?
“Che poi fosse quello il punto.
Anche se mi rifiutassi finirei per farlo, come finisco tutte le volte
per fare queste cose con lui. Con loro.”
Mac non disse nulla, Danny uscì e lui rimase in ascensore che fu richiamato sopra.
Non scese nemmeno dopo.
La macchina andava col suo motore
silenzioso, le strade come al solito trafficate non gli permetteva di
arrivare velocemente a destinazione, ma per fortuna non c'era una vera
e propria fretta.
Mac non sapeva come aveva finito
per fare quella cosa con Don, ma erano saliti senza dirsi una parola ed
avevano viaggiato per un po' come se non ci fosse nulla da dire.
Poi, di punto in bianco, Don aveva spezzato quel silenzio quasi perfetto.
- Danny ha dei modi da barbaro, ma
ormai li conosci... - Disse un po' alleggerendo la situazione pesante.
Mac, che guardava fuori dal finestrino osservando distratto il
paesaggio che scorreva, un paesaggio composto da palazzi, persone e
macchine, accennò ad un piccolo sorriso.
- E' questo che piace di lui. - Don lo corresse calmo.
- E' questo che piace a noi. - Mac
non poteva negarlo e non lo fece. Don sapeva di lui più cose di quante,
forse, ne sapesse lui stesso. A livello personale, comportamentale e
caratteriale.
E non aveva dubitato un istante sul fatto che gli avesse già riferito quanto successo in ascensore.
Si fermarono in coda dietro ad una
serie di macchine che non si sarebbero mai mosse da lì e con una calma
che non gli apparteneva così spesso, Don si girò a guardare Mac che
ancora fissava dall'altra parte, fuori.
- Dovresti solo provare a
considerare il suo discorso. - Mac a quel punto girò la testa e si
decise a guardarlo negli occhi, cosa che fino a quel momento non aveva
ancora fatto.
Un brivido percorse entrambi, ma non distolsero lo sguardo.
- Viene da lui? - Don fece un sorrisino divertito.
- E' ovvio! - Mac si ritrovò a ridere per la prima volta da molti giorni.
- Poteva pensarci solo lui! - Ribatté infatti trovando la cosa comunque comica.
- Ma ha ragione. - Concluse poi
Don tornando serio, sebbene gli rimanesse un bel sorriso e lo scrutasse
ancora nel viso che dal riso si spense piano piano tornando pensieroso,
anche se forse meno cupo.
Aveva ragione? Si chiese Mac.
Forse sì.
Forse era ora di ammetterlo, era solo con Don che a volte era come dire con sé stesso.
E l'amava, sapeva di amarlo. L'aveva sempre amato e non aveva mai smesso.
La verità era che stare lì solo
con lui a parlare così tranquillamente, era rigenerante e bellissimo e
sperava anche che lo baciasse, gli mancava la sua bocca sulla propria e
se le cose non fossero state così complicate, l'avrebbe baciato lui.
Ma erano complicate davvero, o Danny aveva ragione a dire che erano semplici e che le complicava lui?
- Quel che c'è fra me e te, c'è
anche fra me e lui e fra te e lui e per quanto impossibile e utopistico
sia, è così. La domanda è 'la possiamo vivere?' - Don sospirò mentre si
sentiva felice per quella piccola conquista.
Ora Mac non contrastava quell'idea per partito preso, per lo meno ammetteva che era così, era importante.
Don con un sorriso addolcito, gli carezzò gli viso e con una calma adulta e altrettanta sicurezza, disse:
- Chi ce lo impedisce? - Mac non
rispose, ma non per le sue labbra che lo sigillavano. Non rispose
perchè non sapeva davvero la risposta.
Non c'era nessuno ad impedirglielo, di fatto.
Quel bacio fu la conclusione più
dolce ed appropriata ad una conversazione con Don. Si abbandonò
chiudendo gli occhi e gli mise la mano sulla sua a cercare ulteriore
contatto, come se si sentisse affogare e lui gli avesse tirato un
salvagente nel momento migliore.
Don sapeva sempre arrivare nel momento perfetto.
Forse i rapporti singoli non erano
identici tutti e tre, c'erano sostanziali differenze, però era amore,
quell'amore che univa due persone e faceva dare la vita uno per l'altro
e come se ci potesse ancora essere qualche dubbio, la vita, il destino
o magari Dio arrivarono ad intromettersi per dare l'unica risposta che
contava.
Potevano davvero fare a meno uno dell'altro, anche solo di uno di loro?