CAPITOLO XXVII:
QUESTIONE DI PRIORITA'
“non importa quanto abbiamo lottato, abbiamo sempre saputo
che tu sanguineresti per me, io sanguinerei per te “
- Gravity – Papa Roach -
Dal momento in cui si rese conto che stava succedendo qualcosa, fu come se il tempo accelerasse improvviso.
Sembrò di precipitare a caduta libera senza paracadute né tappeto elastico.
Danny trovò per caso la sua piastrina, fra le cose rubate qualche tempo prima. La trovò in un negozio di riciclaggio.
Analizzata la piastrina nella
speranza di trovare degli indizi, effettivamente qualcosa trovarono e
furono le impronte di Shane Casey, un criminale pluriomicida arrestato
proprio da Danny qualche ormai anno prima.
Shane e Danny avevano avuto uno
scontro prima dell'arresto e nel tragitto in macchina Danny aveva detto
a Shane che sapeva cosa significava rimanere delusi dal fratello
maggiore che si idolatrava, una sorta di empatia verso una persona
totalmente insana che per vendicarsi di una vecchia brutta storia
riguardante il fratello, aveva fatto delle stragi per poi venire a
sapere che era il fratello da biasimare e non da difendere e vendicare.
Questo aveva fatto cadere tutte le certezze di Shane che era comunque finito in prigione.
Controllando come mai
quell'impronta fosse finita sulla sua piastrina rubata, Danny constatò
che era ancora in prigione. La logica deduzione fu che aveva
collaborato con uno esterno a cui aveva commissionato quel furto che,
per quanto ne sapeva, non aveva avuto alcun tipo di seguito.
Shane non si era fatto vivo con
lui in alcun modo e dopo averlo controllato, Danny cercò di calmarsi
dicendosi che era solo una piccola vendetta inutile di uno psicopatico
che per qualche ragione si era fissato con lui.
I problemi nacquero poco dopo,
quando dopo una rivolta nel suo carcere, Shane riuscì ad evadere
fingendosi un poliziotto grazie all'uso del distintivo di Danny, sempre
fra le cose rubate quel giorno.
Scoprendo che dal carcere mancava solo lui, fu chiaro cosa sarebbe successo inevitabilmente.
Shane Casey aveva in mente
qualcosa e riguardava Danny. Danny non era il diretto colpevole dei
suoi psicodrammi, ma era stato lui a dirgli che il fratello di Shane in
realtà era colpevole del crimine di cui era stato accusato,
presentandogli le prove per farlo crollare. Ed era crollato, in
effetti, visto che poi Shane si era definitivamente inabissato
risalendo dal suo buco nero solo grazie alla creazione di un capro
espiatorio su cui riversare tutto il suo odio. Il fratello ormai era
morto e gli aveva fatto credere di essere innocente, cosa che invece
era falsa. L'aveva deluso, rovinato, spezzato. Per quella sua falsa
innocenza Shane aveva ucciso persone, convinto di doversi vendicare.
Invece era colpevole davvero. La delusione era stata atroce e Danny gli
aveva dato il messaggio, aprendogli gli occhi su una cosa che era stata
più insopportabile della prigione e di qualunque altra cosa.
Vivendo per dover per forza punire qualcuno per il suo stesso dolore interiore, aveva deciso di punire Danny.
Shane però nel suo delirio folle
era molto organizzato e metodico, non se ne faceva nulla di una
vendetta veloce, voleva punire torturando psicologicamente e poi
utilizzando sistemi fantasiosi anche per portarlo a miglior vita. Non
se ne faceva nulla di una pallottola nel cranio. Danny doveva soffrire.
Scoprire che Shane era evaso
nella rivolta al carcere, fece attivare l'allarme di Don, il quale
aveva seguito la vicenda con Danny dall'inizio. Era stato il primo, con
lui, a sottovalutarla, a non dargli il giusto peso. Ma a quel punto,
nel ricevere la segnalazione per Shane che indicava la sua evasione e
di fare attenzione, capì che la questione era improvvisamente
precipitata e che di lì a breve sarebbe stato anche peggio.
Uno come lui non scappava solo
per essere libero. Uno come lui che prima si era procurato gli effetti
personali proprio di Danny e non di un altro qualsiasi, se
scappava lo faceva progettando tutta la sua vendetta nel dettaglio.
- Ma non capisci? Ha fatto
derubare me perchè gli serviva un distintivo per la fuga dal carcere,
non c'è altro! - Danny lo stava ripetendo a Don per la decima volta e
per la decima volta lui, esasperato e secco, era lì a rispondere mentre
si avviava nell'ufficio di Mac.
- E perchè proprio te? -
- Perchè mi conosceva, sapeva
che ce l'avevo! - Danny non si era mai fermato sul serio a pensarci,
rispondeva alla leggera per non dare troppo peso a qualcosa che non
meritava, dal suo punto di vista.
- Anche me conosceva. Anche Mac!
Anche altri poliziotti! - Danny sospirò mentre i due, fermi proprio
davanti all'ufficio di Mac, si fronteggiavano in un testa a testa dove
nessuno intendeva mollare la presa. Viso duro, mani ai fianchi.
- Sono stato il primo fesso che
è riuscito a derubare! Che ne so! Da qui a dire che mi ha preso di mira
e che è evaso per questo ce ne passa! -
- Si può sapere che avete voi
due da discutere proprio qua? - Danny si girò male verso Mac e lo
guardò polemico ed irritato e, come suo solito, parlò senza attivare il
cervello.
- Scusa se osiamo disturbarti
con i nostri dibattiti su quanto sia grave la fuga di Shane dopo che mi
ha rubato il distintivo settimane fa, ma passavamo di qua per caso! -
Don sospirò chiudendo gli occhi in un atto di stanchezza mentale,
mentre Mac guardava stralunato Danny convinto che non si fosse rivolto
a lui in quel modo proprio a lavoro. Dopo di che, realizzando quel che
aveva detto, strabuzzò gli occhi fissandolo più incredulo.
- Chi è scappato e cosa ha fatto? -
Danny alzò gli occhi al cielo
sempre sul piede di guerra, infastidito da chissà cosa e solo a quel
punto Don si intromise cercando di usare un tono calmo e professionale,
anche se rimaneva evidentemente alterato a sua volta.
- Shane ha fatto derubare Danny
qualche settimana fa, gli ha preso il distintivo e degli effetti
personali. Sappiamo che c'entrava lui perchè abbiamo fatto controllare
la piastrina ritrovata per caso in un negozio e c'erano le sue
impronte. Questo prima della sua evasione. - Don non dovette aggiungere
altro, Mac si fece in parte lasciando lo spazio ai due per passare
dalla porta, lo sguardo più severo e concentrato che mai, l'aria
furiosamente gelida. Don entrò per primo e Danny fu pregato da uno
sguardo insistente di Mac.
Sfilato dentro a sua volta di
malavoglia, Mac chiuse la porta con movimenti secchi, poi si girò verso
di loro e con le mani ai fianchi li esortò a parlare.
- Dall'inizio e con cura. - La voce era estremamente fredda e bassa, di chi mancava poco per essere al picco della sua furia.
Danny provò sminuendo la cosa:
- Non è successo nulla, ero a
fare una seduta di agopuntura alla schiena e sono uscito che i miei
vestiti ed i miei effetti, piastrina e distintivo compresi, non
c'erano! Ho sporto denuncia e sono andato oltre! - Don lo guardò torvo
perchè cercava di far passare per nulla quell'episodio che, alla luce
di quanto scoperto ora, era invece grave.
- Poi controllando un negozio di
articoli usati abbiamo trovato per caso la sua piastrina, analizzata
c'erano sopra anche le impronte di Shane Casey! -
Con questo non dovette aggiungere altro, Mac concluse per loro.
- Ora sappiamo come è evaso. Nel
caos della rivolta si è fatto passare per un poliziotto e col
distintivo di Danny ce l'ha fatta. -
- Beh, ora sappiamo perchè mi ha
derubato! Doveva scappare! - Per Danny era facile e chiusa, non che
fosse felice di essergli stato in qualche modo d’aiuto a quel pazzo, ma
se ne faceva una ragione.
Mac guardò accigliato prima lui e poi si rivolse a Don, l'unico con cui poteva ragionare:
- E si può sapere perchè non
sono stato informato prima che c'era lui dietro alla sua rapina? -
Danny alzò gli occhi al cielo sedendosi di schianto sul suo divano,
mentre Don ormai parlava per lui.
- Non sapevamo ancora cosa
pensare, ho controllato e lui era in prigione regolarmente, quindi
abbiamo solo pensato che una sua conoscenza l'avesse fatto per lui, ma
non c'era traccia del distintivo e non sapevamo chi fosse stato ad
aiutarlo. -
- Dovevate comunque dirmelo, che uno come Shane fa derubare uno di noi non è da trascurare. - Danny scosse il capo seccato.
- E poi? Che si faceva? Potevamo
immaginare cosa la sua mente malata avesse architettato? Una fuga del
genere? Ti sembrava possibile? - Ovviamente no, ma Don esasperato da
quel suo atteggiamento quasi menefreghista, lo attaccò ancora
puntandolo col dito, rimanendo in piedi.
- Smettila di non vedere questa
cosa come grave! Ha scelto te! Per evadere poteva procurarsi il
distintivo di chiunque altro, ha scelto il tuo, Danny! - Ma lui
sembrava non volerla vedere così.
- E' stato un caso! Abbiamo
avuto tutti a che fare con lui, non avrebbe senso! Sono stato solo il
primo fesso che si è fatto derubare! Tutto lì! Adesso organizziamo la
caccia all'uomo, per cortesia? - Mac a quel punto si mise in mezzo,
fisicamente, prima che Don mettesse le mani addosso a Danny, cosa che
stava per fare vedendolo alzarsi per andarsene dall'ufficio.
- Non è di nostra competenza!
Non ci sono prove da analizzare per poterlo prendere, sarà compito
della polizia organizzare la caccia all'uomo. - Danny però tornò a
girarsi contrariato da quella decisione.
- Cosa? No! Voglio prenderlo! Mi
ha rubato il distintivo, quel bastardo è evaso grazie al mio
distintivo! Continua ad essere il maestro delle fughe! Ma chi crede di
prendere per il culo? - Danny esplose mostrando l'unica cosa che aveva
in testa e Mac capì un secondo prima di Don il motivo per cui pareva
non intenzionato ad accettare la situazione.
- Tu vuoi prenderlo. Se sei tu
la sua mira non puoi esporti per cercarlo. Invece vuoi prenderlo. Per
questo ti ostini a rifiutare la realtà dei fatti! - Danny lo guardò
sgranando gli occhi, fingendo di cadere dalle nuvole e di essere
esterrefatto.
- R-realtà dei fatti? Realtà
dei... oh Dio Mac, anche tu ti schieri con lui, ora? - Don fece per
superare Mac per colpirlo con uno schiaffo sulla nuca che non arrivò a
destinazione perchè Mac lo fermò prima.
- Per favore! Non siete dei
bambini! - Don alzò le mani in segno di calma forzata e si mise a
camminare per l'ufficio mentre Danny lo fissava sempre torvo ed
imbronciato. Rimase fermo dove era, davanti ad un Mac che non poteva
credere a quanto appreso.
- Danny, non ti è chiaro un
concetto. Dirigerà Don la caccia a Shane! E tu non parteciperai! Al
contrario te ne starai in zone sicure con almeno una scorta con te! E
questo è quanto! - Naturalmente Danny esplose e come se gli avesse
pestato un callo gli si rivolse allargando le braccia polemico e
scandalizzato.
- Come?! Cosa?! Io non parteciperò?! Mac, ha derubato me! -
- Appunto! Per questo non puoi
partecipare! - Rispose freddo ma con polso Mac, continuando a
fronteggiarlo mentre Don si calmava.
- Ma non ha preso di mira me in particolare! -
- Hai detto tu che ti ha
derubato! - Mac era bravo a rigirarsi le parole degli altri a proprio
favore e Danny si rese conto che stava cercando di fare l'assurdo,
ovvero cercava di vincere un dialogo con Mac.
Quando capì che era una
battaglia persa in partenza, scrollò spalle e testa e si girò su sé
stesso per trovare una scappatoia, quando tornò a guardarlo, Mac aveva
le braccia conserte e quell'aria serafica irremovibile.
Alla fine dovette sospirare e desistere all'idea.
- Ma niente scorte! Non siamo
così sicuri che io sia la sua mira, non ci sono elementi che
giustifichino un dispiego di forze simile. La scorta a me! - Danny
stava per essere ucciso, ma non da Shane, bensì da Don che mise la mano
alla pistola. Il palmo gli prudeva e Mac notandolo si rivolse verso di
lui a mani tese ed aria accondiscendente.
- Don, per cortesia. -
- Se non si fa controllare
elimino il problema alla radice! Se Shane lo vuole, lo tolgo dal mondo
così non avrà più nessuno da cercare! -
Si sarebbe messo a ridere in condizioni ottimali, ma lì era solo molto seccante e Danny grugnì un ironico:
- Divertente! -
Mac pensò di avere a che fare
con due bambini, ma sospirando si girò di nuovo verso Danny e con
l'indice alzato per non ammettere repliche, accompagnato da
un'espressione irremovibile, disse:
- Starai con me. Ti guarderò le
spalle io mentre Don si occupa di ritrovare Shane. - Danny sbiancò
prima di realizzare cosa significava quella uscita, sul momento se la
prese per l'imposizione ed il divieto. Se era controllato da Mac in
persona non c'era verso di poter fare comunque quello che voleva.
Mac lo lasciò perdere e tornò a Don.
- Se ti serve una mano in
qualsiasi modo non hai che da chiedere. - Ma sapeva che era assurdo
fornire l'assistenza di detective della scientifica. Erano qualificati
per ogni tipo di operazione, ma c'erano una massa considerevole di
poliziotti altrettanto qualificati che non avevano altri compiti che
quello.
Don annuì calmo per la propria vittoria e per aver sistemato Danny nelle mani migliori possibili.
- Grazie Mac. - Disse, rivolse poi uno sguardo a Danny ancora imbronciato e scuotendo la testa uscì senza aggiungere nulla.
Rimasti soli, Mac guardò ancora Danny che si sedeva nel divano di prima.
- E' solo preoccupato per te e
con l'esperienza che ha sa subito cosa comportano certe azioni.
Parliamo di un soggetto che in vita sua non ha mai fatto niente per
caso. Don sa che se ha scelto di derubare te, un motivo c'è e non si
limita all'evasione. - Danny sospirò scuotendo la testa, poi si prese
il viso fra le mani e cercò di calmarsi.
- Lo so che si preoccupa è che
io ci tenevo a catturarlo. Sono stato io il primo ad ammanettarlo e mi
sento come se fosse scappato da me. A maggior ragione col fatto che è
scappato grazie al mio distintivo. -
Mac colpito da questo suo cambio
quasi drastico di atteggiamento, si sedette con lui e per un momento,
con la sua mano sulla schiena per consolarlo, sembrò che non ci fossero
più precedenti di alcun tipo.
Solo in quel contatto, in quella
scossa elettrica, si resero conto di cosa erano in realtà, di cosa
c'era fra loro. E realizzarono che sarebbero di nuovo stati conviventi.
Mac pur cosciente di cosa era
appena successo ed in che situazione si erano messi, disse cercando di
non considerare il retroscena.
- A volte bisogna fare un passo
indietro e lasciare che gli altri camminino al posto tuo. - E questo
era davvero molto significativo. Danny si distrasse di nuovo dai propri
problemi sia personali che con Mac e guardandolo da quella vicinanza,
trovando sollievo in quella mano poggiata sulla sua schiena, disse
perso e cupo.
- Dopo tutta la fatica che ho
fatto per tornare a camminare da solo? - Mac sapeva che avrebbe detto
quello e con un sorriso comprensivo che non gli rivolgeva da molto
visto quanto successo fra loro, risalì con la mano sulla nuca senza
nemmeno rendersene conto.
Fu dolce nel guardarlo, dolce nel rispondergli.
- E' solo una piccola battuta d'arresto. Presto tornerai a correre. -
Danny gli sorrise abbattuto e poco convinto, ma rassicurato.
- Sono di sicuro nelle mani
migliori. Non posso aver paura di nulla. - Dicendolo provocò una specie
di terremoto in Mac che stentò seriamente a trattenersi dal baciarlo.
Tuttavia tolse subito la mano e si alzò per staccarsi in tempo.
- Lavorerai normalmente, ma
sarai sempre in coppia con me. Se devi uscire da questo edificio lo
farai sempre con me ed i posti che frequenterai saranno laboratorio e
casa mia. Lindsay e Lucy le vedrai da me per questo periodo. - Mac
iniziò a programmare ogni cosa veloce e pratico, mentre Danny poteva
liberamente perdersi nello shock del realizzare che avrebbe di nuovo
passato molto tempo con lui.
“Beh, va più contro lui che contro di me!”
Ovviamente non poteva che esserne felice, almeno non tutto il male veniva per nuocere!
- Devi passare da casa a prendere qualche vestito? - Chiese Mac mentre salivano in auto.
Danny alzò le spalle allacciandosi la cintura.
- Ho ancora la gran parte delle cose da te. -
Mac nascose l'imbarazzo. Avrebbe
dovuto fargliele riprendere da tempo, ma tutte le volte che ci pensava
una parte di sé si rifiutava di separarsi da quel periodo tragico e
bello al tempo stesso.
Danny era stato da lui perchè
paralizzato ed erano stati tempi difficilissimi, però si era creato
qualcosa di prezioso ed averlo lì in quel periodo era stato in qualche
modo bello.
Danny non l'aveva fatto di
proposito, semplicemente si era dimenticato di passare a riprenderseli,
non era nel suo DNA l'ordine, di alcun tipo.
Facevano ancora finta di non doverne parlare, come se tutto fosse a posto, come se non ci fossero dei retroscena particolari.
Danny pensò di vedere fino a
quanto sarebbe andato avanti in quel modo, ma non resistette molto
perchè comparso nudo con un solo asciugamano alla vita, dopo aver fatto
la doccia serale, vide Mac guardarlo e distogliere immediatamente lo
sguardo imbarazzato.
- Qualcosa non va? - Chiese maligno.
- No, perchè? -
Mac rispose senza guardarlo, fingendo del disinteresse mentre preparava da mangiare.
Danny lì per lì pensò di lasciar
perdere, poi però invece di andare a cambiarsi, si avvicinò continuando
ad assecondarlo e facendo come suo solito, spuntò oltre la sua spalla
infilando il dito in una delle salsine che aveva preparato per la carne
che stava cuocendo.
Mac si irrigidì subito e girò
appena il volto fermandosi in tempo, risultò innegabilmente imbarazzato
e stava per rimproverarlo, ma la voce gli morì in gola. Danny stava lì
appoggiato alla sua spalla, nudo e bagnato, con un asciugamano alla
vita, e si succhiava il dito con aria del tutto maliziosa, in attesa di
una reazione che Mac si sforzava di non mostrare.
- Hai finito? - Chiese solo con
un tono più basso del voluto. Danny sfilò il dito continuando a
guardarlo da vicino, troppo vicino. E malizioso. Quella combinazione
che a Mac mandava fuori di testa.
- Di fare cosa? - Fece finta di nulla, come stava cercando di fare Mac con scarsi risultati.
L'attrazione, specie dopo quanto
successo da poco, era sempre in agguato ed in una situazione simile
anche piuttosto inevitabile.
- Quello che stai facendo. -
Danny inarcò le sopracciglia alzando il mento dalla sua spalla, ma rimanendo lì dove era.
- Ma non sto facendo nulla! -
Mac sospirò chiudendo gli occhi
in un controllo sempre più labile. Però non si mosse da dove era, cosa
che sembrava non voler fare nemmeno Danny.
- Sei mezzo nudo appoggiato a me! -
- Ti do fastidio? - Mac si
limitò ad alzare un sopracciglio scettico e Danny ridacchiò
allontanandosi alzando le mani in alto. - Scusa, non pensavo di essere
così fastidioso! -
Mac sospirò alla sua vena volutamente polemica e mentre lo sentiva andare in camera per vestirsi, disse pentendosene.
- Sai che non è così. - Danny fece un sorrisino.
- Bene. Perchè se ti davo
fastidio sarebbe stato complicato condividere la camera! - Mac lo
guardò fulmineo mentre Danny si fermava dall'andarsene e con aria da
finto innocente, allargò le braccia.
- Ehi, non pretenderai che dorma
sul divano, no? Ho visto che hai cancellato quella che era la mia
vecchia camera, quindi non vedo proprio dove potrei dormire! - Mac
l'aveva eliminata per non avere più la tentazione di avere ospiti. Poi
aveva avuto Sheldon, ma aveva dormito nel divano per un paio di notti,
problemi col suo appartamento.
Ovviamente non aveva pensato a
nessun dettaglio di quel tipo, quando gli aveva imposto la protezione,
ed ora non poteva pretendere che dormisse sul divano, non lui.
E questo proprio per colpa dei loro precedenti. O forse proprio per quello poteva pretenderlo?
- Danny, non possiamo fare finta
di nulla... - Si decise ad affrontare il discorso per primo, obbligato
comunque da Danny che si fermò e si girò verso di lui in attesa che
fosse più chiaro.
Braccia conserte, muscoli in
evidenza, il tatuaggio rivolto verso di lui, un fisico assolutamente
piacevole, perfetto, allenato.
- A proposito? - Ma lui voleva solo rigirargli contro il suo atteggiamento e Mac capendolo si avvicinò cauto.
- Di noi. So che ti ho imposto
io di stare con me in questo momento delicato e non ho certo pensato ai
nostri precedenti. Non mi avrebbero fermato, la tua sicurezza resta la
cosa più importante e non ritratto la tua presenza qua. -
- Ma? -
- Ma non possiamo fingere che
non ci siano precedenti fra noi. - Danny inarcò le sopracciglia
fingendo ancora di non capire e Mac, fermo a debita distanza, ma più
vicino, allargò le braccia stanco di girarci intorno: - Non puoi girare
nudo per casa ed esagerare in certi contatti! - Danny voleva aprire il
cielo in due e fare fuoco e fiamme, si sentì bruciare e voleva inveire
pesantemente contro quell'uomo che prima lo obbligava in quella
situazione e poi lo sgridava mettendolo in un angolo.
- E quindi vuoi che dorma nel
divano? È questo che mi stai dicendo? Con la schiena che mi ritrovo
vuoi che dorma nel divano? Ma forse dovevi pensarci meglio prima di
obbligarmi alla tua protezione! Mi dispiace essere un peso, ma l'hai
voluto tu! Potevi risparmiartelo e sarei stato felice! - Mac sospirò
vedendo che l'aveva presa a dir poco male e non volendo che
fraintendesse annullò la distanza, gli andò davanti e senza toccarlo e
a mani alte, che fremevano da sole per toccarlo, disse deciso e con
fermezza.
- Danny non sei un peso e non lo
sarai mai. È la nostra situazione che non è normale e affrontarla in un
momento simile è difficile, però non ti vorrei in altri posti che qua.
La tua sicurezza è importante. Tu lo sei. - L'ultima non l'aveva
pensata, gli era uscita da sola e mentre Danny stava per ribattere,
rimase senza parole. Come se non bastasse Mac aggiunse, sempre senza
volerlo. - E puoi dormire nel letto con me. - Sebbene sapesse cosa
comportava una cosa simile.
Ma rifiutarlo sarebbe stata come
un'offesa e già Danny era sul chi vive, prendeva male qualunque cosa e
sindacava su tutto. Non poteva fare una guerra continua con lui,
dopotutto lo voleva proteggere e se quel testone l'avesse capito,
forse, gli avrebbe reso il compito più facile.