CAPITOLO XXVIII:
PROTEZIONE
“Guardo e fisso i tuoi occhi in profondità,
Tocco il tuo corpo sempre e sempre più,
Quando te ne vai ti supplico di non farlo,
Grido il tuo nome due o tre volte di seguito,
E’ una cosa buffa cercare di spiegare
Come mi sento, e se c’è una cosa da biasimare è il mio orgoglio,
Perché so di non riuscire a capire
Come tu possa far l’amore come nessun altro sa farlo “
- Crazy in love – Beyonce remixed -
L'atmosfera rimase pesante
e strana per tutta la cena, dopo decisero di andare un po' sul divano a
guardare una partita che interessava solo a Danny, Mac gliela propose
per distrarlo e rilassarlo. Era un po' teso per una serie di motivi e
questo di conseguenza imbarazzava anche lui.
Dal fatto che non sembrava
accanito nel seguire le azioni, ne dedusse che davvero avesse la testa
da un'altra parte e dopo un'azione da manuale NBA a cui Danny non
esplose come suo solito, Mac lo guardò stranito. Erano seduti vicini,
ma a debita distanza.
Stava per dirgli qualcosa
quando il telefono gli suonò e vedendo il nome di Don si spostò in
avanti con la schiena, attento e all'erta.
- Novità? - Chiese prima ancora di salutarlo. Danny tolse il sonoro alla televisione e si girò ansioso verso di lui.
- No, nessuna traccia, ho
diramato segnalazioni di ogni tipo ovunque, diventerà una di quelle
cacce sulla bocca di tutti, ma se ogni cittadino è allertato e conosce
il suo viso, abbiamo la possibilità di prenderlo più facilmente. -
Mac scosse la testa verso Danny il quale si accasciò sul divano deluso.
- Adesso che fai? -
- Adesso ho appena
organizzato i turni di pattuglia, ho fatto una riunione con tutti i
poliziotti del distretto e parlato coi responsabili degli altri, ho
mandato la prima squadra nei luoghi ideali per nascondersi e far
perdere le tracce per un po'. Dubito avremo risultati presto, Shane sa
come sparire... -
- E se riappare è perchè
vuole essere trovato. - Concluse per lui Mac. Danny scosse la testa e
chiuse la televisione, sentiva la voce di Don e quel discorso lo
irritava, fremeva per andare a cercare Shane anche lui. Si alzò con
quella di andare in camera, voleva dormire e svegliarsi presto, stare
lì in casa a fare nulla lo faceva pensare troppo.
- Danny com'è? - Chiese Don.
- E' agitato, vorrebbe essere a cercarlo e penso sia più preoccupato per te che altro. -
Don sospirò e rimase in
silenzio, i loro toni ora erano complici e intimi, la situazione aveva
totalmente cancellato i vari problemi personali. Improvvisamente
contava solo la loro sicurezza. La sicurezza uno dell'altro.
- A cosa pensi? - Chiese poi Mac sentendolo silenzioso.
- Che se ha preso di mira
Danny, potrebbe aver riservato il colpo grosso a te... - Mac si
accigliò senza capire il suo giro mentale. Gli piaceva la
professionalità di Don perchè ragionava in modo diverso da lui e vedeva
cose che lui non contemplava. In quanto poliziotto era pratico, al
contrario di lui che era uno scienziato e scavava sempre a fondo per
trovare le risposte, perdendosi parti che spesso erano lì in
superficie.
- Perché lo dici? -
- Perché tu sei il
grosso responsabile della sua cattura. Sei stato tu a coordinare la sua
indagine quella volta, a capire cosa stava facendo, a trovare tutte le
risposte... -
- Con tutta la squadra, non da solo. -
- Ma è il tuo viso, il tuo
nome, che viene sempre esposto per primo. Lui conosce me e Danny perchè
siamo andati noi ad arrestarlo, Danny gli ha raccontato la storia di
suo fratello, io l'ho scortato. E tu hai diretto le indagini e le
ricerche. Tu arrivavi a tutti i suoi indizi. -
- Allora può avercela anche con te. - Dedusse infine Mac seguendo il suo ragionamento.
- Sono un comune poliziotto, per lui. -
- Noi tre siamo quelli che
lui conosce. Siamo tutti in pericolo allo stesso modo. Danny è stato il
primo che ha preso di mira, ma ancora non sappiamo se ne prenderà
altri, se ha scelto lui ed in quel caso perchè proprio lui. Non
sappiamo cosa ha in mente di preciso! Fino a quel momento dobbiamo
stare tutti e tre attenti e guardarci le spalle a vicenda. -
Mac parlava calmo,
ragionando con cura, ma anche con una certa delicatezza verso di lui.
Don si sentì meglio sentendo la sua complicità, averlo dalla propria
parte era vitale.
- Adesso vado a casa a
riposare, poi domani mattina presto torno ad occuparmi della ricerca. -
Concluse Don. - State attenti tutti e due. - Disse infine. Ma Mac
chiaramente non era d'accordo.
- Vieni qua anche tu. Non
puoi stare solo. Finché sei a lavoro sei sempre accompagnato da
qualcuno, ma a casa sei solo. Non mi piace saperti solo. - Mac non
ammetteva repliche, ma lì era piuttosto supplichevole. Aveva una
dolcezza di fondo, risultava suadente. Don si sciolse mentre sentì un
calore interiore.
- Non so se è una buona idea. -
- Lo spazio c'è ed io non
voglio saperti solo con quel pazzo libero. Sappiamo che non è evaso per
sparire, è evaso per fare qualcosa di preciso, vendicarsi in qualche
modo. Sta solo da capire di chi e come. Ma è sicuro che farà qualcosa.
-
Don non avrebbe accettato in nessun caso, ma Mac non era uno qualunque e gli stava chiedendo di venire da lui.
Il fatto che ci fosse anche Danny complicava le cose.
O le rendeva più facili.
Per un istante assurdo capì
che per il piano assurdo di Danny di riunirli tutti e tre in una unica
ed uguale relazione, quella situazione era l'ideale e si diede
dell'idiota a pensarci in quel momento.
Ma dopotutto non poteva
nemmeno dargli un eccessivo peso, Shane era un criminale, non doveva
avere il potere di condizionarli fino a quel modo.
- A volte mi sembra come
che il nostro lavoro sia la nostra vita... eppure lavoriamo per vivere,
non il contrario... - Fu la riflessione al volo di Don, mentre si
chiedeva se fosse giusto pensare a quanto amasse Mac e Danny proprio in
un caso simile.
Mac capì a cosa si riferiva e non se la sentì di tagliare corto.
- A volte sembra più che viviamo per lavorare... - E lui era il primo fra tutti a sentirsi in quel modo.
- Arrivo. - Disse infine Don, piano. Sollevato dal poterlo dire.
- Ti aspetto. - Rispose Mac contento che venisse.
Sapeva razionalmente che
nell'ottica della LORO relazione ancora sospesa e da definire, era
pericoloso averli lì con lui insieme, ma sapeva anche che era
impossibile dormire tranquillo sapendoli lontani da lui. Erano entrambi
importanti allo stesso modo e se Danny rischiava, rischiava anche Don
ed allora perchè proteggere solo uno dei due? Voleva proteggerli
entrambi e questa era la sola verità.
Mac sospirò e si strofinò
il viso mentre si apriva i polsini della camicia e passava agli altri
bottoni, dirigendosi verso la camera pensieroso e confuso.
Li amava entrambi, avevano
ragione nel loro discorso delirante. E vivere senza uno di loro era
utopia. Quella situazione gli stava ulteriormente aprendo gli occhi.
Poteva imporsi di vivere come la morale suggeriva in casi normali, ma quando quei casi non erano normali che faceva?
Rischiavano la vita di continuo.
Quando si affacciò alla
porta capì. Danny con i pantaloni di una tuta si stava infilando la
maglia, era di nuovo a torso nudo e l'espressione era cupa.
“Non potrei mai fare a meno di uno dei due. In nessun caso.”
- Viene anche Don. - Disse
Mac improvviso. Danny si girò finendo di infilarsi la maglia, aveva
ancora il broncio al sentirlo nominare.
- Vuole continuare a
litigare? - Chiese seccato. Mac sospirò e scuotendo la testa si tolse
la camicia disinvolto, mentre Danny si fermava ad osservarlo
trattenendo il fiato. Quell'intimità era bellissima.
- Abbiamo parlato e siccome
prendendo di mira te potrebbe farlo anche con chiunque è stato esposto
al suo caso in modo particolare, è il caso che noi tre ci guardiamo le
spalle a vicenda. Gli ho detto di venire qua. - Danny voleva rimanere
arrabbiato con Don, ma dentro di sé era sollevato di saperlo al sicuro
con loro.
Smise di guardarlo per rimanere concentrato nella sua arrabbiatura.
- Se non mi escludeva magari si faceva prima! - Ma non era davvero più quello. O per lo meno non proprio.
Mac alzò gli occhi al cielo infilandosi il pigiama, lieto che non lo passasse ai raggi X.
- Danny, Don si è comportato nel modo più logico e giusto considerando il caso. Non poteva coinvolgerti. -
Danny si girò con le braccia larghe, sempre in piedi ed al di là del letto matrimoniale.
- Però lui sì! Lui rischia
quanto me, per quel che ne sappiamo. Specie perchè è il coordinatore
della caccia. Rischia. Ma lui può rischiare senza che nessuno veda di
lui! -
Mac fece come lui allargando le braccia, ma senza risultare polemico come Danny.
- Da solo? Lavora con un distretto intero! Non sarà mai solo in quella caccia, Danny! -
- E nemmeno io lo sarei stato! -
- Con Shane ora abbiamo una
sola certezza. Ha in mente qualcosa per te. Forse anche per altri,
forse per me e Don. Ma sappiamo che con sicurezza ha in mente qualcosa
per te. E se tu vai là fuori alla sua ricerca è come metterti un
bersaglio, come farti fare da esca. È matematico che non sarai tu a
trovare lui, ma lui a trovare te. Vogliamo rendergli il compito
difficile? -
- Ma non sappiamo se aveva
altro in mente per me o se mi ha usato davvero solo per evadere, non
sappiamo nulla di quello che gli passa per la testa! -
- Appunto! - Mac era esasperato e voleva poter farlo tacere come faceva a lavoro, ma lì non erano in ufficio e non poteva.
Danny scosse ostinato la
testa e si voltò sedendosi sul bordo del letto, strinse le lenzuola
sotto di sé e rimase teso lì per qualche istante, poi senza girarsi
disse cupo e a denti stretti.
- Perché io non posso
rischiare e lui sì? Perché deve farlo da solo? Perché non può farlo con
me? Queste cose le abbiamo fatte sempre insieme! Quanti matti abbiamo
rincorso e preso? Quanti ne abbiamo contrastati? E'... il mio compagno.
- Mac sorrise e si fece in parte lasciando entrare Don, il quale era
arrivato giusto per sentire la battuta finale di Danny che l'aveva
spiazzato.
Mac gli aveva scritto di
entrare pure con le sue chiavi, che aveva ancora, perchè non sapeva se
Danny magari fosse stato già a dormire. Beh, quella era la sua
speranza.
Don però ci aveva impiegato
meno del previsto ad arrivare ed era riuscito a sentire parte della
discussione, conclusa in quel modo. Mac si appoggiò sullo stipite della
porta con le braccia conserte ed un sorriso soddisfatto che si addolcì
quando Don, silenzioso e colpito dalle sue parole, si fece avanti.
Montò sul letto dalla
propria parte e l'attraversò silenzioso, Danny non si girò non avendo
sentito rumori di troppo, convinto che fosse Mac rimase voltato. Don
gli arrivò da dietro, gli si sedette avvolgendolo con le gambe e con le
braccia, poi gli baciò il collo. Danny sgranò gli occhi e trattenne il
fiato, incredulo che Mac facesse una cosa simile.
Quando girò la testa
istintivo, si ritrovò il viso di Don a due centimetri dal proprio, i
respiri lenti che si confondevano caldi, le labbra pronte per unirsi e
gli occhi incatenati. L'azzurro chiaro di Don diede pace a Danny e in
un istante dimenticò ogni cosa.
- Eri qua? - Don sorrise annuendo.
- Voglio solo che tu stia bene. Tutto qua. - Disse piano, dolcemente.
- Anche io voglio che tu
stia bene. - Rispose Danny. Mac sorrise e sul loro bacio talmente dolce
da crederlo quasi un'allucinazione, chiuse la porta della camera e si
diresse al salotto ed al divano.
A malincuore, con una
voglio sconsiderata di unirsi a loro. Non per gelosia od invidia, ma
perchè era lì il suo posto, con loro. Sentiva di farne parte, voleva
farne parte. Era il suo posto quello, con loro. Ma era un pensiero
ancora troppo audace e si tenne la voglia e l'eccitazione ed il
desiderio di entrare nel loro mondo, consapevole che in qualche modo ne
era già parte e che presto o tardi avrebbe ceduto.
Perché già gli permetteva
di fare l'amore sul suo letto a pochi passi da lui e non gli bruciava
l'idea come poteva bruciare ad un terzo contendente. Lui non si sentiva
un terzo contendente, sapeva di non esserlo.
Lui era uno di loro.
Le labbra di Don si unirono
a quelle di Danny, le lingue si intrecciarono e le bocche si fusero
dando vita ad un bacio che sapeva d'amore.
Quel bacio atteso da tutta la giornata.
Le mani di Don intorno al
suo petto scesero a cercare i lembi della maglia, li afferrarono e poi
l'alzarono mentre Danny tirava su le braccia e si staccava dalla sua
bocca. Poco dopo si alzò facendo cadere anche i pantaloni sotto cui non
aveva i boxer.
Don rimase seduto a
guardarlo mentre si spogliava lento, Danny si girò e si fece avanti,
fra le sue gambe aperte. Don lo prese per i fianchi e l'accarezzò. La
pelle liscia e calda gli trasmise mille sensazioni diverse e forse non
avevano mai fatto sul serio l'amore, ma solo un piacevole sesso.
Risalì con le mani sul suo
petto e poi sul suo viso, si chinò per prendersi di nuovo le sue
labbra, tornarono ad unirsi e febbrile le dita di Danny corsero a
slacciargli la camicia, Don l'aiutò ed in breve scivolò via. Il
compagno gli sfilò la canottiera per poi spingerlo più in su sul letto,
lo fece stendere baciandolo, mentre gli montava sopra a cavalcioni,
nudo. I pantaloni di Don a separarli.
Fastidiosi.
Don sfiorava il corpo
atletico di Danny, delineava i muscoli che si evidenziavano nella
posizione e nei movimenti, mentre gli si strofinava sopra tenendosi al
letto. Arrivò ai suoi glutei e li fece suoi, adorava toccarlo lì,
adorava infilare la mano fra le loro bocche unite e farsela leccare ed
adorava poi tornare là dietro ed infilare le dita. Adorava averlo
sopra, mentre lo accarezzava con tutto il corpo ed adorava sentire la
sua erezione che si strofinava addosso crescendo sempre più. Danny si
perse in quel godimento sconvolgente dimenticandosi della sua bocca, si
inarcò sentendo le sue dita dentro e gemette chiudendo gli occhi.
Poco dopo, sentendosi troppo eccitato, si rese conto di quanto fastidiosi fossero i suoi pantaloni e decise di occuparsene.
Scivolò in basso slacciando i pantaloni per poi sfilarli portandosi dietro anche i boxer.
Risalì sfiorando coi palmi le cosce, rientrò e carezzò l'inguine del quale si occupò con la punta della lingua tutt'intorno.
Danny non era mai stato
così erotico e sensuale, era sempre un fuoco che bruciava e divorava,
consumavano le loro notti di sesso in pochissimo, ma erano sconvolgenti
e belle.
Ora però era diverso.
Erano consapevoli di quel
che facevano, volevano assaporarsi, imprimersi tutto per bene in testa.
Volevano sentirsi sul serio. Erano più intenzionali delle altre volte,
non era una cosa tanto per fare, un passatempo od un modo per
consolarsi.
Avevano bisogno di aversi.
Danny lo portò vicino
all'orgasmo, poi risalì con la lingua assaggiando i suoi capezzoli, ora
Don era molto sensibile, sul limite dell'apice e non ce la faceva più.
Tornò a baciarlo stendendosi su di lui, le gambe di Danny avvolte
intorno alla sua vita, le erezioni a contatto che si strofinavano
eccitate, le braccia di uno intorno al collo dell'altro a stringerlo a
sé e la bocca sulla sua, poi sul suo orecchio, sul suo collo.
- Ti prego, entra... - sussurrò Danny bisognoso d'averlo dentro, al limite del piacere estremo.
Non che aspettasse la sua richiesta, ma quello gli diede una notevole spinta.
I due si guardarono, Don si
levò sulle braccia per poi posizionarsi su lui, pronto per entrare. Gli
occhi di Danny espressivi, alzò le braccia oltre la propria testa, si
prese alla testiera del letto. Poco dopo Don con una spinta decisa e
possente, entrò in lui andando con le mani sulle sue, ad aggrapparsi
allo stesso posto.
Una prima volta, una seconda più decisa ed una terza più profonda e forte.
La vita scorse in un istante velocissima e poi si fermò e svanì.
L'universo non esisteva,
eppure loro si muovevano forti, decisi, sincroni. Le voci una sola
cosa, i gemiti sempre più forti ed i corpi un'onda perpetua sempre più
impetuosa fino all'orgasmo quasi perfetto, l'orgasmo più sentito di
tutti, sconvolgente nel sentimento con cui era arrivato. Diverso da
sempre. Completo.
Don crollò su Danny dopo un
istante che gli era rimasto dentro immobile e teso, Danny l'avvolse con
le braccia, le mani sulla nuca.
Infine le bocche sul collo.
- Ti amo, non voglio ti succeda nulla. - Sussurrò Don ansimante, roco, spaventato.
Danny lo baciò leggero in quello stesso punto.
- Ti amo anche io. - Poi
gli prese il viso fra le mani obbligandolo a guardarlo negli occhi. -
Nemmeno io voglio ti succeda qualcosa. Ne morirei. -
Più vicini non lo erano mai stati.
Mac, sconvolto ed ansimante
tolse la mano da sotto i pantaloni comodi del pigiama che indossava e
coprendosi il viso con l'altro avambraccio, si disse se non fosse
impazzito.
In ogni particella di sé
c'era ancora il più profondo senso di beatitudine procurato
dall'orgasmo appena avuto grazie alla propria mano ed ai gemiti che
provenivano dalla sua camera.
Steso sul divano del
proprio salotto, aveva sentito fin troppo bene i rumori del loro sesso
consumato lì vicino, e per un istante morì rendendosi conto che si era
procurato piacere ascoltandoli ed immaginando quello che stava
succedendo.
Immaginandosi lì con loro.
”Mi stanno portando alla follia. Ma forse c'era terreno fin troppo fertile, per questo ci sono caduto dentro.”
Per quanto testardo fosse, prima o poi guardava quella verità in faccia finendo per accettarla.
Prima o poi lo faceva sempre, era più forte di lui.
Il mattino successivo il
primo ad alzarsi fu Mac ed iniziò a preparare la colazione per tutti
con ancora nella testa quanto successo la sera precedente. Lanciava
intensi e continui sguardi alla porta chiusa della propria camera con
la voglia irrefrenabile di andare a svegliarli, ma poco dopo fu la
stessa ad aprirsi da sola lasciando uscire Don.
Aveva i pantaloni indosso, ma erano aperti, per il resto aveva la canottiera. Camicia e scarpe in mano.
Si chiuse la porta dietro
di sé appoggiando le scarpe a terra e lo vide in cucina alle prese con
una classica colazione americana completa di qualunque voglia e
necessità.
I due si guardarono e si
sorrisero un po' tirati, consci che non era una situazione normale,
quella, ma che con un po' di allenamento lo sarebbe potuta diventare.
Don indossò la camicia ed
avvicinandosi al tavolo della cucina apparecchiato per tre, iniziò ad
allacciarsi distratto i bottoni.
- Sta dormendo e sai com'è... - Mac sorrise sapendo a cosa si riferiva.
- Non svegliare il can che
dorme! - Don annuì ridendo silenzioso, sedendosi sullo sgabello alto
intorno al tavolo altrettanto alto della cucina. Il tavolo e le sedie
normali da pranzo erano in salotto.
Dopo aver allacciato i
bottoni, si arrotolò le maniche e lasciò il resto fuori, doveva ancora
allacciarsi i pantaloni, cosa che avrebbe fatto con calma dopo la
colazione che Mac iniziò a portargli come ai vecchi tempi.
- Mi sembra che i mesi non siano passati. - Disse poi Don con un cenno per le portate ricevute.
Bevve un po' di spremuta d'arancia fresca ed iniziò a rigirarsi le uova strapazzate nel piatto.
Mac fece un cenno a sua volta, più malinconico.
- Mi era mancato. - Ammise,
ma non aveva mai fatto mistero di voler tornare a quei tempi con lui.
Però c'era anche Danny, ora. E voleva anche lui.
- Si è calmato? - Chiese poi Mac sedendosi a mangiare con lui. Don annuì in una conversazione sorprendentemente disinvolta.
- Sì, subito. Penso che
oggi sia più ammaestrabile! - Fra di loro era frequente parlassero di
Danny come di un cane randagio od un cavallo selvaggio, era
effettivamente il suo modo di essere.
Mac fece un sorrisino.
- Era agitato per te, aveva
paura che ti succedesse qualcosa senza di lui vicino. - Don non lo
guardò nel rispondergli, ma lo disse piano.
- Io ho la stessa paura. - Ammise e Mac lo capì bene.
- Vi capisco tutti e due,
ma stai facendo la cosa giusta. Escluderlo è l'unico modo per
proteggerlo. - Don si scambiò un'occhiata significativa con lui e lo
ringraziò per la comprensione e la dolcezza.
- Com'è programmato, oggi? - Chiese poi Mac per sapersi regolare.
Don gli spiegò il proprio
piano ammettendo che alla fine potevano sperare più in un colpo di
fortuna che trattandosi di lui era quasi utopistico.
- Shane se non vuole farsi trovare, non si fa trovare. - Disse Mac ribadendo un concetto che Don ben sapeva.
- Il fatto che mi preoccupa è che se si fa trovare significa che il suo piano inizia. - Mac concordò.
- Non è evaso per sparire,
è evaso per fare qualcosa ed adesso lo sta attuando, quando avrà finito
di organizzare tutto si farà vivo ed allora la giostra inizierà. -
Don sospirò strofinandosi il viso già stanco, dopo aver finito di mangiare.
Mac si intenerì. Non era un
caso normale, lo capiva bene. Se Shane non avesse espresso chiaro
interesse per Danny, non si sarebbe fatto coinvolgere a quel punto, ma
era emotivamente distruttivo quel caso. E Don rischiava di rimanerne
schiacciato.
Mac, spaventato che dopo
aver preso Shane avrebbe dovuto raccogliere i nervi a pezzi di Don, si
alzò dal tavolo e gli andò dietro con la scusa di sistemargli il
colletto della camicia messo male. Don sorrise del gesto premuroso e
‘alla Mac’ e si rilassò. Fu meglio quando le sue mani si soffermarono
sulle sue spalle massaggiandolo brevemente. Fu un momento di silenzio
perfetto e rigenerante.
Poi la voce pacata e carezzevole di Mac, gli arrivò da dietro.
- Non sei solo, nessuno di
noi lo è. Danny sarà al sicuro e lo sarò anche io. Quindi non pensare a
noi e fai il tuo lavoro lucidamente. - Don annuì mettendogli le mani
sulle sue, incrociando le braccia sul petto. Quelle di Mac si fermarono
e si chinò a baciargli la nuca dolcemente.
- Lo prenderò a tutti i
costi. - Disse con fermezza. Mac però a quel punto lo girò sulla sedia
usando un po' più di forza e lo guardò a tu per tu.
- Ehi. Non a tutti i costi.
- Don capì cosa intendeva e sorrise felice delle sue premure. - Tu devi
tornare sempre qua a casa. - Non era una resa, quella di Mac. Non
ufficiale. Ma ufficiosamente si poteva dire lo fosse e Don lo capì. In
quello scambio di sguardi serio e pieno di significati, capì quello che
intendeva dire, capì che si stava volontariamente avviando a quella
conclusione fra loro tre, capì che presto sarebbe andato tutto a posto.
Del resto quella brutta
storia stava servendo a fargli capire quanto si amassero e quanto
impossibile fosse fare a meno uno dell'altro.
- Tornerò sempre. - Mormorò
Don poco prima che le labbra di Mac si chiudessero sulle sue
suggellando quella promessa. Una promessa che seppe di colazione a base
di uova e spremuta d'arancia, ma una promessa preziosa, che avrebbe
fatto di tutto per mantenere.
Baciarlo era ogni volta una
finestra nella pace più assoluta, come se il mondo si annullasse e non
esistesse un passato od un presente.
Era sempre la sola scelta possibile, la più giusta.
Don cercò la sua lingua
approfondendo il bacio, cercando un'ancora per i momenti difficili, ed
il mondo svanì definitivamente intorno a loro, mentre gli prendeva il
viso fra le mani e si abbandonava a lui.
Andarsene a lavoro così,
raccomandando Danny e promettendo di tornare a casa, lì da loro, fu per
Don uno dei momenti più belli e completi della sua vita. E lo fu anche
per Mac, il quale rivolto verso la camera dentro cui dormiva Danny,
sospirò pensando che per quanto assurda fosse, quella era la loro vita.
La semplice verità. Lo era punto e basta.