CAPITOLO XXXI:
ENTROPIA

“In un sistema isolato, l’entropia può solo aumentare”

-The 2nd law: isolated system – Muse -


Danny diede un'occhiata al sole, lateralmente rispetto a dove correva, e vedendolo basso capì che era ora di fermarsi, diede un'occhiata all'orologio e vide che erano le quattro del pomeriggio. Si era lasciato a dir poco andare in quella corsa liberatoria e piacevole. Non era partito di mattina presto, però andava per le strade da un bel po’.
Guardandosi intorno iniziò a cercare un posto per mangiare, poi avrebbe deciso il da fare.
Quando in lontananza adocchiò una costruzione, iniziò a rallentare, fuori c'era un parcheggio pieno di moto, camion e pickup e capì che era arrivato nel posto giusto. Con un sorriso si diresse lì e vedendo la scritta del pub ebbe conferma che quella sarebbe stata la sua tappa finale per quella giornata.
'Roadhouse'.
Era una catena disseminata per statali e stradone deserte di collegamento dove si fermavano viaggiatori, fra cui camionisti e motociclisti in particolare.
Si potevano fermare a mangiare e bere oppure, volendo, anche dormire. Servizio per una sola notte. Le Roadhouse stavano aperte 24 ore su 24 ed accoglievano qualunque viandante.
Il cibo fornito era carne alla griglia, il bere invece birra.
Danny parcheggiò fuori e portandosi il casco sotto braccio entrò, appena messo piede nel locale in legno scricchiolante, una zaffata di carne grigliata dalla cucina semi aperta lo investì insieme alla musica rock classica e un sorriso si formò sul suo viso.
- Decisamente il posto giusto! -
Avrebbe mangiato e bevuto a volontà, fatto amicizia con altri motociclisti come lui con la passione per le Harley, sfidato a freccette o a biliardo i fan delle Ducati e poi sarebbe collassato in una camera fino al mattino seguente quando si sarebbe svegliato ad un'ora imprecisata per tornare a casa con calma.
Un piano, alla fine, se l'era fatto. Non aveva idea che avrebbe avuto difficoltà a portarlo a termine.


Il ragazzo giaceva appeso ad un albero, impiccato.
Riconosciuto come Ethan Ganz da Don per il semplice motivo che aveva passato il tempo fino a quel minuto a cercare il possibile complice di Shane.
Ethan Ganz era risultato il vincitore, in quanto l'unico compagno di carcere uscito prima della rivolta e della rapina a Danny. Tuttavia l'avevano trovato grazie ad una chiamata del custode del parco dove ora lui ciondolava appeso ad un albero.
Don e Mac scossero le teste mentre Stella ed altri agenti lo facevano scendere, stendendolo a terra per esaminarlo.
Da un lato vedere che non era Danny era un sollievo, dall'altro alzava la tensione.
Perché uccidere l'unico collaboratore?
Che senso aveva?
Mac cercava di trovarlo, per Don non c'era visto che catalogava Shane come semplice pazzo!
Mac doveva capire, Don voleva che tutto quello finisse in fretta.
Quando si radunarono sul cadavere per vedere che indizi aveva lasciato, per capire se la giostra era finita o no, Mac e Don impallidirono.
Ganz aveva una maglietta addosso, Mac riconobbe il numero della compagnia dell'accademia di polizia di Danny, Don riconobbe la maglietta stessa.
- È una delle sue, la indossava l'altro giorno in palestra! - Disse infatti sicuro, come un pugno allo stomaco.
Mac trattenne il fiato mentre infilava le dita nelle tasche dei jeans per vedere se aveva lasciato altro e vedendo il suo tesserino, capirono che Shane aveva fatto un'altra irruzione in casa sua mentre l'aveva tenuto con sé per proteggerlo. Aveva preso quella maglietta ed il suo tesserino.
- Non si tratta di Ganz. - Disse allora Stella, vedendo che nessuno degli altri due riusciva a dirlo. - Si tratta davvero di Danny! - Sentirglielo fu meglio che dirlo al suo posto, ma fu ugualmente dura da accettare, specie per quella maledetta consapevolezza che non avevano un modo per trovarlo.
Danny era da solo, ovunque fosse, ignaro di quel che stava succedendo. E nessuno sapeva dove fosse, nessuno poteva aiutarlo.
Mac fissò quel cadavere aspettando che parlasse e gli dicesse dove era Shane, Don imprecò e si voltò con una scarica di nervi che non si sarebbero rilassati in tempi brevi.
Il cronometro era partito.

- Lo sapevamo che puntava a lui, ce lo ha detto sin dall'inizio! - Sbottò Don nell'ufficio di Mac il quale faticava a mantenere la calma e la lucidità.
- Non potevamo prevedere che riuscisse a scappare. - Disse razionalmente, mentre lui stesso si incolpava d'aver abbassato troppo presto la guardia.
- Si beh, ora che si fa? Danny usa contanti, non ha il telefono, è via chissà dove! - Don nonostante fosse un bravo poliziotto che aveva affrontato spesso situazioni anche peggiori, non riusciva a calmarsi, si sentiva impazzire e camminava su e giù come un matto nella speranza che qualcuno arrivasse a dargli una risposta.
Sapere che proprio Danny era la preda di Shane, di quel pazzo psicopatico, era atroce. Non poteva sopportare che gli succedesse ancora qualcosa, non dopo la sua paralisi.
Mac stava zitto visualizzando mentalmente il caso dall'esterno, doveva sforzarsi per essere lucido e freddo, per trovare qualche dettaglio che non aveva considerato, ma l'agitazione di Don non lo aiutava perchè faticava a non pensare da solo a quello che Don esprimeva con frustrazione e disperazione.
- Perché sempre lui, Mac? Perché deve finire sempre lui in questi casini? Prima picchiato a sangue e quasi ucciso in ostaggio dai trafficanti di droga, poi con la pallottola e paralizzato per un po', ora questo! Non possono succedere sempre a lui! - Mac lo guardò stizzito con l'intenzione di mandarlo a quel paese, ma si fermò vedendo i suoi occhi lucidi e furenti in un miscuglio fra l'ira ed il pianto. Don stava uscendo di testa, non riusciva proprio a concentrarsi, non ce la faceva. Era uno di quei casi da cui lasciarlo fuori, ma ovviamente era impossibile.
Sospirando si avvicinò e mise da parte quel che stava cercando di fare, doveva aiutarlo a rimanere saldo. Aveva bisogno di lui saldo.
Lo prese per le braccia e serio lo guardò con fermezza.
- Ehi. - Disse poi facendogli trattenere il fiato di colpo. La voce bassa ma decisa. Don si perse nei suoi occhi chiari, carichi di un carisma che non gli era mai mancato. Una certezza granitica in quello sguardo. - Lo troveremo, ok? E non sarà tardi. Lo troveremo come Shane ha trovato lui. - A quel punto la testa di Don si innescò, ma non nel senso sbagliato. Le mani di Mac rassicuranti, così come la sua espressione e la sua voce.
Qualcosa l'aveva indirizzato e con un brivido, lo stesso avuto prima, lo guardò risoluto e non più  nel caos.
- Shane ha mandato Ganz a seguire Danny! - Mac faticò, per un istante, a trovare il suo filo dei pensieri e battendo le palpebre per capire, Don proseguì riprendendo a camminare e gesticolare come prima, ma questa volta con concentrazione. - Poi si è fatto raggiungere e lo ha ucciso! - A quel punto Mac capì ed andandogli davanti di nuovo alzò l'indice risoluto.
- Numero uno comunicavano fra loro a distanza. Ganz parlava con Shane telefonicamente! -
- Numero due Shane ha un modo per localizzare a distanza Danny, altrimenti non l'avrebbe richiamato staccandolo da lui! - Mac ringraziò mentalmente la propria capacità di riportare Don fra i nervi saldi, senza quella sua illuminazione sarebbero stati ancora a perdere tempo.
Detto questo i due non aggiunsero altro e si fiondarono nel laboratorio di Adam, dove usava tutte le apparecchiature necessarie per i rintracciamenti.

 
“La mia fede è stata rubata. Pagherai per questo, messaggero.”
La sera ormai era calata da qualche ora e dopo lunghe ore passate a guardarlo divertirsi con degli sconosciuti e a tracannare birra come un ragazzino, vide Danny andare in camera a dormire.
Shane lo seguì da fuori posizionandosi in un angolo nascosto dell'esterno, rivolto verso il piano delle camere che erano sul retro del locale.
Poco dopo vide la luce di una di esse accendersi e la sua sagoma apparve alla finestra che socchiuse per il caldo provocato dalle troppe birre.
Shane sorrise maligno.
“Così me la fai facile, però...”
Ormai mancava poco e con Danny isolato dai suoi amici e colleghi, il gioco sarebbe stato estremamente facile.
Sarebbe bastato non fare confusione e lui poteva essere anche silenzioso, se voleva.
Non serviva gridare per portare a termine il suo lavoro.
Sarebbe stato tutto perfetto.
Non aveva potuto decidere lui il posto, nel suo piano avrebbe dovuto aspettare un momento ideale, trovarlo, prelevarlo ed ucciderlo, però vedere che se ne andava a fare un giro in moto da solo, era stato stupendo.
Si era allontanato dagli altri, isolati.
Mentre aspettava fuori, nella notte, che tutto si calmasse e che Danny si addormentasse, tornò a ripetersi il concetto della meccanica statistica e della termodinamica che aveva dato vita al suo piano.
L'entropia.
L'entropia era la misura del disordine all'interno di un sistema qualunque.
Tanta entropia c'era in un sistema, il disordine aumentava. L'entropia era lo stato per il quale una cosa si trasformava in un'altra, per cui costituiva un cambiamento significativo di qualcosa. Questo si traduceva in disordine in quanto quella determinata cosa non era più la stessa, ovvero non era più nel suo ordine naturale, ma mutava.
Questo meccanismo veniva definito entropia.
“Danny è la mia entropia. È responsabile di questo mio drastico cambiamento. Non avrebbe dovuto spezzare la mia fede. La fede in mio fratello per me era l'unica fonte di vita, vendicarlo era tutto. Danny mi ha rotto questa fede dicendomi che mio fratello era colpevole. Questo ha provocato una trasformazione in me, è stato questo a trasformarmi in mostro, invece che in un giustiziere. Ed ora per conviverci devo uccidere la causa di questa mia trasformazione. Potevo rimanere in carcere pensando di aver vendicato mio fratello, sarei stato un eroe, una persona che aveva fatto una cosa giusta. Ma Danny ha impedito questo ed io, ora, devo convivere con il fatto che sono un mostro e non un eroe. Avrei preferito vivere nell'ignoranza.
Danny è la mia entropia. Devo eliminare l'entropia. L'entropia entra in un sistema aperto in equilibrio e lo manda a puttane. Isolando quel sistema, una volta che l'entropia è entrata, non potrà più continuare a fare danni contaminando altri sistemi. Una volta che il sistema è isolato con al suo interno l'entropia, va distrutto.
Ora l'entropia è isolata, adesso distruggerò l'intero sistema entro cui è imprigionata, prima che continui a contaminare il mondo. “
Shane scese dall'auto e prese due delle taniche di benzina che aveva portato con sé e silenzioso, mentre ormai nella Roadhouse era tutto tranquillo e non c'era più nessuno sveglio, iniziò a spargere la benzina su tutta la circonferenza, abbondando in modo da essere sicuro che a tempo debito prendesse fuoco.
Danny aveva scelto il suo destino andando in un locale fatto completamente di legno per richiamare lo stile di un certo periodo.
Fra poco l'entropia sarebbe morta e lui non avrebbe più sofferto in alcun cambiamento drastico ed osceno.
Il suo mondo sarebbe per sempre rimasto così come ora era, orribile, ma intatto per sempre. Nessuno glielo avrebbe più distrutto e l'unico che aveva osato farlo, sarebbe morto.


- La mia fede è stata rubata...- La frase lasciata sull'ennesima banconota modificata aveva completato il puzzle che nella sua mente ora era piuttosto chiaro.
- Cosa significa? - Chiese Don che non aveva potuto far altro che aspettare le loro analisi.
- Shane credeva nell'innocenza di suo fratello, ha ucciso per lui ed era convinto di star facendo giustizia. Quando gli abbiamo dimostrato che invece suo fratello era colpevole, il suo mondo è andato sottosopra ed ha realizzato di essere diventato semplicemente un mostro. - Don aggrottò la fronte senza capire il collegamento con Danny.
- E cosa c'entra con Danny? - Mac lo guardò rimanendo calmo.
- Danny gli ha aperto gli occhi, è colpevole di avergli mostrato la realtà. -
- Ma non è lui che ha distrutto sul serio il suo mondo, è stato il fratello! - Rispose Don frustrato.
- Il fratello è morto, non può prendersela con lui e per andare avanti e non rimanere schiacciato sotto il peso di quel che ha fatto, deve trovare un capro espiatorio ed eliminarlo. Pensa che solo così potrà convivere con il nuovo sé stesso ed andare avanti. Vede in Danny quel capro espiatorio. - Don capiva quello che diceva Mac, ma rimaneva una cosa assurda dal suo punto di vista. Danny comunque gli aveva solo portato un messaggio, non aveva fatto davvero nulla!
- Danny però non c'entra sul serio, gli ha dato una comunicazione, insomma! - Mac sospirò, era ovviamente d'accordo con lui, ma non riusciva a non vedere le cose con la sua testa.
- È come dare la colpa al caos se succede qualcosa. Quel qualcosa succede per una causa in particolare, ma dai la colpa al caos perchè affrontare quella causa è troppo difficile, no? - Don afferrò il concetto specifico che albergava nella mente di Mac.
- È la pallottola che ti uccide, ma dai la colpa al destino che te l'ha fatta trovare sulla tua traiettoria. - Mac annuì soddisfatto.
- Per Shane, Danny è il destino, suo fratello la pallottola. -
- Ma Danny non è il destino. Danny è solo quello sbagliato nel posto sbagliato! - Non poté che sorridere brevemente a quella definizione perfetta e realistica di Danny.
- Mi viene in mente il concetto di entropia. - Fece poi Mac mentre Adam passava nei computer tutte le combinazioni possibili dei numeri dati per capire cosa fossero in particolare.
- Cioè? -
Mac scosse la testa e lo guardò brevemente tornando a distogliere lo sguardo per puntarlo sullo schermo di Adam.
- È molto complicato, ma per fartela breve è il disordine. Più entropia c'è in un sistema, più disordine c'è. - Don alzò le sopracciglia.
- E che c'entra ora? -
Mac fece un sorrisino.
- Danny è entropia allo stato puro. - Don si mise a ridere per allentare una tensione alle stelle.
- Puoi dirlo forte! Ovunque va, qualunque cosa faccia, sconvolge tutto e tutti! - Mac concordava.
- C'è quest'idea, in una delle teorie che studia l'entropia. L'entropia entra in un sistema e lo devasta. Per eliminarla, bisogna isolare il sistema. Ma in realtà lo argini, non lo elimini. - Don aggrottò le sopracciglia, ora si era di nuovo perso in mezzo ai suoi concetti filosofici o scientifici o qualunque cosa fossero, ma Mac continuò pensieroso come se non potesse farne a meno. - Se isoli un sistema entropico, l'entropia in esso aumenterà collassando, implodendo. Mentre se lasci il sistema aperto e permetti all'entropia di fare il suo corso, lentamente essa si diluirà nei vari sistemi e sarà meno pericolosa. Col tempo, all'interno del singolo sistema, le cose torneranno come prima, forse un po' diverse ma nella tendenza in cui erano prima. -
Gli occhi di Mac tornarono di nuovo su quelli di Don come se fosse un discorso sensato ed utile da fare ora.
- Per cui se isoli un sistema, l'entropia può solo aumentare. - Don provò a tradurre alla meglio quel che aveva forse capito, pensando che quello era il modo in cui Mac si manteneva calmo in un momento allucinante.
- Cioè è meglio lasciare Danny libero di fare i suoi danni in giro perchè col tempo le cose tornano sempre a posto, mentre se cerchiamo di controllarlo e contenerlo quello tenderà a combinare più casini che mai? - Mac lo guardò sorpreso di questa sua traduzione e conclusione, ma sorrise rendendosi conto che era estremamente vero ed annuì con dolcezza.
- Esattamente! - E, come per magia, a Mac venne una delle sue idee.
Un esperto avrebbe detto che bisognava distrarre la mente nei momenti di tensione, per permetterle di elaborare soluzioni senza essere sotto pressione.
Forse non tutti funzionavano così, quella di Mac sì.
Rivolto ad Adam che diventava matto dietro a quei numeri stampati apparentemente senza senso nella banconota, disse:
- Hai provato ad incrociarli con i dati nel telefono di Ganz? -
Adam si girò per capire come, dopo aver parlato di entropia e cose complicatissime, la sua mente avesse potuto produrre qualcosa che apparentemente non c'entrava nulla coi suoi discorsi. Ma poi scosse la testa e tornò al computer mettendosi a lavorare.
Don e Mac rimasero in attesa controllando l'orologio, ipoteticamente Danny stava andando a dormire ora. Avevano immaginato avesse trovato un locale dove mangiare e dormire, conoscendolo si era divertito con degli sconosciuti. Nella loro analisi delle probabilità fatta con la loro conoscenza di Danny, avevano teorizzato che sarebbe andato a letto all'incirca a quell'ora.
Il tempo era decisamente scaduto, non ce n'era più.
E proprio mentre i loro cuori si gonfiavano nel petto dandogli la peggiore sensazione mai provata, una sensazione d'impotenza, Adam se ne uscì alzando le braccia in alto in segno di esultanza. A questo accompagnò un sonoro
- CI SIAMO! - Mac e Don si avvicinarono a guardare. - È un GPS! È il numero di un GPS! - i due sopra le sue spalle si guardarono accigliati.
- Un GPS!? - Fece Don senza capire l'utilità. Dopo aver constatato che il telefono di Shane, trovato fra le comunicazioni fatte di recente di Ganz, era chiuso e quindi non rintracciabile, avevano sperato in quell'indizio di Shane.
Shane voleva che lo trovasse. Nei suoi piani dovevano trovare un cadavere, ma loro erano intenzionati a trovare Danny vivo.
Gli occhi di Mac si illuminarono prima di quelli di Don.
- Non UN GPS... IL GPS!  - Fece premendo su 'un' e su 'il'.
A quel punto anche per Don ebbe senso.
- Adam, traccialo! -
Pochi attimi di sospensione, gli stessi che i loro cuori fecero in attesa del risultato.
Poi solo un responso.
- Il GPS è attivo ed è fermo ad un indirizzo sulla statale! - Adam evidenziò nella mappa dello schermo il luogo preciso e il tempo riprese a scorrere veloce, impazzito, a rotta di collo.
Un tempo che non avrebbe avuto pietà se loro non sarebbero riusciti a cogliere quell'occasione.
L'ultima rimasta. La sola ed unica.