CAPITOLO XXXV:
SILENZIOSA ACCETTAZIONE
“Questo è un posto dove imparerai
a fronteggiare le paure, ricostruire gli anni
e a domare le fantasie della tua mente
la comanderai per entrare in un altro mondo
e improvvisamente sentirai e vedrai questa magica nuova dimensione
io ti guarderò le spalle
io ti aiuterò a vedere oltre
io ti proteggerò di notte
io sto sorridendo accanto a te
in una lucidità silenziosa”
- Silent Lucidity – Queensryche -
Tornare a casa poteva
essere la cura migliore per Danny, dove avrebbe potuto avere gli amici,
le persone che amava e la piccola Lucy ogni giorno, senza per contro
essere monitorato e controllato come in una prigione.
La sua riabilitazione
tardava a cominciare, l'avevano tenuto in reparto per qualche giorno,
ma vedendo che i miglioramenti erano più lenti delle aspettative Danny
li aveva convinti, con l'aiuto di Sheldon che nutriva di una certa fama
in ospedale, a farlo andare a casa.
Il terapista l’avrebbe
raggiunto lì giornalmente negli orari prestabiliti per la terapia, per
il resto avrebbe avuto privacy e amici che non l’avrebbero mai lasciato
solo, per non parlare delle sue partite, della sua musica e dei suoi
film... tornare un po' nel suo mondo, nella sua vita, sarebbe stato un
risanamento vertiginoso.
Con il terapista avere
lavorato molto bene e con entusiasmo, tanto che sicuramente avrebbe
ripreso a camminare da solo prima di quel che avrebbero immaginato.
Qualche settimana dopo,
sulla gamba sarebbe rimasta una cicatrice profonda, mentre la mano
rotta colpita dal martello aveva ancora il gesso che avrebbe potuto
togliere dopo un po’ per sostituirla con una doccia, la fasciatura
rigida e meno ingombrante.
Quando tornò a casa, Mac e
gli altri avevano parlato di turni per non farlo stare mai solo, Danny
ancora non camminava e per muoversi da una parte all'altra doveva usare
la carrozzina oppure essere aiutato da qualcuno. Non aveva ancora
fisicamente forze per fare nulla. Né nelle braccia, né nelle gambe o
nel tronco.
Parlato di turni e quant'altro, rimasero soli loro tre.
Danny sistemato sul letto con tutto il necessario a portata di mano, compresi Don e Mac.
Don seduto sul letto con lui, Mac accomodato su una sedia dall'altra parte.
Avevano parlato di cose
pratiche e del programma di quei giorni, evitando accuratamente cose
che potessero innervosire ed agitare Danny, quali appunto Shane.
Ma non parlarne non lo
aiutava a tirarsi su e voltare pagina e dopo aver alleggerito la
situazione caratterizzata da una strana atmosfera, fu proprio lui a
parlarne per primo.
- Sentivo tutto. - Fece
improvvisamente, dopo pochi secondi di silenzio, dopo una battuta di
Don che si era accomodato nell'altra parte del letto mangiando qualcosa
che aveva preso per strada.
- Durante il coma? - Chiese Mac piano.
Danny annuì.
- Non so da quando iniziano
i miei ricordi, ma ricordo che ad un certo punto ero nel dormiveglia,
sentivo tutto e sempre più quel che succedeva fuori; mi comandavo di
muovermi, parlare e svegliarmi ma non ci riuscivo, il corpo non
rispondeva. Ero pesante, come fatto di piombo, mi sforzavo ma nulla.
Ero disperato, non sapevo come fare per aprire gli occhi. Poi ricordo
solo mia figlia. E le tue lacrime, Mac... -
il silenzio che calò dopo
queste parole fu strano, parlarne lo rendeva reale. Loro erano abituati
ad affrontare la realtà, qualunque essa fosse, ma dopo di questo
avevano cercato di camminare in punta di piedi, spaventati all'idea di
non riprendersi, di non tornare come prima, che fosse troppo grave
quello che era successo.
Ma sentirglielo dire fu meglio di quel che avrebbero immaginato.
- Questa volta è stata
peggio della precedente, ma forse una volta che si supera l'inferno ti
dimentichi di com'era... - Danny iniziò a parlare a ruota libera,
piano, riflessivo, pensieroso. Aveva elaborato quei ragionamenti in
quei giorni dove nessuno gli aveva chiesto nulla, dove nessuno era
stato con lui per ascoltarlo davvero.
Ma lì c'era ora un silenzio religioso ed era per lui.
- Ogni volta può essere peggio della precedente, o ci può sembrare così anche se forse non è vero... - Disse delicato Mac.
- O forse è solo diversa. -
Asserì deciso Don. Avevano ragione entrambi e Danny sorrise un po'
sentendosi capito, erano cose a cui aveva pensato molto.
- Non voglio smettere. Sono
pazzo? Dopo aver sfiorato la paralisi e la morte stessa forse dovrei
pensarci. A lasciare questo lavoro. Ma io non voglio. Ci ho pensato
molto. Sono pazzo, ragazzi? -
E questo era ciò di cui voleva parlare con loro.
Don non lo guardò, rimase a fissare davanti a sé senza sapere come sentirsi.
Da un lato era felice di
sentirlo combattivo e che non fosse di nuovo in una di quelle crisi
insormontabili, dall'altro sapere che cose simili potevano continuare a
succedere, era una tragedia.
Ogni volta per lui era peggio, ogni volta. Però non sarebbe mai andato contro le sue decisioni.
Fu Mac il primo a parlare.
- Ora sai cosa significa
fare questo lavoro per tanto tempo. Lo sai meglio di chiunque altro,
Danny. La prossima volta potrebbe essere fatale. Ne sei consapevole e
vuoi continuare lo stesso? - Danny annuì, Don ammirò la sua calma e si
girò a vedere la sua espressione. Come poteva dire cose così sensate
con un tono così calmo?
Anche Danny lo guardò per vedere che faccia faceva e lui ricambiò inarcando le sopracciglia, interrogativo.
- Che c'è? -
Danny scosse il capo ma parlò Don:
- Come fai a stare così calmo e ragionevole? Io... io... -
- Ehi Donny... - Lo
interruppe Danny sentendolo agitarsi, questa volta rivolto verso di lui
con aria stupita, cercando di calmarlo. Don lo guardò come colto in
fallo. - sei contrario? - La sua domanda sorpresa e diretta fece avere
uno scoppio d'ilarità a Don che, improvvisamente, aveva le idee chiare
su quel che provava.
Staccò la schiena dalla
spalliera, a cui poggiava, per girarsi completamente verso Danny, le
gambe piegate di lato, l'aria apertamente seccata.
- Ci puoi scommettere che
lo sono... è sempre più dura rischiare di perderti e sapere che la
prossima potrebbe essere quella decisiva... -
Don aveva aperto la diga e l'acqua fluiva senza freni.
- Anche a te è successo,
anche a Mac... e succederà ancora, purtroppo, finchè continuiamo a fare
questo lavoro... - Disse Danny incerto su come dovesse reagire a
proposito.
- E cosa significa, che va
bene così? Che dobbiamo rassegnarci a perdere chi amiamo, un giorno?
Tutti gli avvertimenti che abbiamo non ci bastano mai a fermarci in
tempo? - Don gesticolava alzando la voce sempre più agitato, parlava
senza aver mai riflettuto su quelle cose, ma le provava così
profondamente che lo sconvolgeva.
- Vuoi che mi dimetta? Vuoi
che apra un'officina per moto? È questo che mi stai dicendo, Don? - Don
si alzò dal letto nervosissimo ed allargando le braccia esclamò a voce
piuttosto alta:
- Non lo so Danny! È
successo tutto in fretta ed io non so cosa voglio, so solo che sono
morto, in questi giorni, in attesa del tuo risveglio, quando ti cercavo
sapendo che quel pazzo ti voleva uccidere e tu non avevi un cazzo di
telefono con te! - Don esplose e a questo punto Mac si alzò sentendosi
sbalzato indietro di settimane, quando erano stati insieme e litigi
simili fra i due erano stati all'ordine del giorno.
- Calma... - Disse con
fermezza, alzando le mani ed avvicinandosi a Don che aveva tutta l'aria
di essere l'interprete di una bomba atomica.
Erano stati giorni
difficili per tutti ed ognuno aveva reagito a modo suo, Don si era
sforzato di essere pratico e di aspettare di vedere come le cose si
risolvevano, ma alla fine era lì e si ritrovava con una marea di
sentimenti soffocati.
Il silenzio calò in fretta
con quel piccolo intervento e Danny, colpito dalla sua reazione, rimase
a guardarlo mentre lui invece non ce la faceva...
- Io non... non pensavo
che... - Danny cercò di dire qualcosa, ma non sapeva cosa, quindi Don
lo interruppe sforzandosi di guardarlo, rimanendo in piedi accanto a
Mac che non lo toccava ma era pronto ad intervenire.
- Non dovevo vomitarti
tutto addosso, non ora... non così... scusa io... ti lascio riposare.
Fa finta di niente. Non hai bisogno di questo, ora... - Don cercò di
andarsene ma Danny alzò la mano verso di lui senza riuscire ad
afferrarlo, troppo lontano. Per lui lo fece Mac e prendendolo per il
braccio lo tirò, lo girò e lo abbracciò.
Con questo fermò tutto, riportando le cose in una dimensione migliore, meno agitate e catastrofiche.
Le sue braccia intorno al corpo, le mani sulla nuca.
Don nascose il viso contro
il suo collo, prese dei respiri profondi per poi separarsi e girarsi
verso Danny che, paziente, aspettava non potendo alzarsi come avrebbe
voluto.
Quando lo guardò, tese il
braccio e la mano verso di lui e Don sospirando si sedette di nuovo sul
letto e gliela prese baciandogliela.
Mac rimase in piedi accanto al letto per poi sedersi anche lui nell'angolo.
Erano in bilico fra il
viverla in modo naturale e disinvolto ed il fermarsi a rifletterci, ma
ora c'era altro di cui parlare e non potevano sospendere tutto.
Danny guardò il viso
preoccupato di Don mentre gli baciava la mano, poi gliela lasciò e gli
prese la nuca attirandolo a sé debolmente. Appoggiò la fronte alla sua
e sospirò chiudendo gli occhi.
- Scusami, non mi fermo mai
a vedere le cose da altre prospettive. Sono il solito egoista testa di
cazzo. Se... se volete che mi fermi io... - Don scosse il capo
staccandosi da lui, ma rimanendogli vicino com'era.
- No, non voglio questo.
Anche noi rischiamo allo stesso modo. Non è questo. Il mio è stato uno
sfogo, credo sia normale. - Don decise di non pressare più Danny e non
l'avrebbe fatto nemmeno con Mac. Non poteva. Non era giusto. Si
amavano, si sarebbero accettati e coperti le spalle.
- Ti coprirò le spalle. Le
coprirò a tutti e due. Volevo dire questo prima. Ce la possiamo fare se
continuiamo a coprirci le spalle come abbiamo fatto ora. E se succederà
ancora, ci aiuteremo a superare tutto. Giusto? - Danny non usava mai
toni dolci, ma lì l'aveva e Don si rilassò mentre Mac sorrideva, in
parte a loro, ma non troppo distante.
Danny spostò lo sguardo da
uno all'altro e Mac fu il primo ad annuire e Danny tendendogli la mano
lo fece avvicinare a loro. Si accostò a Don appoggiandosi alle sue
gambe piegate e prese la mano di Danny.
Quella era la conclusione del loro discorso.
Un discorso che piacque per il semplice fatto che alla fine fu naturale.
Del resto Mac l'aveva accettato da tempo.
Quelli erano i sentimenti e
non avrebbe mai permesso a niente e nessuno di impedirgli di vivere
quel che provava. Perchè la vita era troppo breve e fragile per
sprecare la felicità che si aveva a portata di mano.
Don annuì prendendogli il viso fra le mani e sorrise con un po' di vergogna per essere partito in quarta.
- Ci sarò sempre. -
Vederli baciarsi fu di nuovo strano, bello. Non sentì di non appartenere a quel quadro o di essere di troppo.
Non si infastidì nel vedere
le loro labbra unirsi, le lingue cercarsi. Fu felice perchè era di
nuovo tutto a posto, com'era sempre stato, come sarebbe dovuto essere.
E, sebbene con un po' di
rigidità ed imbarazzo, accettò rassegnato Danny quando, separatosi da
Don, tirò la sua mano per farlo avvicinare.
Mac si alzò su un ginocchio per arrivare al suo viso, ma finalmente coronò quello che era il sogno di Danny da tanto.
Quel bacio sapeva di Don, fermo a guardare mentre scuoteva fra sé e sé la testa e rideva.
Danny ci era riuscito, l'unico sulla faccia della Terra con quel potere.
Ma lui lo aveva saputo dall'inizio.
Strano, diverso, forse assurdo ed anticonformista e sbagliato in qualche punto di vista.
Ma solo pochi anni prima,
anche essere gay lo era, eppure ora, nella maggior parte delle
comunità, era normale ed accettato. Non sempre, non ovunque, ma non
c'erano più paragoni con una volta, quando anche solo pensare di
esserlo era tabù.
Ognuno aveva un suo mondo di cui occuparsi, da vivere.
Anche Don e Mac sigillarono
quel discorso che non sarebbe servito fare perchè, alla fine, le parole
erano nei gesti, nell'amore espresso già molto bene.
Salvarsi la vita, morire
nell'attesa, prendersi cura uno dell'altro, preoccuparsi e piangere era
un discorso perfetto e non serviva aggiungere nulla.
Una resa dolce, tutto sommato.
Molto più dolce e semplice
di quel che Mac aveva inizialmente pensato, convinto che pur sapendo
che le cose erano così, non sarebbe mai riuscito a viverla.
Invece era così facile... così sconvolgentemente facile.
Baciare uno e poi girarsi e baciare l'altro. Perchè quella era la loro storia.
Una storia diversa, una storia di un altro mondo.
Tornare a lavoro con la lucidità necessaria fu determinante.
Adesso Danny era salvo e potevano riconcentrarsi a pieno ritmo su Shane, ancora irrimediabilmente libero.
Indetta una riunione al
completo di tutti i membri della sua squadra, mentre Lindsay e Lucy
erano con Danny, stabilirono che l'incendio era il piano di riserva che
faceva anche da garante per la sua fuga.
Aveva immaginato che prima
o poi avrebbero decifrato il suo messaggio, come voleva facessero.
Quindi nell'ipotesi che poi fossero arrivati in tempo e lo
interrompessero sul più bello, aveva dovuto pensare ad un piano di fuga.
Perchè la particolarità di
Shane non era la fortuna, ma la furbizia. Lui se la cavava sempre
perchè nei suoi piani metteva sempre in conto il bisogno di scappare od
evadere.
Posto che l'incendio
premeditato era per scappare ed assicurarsi che Danny morisse,
convennero tutti che sicuramente sarebbe tornato a controllare, per
assicurarsi d'avercela fatta.
Danny era l'ultimo tassello della sua vendetta, qualunque motivo avesse avuto.
Don aveva parlato con Danny
a riguardo facendosi raccontare nel dettaglio quel che era successo per
fare rapporto e proseguire nelle indagini.
Danny ricordava
parzialmente i suoi deliri dove lo accusava di essere il responsabile
della sua trasformazione in mostro, che preferiva stare nell'ignoranza
e credersi un eroe e cose simili.
Danny era una sorta di accettazione della realtà, un capro espiatorio o qualcosa di simile.
Non ricordava con che termine l'aveva definito ad un certo punto, ma quelle cose poi non erano importanti.
Il succo era che il piano di Shane era uno, fra i tanti.
Uccidere Danny.
- Constatato che è ancora
vivo, tornerà per completare l'opera. Facciamo in modo che esaurisca la
fantasia! - Disse Mac in conclusione della riunione. - Danny sta
facendo riabilitazione per camminare e muoversi, per il momento non
esce di casa. Shane non avrà scelta che venire da Danny a casa sua.
Dovremo sempre stare con lui... -
- Se Shane vede sempre
qualcuno con lui non si avvicinerà e sarà costretto ad usare la sua
famosa fantasia... - Asserì Stella contraddicendo Mac.
Dopotutto era vero, Mac dovette annuire pensieroso.
- Cosa suggerisci? - Le
chiese sapendo la risposta. Ma lei era meno coinvolta rispetto a lui e
poteva proporre il piano davvero migliore.
- Se questa volta vogliamo
essere davvero efficaci dobbiamo tendergli una trappola. Dobbiamo
lasciarlo entrare, fargli credere che nel nostro piano protettivo ci
sia una falla. Quando vedrà che, ad esempio, la notte dorme solo, lui
entrerà e noi interverremo. - Mac rimase in silenzio guardandola mentre
pensava a cosa significava un piano simile.
- È rischioso per Danny, fa da esca... - Immaginò il 'no' tuonante di Don.
- Ma è la sola cosa,
abbiamo un solo colpo in canna, non possiamo sbagliare. È per lui che
lo facciamo. Shane non mollerà e lo sappiamo. Dobbiamo approfittare
dell'allettamento di Danny e farlo entrare in casa sua. -
Mac sapeva razionalmente che era l'unica cosa da fare. Lo sapeva. Ma non voleva esporlo ancora.
Alla fine dovette rassegnarsi, era davvero l'unica scelta, quella migliore.
Con Don ci avrebbe litigato, ma non poteva far altro che organizzare il piano nei minimi dettagli.
- Danny è stato dimesso,
Shane l'avrà scoperto, avrà monitorato la situazione da lontano. Ora
che è a casa non perderà molto tempo. Ha aspettato alcuni giorni per
far calmare le acque e permetterci di assestarci, ora studierà come ci
comportiamo con lui, chi lo assiste, quanto e se sta solo. Dobbiamo
fargli credere che la notte sia solo. È essenziale che non veda nessuno
di noi dopo l'ora di cena. Controlleremo tutte le vie d'accesso e di
fuga, noi saremo appostati fuori tutta la notte. Non tarderà a farsi
vivo. Appena lo vedremo entrare non gli permetteremo nemmeno di
arrivare nell'appartamento di Danny. -
Proseguì con altri dettagli per poi andare a comunicarlo a Don e Danny.
Con Don ci litigò lui, questa volta, il quale si oppose fermamente all'idea.
In Danny trovò l'alleato che convinse Don a permetterlo.
In fondo era ora di finirla con quel pazzo.