CAPITOLO XXXVI:
CHIUDENDO
“Non c'è pace / solo guerra
La vittoria decide chi ha ragione o torto
Non finirà / crescerà e basta
Faresti meglio a prepararti a combattere
E non ci saranno scuse
Guerra
Non c'è dolore / risparmiato
La paura è diventata il tuo unico diritto
E una volta che sarai perso / nella tua disperazione
Sarà per sempre una notte nera eterna
E non chiederà scusa
Per aver distrutto la tua vita
Guerra
Distruttore
Non ha bisogno di giustificarsi
Per aver distrutto la tua vita”
- War – Linkin Park -
Danny salutò Don e Mac che se ne andarono insieme dopo cena, come di consueto.
Erano due giorni che
usavano quella routine e non era ancora successo nulla, naturalmente
Shane stava prendendo le misure, questo era chiaro.
Tutte le volte che li
salutava gli veniva la stessa ansia che veniva a loro nel non poter
stare insieme. Dover affrontare la notte sapendo che poteva succedere
qualunque cosa, non era facile ed infatti passava la gran parte del
tempo sveglio a parlare al telefono con loro tutte le volte che
riteneva necessario.
Cioè circa ogni ora.
Il giorno faceva terapie e progressi un po' a rilento, perchè la notte non riposava a dovere.
Volevano solo chiudere quella storia, solo quello.
Danny sospirando rimase con
la televisione accesa a guardarsi una partita fino a che non pensò che
per uno psicopatico, quell'ora andasse bene per tentare di uccidere
qualcuno, quindi chiuse e attese a braccia conserte e la pistola sul
letto, proprio vicino a sé. Lo sguardo torvo ora abituato al buio
fissava la porta d'ingresso che da lì poteva vedere, ma di tanto in
tanto guardava anche le finestre e le vie d'uscita.
Tutto silenzioso, tutto fermo, tutto come sempre.
'Com'è lì fuori?'
Scrisse a Don.
'A posto.'
Il che non era molto confortevole visto che Danny sperava che quel pazzo si facesse vivo una volta per tutte.
Sbuffando cominciò a tamburellare le dita sul braccio e dopo un po' Don tornò a scrivergli.
'Ma fai finta di dormire o fissi la porta truce?'
Danny ridacchiò.
'Pensi che possa dormire?'
'Fingi di dormire! Se ti spia in qualche modo e aspetta che tu dorma non arriva più!'
Danny voleva ribattere ma aveva ragione.
Col broncio si decise a stendersi e a mettersi a dormire sul serio. O meglio a fare finta.
Non poteva cambiare di
molto la posizione perchè la gamba doveva stare rialzata e ferma in una
certa maniera, per cui comunque si trattava di mettere o togliere un
cuscino dalla schiena.
Stava comunque guarendo bene e non potevano lamentarsi.
“Giuro che se non si fa vivo esco in strada e lo chiamo io!”
Cosa di cui sarebbe stato anche capace, dopotutto...
- Non può averci visto e
non può aver rinunciato. Deve per forza tentare di entrare nel palazzo
di Danny, non ci sono altre possibilità! - Disse Mac riflettendo se per
caso avesse tralasciato qualcosa.
- Giuro che se qualcosa va
storto... - Iniziò Don per la millesima volta, frustrato di passare le
notti in un furgone a monitorare la situazione in attesa di Shane.
- Deve andare storto. Ma
per Shane! - Tagliò freddamente Mac esasperato da Don e dal suo istinto
eccessivamente protettivo nei confronti di Danny!
Anche lui lo era, ma Don sfiorava limiti epici!
Don sospirò e non disse nulla fissando i monitor dall'interno del furgone attrezzato per gli appostamenti.
Avevano sistemato
videocamere notturne nascoste in ogni angolo strategico, persino
davanti alla porta d'ingresso di Danny. Per evitare di mettere agenti
in borghese e di destare sospetti, avevano usato questo sistema.
E comunque c'era sempre
qualcuno nel furgone anche durante il giorno, monitoravano dal vivo la
situazione per evitare che Shane facesse sorprese.
Ma, come immaginato, nei primi giorni non si era fatto vivo.
Mac guardò l'orologio e Don
il telefono, Danny non gli aveva più scritto ed era un po' che anche
dalle immagini puntate verso la finestra della sua camera, si vedeva
tutto fermo e tranquillo.
Stavano per convincersi che
non avrebbe colpito nemmeno quella notte, quando finalmente un
individuò arrivò dal fondo della strada.
Cappuccio della felpa alzato, viso abbassato, spalle tese e camminata veloce.
- Non è un tossico, va
troppo spedito. - Asserì Mac sicuro. Don prese subito la pistola
imitato dai suoi agenti che erano con lui nello stesso furgone, seduti
anche loro su turni, sempre in attesa di essere utili.
Mac fu l'ultimo ad estrarla
per assicurarsi che entrasse. Pur non vedendolo in viso e non essendo
sicuri, dovevano fermarlo comunque, anche se rischiavano di fermare la
persona sbagliata e mangiarsi la copertura se Shane fosse stato lì.
- Si ferma. Sta controllando che non ci sia nessuno. -
- Non siamo sicuri che sia lui, se non lo è ma sta controllando nascosto è finita. Dobbiamo essere sicuri! -
- Ma è davanti al palazzo di Danny! -
Mac strinse le labbra poco
convinto, il suo istinto gli gridava di accertarsene in qualche modo e
così decise di mandare i due agenti a guardarlo in viso, ma senza farsi
scoprire.
- Mettetevi una giacca e
coprite la casacca antiproiettile della polizia, il distintivo e la
pistola, ma state pronti ad agire se è lui. Solo se è lui lo arrestate
e state attenti. Altrimenti ve ne andate. -
I due annuirono ed uscirono dopo aver nascosto i segni della polizia.
Don e Mac rimasero a guardare dai monitor, non potendo affacciarsi per vedere coi loro occhi.
Videro i due agenti
avvicinarsi fingendosi due amici esuberanti che scherzavano insieme, li
videro andargli contro e con quella di guardarlo per scusarsi, il
giovane si mise improvvisamente a correre e scappare prima di farsi
vedere bene in viso.
Il cappuccio filò via con lo scatto, i capelli lunghi e scuri combaciavano ma non avevano ancora avuto la matematica certezza.
Don scattò comunque
all'inseguimento senza farselo ordinare, ma Mac, seguendo un istinto
dei suoi, rimase dentro al furgone con aria corrucciata a riavvolgere
il nastro riportato su un computer, mentre negli altri monitor
continuavano le riprese in diretta.
Mac mandò indietro convinto che qualcosa non tornasse, che qualcosa non avesse senso.
La sua testa aveva notato qualcosa, ma non sapeva cosa e doveva cercare la risposta svelto. Svelto.
Riavvolse le scene appena
viste, fermò l'immagine nello scontro coi poliziotti, cercò
l'angolazione migliore, ingrandì il suo viso e schiarì fino a vederlo
bene.
Guardandolo ora, Mac
impallidì e con uno shock nello sguardo, lo shock di chi sperava di non
aver capito tardi, guardò i monitor un secondo dopo la chiusura del
portone d'ingresso.
Chiusura.
Qualcuno era entrato, qualcuno proprio mentre lui non guardava.
Mac si trovò immediatamente
in un bivio fatale. Perdere tempo a riavvolgere anche quel nastro per
vedere chi era oppure correre dentro da Danny e rischiare di far
saltare una copertura probabilmente comunque già saltata?
Ma si trattava della vita di Danny.
Quello era l'unico piano, non ce n'erano altro.
Fallito quello era finito tutto.
Così Mac non rimase un
secondo oltre nel furgone ed estraendo la pistola, corse fuori
schiacciando la trasmittente che aveva con sé. Correndo dentro il
palazzo, gridò a Don.
- NON È SHANE! RIPETO, NON È SHANE! - Dopo di che entrò con una preghiera nella mente.
Che non fosse tardi.
Danny non dormiva, ma
non era nemmeno del tutto sveglio. Aveva mezza mente nel mondo dei
sogni, con l'altra mezza cercava di percepire i movimenti intorno, nel
caso ce ne fossero stati.
La mano sotto le coperte ad impugnare la pistola e quello strano batticuore che gli impediva di addormentarsi sul serio.
Ogni notte poteva essere
quella giusta e tutte le volte che chiudeva gli occhi rivedeva il suo
viso, dormire con la paura di svegliarsi con lui che lo legava e lo
torturava, non era il sonno migliore.
Era fremente di porre fine a tutto quello, doveva, voleva, era ora. Era necessario. Era proprio necessario.
Voleva voltare pagina, andare oltre.
La mente appena intorpidita
gli fece registrare qualcosa da fuori, un movimento, un rumore,
qualcosa che non avrebbe saputo dire, ma qualunque cosa fosse, Danny lo
sentì e aprendo gli occhi di scatto li puntò verso la porta d'ingresso,
il cuore in gola, la mano stretta convulsamente sulla pistola
coperta, ma direzionata perfettamente verso l'uscio in modo da poter
sparare appena fosse entrato.
Perchè ormai lo sentiva, era come avere una connessione con lui, una macabra connessione di cui ora si sarebbe liberato.
Doveva essere lui, ne era certo.
Doveva liberarsene lui.
Era giusto così.
Poi pensò, solo dopo, mentre la serratura scattava sul serio.
Pensò che Don e Mac erano
fuori e se Shane era lì aveva un solo ed unico significato. Un
significato che, pur non volendo pensarci, non ebbe scelta che dirselo.
“Se non l'hanno fermato è solo perchè è lui che ha fermato loro...”
Poi non ci fu il tempo di
pensare, perchè il viso di Shane spuntò dalla porta forzata con
facilità e dopo essersi guardato intorno per trovarlo, lo vide lì
seduto sul letto. La mano con la pistola sotto le coperte, nascosta
alla sua vita, ma puntata su di lui che ridendo si avvicinava.
Nel delirio di quel
momento, con la follia che si affacciava, Danny cercò disperatamente
l'addestramento in situazioni di pericolo simili.
Doveva cogliere di sorpresa l'aggressore per quanto possibile.
Accoglierlo con la pistola puntata non era efficace quanto il fargli credere di essere in vantaggio.
Se pensava che Danny fosse disarmato in quel momento, si sarebbe avvicinato abbassando la guardia il necessario.
Ma poi lui si mise a ridere.
- Allora mi aspettavi? Io
lo sapevo, noi due siamo collegati ormai! - Shane continuò a ridere
avvicinandosi alla camera ed al letto, con la pistola puntata verso
Danny che non poteva muoversi, i muscoli contratti fino allo spasmo,
fino a sentirsi più vivo che mai. Come rinato.
La scarica di adrenalina
gli avrebbe permesso anche di alzarsi e corrergli dietro, ma lo shock e
la rabbia che stava provando. Il dolore nel dirsi che era successo
qualcosa a Don e Mac, era tale che gli impediva comunque di muovere un
solo muscolo.
I due si guardarono fissi negli occhi, follia divertita in uno, rabbia cieca nell'altro, le lacrime che si affacciavano.
- Cosa gli hai fatto? -
Shane si mise a ridere ancora sbracciando un po', sicuro di avere tutto sotto controllo.
- Sai com'è, mi avete preso
un paio di volte, per cui sapevo che mi conoscete. Eravate pronti, ma
non volevo aspettare di chiudere la storia fra noi. Così ho pagato uno
che mi desse una mano. - Danny non voleva capire quello che stava
capendo, ma non c'erano altre interpretazioni, in quel momento non
c'erano.
- Cosa gli hai fatto? -
Ripeté piano e tremante, non riuscendo più a domare la rabbia
straripante, gli sembrava di impazzire, era come vederci rosso.
Shane appoggiò le gambe
alla sponda finale del letto, un metro a dividerli, una coperta a
nascondere una pistola stretta spasmodicamente nel pugno.
C'era un momento preciso per sparare, quando si era sotto mira.
Quel momento era quando si
stava per ricevere la pallottola. Bisognava farlo un momento prima,
bisognava essere certi che la propria vita fosse in pericolo.
Quelle erano le regole.
Era giustificato vedere la pistola in mano, ma bisognava essere sicuri della volontà nel suo utilizzo.
Non potevi sparare prima.
Shane gesticolava senza puntargli la sua contro, ma era ovvio che l'avrebbe fatto, era lì per ucciderlo.
Per cui quel momento ci
sarebbe stato con certezza, ma per Danny quel momento era lì, il
momento fu quello. Quando disse, ridendo divertito, quelle parole.
- Io l'ho pagato per
scappare, farsi seguire da quelle teste vuote e poi ucciderli, spero di
trovare dei cadaveri uscendo da qua! -
Per Danny il momento di sparare arrivò.
Il boato sordo dello sparo
echeggiò nel corridoio, Mac si fermò un secondo, sentendolo mentre
correva verso casa di Danny. Aveva visto la porta aperta, aveva
aumentato l'andatura.
Shane era in casa, Shane era lì. Quanto vantaggio poteva aver avuto?
Se lo chiese, quando fece
per entrare, ma si fermò quando sentì quello sparo. Si fermò qualche
istante, nemmeno un secondo in realtà.
Il cuore si fermò, il mondo si fermò. Centesimi di secondo infiniti e poi il muoversi senza rendersene conto.
Il muoversi stringendo una pistola che non voleva saperne di stare ferma.
Mac non si era mai sentito
tremare stringendola, eppure quella notte successe. Successe fino a
che, guardato in camera, non vide.
Ed il tempo tornò a scorrere regolare, il mondo tornò ad una dimensione normale.
Danny, seduto sul letto,
stringeva la pistola da sotto le coperte che ora erano forate, aveva
sparato senza tirarla fuori, Shane non si era nemmeno accorto di morire.
Danny gli aveva bucato il cuore, morte istantanea, nessun dolore, come invece si sarebbe meritato.
Nessun dolore, solo una morte non annunciata per uno sicuro di avere ormai vinto.
Quando Danny vide Mac trafelato sulla porta, si sentì tornare alla vita a sua volta e questa volta sul serio.
Lasciò la pistola e tirate
fuori le braccia le tese verso di lui, incapace di parlare, sotto shock
per quanto successo ma soprattutto per il rivederlo lì vivo, dopo che
l'aveva creduto morto.
- Sei qui... - Mormorò
infine prendendogli il viso fra le mani, Mac fece altrettanto,
inginocchiandosi sul letto, arrivato a lui dopo un tempo che gli era
parso infinito, in realtà solo pochi istanti...
Tornare a vivere, tornare a respirare, tornare a credere che adesso sarebbe andato tutto bene.
Mac baciò Danny suggellando
la fine autentica di uno dei peggiori incubi avuti. Poco dopo arrivò
Don, col cuore in gola dopo aver sentito Mac alla trasmittente dire che
quello che rincorrevano non era Shane.
Erano arrivati oltre
l'isolato a rincorrerlo quando l'aveva sentito, si era fermato
lasciandolo ai due agenti per tornare di corsa indietro.
Quel tragitto fatto col cuore in gola e la paura nelle vene, era stato il peggiore di sempre.
Aveva corso il più veloce
possibile convinto che non sarebbe arrivato in tempo, che era successo
l'inevitabile, che era andato tutto storto.
Don non si sarebbe mai dimenticato come si era sentito in quella breve corsa, come non si sarebbe mai dimenticato quel momento.
Il varcare la soglia, il vedere Shane a terra morto, vedere loro due sul letto vivi, uno fra le braccia dell'altro.
Don non riuscì a dire
nulla, il fiato ormai finito, le forze per un momento svanite, ma si
precipitò sul letto con loro e baciò prima Danny poi Mac.
Quel bisogno di sentirli, di sapere che erano sempre lì, che era tutto a posto. Quel suggellare la fine del loro incubo.
- È finita... - Mormorò Mac mettendo una mano sulla guancia di Don ed una su quella di Danny.
I due se le presero a sua volta e la pace poté finalmente tornare.
Adesso la pagina era davvero chiusa.
Dopo di questo Danny fece dei passi avanti da gigante, fu come se per rimettersi aspettasse di risolvere la questione di Shane.
Liberarsi di lui era stato non come finire un capitolo, ma un libro intero.
Adesso sentiva di poter
fare qualunque cosa, specie a livello personale, la sua vita
ricominciava letteralmente e non avrebbe avuto freni. Non ne aveva mai
avuti, ma ora intendeva averne ancora meno.
Assolutamente.
Tornò a camminare in
pochissimo e recuperò le forze tornando sempre meglio di giorno in
giorno, mentre Don e Mac riprendevano le loro vite coinvolgendosi a
vicenda come sempre, ma questa volta comprendendo anche Danny.
Anche se Danny si stava
riprendendo, aveva l'infortunio, cioè le giornate prescritte dal medico
da rispettare. Non poteva andarsene in giro a piacere, doveva aspettare
che le giornate scadessero per poter uscire di casa. Si sentiva un po'
prigioniero, ma comunque riceveva sempre visite, Don e Mac venivano
ogni giorno, a volte si alternavano uno al mattino ed uno alla sera,
altre venivano insieme.
Lindsay veniva a pranzo quasi sempre, con Lucy, il suo piccolo angelo che l'aveva salvato.
Per il resto faceva riabilitazione ed esercizi di continuo per rimettersi in sesto.
La relazione con Don e Mac andava bene, era sempre più spontanea e naturale.
Erano fatti per stare insieme e vivendolo lo si vedeva bene.
Forse era che non c'era stato un vero e proprio cambiamento da prima, nel modo di rapportarsi e relazionarsi.
Parlavano come prima, si
consigliavano, si ascoltavano, si divertivano e ridevano insieme. Era
tutto come prima, anche il livello di considerazione e di importanza
nelle scelte quotidiane più o meno importanti.
Però c'era il lato fisico, un lato fisico che, finchè Danny non si sarebbe rimesso al cento percento, non volevano consumare.
Danny gli aveva fatto giurare di non fare sesso fra di loro senza di lui almeno la prima volta.
Poi si era incartato in un
discorso dove cercava di spiegare che ovviamente entrambi avevano fatto
sesso uno con l'altro diverse volte in diverse combinazioni, però da
quando si erano veramente messi insieme no e voleva che almeno la
prima, da quel punto, fosse insieme, poi ovviamente le altre si
sarebbero potute consumare a piacere e liberamente.
Mac imbarazzato all'idea non aveva risposto e se ne era andato, Don si era messo a ridere ringraziandolo del permesso.
Danny, preoccupato della reazione di Mac, gli aveva chiesto se secondo lui si sarebbe rifiutato di farlo insieme.
- Ma certo che si
rifiuterà! Però noi lo faremo lo stesso e gli piacerà! - L'idea di
farlo tutti e tre insieme, tutti e tre loro, era strana anche se
eccitante.
Non avevano mai osato
immaginare certe cose fino a quel punto, anche se sapevano che lo
volevano, era una specie di ossessione e proseguimento naturale della
loro relazione.
Amarsi, stare insieme, condividere tutto portava poi anche all'unione fisica, oltre che interiore.
E c'era la frenesia.
Era una cosa che non
avevano mai fatto, cioè Danny a tre l'aveva fatto una volta, due uomini
ed una donna, da ragazzo, in una delle fasi da spostato, per così
dire...
Era stato lì che aveva capito che farlo coi ragazzi non era male.
Ad un certo punto del
divertimento dove entrambi si stavano concentrando su di lei, l'altro
aveva cominciato a toccare lui. Inizialmente Danny non aveva capito
d'avere una mano di troppo addosso, poi naturalmente sì e la cosa prima
l'aveva lasciato basito, poi l'eccitazione e gli ormoni l'avevano
acceso per bene ed aveva accettato tutte le cose che gli aveva fatto.
Fino a che ne aveva fatte a sua volta.
Fra un'entrata ed
un'uscita, un centro se l'era beccato lui e a Danny, dolore allucinante
a parte che l'aveva fatto diventare violento, con la bocca di lei nelle
sue zone erogene, si era rilassato ed una volta rilassato, il sesso era
stato piacevole. Sempre più piacevole. Fino a che aveva raggiunto
l'orgasmo.
Ci era voluto un po' perchè
come prima volta non era stato facile, ma l'altro se l'era lavorato per
bene per prepararlo e quella parte, in effetti, l'aveva sciolto come
neve al sole. Danny non ricordava d'aver mai goduto tanto prima di quel
momento.
Poi chiaramente l'entrata
trionfale era stata necessariamente shockante, ma dopo l'aiutino di
lei, le cose erano migliorate ed una volta raggiunto il magico punto
maschile interno, Danny aveva visto delle stelle favolose.
Da lì l'aveva riprovato. Senza donne.
E riprovato.
E riprovato.
Solo uomini, ogni tanto donne.
Danny sapeva come fare e fremeva dal farlo con loro due che amava tanto e con cui il sesso a due era sempre eccezionale.
Però aveva paura che Mac si sarebbe tirato indietro, che fosse troppo.
Dopotutto i baci e le coccole erano un conto, il sesso era diverso.
Non avevano mai fatto porcherie eccessive e coi baci era stato sempre prima uno poi l'altro.
Non c'erano stati segni
oltrepassati, specie perchè anche nelle tenerezze loro erano molto
limitati dal fatto che di romantico in quel trio c'era solo Mac e la
sua percentuale di tenerezza era minima rispetto a quella di chiunque
altro. Per cui non stavano mai abbracciati tutti e tre a letto e
carezzarsi a vicenda o cose simili, quello che uno con una fantasia
spiccata poteva immaginare.
Non funzionava così la loro relazione a tre.
Era come sempre. Nulla di più nulla di meno.
Solo il considerarsi
fidanzati tutti e tre ed il baciarsi era diverso. Diverso in quanto non
lo facevano solo fra due, ma fra due, fra due e fra due.
Ma Danny sapeva che anche la questione bacio a tre era fattibile ed eccitante. E l'avrebbe fatta.
A costo di drogare Mac!
Insomma, era sopravvissuto
alla morte ben due volte in poco più di un anno, aveva il diritto, e
ripeteva diritto, di fare proprio tutto quello che voleva, nella
maniera più assoluta.
E così sarebbe stato.