CAPITOLO XXXVII:
L'ULTIMO PASSO
“Sono stato preso
Nel mezzo di un attacco di fulmini (tuono)
di un attacco di fulmini
Mi sono guardato attorno
E sapevo che non c'era modo di tornare indietro (tuono)
La mia mente correva
E ho pensato a cosa potevo fare (tuono)
E sapevo
Che non avrei avuto aiuto, nessun aiuto da te (tuono)
Il suono dei tamburi
Che battono nel mio cuore
Il tuono delle pistole
Mi ha lacerato
Tu sei stato fulminato”
- Thunderstruck - AC/DC —
Mac aveva superato qualsiasi tipo di situazione, dalla più alla meno pericolosa.
Se ne era sempre tirato
fuori egregiamente, aveva un'eccellente capacità di reazione, era
pronto e preparato in generale per tutto.
Tranne che per quello.
Se avesse potuto scegliere di fare a meno di qualcosa sarebbe stato quello.
Fare l'amore con Danny prima e Don poi, o viceversa, andava bene.
Era una cosa un po' troppo
per i suoi principi saldi e vecchio stampo, ma poteva capire che
provare le stesse cose per entrambi portava inevitabilmente a quello.
Però insieme... insieme
tutti e tre... quando ci pensava il cervello si spegneva letteralmente,
si rifiutava di affrontare la questione.
Non era pronto punto e basta, non c'era un'alternativa in cui invece lo era.
Era sicurissimo che non lo
sarebbe mai stato, Danny e Don potevano farlo fra loro quanto volevano,
non gli dava fastidio l'idea, altra cosa che giocava a favore della
relazione a tre.
Poi quando avrebbero
voluto, quando si sarebbe creata l'occasione, si sarebbe ritrovato
volentieri prima con uno, poi con l’altro. Non stesso giorno, stessa
casa, stesso letto.
Separatamente.
Quella era l'idea di relazione a tre di Mac ed era anche piuttosto audace, molto, estremamente, sentitamente audace.
Non certo era l’idea di Don e Danny.
I giorni erano passati, anzi volati, e la convalescenza di Danny era agli sgoccioli.
Doveva stare ancora a casa
per precauzione, per evitare certi colpi di testa a lavoro visto quel
che faceva, ma in realtà si era ripreso bene e non aveva problemi di
alcun genere.
Fu così che Danny decise arbitrariamente che quella sera l'avrebbero fatto.
Se glielo avesse detto Mac
non sarebbe venuto, quindi lo disse a Don per assicurarsi che venissero
e non rimanessero imbottigliati in qualche indagine.
Don si era messo a ridere,
convinto che sarebbe stata più dura del previsto, però alla fine si
ritrovò più curioso che altro nel vedere la tecnica di Danny.
Sapeva essere molto convincente e questo l'aveva appurato.
Era ormai normale cenare da
Danny, prendevano la cena in qualche ristorante e gliela portavano a
casa perchè lui e la cucina non erano molto amici, se non per delle
semplici uova. Ma non si poteva mangiare uova ogni sera.
Specie perchè erano uova anche al mattino. E a pranzo.
Per Mac di volta in volta era sempre più tesa la situazione ed era lieto di doversi fermare a lavoro, qualche volta.
Sapeva che Danny ormai stava bene e che avrebbe voluto farlo, ne era proprio sicuro.
E di fatto il suo istinto, come sempre, non si sbagliava.
Per la cena aveva ordinato
indiano per la piccantezza, sperava di stuzzicare un po' di sangue,
aveva detto a Don nell'sms che l'aveva fatto scoppiare a ridere.
Danny non avrebbe mollato,
forse a quel punto tanto valeva cercare di aiutarlo e preparare un po'
il terreno per evitare che Mac, appena entrambi avessero iniziato,
sarebbe scappato puntando loro una pistola.
Non aveva idea di come
potesse reagire, però era certo che non si considerava pronto, ma Danny
fremeva e lasciargli fare quella cosa, sarebbe stato davvero
imprudente.
Erano in macchina insieme
ed avevano appena preso la cena, stavano dirigendosi a casa di Danny
quando Don, che guidava, decise di accennare qualcosa.
- Ti vedo nervoso
ultimamente quando andiamo da Danny la sera... - Mac pensò che fra i
due quello che poteva non accorgersene era Danny ed infatti se ne era
accorto Don!
Mac si strinse nelle spalle
guardando fuori, il paesaggio notturno di New York che scorreva lento e
placido, come le mille persone che superavano.
- Conosco Danny... - Disse senza girarci intorno, sapendo che con lui era inutile. Don si mise a ridacchiare.
- È ancora convinto di
potertela fare, ma non mi ascolta quando gli dico che si tratta di
te... - Mac si girò a guardarlo senza capire e Don, sempre divertito,
spiegò malizioso: - Tu ti accorgi delle cose prima ancora che noi le
concepiamo, ma Danny pensa di essere furbo! - Mac a questo si mise a
ridere allentando la tensione che ormai era salita per colpa della
conferma avuta. Non che ne avesse bisogno, sapeva cosa pensava Danny,
cosa voleva, cosa progettava.
- La mia idea di relazione
a tre è diversa dalla vostra... solo che non so se riuscirò a farglielo
capire... - Don fece un sorrisino indecifrabile che non sfuggì a Mac
che faceva finta di guardare fuori dalla macchina, mentre invece
guardava lui per capire quale fosse il piano di Danny, non che ci fosse
molto da immaginare...
- Non lo capirà... però sappiamo qual è la dote principale di Danny... - Mac inarcò le sopracciglia scettico.
- Sorprendere? -
Don annuì con un gran sorriso, quel sorriso che Mac amava. Parcheggiato gli regalò anche i suoi occhi azzurri e sereni.
- Senti, se non vuoi non sentirti obbligato. -
- Figurati! Solo che non voglio ci resti troppo male... - Don sogghignò.
- Sappi però che per una volta potrebbe andare come non pensi... - Mac sospirò scuotendo sconsolato il capo.
- Purtroppo già molte cose
sono andate come non pensavo... e riguardano tutte voi due! - Don rise
della tragicità che usava, quindi uscì dalla macchina seguito a ruota
da Mac col sacchetto della cena.
- Sei pentito di noi? -
Chiese poi Don fingendo una conversazione leggera, mentre percorrevano
il corridoio dove settimane prima avevano corso col cuore in gola.
Mac non esitò nel rispondere e lo fece seriamente, perchè sapeva che era una domanda camuffata.
- Nemmeno un po', giorno
dopo giorno capisco quanto giusto fosse... per quanto assurdo e
strano... - Don concluse per lui, conoscendolo meglio di chiunque
altro, con un tono comprensivo e dolce.
- Però certi passi non sono
comunque mai facili da fare. - Giunsero alla porta di Danny e prima di
aprirla con le loro chiavi, Don aggiunse stringendogli il braccio. -
Ricorda solo come ti sentivi prima di cedere a questa storia e a come
ti senti ora che l'hai fatto. - Con questo aprì la porta ed entrò
cambiando immediatamente tono.
Mac esitò due secondi e pensandoci rilassò le spalle ed il volto e sorrise sorpreso.
Don aveva ragione e come sempre aveva centrato il punto. Poche semplici parole, senza girarci intorno.
Era davvero unico.
Seguendolo, entrò e si chiuse la porta alle spalle.
Danny aveva preparato la
tavola ed in televisione c'era, questa volta, un concerto rock di un
gruppo che a lui piaceva particolarmente, gli AC/DC.
Quando entrarono, abbassò
l'indispensabile per sentirsi, ma Mac fece subito una smorfia nel
sentire un genere estremamente lontano dai suoi gusti che erano più
blues e jazz.
- Danny, ma com'è che non
sei ancora sordo? - Commentò ironico rilassandosi da solo nel fare una
battuta. Voleva dimenticare qual era il chiaro pensiero fisso di Danny
e godersi la serata fino a che si sarebbe sentito a disagio.
Danny, prendendo i sacchetti che gli porgeva per sistemarli sul tavolo, rispose ridendo.
- La vera domanda è com'è
che sono ancora vivo! - Scherzava molto su tutto, specie il fatto che
in molti avessero provato a mandarlo all'altro mondo.
- Questa domanda ho smesso
di farmela da un bel po' ormai! - Rispose Don beccandosi uno
scappellotto da Danny che invece baciò Mac. Don fece l'aria da offeso
rimbeccandolo.
- Ehi! -
Mac rise passando oltre per aprire i contenitori e smistarli, mentre Danny rimase indietro a scherzare con Don a modo loro.
- Che c'è, ti senti discriminato? - Chiese malizioso Danny.
- Certo! Lo sono! A lui un bacio e a me uno scappellotto? -
Danny incrociò le braccia
al petto come stava già facendo Don, entrambi fingevano un battibecco,
ma si stavano ovviamente divertendo.
- Ma lui ispira dolcezza, tu ispiri altro... - Fu la sua pronta risposta e Don a quello sorrise malizioso ed allusivo.
- Mi sa che ho bisogno di
una dimostrazione pratica di cosa ti ispiro, visto che è da un sacco di
tempo che sei inagibile! - Danny batté le mani facendo il suo famoso
BOOM, mentre al contempo Mac rovesciava un po' del cibo che stava
sistemando nei piatti per colpa di Don.
“Meno male che doveva darmi una mano!” Non che glielo avesse detto, ma Mac aveva capito che l'avrebbe aiutato.
In effetti Don aveva inteso quello, ma il suo aiutarlo era riferito al rilassarlo per il sesso a tre.
Inevitabile.
- Sono agibilissimo ormai!
Sono a casa solo perchè il medico non mi conosce bene! Ma sono
perfettamente agibile! - Con questo si girò verso il tavolo tutto
entusiasta. - Avanti, mangiamo che poi te lo dimostro! -
Mac era decisamente
imbarazzato e fissava uno dei contenitori cercando di capire cosa ci
fosse e a chi andasse, la mente completamente azzerata ed in evidente
crisi esistenziale.
Don e Danny si misero a
ridere ed il secondo gli diede una pacca sulla schiena mentre il primo
gli prendeva quello che aveva in mano versandolo in un piatto.
- Tranquillo, lo dimostrerò
anche a te! - Disse Danny convinto di tranquillizzarlo sul serio, Don
si coprì il viso con le mani mentre cercava di non ridere sguaiato alla
faccia perplessa di Mac.
No, decisamente abituarsi a certe cose non era facile.
- La mia immaginazione va
alla grande, non ho bisogno di dimostrazioni! - Rispose Mac cercando di
chiarire che non si sentiva pronto a quello che aveva in mente Danny.
Questi lo guardò, ma decise di fare finta di non aver capito.
Tutto pronto si sedette al
tavolo e si avventò sulla cena, il proprio stomaco aveva una
considerevole fame ed era ormai convinto di avere tutto sotto controllo.
Ce l'avrebbe fatta, Don era dalla sua.
- Scherzi a parte il
rientro è vicino, sei sicuro di stare bene? I primi giorni pensavo di
tenerti tranquillo in laboratorio... - Fece Mac protettivo, cercando di
gestire la conversazione a modo suo, Danny lo guardò corrucciato.
- Se sto in laboratorio mi
uccido cospargendomi con polvere corrosiva! Non ne posso più di stare
fra quattro mura, io devo uscire, correre dietro a qualche cafone
suicida, insultare i poveracci! Insomma, devo tornare alla vita! - Don
rise mentre Mac sospirava immaginando quella risposta.
- Cerca solo di non esagerare, per cortesia... - Danny alzò le mani come per arrendersi e con aria innocente rispose:
- Io esagerare? Quando mai? - Don scosse il capo e gli ficcò in bocca una coscia di pollo.
- Quando deciderai di stare
zitto? - Poi si rivolse a Mac con fare rassicurante e maturo. - Non
preoccuparti, Mac, lo sorveglierò io! - Mac a questo punto sospirò
chiudendo gli occhi.
- È proprio di questo che
temo infatti... - E Danny sputò la coscia per ridere battendo la mano
sul tavolo. Don lo guardò male bruciandolo vivo, rimettendogli la
coscia in bocca.
Mac finì per ridere con loro, dopo un po' era impossibile trattenersi.
Si ritrovò rilassato prima
di quel che immaginasse, dopo l'argomento di conversazione spaziò come
al solito, si misero a parlare di quella musica rumorosa che Danny
ascoltava e così andarono anche sulla passione di Mac per il suonare,
che purtroppo aveva messo da parte da un po', e dopo cena, sistemati
sul divano sempre a guardare il concerto ormai agli sgoccioli, Danny
gli diede in mano una chitarra lasciando Mac a fissarla come se dovesse
essere finta.
- Ehi, è vera, eh? - Mac se la rigirò fra le mani.
- Ma dove la nascondevi? -
- In un armadio... - Mac lo guardò torvo.
- Così? - Danny sospirò.
- Senti, la tenevo per un
amico che viveva con un paio di studenti, dovendo andarsene per un po'
e non fidandosi di loro, mi ha chiesto di tenergliela. Poi non è più
venuto a riprendersela ed è rimasta qua. È sempre stata in una
custodia, per chi mi prendi? - Mac allora annuì impugnandola
correttamente per provare a suonarla, ovviamente dovette accordarla e
mentre Danny abbassava il volume, Don commentava che non lo vedeva
suonare da una vita.
- È da molto, è vero...
devo riprendere un po' mano... - Danny si ingelosì un po' del fatto che
Don sapesse della sua passione per la chitarra, anche lui lo sapeva, ma
l'aveva scoperto per caso, grazie a Lindsay la quale a sua volta
l'aveva scoperto sempre non di proposito. Don, invece, lo sapeva e
basta.
- Da quanto lo sai che suona? Io l'ho scoperto ma non perchè me l'ha detto lui! - Don si mise a ridere.
- Da quando lo conosco! -
- E da quando lo conosci? -
Improvvisamente Danny si rendeva conto di non sapere nel dettaglio la
loro storia specifica, non si era mai preoccupato di scoprirla, non si
era mai informato.
Don divertito gli spiegò mentre Mac accordava.
- Da una vita! - Broncio di
Danny. - Non poi così tanto, conosco te da più tempo... ci siamo
incontrati lavorando, poco dopo siamo stati assegnati allo stesso
distretto. Lui come tenente della scientifica, io come detective della
omicidi, e quindi responsabile di una squadra. Ero appena stato
promosso di livello, così come a lui avevano appena dato quel ruolo.
Così dovendo conoscerci meglio per coordinarci e lavorare come si deve,
abbiamo iniziato a trovarci a mangiare insieme. È cominciata per
discutere sui casi, eravamo entrambi presi dal nostro nuovo ruolo e
volevamo risolvere tutto e subito, quindi ci buttavamo a capofitto sul
lavoro e anche le pause pranzo le passavamo insieme discutendo sulle
indagini. Così da cosa è nata cosa... sai, ci siamo trovati bene
insieme e una volta constatato che dovevamo vivere le nostre vite e non
potevamo vivere di lavoro, ci siamo dati una calmata, ma ormai pranzare
insieme era una routine e lo facevamo insieme comunque tutte le volte
che potevamo... questo ci ha fatti legare molto e conoscere. Una volta
io l'ho invitato ad una partita per mostrargli quale fosse la mia
passione e lui mi ha invitato a questa serata in un locale per
mostrarmi la sua. Suonava la chitarra jazz. - Danny rimase incantato a
sentirlo parlare con quello sguardo morbido e carico di sentimento.
Si girò verso Mac e lo vide
sorridere intenerito mentre strimpellava una volta accordato, le dita
riprendevano confidenza con le corde e senza un copione, suonava quello
che l'ascoltare la loro storia gli ricordava.
- Come vi siete messi
insieme? - Erano cose che non si erano mai detti, semplicemente ad un
certo punto Don glielo aveva detto e per lui era stato normale.
- Dopo l'esplosione, quando
ho rischiato di morire. Sai, lui mi ha salvato la vita e mi ha vegliato
tutta la notte finchè non ho dato segni di ripresa. Non si è staccato
un attimo, anche quando poi i medici lo hanno tranquillizzato. Mi sono
svegliato e l'ho visto lì e mi sono sentito bene, felice non solo di
essere ancora vivo, ma di vedere il suo viso. Il suo primo di molti.
Per me è stato quello il segno rivelatore. Sai, forse vedere la morte
ti fa capire quello che vuoi, ti fa aprire gli occhi... - Danny annuì
ora serio, capiva perfettamente quello che diceva e ascoltandolo
guardava le dita di Mac che suonavano il suo genere, estremamente
lontano da quello di Danny, ma aiutò a calare l'atmosfera giusta,
migliore di quella caotica che gli AC/DC avevano calato prima.
Più calma ed intima, aiutati anche da quello che stavano ricordando.
- Voi invece? Come vi
siete conosciuti? Pensavo che vi foste conosciuti a lavoro, quando l'ho
preso in squadra ed ha cominciato a lavorare sul campo... - Don sorrise
a Danny scambiandosi con lui uno sguardo complice e divertito. La loro
conoscenza era diversa da quella di Don e Mac. Spronato, fu Danny a
parlarne.
- La primissima volta che
l'ho visto è stato nell'attacco delle torri gemelle. Stavano tutti
scappando dalla zona calda, io ci stavo andando contro per aiutare. Ho
incrociato Don che mi ha detto che lì non c'era nessuno, così l'ho
aiutato con una persona ferita. Abbiamo lavorato insieme per tutti quei
giorni infernali. Non so perchè. È successo. Credo siano quelle
alchimie istintive. - Don e Mac sorrisero e il suono della chitarra fu
più allegro. - Poi dopo di quello ci siamo scambiati i numeri e per
sapere se stavamo bene anche dopo, ci siamo risentiti. -
- Avete cominciato ad uscire insieme? - Don sorrise e Danny spiegò.
- Ci siamo incontrati per caso ad una partita di basket. -
- Fammi indovinare, tifosi per squadre diverse con conseguente litigio? - I due scossero le teste.
- No no assolutamente!
Tifosi sempre per le stesse squadre! - Mac corrugò la fronte senza
immaginare perchè ridessero nel ricordare.
- C'erano dei tipi negli
spalti, che hanno esagerato nel tifare la propria squadra, che non era
la nostra... - Fece Don divertito.
- Dicevano un sacco di stronzate contro i nostri ed io proprio non ci ho visto più! - Intervenne Danny preso dal racconto.
- Insomma, vedo questo
pazzo che va a litigare in modo acceso contro questi elementi e sapendo
che sarebbe finita in rissa, mi avvicino per sedare. Lo riconosco
subito, ma non ho tempo di salutarlo che quelli insistono nel
litigare... -
- Ad un certo punto, mentre
Donny cerca di tirarmi via perchè io sono davvero infuriato, questi
insultano il suo giocatore preferito... e da che mi teneva, a che
prende e parte e gli dà un pugno! - Mac smise di suonare mettendosi le
mani sul viso, scuotendo la testa. Era proprio da loro, considerando il
periodo di cui parlavano.
- Ovviamente lui mi aiuta ed in breve scoppia una rissa al cui centro ci siamo proprio noi due! -
- Ma immagina la scena... -
- Oh, la immagino fin troppo bene! - Commentò Mac tragico. Don e Danny presi e divertiti.
- Rissa al palazzetto dello
sport, tutti intorno cominciano ad intervenire cercando di fermarci e
iniziano a dire a gran voce 'chiamate la polizia!' E il genio, invece
di far finta di nulla ed anzi darsela a gambe, tira fuori il distintivo
e grida come un idiota: -
- Sono io la polizia! Adesso ve ne andate o vi arresto tutti! -
- Io volevo morire, sapevo
che avevo sbagliato ad andargli contro e ad alimentare la rissa, ma non
era il caso di far sapere chi eravamo in realtà. - Mac non sapeva se
ridere o pentirsi di essersi messo con loro e di lavorarci anche
insieme.
- E come è finita? -
- È finita che mi ha preso per il collo, letteralmente, e siamo andati via. Quante me ne ha dette... -
A quel punto tutti e tre ridevano, impossibile non ridere visto quanto bene i due lo ricordavano e Mac lo immaginava.
- Dopo di questo abbiamo
cominciato ad uscire insieme e ad andare a tutte le partite... basket,
football, hockey su ghiaccio... il fatto che fossimo entrambi
poliziotti è stata una cosa in più! -
Mac sospirò scuotendo il capo, erano proprio cose da loro.
- Sì, poi io ho sentito che
cercavi personale... - Disse Don a Mac. - E sapevo che era appena
diventato scienziato... - Come lo diceva Don era sempre divertente,
semplificava il loro ambito al massimo, anche se poi non è che ci si
laureava scienziati. Per Don sì.
- Gli hai detto tu di
presentarsi qua? - Chiese Mac stupito. Don annuì. - quindi devo
ringraziare te per avermelo portato? - Il tono non era certo positivo e
sentimentale e Danny fece il broncio sapendo cosa intendeva.
- So che fra tutti è stato
quello che ti ha dato più grattacapi, ma volevo solo che la smettesse
di fare il poliziotto e basta. Almeno se stava un po' a fare lo
scienziato poteva fare meno danni... mi sono detto questo! - Danny
continuava a fare l'offeso per il modo in cui ne parlavano, ma alla
fine sapeva che non erano davvero cose in senso negativo.
- Dai, alla fine sono cresciuto... -
- Eh, ma in qualche modo i
guai han continuato a cercarti! - Commentò lugubre Mac mentre Don
rideva. Danny, sempre in bilico fra il rimanerci male e lo scherzare,
disse incerto:
- Ma alla fine non ti sei mica pentito di avermi assunto, vero? -
- Alla fine? - Chiese Mac
fingendo di prendere tempo, la faccia di Danny fu epica e mentre
pensava di non essere il benvenuto come aveva sempre pensato, Mac si
ammorbidì ed improvvisamente l'atmosfera cambiò facendosi dolce. Gli
mise una mano sul braccio che poi risalì sul collo.
- Alla fine sono
felicissimo che tu ci sia, non dovresti chiederlo. - Don smise di
ridere e rimase a sorridere mentre anche Danny si calmava
ammorbidendosi a quell'ammissione.
- Credo che nonostante tutto tu sia la cosa migliore che ci sia capitata... - Danny guardò Don polemico.
- E quel nonostante tutto? - Don sbuffò seccato.
- Non ti si può dire nulla!
- E vedendo che i due riprendevano a battibeccare, Mac mise giù la
chitarra e interruppe il fiume di insulti di Danny tappandogli la bocca
con la propria, poi baciò anche Don ed infine pensò che fosse perfetto
per darsela a gambe.
Ma Don e Danny, cambiando
repentinamente atmosfera e con un'intesa invidiabile, lo presero nello
stesso tempo per le mani e lo sedettero di nuovo con sé.
- Ehi, mica te ne andrai! - Esclamò deciso Danny. Mac imprecò fra sé e sé...
- Era la mia intenzione, è
tardi e sono stanco... - Don alzò un sopracciglio scettico. - Voi
potete restare... - Mac fece per alzarsi ancora, ma i due lo fermarono.
- Ragazzi... -
- Dai, solo una buonanotte
come si deve... - Disse Don morbido, Mac voleva ucciderlo visto che non
lo stava aiutando. E Danny aggiunse veloce:
- Sì, c'è un dolce che ha
portato mia madre che non riesco a finire da solo e se lo vedo ancora
lo vomito prima ancora di mangiarlo! - Mac sospirò pensando che per il
dolce si potesse fare e Danny si alzò per prenderlo.
Appena rimasero soli sul
divano, per quanto soli potessero essere visto che Danny non aveva la
cucina separata, Mac guardò severo Don.
- Pensavo che fossi dalla mia... - Sussurrò piano e vicino al suo viso per non farsi sentire.
Don ridacchiò.
- Ma io lo sono... sto facendo i tuoi interessi... -
Con questo lo baciò forzando un po' la sua bocca poco collaborativa.
- Andiamo, non è quello il
modo di andartene... conquistati la porta... - Mac si mise a ridere a
questa sua uscita, Don non si smentiva mai e la verità era che gli
mancava moltissimo fare l'amore con lui e gli mancava anche Danny. La
soluzione era davvero farlo insieme, ma non era proprio facilissimo,
dopo tutto.
Anche se l'idea fissa ce l'aveva lui quanto gli altri due.
Alla fine lasciò che le
labbra di Don lo prendessero e si rilassò rispondendogli, le schiuse
per convincerlo a farlo andare e mentre le lingue si intrecciavano
riscaldandolo dentro, si sentì il desiderio esplodere. Un desiderio
insoddisfatto per molto tempo.
Quelle cose da non toccare. Quelle cose che se le toccavi, poi, non le fermavi.
Fu Mac quello più eccitato,
mentre le loro lingue si intrecciavano nelle bocche unite, e presto
tutto salì in una dimensione diversa da quella in cui aveva vissuto
fino ad ora.
Fino a lì.
Un altro mondo, il loro.
L'atmosfera cambiò con quel bacio che innescò dei desideri a lungo repressi.
E si sapeva, reprimere non era mai la soluzione giusta. Per nessuno.