CAPITOLO VI:
SENTIMENTI CONFUSI
 
Gli uomini saggi dicono che solo gli stupidi si gettano nelle cose
Ma non posso fare a meno di innamorarmi di te.
Dovrei trattenermi?”
 
/I can’t help falling in love With you - Elvis/
Girò le chiavi nella toppa ed entrò silenziosamente. In realtà essendo che dentro c’era Don che dormiva, avrebbe dovuto suonare e farsi aprire, ma Danny gli aveva dato le chiavi e non vedeva perché non usarle.
Appena dentro aprì la bocca con quella di chiamarlo ma la consapevolezza che stava dormendo dopo una notte difficile, lo fermò e lo condusse in quella che sapeva essere la camera.
Conosceva bene l’appartamento di Danny, ormai, e andò a colpo sicuro nella sua stanza.
Come da lui previsto, lo vide addormentato nel letto matrimoniale completamente disfatto e nudo.
Del tutto nudo.
S’irrigidì capendo cosa avevano fatto di nuovo.
Del resto Danny era stato chiaro, come sempre. Faceva quello che poteva, quello che sapeva gli serviva.
Strinse le labbra contrariato, rendendosi conto che non poteva nemmeno recriminare nessuna proprietà, visto che effettivamente non stava più con Don, poi sospirò e semplicemente si fece avanti silenzioso cercando di non fare attenzione nonostante fosse lì per svegliarlo e parlargli.
Si sedette leggero sul letto e lo guardò per un po’ dormire.
Aveva il viso segnato anche nel sonno, un’aria poco serena e un evidente tormento.
Seguì la linea del suo corpo, era a pancia in giù e teneva la mano nascosta sotto il cuscino. Poteva immaginare la posizione che poco prima, con Danny steso con lui, avevano assunto.
La stessa nella quale si era ritrovato con lui quella notte dove prima del divano e poi in quello stesso letto, avevano fatto quello che non poteva chiamarlo in altro modo che sesso.
Quella notte Danny aveva pianto tutto il tempo e l’unico istante in cui aveva smesso, era stato quando l’aveva posseduto sbalzandolo fuori dalla sua coscienza, trasportandolo lontano da lì, facendogli dimenticare per un attimo suo fratello Louie.
Aveva tutto impresso così bene nella mente che dimenticarlo non era possibile e non si era mai spiegato il motivo, visto che dopotutto era stato solo del sesso e nulla di più.
Però Don aveva ragione. Perché non dirglielo se era stato solo del sesso?
Anche se era successo prima che si mettessero insieme, dopo avrebbe comunque dovuto dirglielo, ma evidentemente c’era stato dell’altro.
Altro che non era mai riuscito a decifrare perché nessuno dei due, né lui né Danny, ne avevano più parlato.
Non ci aveva semplicemente più pensato, tutto lì.
E Don era quasi morto sotto le sue mani e lui era impazzito per salvarlo, vendicarlo e poi ad aspettare che si risvegliasse. Aveva pregato che ce la facesse, capendo che se così non fosse stato sarebbe morto anche lui.
In quel momento, quella notte, aveva capito che per Don provava qualcosa di speciale ed il sentimento era stato lampante. Non erano mai stati capaci di chiamarlo amore, ma comunque era qualcosa che ci andava vicino.
Entrambi non avevano molto coraggio di usare quella parola speciale.
Ora, ricordando i momenti in cui aveva capito di vivere per lui, guardandolo dormire come quella lunghissima notte tremenda nella quale era stato in coma in bilico fra la morte e la vita, si chiedeva se non fosse proprio amore.
Ma allora perché non riuscivano a vivere quella storia che tanto desideravano?
Cosa c’era che non andava?
Non riusciva a capirlo, però gli dispiaceva, gli dispiaceva oltre ogni dire, perché ci aveva creduto per la prima volta con tutto sé stesso. Dopo sua moglie non aveva più avuto storie con nessuno, Don era stato il primo e qualcosa doveva pur aver significato.
Toccandogli lieve la spalla nuda, sussultando al contatto, lo chiamò delicato ricordando uno dei loro risvegli di quando stavano insieme. Poco tempo, dopotutto.
- Don… - A quella voce roca e leggera, quasi dolce, Don parve di essere tornato indietro nel tempo o di svegliarsi da un incubo.
Aprendo gli occhi si ritrovò Mac seduto sul letto, vestito, che lo guardava quasi con dolcezza e credette di aver sognato tutta la loro rottura e il dolore sordo di quei giorni, ma quando si rese conto, spaesato, di essere in camera di Danny, capì che invece era successo tutto.
Corrugò la fronte.
Ma allora cosa ci faceva lui lì?
Si tirò su sentendo subito la testa martellargli, gli occhi bruciargli e indolenzimenti generali. Eppure quella volta l’avevano fatto a letto, perché tutti quei dolori?
Poi si ricordò delle poche ore di sonno e del pianto prima del personale metodo infallibile di Danny per consolarlo.
- Cosa c’è? - Chiese confuso non riuscendo ancora a capire se dovesse essere infuriato, acido, speranzoso e se dovesse allontanarlo o saltargli addosso.
Per un momento gli parve di essere di nuovo ad uno dei loro dolci risvegli e credette di poter baciarlo e dargli il suo personale buongiorno.
Oh, come l’avrebbe voluto…
- Danny mi ha dato le chiavi ed il consiglio di parlare con calma per chiarire lucidamente la situazione. - Disse Mac con la sua placidità tipica. A Don quel tono faceva sempre impazzire, così come la sua voce sussurrata e lo sguardo intimo. Sembrava non fosse successo più nulla e ancora stralunato pensò di poter dimenticare tutto e ricominciare. Semplicemente quello.  - Io sono d’accordo… - Concluse.
- Cosa? - Non capiva bene, era ancora troppo addormentato. Mac lo capì e sorrise dolcemente divertito, quindi piegando la testa si raddrizzò osservandolo nell’interezza, mentre si girava e si stiracchiava sinuosamente fra le lenzuola che lo coprivano poco. Conosceva a memoria il suo corpo, ma il desiderio di toccarlo era ancora così forte…
- Ti serve un caffè… e a me che tu ti vesta ed usciamo dalla camera da letto. - Lo disse con chiarezza, senza paura di farsi capire troppo bene. Doveva imparare a lasciarsi andare un po’ di più.
Don capì cosa intendeva e gli piacque essere ancora il suo punto debole.
L’attrazione era immutata e per quanto lo riguardava anche i sentimenti.
E allora perché dovevano lasciarsi?
Perché litigavano? Perché non sapevano mettere da parte i rispettivi principi? Perché Mac era troppo chiuso e lontano e sembrava che in realtà non gli importasse davvero di lui?
Era sufficiente per non stare più insieme?
Corrugando la fronte di nuovo, cercò di capirlo senza riuscirci.
Non sapeva proprio cosa pensare, dopo aver passato gli ultimi due giorni a ponderare su tutto e di più senza trovare soluzioni.
- E va bene… parliamo come si deve… - Disse con voce roca e assonnata che fece rabbrividire Mac. - Se rimaniamo qua ti salto addosso… - se ne uscì poi limpido senza il minimo problema. L’altro alzò scettico un sopracciglio, quindi capì che forse sarebbe stato meglio parlare in un luogo con meno tentazioni.
Lo voleva ancora così tanto…
Si alzarono dal letto insieme e Don fece scivolare il lenzuolo che lo copriva per quel poco, quindi mostrò tutto il resto del suo corpo nudo, sentì gli occhi desiderosi di Mac divorarselo e fece finta di nulla, compiaciuto di metterlo in difficoltà in quel senso, quindi si mise dei boxer soppesando l’idea di imitare Danny e rimanere così, poi però ad un’occhiata di sottecchi all’altro capì che era molto in difficoltà visto che ancora non usciva dalla camera ma gli teneva gli occhi incollati addosso. Accennò ad un piccolo ghigno, quindi con pietà si mise anche i jeans ed una canottiera intima.
Non che questo fosse un’idea migliore… un abbigliamento simile era comunque un invito, per Mac, ma era sempre meglio di prima.
Uscirono dalla camera in silenzio e Mac si mise ad armeggiare con la cucina per fargli un caffè, sapeva muoversi perfettamente e Don capì che era stato in quella casa più di una volta.
Il moto di gelosia fu d’obbligo, mentre si rendeva conto che lì dentro lui e Danny ci avevano fatto sesso.
Appoggiato al tavolo lo guardava con imbarazzo muoversi fra i fornelli come un paio di volte aveva fatto a casa sua, da soli, quando tutto andava bene.
Non certo a casa di un loro amico, dopo che si erano lasciati ed avevano pianto l’uno per l’altro.
Quella situazione aveva dell’assurdo ed era molto difficile da affrontare per entrambi.
Quando l’aroma del caffè si levò nella stanza ancora in perfetto silenzio, con le menti rivolte a ricordi più o meno lontani e a cosa dire, Don riuscì a riattivarsi per bene; ancora meglio andò quando ingoiò i primi sorsi bollenti.
Rimasero poi a debita distanza, preoccupati di non riuscire a resistere se troppo vicini.
Mac osservava ogni dettaglio come era nel suo stile, Don si lasciava osservare, sempre com’era nel suo stile.
Adorava quando lo fissava a quel modo.
- In realtà mi dispiace molto di come è andata… vorrei che avesse funzionato… - Introdusse così Mac. Don smise di bere e abbandonò la tazza calda dietro di sé. Lo sguardo rattristato e perso sul suo ex compagno che però non vedeva davvero.
- Anche io… perché non va, Mac? - Pensieroso e lontano.
Mac allo stesso modo, provò a rispondere:
- Non lo so… -
- Tu sei così distante… non mi dici le cose importanti, non ti apri davvero, non ti avvicini mettendo da parte certe cose che invece andrebbero messe da parte… - Non era un tono d’accusa ma sincero e dispiaciuto, come la preghiera che potesse smettere di comportarsi così. Mac sapeva che aveva ragione, ma il punto era che lui era così.
- E’ di questo che ti eri innamorato… - Gli fece notare sapendo di avere ragione, anche lui senza nessuna accusa dietro.
Don piegò la testa e si strinse nelle spalle. Era vero.
- Cos’è cambiato? Perché ora è diventato quello che ci ha allontanato? -
A quello proprio non sapeva rispondere. Se fino a poche ore prima era pronto a sciorinargli una serie di accuse e di insulti, ora non sapeva più che dire, come se non trovasse più effettive colpe.
Ecco a cosa serviva parlarne lucidamente e con calma. A capire che non esistevano colpe se le cose andavano in determinati modi. E che quindi si poteva ricominciare.
O insieme o separati.
Erano lì per capire quello.
- Mi dispiace averti nascosto che ho fatto sesso con Danny prima di stare con te. Pensavo davvero che non fosse nulla, ma ora mi rendo conto che non te l’ho detto perché invece, evidentemente, per me qualcosa ha significato. È solo che l’ho soffocato perché ho capito che per Danny non era stato nulla se non uno sfogo. -
Sentirglielo finalmente ammettere era una liberazione ma anche un dolore immane. Gli si strinse lo stomaco in una morsa di ferro e indurì il viso in un’espressione chiaramente amara.
- E cos’è per te allora? - Il punto era capirlo una volta per tutte.
Forse il motivo per cui non riuscivano più a stare insieme era quel sentimento per Danny, quello nascosto, soffocato ed ignorato, mai coltivato poiché creduto non ricambiato.
Mac si strinse nelle spalle, aveva sempre rifiutato di pensarci però capiva che forse era quello il punto, in fondo.
La litigata peggiore era nata a causa di Danny e di quella notte di sesso, era ora di capire che diavolo fosse, ma quando ci provò la sua mente si bloccò nuovamente rifiutando di dargli, stranamente, delle risposte.
Capire cosa fosse Danny per lui era diventato improvvisamente impossibile ed ancora più strano era il non riuscirci.
Smarrito e stranito, Mac guardò Don non sapendo cosa dire. Non gli piaceva quello stato confuso, non avere le idee chiare per lui era tremendo.
- Mi… mi dispiace ma non so diertelo… - E questa volta era finalmente sincero.
Don lo capì subito e se da un lato la vedeva come una conquista, visto che non aveva più distanze e muri intorno a sé, dall’altro lo devastava.
Significava solo che non potevano davvero più stare insieme, che non c’era molto altro da fare se non accettarlo e andare avanti.
- Ma… per me? - Però almeno quello lo voleva sapere.
Mac capì che glielo doveva, ma a quello non trovava difficoltoso rispondere. Lo raggiunse e una volta davanti, gli prese il viso dolcemente fra le mani, quindi lo guardò deciso assorbendo ogni particolare, penetrandolo a fondo, infine disse sicuro:
- Sei la persona più importante per me al momento, ma sono importanti anche tutti gli altri miei principi che tu conosci bene. Ho dei valori che rispetterò sempre, non mi tradirò mai. - Poi aggiunse con un tocco di dispiacere onesto: - Se riesci a convivere con queste cose, e anche col fatto che sono confuso riguardo a Danny, io ne sono felice davvero. Ma sono consapevole del fatto che nessuno accetterebbe questa seconda cosa. E non te lo posso chiedere. - Avvicinò il viso ancora al suo, Don cominciava a sentirsi la testa girare sia per ciò che gli diceva che per il contatto e la vicinanza. Voleva mandare tutto a quel paese e baciarlo, stringersi a lui e possederlo di nuovo. Lo voleva con tutto sé stesso. Ma quello che gli stava dicendo non era certo una sciocchezza. Per niente. E il suo sguardo si fece oscuro. Oscuro e addolorato. - Però il sentimento che provo per te è grandissimo e forte. Non so darci un nome. Amore? Chi lo sa… ma c’è e non morirà mai. Non voglio che tu ne dubiti mai. Come che non dubiti del fatto che ti ho sempre desiderato e ti desidero ancora. E penso che non smetterò mai di volerti. - L’avrebbe baciato, ma si stavano lasciando davvero e non era giusto farlo. Se ne rendeva conto.
Non dello stesso avviso Don che contrariato, dispiaciuto e infastidito da quelle parole, invece colmò la distanza posando quasi con disperazione le labbra sulle sue.
Le posò e basta. Rimasero così fermi, con gli occhi chiusi per un po’, i respiri sospesi ed i cuori a mille.
Non si poteva ignorare l’eccitazione e l’attrazione che c’era fra loro, come il sentimento che li faceva stare così male perché si stavano lasciando.
Ma non si poteva nemmeno ignorare Danny e quel qualcosa che provava -o provavano?- per lui.
E l’onestà, dopotutto, era proprio quello che Don chiedeva a Mac. Ed ora gliela stava dando.
Al momento di schiudere le labbra e unirsi con le lingue, entrambi scossero la testa ritrovando la volontà e la ragione.
Non dovevano.
Non dovevano e basta, o non sarebbero mai riusciti a separarsi più e non potevano ignorare ciò che non andava.
Non potevano.
Quindi si staccarono, si guardarono da vicino smarriti ed intensamente, sospirarono sconfitti e consapevoli, quindi Mac disse:
- Ci vediamo a lavoro. -
Dopo, semplicemente, erano andati avanti.