CAPITOLO VII:
VOLTARE PAGINA
 
Puoi sentirmi?
Questo è il suono del limite disperato del nostro urto
Noi siamo la voce spezzata”
 
/The sound – Switchfoot/

La sensazione era stata pessima da quando aveva incontrato Don nel magazzino della retata, quando guardandolo negli occhi gli aveva chiesto come stava dopo la sparatoria e quella specie di inferno che aveva affrontato per quel grossissimo carico di droga, lui gli aveva detto che non faceva certo piacere trovarsi un fucile grosso calibro puntato in faccia.
Aveva detto che avrebbe preferito cominciare diversamente la giornata e lui aveva pensato, senza però dirglielo, meglio quel criminale morto che Don.
Tutto quel grosso carico di droga confiscato non era piaciuto a nessuno di loro, tutti avevano capito che era più una rogna che una conquista.
La conferma era arrivata poco dopo, quando una misteriosa fuga di gas aveva fatto evacuare tutta la scientifica rivelandosi solo un falso allarme.
I proprietari della droga scappati dallo scontro con la polizia, avevano deciso di riprendersi la loro proprietà organizzando una sceneggiata da premio oscar. Con tutta la scientifica fuori dai laboratori, loro potevano agire indisturbati, ma come avevano pensato di riuscire ad andarsene indisturbati con tutto quel carico appresso? Per non parlare delle armi che avevano confiscato insieme alla droga…
Ma quando, nascosto con Stella, aveva sentito dalla loro radio che due poliziotti e due della scientifica erano stati presi in ostaggio nel magazzino di quella mattina, a Mac gli si era stretto lo stomaco improvvisamente ed era impallidito.
Se cercare di fermare quei criminali senza farsi vedere gli era parsa un’impresa, ora con la consapevolezza che Danny era là in pericolo tenuto da quella gente senza scrupoli, sarebbe stato ancor peggio.
Ecco come intendevano uscire dalla scientifica con tutto quel carico… la polizia veniva tenuta occupata nel tentativo di liberare gli ostaggi, mentre loro se ne andavano tranquilli!
Dovevano fermarli, certo, ed anche sbrigarsi. L’idea che per della stupida droga Danny stava rischiando la vita insieme ad altri, gli montò su una rabbia che fu controllata a stento.
Doveva mantenersi lucido e calmo, o non sarebbe mai riuscito nell’impresa di fermare quelli che erano lì.
A Danny avrebbe pensato Don, si disse, ed era di certo in buone mani.
Anche se lì per lì avrebbe dato non sapeva cosa per poterci essere anche lui.
Improvvisamente l’idea di voltare pagina con un’altra donna, gli era parsa idiota quanto non pensare a cosa provava per Danny.
Se solo l’avesse capito prima, magari non si sarebbe nemmeno mai lasciato con Don.
Non seppe come mai in quell’istante di pericolo gli saltarono in mente considerazioni simili, fuori luogo ed inutili, dopotutto, ma l’aiutarono stranamente a tranquillizzarsi.
Forse perché se sarebbero usciti da quella situazione tutti integri, poi magari sarebbe riuscito una volta per tutte a farsi chiarezza sui propri sentimenti per entrambi.
Stare con Payton era solo un esperimento provvisorio per vedere se buttarsi in una storia totalmente diversa, per di più con una donna, poteva calmare le acque fra loro tre e quindi vivere il rapporto da amici e basta.
Non credeva stesse funzionando anche se doveva ammettere che non c’era più tensione fra lui e Don ed era quasi come una volta, prima che si mettessero insieme.
Quasi.
Però stavano di nuovo bene insieme e già quella poteva considerarla una conquista.
In fondo bastava evitare di guardarlo in certi momenti, quando diventava malizioso per qualcosa o quando mostrava quei lati di sé che avevano il potere di accendere tutti i suoi più bassi istinti.
O evitare il suo sguardo quando in certi istanti diventava troppo profondo e limpido fino a fargli male, come se gli leggesse dentro.
Non era certo un buon modo di vivere, quello, e se ne rendeva perfettamente conto, però non sapeva cosa farci.
Aveva pensato fosse meglio provare a ristabilire i vecchi rapporti d’amicizia, gli era sembrata l’idea migliore per tutti, ma in tutta onestà, sapendo Danny in pericolo e ricordando come si era sentito quella mattina quando aveva saputo di Don davanti ad un fucile grosso calibro pronto a spazzargli via la faccia, credeva proprio che fosse pura utopia.
 
 
Avere al telefono la sua voce così spezzata e affaticata che gli faceva capire quanto male stesse, era peggio di sapere che era stato preso in ostaggio.
Danny era un combattente, sapeva che in una situazione simile invece di stare buono per non farsi male, reagiva cercando di cavarsela da solo, procurandosi così solo più dolore che mai, rischiando una pallottola in fronte.
Sapere tramite la sua voce che era già passato alla fase del reagire, non gli era piaciuto e si era sentito mancare per un attimo, nella speranza che fosse uno dei suoi scherzi idioti.
Speranza che poi era stata vana.
L’impulso era stato quello di entrare con un carro armato e sbaragliare quei pezzi di merda che gli avevano già fatto del male; l’aveva trattenuto solo la consapevolezza che così avrebbe spazzato via anche Danny!
La seconda mossa spontanea che ebbe, fu quella di scambiarsi a lui. Lo propose a quello che trattava al telefono nella speranza che accettasse di essere preso al loro posto. Naturalmente non aveva funzionato.
Non avrebbe esitato a sostituirsi a Danny, pur di assicurarsi la sua vita.
Al rifiuto alimentato da altre richieste, aveva provato una tale frustrazione che l’aveva riportato ad uno dei litigi con Mac di mesi prima.
Si erano lasciati da un po’ e dopo aver chiarito, lentamente erano riusciti ad avere un rapporto decente che non poteva certo chiamarsi amicizia. Ma la sua scelta era stata quella di stare con Payton, quindi doveva rispettarlo e accettarlo.
Così come doveva accettare i suoi mille difetti ed il fatto che per certi principi non guardasse in faccia niente e nessuno.
Era vero quello che aveva detto.
Erano stati proprio questi suoi modi intransigenti a farlo innamorare, come poteva essere che ora erano quelli che li avevano anche allontanati?
Una persona poteva procurare tanto contrasto nei sentimenti altrui?
Mac… pensò a lui con l’adrenalina alle stelle e la tensione che l’uccideva.
Avrebbe voluto averlo lì.
Non è che non fosse all’altezza di una trattativa di ostaggi, quel genere di cose purtroppo le aveva fatte in abbondanza.
Era che il suo sostegno era sempre stato prezioso e provare a negarlo sarebbe stato da idioti.
Prezioso non solo quello, in effetti.
Anche la sua sola presenza, la sua calma, la sua certezza di poter sempre risolvere le cose più complicate.
Eppure perché non era riuscito a risolvere la loro situazione?
Se gli avesse detto che non provava niente per Danny che non fosse amicizia, se l’avesse convinto, Don sarebbe stato disposto a mettere da parte ogni altra cosa e ad andargli di nuovo incontro, e l’avrebbe fatto perché ne era davvero innamorato. Lo era come non era stato per nessuno.
Però si era messo con Payton e con lui era tornato a quella specie di amicizia. L’apparenza di un rapporto normale fra tutti e tre, quando normale comunque non lo sarebbe mai stato.
Però Danny non potevano toccarglielo e con o senza Mac a rassicurarlo, aiutarlo e sostenerlo, l’avrebbe tirato fuori vivo.
Danny era la sua ancora di salvezza in ogni istante della sua vita e lo era proprio perché non stavano insieme.
No, si disse con risoluzione, non glielo avrebbero portato via.
 
Che lui stesse buono a fare il bravo ostaggio era fuori discussione e dopotutto, pur picchiato a sangue, con una mano rotta e chissà quante costole, era riuscito lo stesso a risolvere la situazione.
Però sentire l’irruzione di Don era stato comunque bello.
Aveva reagito e si era ribellato solo perché sapeva che era lì fuori e che sarebbe entrato subito. L’aveva fatto principalmente con la sicurezza che lui l’avrebbe aiutato subito e che sarebbe finita bene.
Così poi era stato.
Gli era parso anche strano, alla fine, veder spuntare il viso di Lindsay prima di quello di Don.
Fisicamente stava male, ma non era ancora del tutto andato da non ricordare che la sera prima aveva fatto sesso con lei. Beh, era stato bello.
Lui non era tipo da cose serie, non ne aveva mai avuta una duratura, però appoggiarsi a lei non gli era parso male, anche se però aveva subito cercato Don con lo sguardo e solo una volta trovato poi era stato meglio.
Aveva detto di stare bene e lui non aveva scherzato. Sentirlo preoccuparsi davvero per lui gli aveva dato un’altra consapevolezza.
Nemmeno lui se l’era passata molto bene, fuori, sapendo che la testa matta in ostaggio che rispondeva al ruolo di suo migliore amico, sicuramente stava reagendo facendosi picchiare per benino.
Seguì Lindsay fuori verso i paramedici, non dopo comunque avergli lanciato uno sguardo di ringraziamento. Non aveva fatto niente, probabilmente Don avrebbe ribattuto questo, ma la verità era un’altra. Si era dato tanto da fare esagerando a quel modo, proprio perché sapeva che sarebbe arrivato in tempo.
Don era tornato a casa sua dopo qualche giorno dicendo che stava meglio. Non avevano più fatto sesso e non ne avevano più parlato, ma sapeva bene che nessuno dei due provava vergogna o imbarazzo. Nessuno era pentito di quello strano modo di aiutare e di farsi aiutare.
Non ci avevano comunque mai pensato che potesse esserci qualcosa di diverso dall’amicizia, come invece sostenevano con convinzione.
Peccato che fra amici non si facesse sesso per consolarsi.
Lindsay? Gli era semplicemente parsa una buona idea, così come tutto quel che faceva precipitosamente senza pensarci un attimo.
Se fosse andata avanti bene, altrimenti per lui era uguale.
 
Vedere l’esplosione nel piano della scientifica e sapere che Mac era ancora dentro, aspettarlo senza sapere se ce l’avesse fatta, andargli incontro nella speranza di vederlo comparire… quello era stato paragonabile solo all’attesa di Danny fuori da quel magazzino.
Quando l’aveva visto tornare tutto bagnato, contuso, ma vivo, gli era sembrato di tornare alla vita.
E aveva realizzato un istante, col tempo che si fermava, che sia Danny che Mac erano vivi e stavano bene, il resto non contava. Non contava con chi stavano, con chi vivevano le loro storie più o meno serie, quale fosse il vero rapporto che avevano fra loro. Non contava, purché stessero bene. E loro stavano bene.
Si scambiò uno sguardo significativo con Mac, qualcosa che non sarebbe mai stato approfondito ma che era fin troppo chiaro, perché gli sguardi di Don lo erano sempre, aiutati da quell’azzurro cielo che in pochi possedevano.
Prese la sua pistola che gli porgeva come da protocollo dopo una sparatoria e il tempo riprese a scorrere come niente fosse, con tutti che lo abbracciavano e lui che voleva farlo al loro posto. Non lo fece ed anzi lo vide andarsene con Payton dicendo che sarebbe andato un po’ con lei a Londra prendendosi delle meritate ferie. Dicendolo, non l’aveva poi guardato, come se non avesse il coraggio di vedere se l’avesse ferito o no.
La situazione fra loro non era chiara e continuando così non lo sarebbe mai stata, ma un modo per ricominciare anche per lui doveva esserci.
Doveva.
Così come Mac era riuscito a fare, indipendentemente dal fatto che fosse o meno riuscito a capire cosa provava per Danny e cosa provasse ora per Don.
Mac aveva voltato pagina, doveva farlo anche lui.