CAPITOLO IX:
BISOGNO
DI PACE
“Ogni volta
che sento il soleRingrazio il Signore lassù,perché vedo
qualcosa che primaNon riuscivo a vedere.”
/Grace -
Ed Kowalczyk/
Forse
Danny si era ripreso anche troppo bene dalla sua crisi.
Lo
si poteva capire in virtù del fatto che aveva ricominciato a fare i
suoi soliti guai…
Guai
che questa volta non avevano la solita connotazione pericolosa, ma
bensì un altro genere…
Appena
appreso ciò che quella volta aveva combinato, piombò a casa di Mac
in modalità disperata. Era tremendamente isterico, un mitragliatore
che sparava proiettili a tutto andare, senza mai fermarsi, muovendosi
ed agitandosi come un matto.
Mac
rimase impietrito e senza parole a vedere quell’uragano, ma cercò
di capire cosa gli prendesse.
Accigliato
e allibito lo fissò come fosse impazzito, poi via via che il
discorso insensato proseguiva, recependo alcuni tratti qua e là ed
unendoli a ciò che sapeva di Danny, cominciò a capire.
-
Sono un caso senza speranza, Mac! Ne ho fatta una delle mie, ma
questa volta è tosta… cioè non sono cose che tu in quanto capo mi
puoi risolvere e nemmeno Don andando a sbaragliare chissà chi.
Cazzo, sono proprio un coglione… certo non l’ho fatto apposta, ma
magari potevo evitare di andarci di nuovo a letto visto che avevo
accuratamente compreso che non provavo niente per lei se non un forte
affetto ed un ottima intesa.
Ci
siamo lasciati e non è che sono tornato con lei, solo che definendo
e facendo pace per riottenere un rapporto amichevole e disteso siamo
finiti a letto insieme e… beh, ti risparmio i particolari di quella
notte. Era comunque finita lì, fra noi le cose andavano di nuovo
bene, amici come prima e tutte queste palle qua… ed ora che è
incinta cosa dovrei fare?
Lei
non vuole niente da me, non vuole che mi metta con lei solo per il
bambino, ha detto che mi lascerà fare la parte del padre e che
manterremo i rapporti molto stretti ma non vuole tornare con me… ed
io nemmeno se è per questo, cioè potrei sforzarmi e vivere insieme,
ma senza l’obbligo di consacrarmi a lei! Capisci, con Lindsay è
ormai finita… ma diventerò padre e non sono innamorato della mamma
di mio figlio… cioè, porca puttana, il punto non è nemmeno questo
ma semplicemente che… CAZZO MAC, DIVENTERO’ PADRE! -
Il
fiume di parole si concluse con un acuto non da poco a ravvicinata
distanza, fu a quel punto che Mac capì di dover intervenire e
l’abbracciò con decisione e pienezza placandolo istantaneamente,
come l’avesse spento.
Solo
lui era in grado di trovare così facilmente il suo interruttore…
-
Congratulazioni, intanto… - A ricordare lo stato distruttivo in cui
verteva solo settimane prima e vederlo ora che addirittura diventava
padre… beh, non poté non concludere che di strada in avanti ne
aveva fatta molta!
Padre…
una gioia preclusa anche a lui che era stato sposato per un po’…
lui che aveva sempre voluto un figlio e che coi bambini ci sapeva
fare, non ne aveva, invece Danny che non ci aveva mai pensato e che a
guardarlo non sarebbe sembrato nel suo DNA, invece lo diventava.
Trovò
la situazione alquanto comica, ma comprendeva tutta la sua agitazione
e sapeva che non aveva nemmeno una motivazione specifica se non per
l’unico fatto che diventava papà.
Lo
staccò da sé e lo guardò con calma ed attenzione, quindi con
fermezza asserì:
-
Andrà tutto bene… se tu e Lindsay siete disposti a collaborare in
ottimi rapporti per il bene di quella creatura, andrà tutto bene…
- E sentirglielo dire gli permise di crederci anche a Danny che finì
di sgonfiarsi e si calmò definitivamente. Gli si tenne a sua volta
per non finire disteso per terra dalla tensione sciolta tutta d’un
tratto, quindi chiese smarrito:
-
Tu… tu credi? Cioè… sei convinto che ce la potremo fare anche se
non vogliamo stare insieme? Insomma, non è che sembro uno che non
vuole assumersi le proprie responsabilità? Cazzo, dovrei sposarla,
prendere casa con lei, pensare al bambino… mettere la testa a
posto… - Lo riconosceva lui stesso che così com’era non poteva
andare avanti. Se solo fosse stato più maturo avrebbe evitato di
mettere incinta la sua ex ragazza che, per quanto in buoni rapporti
fossero rimasti, si erano lasciati.
Mano
a mano che riprendeva, l’agitazione si riaccendeva e Mac la spense
nuovamente stringendo la presa sulle sue spalle e rendendo più
intenso il suo sguardo.
-
Penso che non dovete fare qualcosa perché in quei casi si fa così,
dovete farlo solo se lo volete davvero e ne siete convinti. E da quel
che mi dici non lo volete, quindi va bene come avete deciso. -
Danny
tornò allora lentamente a connettersi col proprio cervello, quindi
proseguì con un po’ più di calma, pensando a quello che aveva
deciso con Lindsay.
-
Sì sì… è quello che ci siamo detti anche noi… io voglio fare
tutta la mia parte ma essere anche onesto. Collaboreremo e faremo
tutto insieme lo stesso, non voglio che le manchi niente e che tutto
vada bene. Anche dopo, se serve mi avvicinerò a casa sua o insomma,
vedremo di soddisfare tutte le esigenze del bimbo… - Al dirlo di
nuovo cominciò a capire quanto reale fosse e la tensione che lo
attanagliava fu sbaragliata da un ampio sorriso di commozione: - Oh
Mac… diventerò padre… proprio io… - Mac a quello sorrise
comprensivo e tornò a stringerlo a sé per dargli quella pace che
ora cercava.
-
Sarai un ottimo padre. - Danny ci si aggrappò e non lo mollò a
lungo sentendosi tranquillo e forte solo lì. Sapeva che oltre a
fungere da calmante, Mac era la sua fonte di certezze. Don lo
conosceva a menadito ed in certi aspetti erano paurosamente simili,
condividevano molte cose, ma con Mac… Mac spesso era semplicemente
la sua pace.
Si
sciolse e si lasciò condurre al divano dove si afflosciò prendendo
dopo poco una tazza di tisana fumante.
La
guardò come a non sapere cosa dover farci, quindi, Mac, accorgendosi
che era così svampito da non riconoscere ciò che aveva in mano e
nemmeno dal sentire il bollore, gliela tolse prima che si scottasse:
-
Questa dovresti berla per calmarti, non tenerla in mano per farti
male… - Disse ironico sedendosi accanto e posando la tazza di
ceramica sul tavolino davanti a loro.
-
Sì sì… giusto… - Ma non la riprese e non si accorse ancora di
essa.
Mac
sorrise lievemente nascondendo abilmente il proprio divertimento,
quindi rimanendo composto guardò l’ora, era tardi e fra poche ore
sarebbe iniziato il suo turno… avrebbe voluto solo dormire, ma non
poteva certo lasciare Danny in quello stato… sarebbe stato anche
capace di distruggersi senza accorgersene.
Sospirò
paziente rassegnandosi ad una notte in bianco, quindi si appoggiò
allo schienale, si mise comodo e gli parlò per farlo sfogare e
sviscerare tutto ciò che vorticava in lui come una giostra
impazzita. Sapeva bene a cosa pensava…
-
Stai pensando a quanto tu e tuo fratello Louie avete fatto impazzire
i tuoi da piccoli? - Danny non si stupì che ci avesse schifosamente
azzeccato, anzi, come non aspettasse altro cominciò con un altro
discorso interminabile, ma questa volta più calmo e posato.
Cominciò
a fare qualcosa che non aveva ancora mai fatto.
Parlò
della sua infanzia e di come era finito nei guai per colpa di suo
fratello e della sua banda di svitati.
Parlò
del fatto che non erano stati anni facili né per lui né per Louie
né per i suoi genitori.
Disse
che lui al posto di suo padre non avrebbe saputo cosa fare con dei
figli delinquenti che spesso e volentieri tornavano a casa con merce
non loro oppure con delle ferite preoccupanti.
Spiegò
cos’era stato a spingerlo a mollare Louie e ad allontanarsi…
quando l’avevano quasi fatto ammazzare… ammise anche che poi fu
merito di suo fratello se riuscì davvero ad uscirne, poiché al
tempo lo venerava ma lui sembrava detestarlo. Il fatto di essere
allontanato l’aveva sicuramente aiutato molto.
Non
poteva negarlo.
E
non poteva negare l’amore che ora, alla luce di tutto quello che
era successo fra lui e Louie, provava.
-
Dopo tutto spero che mio figlio abbia lo stesso qualcosa di lui…
quel… quella capacità di fare la cosa giusta fra mille sbagliate…
- Concluse sommesso tutto rannicchiato sul divano, con la testa
stancamente appoggiata allo schienale. Non sapeva proprio come poteva
stare comodo.
-
Sarà così anche lui. - Disse placido in un sussurro che rassicurò
Danny dandogli la pace che gli rimaneva per chiudere gli occhi senza
nemmeno accorgersene.
Mac
lo vide addormentarsi e rimase in silenzio a guardarlo per un po’,
perplesso per quei suoi modi irruenti ed incredibili e per tutta la
passione che sapeva mettere in ogni cosa che faceva, quindi sorrise
intenerito e si alzò. Lo coprì con una coperta sistemandolo
delicatamente fino a stenderlo più comodo, dopo di ché lo sfiorò
con una leggera carezza che fece nascere un’espressione rilassata
sul viso addormentato del giovane. Infine con un turbamento che non
poteva negare di avere nei confronti di Danny e di quel che provava
per lui, si diresse in camera propria consapevole che quel finale era
quello più giusto.
La
memoria non poté non riportarlo alla volta in cui, in crisi per il
coma di Louie, Danny era stato con lui tutta la notte piangendo,
sfogandosi e ricevendo un aiuto di cui aveva avuto un bisogno
disperato.
Un
aiuto che lui gli aveva dato senza il coraggio di rimpiangere.
Circostanze
a parte, non poteva negare che fosse stata comunque una bella notte.
Fu
lieto Danny di ritrovarsi vestito, il giorno dopo.
Lieto
ma al contempo con un vago ed inspiegabile assonnato senso di
delusione.
Appena
aprì gli occhi e realizzò di essere nel divano di Mac, per un
momento aveva creduto di essere finito come suo solito per andare a
letto con qualcuno, ma realizzando che così non era stato si era
limitato a ripensare, per assurdo, all’unica notte avuta con lui. E
si rese conto di provare della strana ed incomprensibile nostalgia.
Corrugando
la fronte si tirò su a sedere e a riportarlo al presente fu l’odore
aromatico di caffè che accolse di buon grado.
Si
guardò intorno e vide Mac aggirarsi in pigiama per casa e si sentì
parte di lui per un istante.
Non
l’aveva comunque mai visto in certe vesti se non quando erano
andati a letto insieme quella famosa volta, poi era sempre stato un
rapporto molto professionale anche se comunque d’amicizia.
Un
rapporto strano in effetti… perché non poteva definirsi suo
semplice amico, era comunque il suo capo e c’era un certo distacco,
però spesso lui era tutto ciò che gli serviva e quel che faceva,
anche un semplice sfogo od una confidenza privata, andava ben oltre
il rapporto lavorativo.
Lo
confondeva perché era intimo e al tempo stesso distante e
professionale.
-
Buongiorno… - Disse col suo consueto tono suadente di natura. Danny
se ne beò, era come avere un’assicurazione sul fatto che quella
sarebbe stata davvero una buona giornata… la sua voce bassa e
penetrante che glielo augurava in quel modo non poteva promettere che
quello.
Si
alzò barcollante e si stiracchiò tirando i muscoli accentuati, dopo
di che si sistemò i vestiti stropicciati e si grattò la nuca dove i
capelli erano stati accorciati da un paio di giorni, ora il suo
taglio era di nuovo decente e non sembrava più un barbone!
-
Buongiorno… - Rispose roco dirigendosi in cucina dove sperava di
trovare del caffè anche per sé.
-
Te ne ho lasciato nella macchinetta… - Fece l’uomo più grande
sapendo cosa cercava. Se lo vide comunque comparire poco dopo già
vestito e sistemato, quindi si mise a guardarlo con la sua pacatezza
e penetrabilità, come cercasse di capire quanto bene stesse e quanto
affidabile sarebbe stato per quella giornata.
Lo
vide sorseggiare il caffè come fosse una pozione per risorgere, così
inclinò appena il capo imprimendosi bene quella sua immagine
arruffata e ‘stropicciata’ che trovava adorabile.
-
Come va? - Chiese come se invece gli avesse fatto chissà quale
proposta. Danny sbatté le palpebre per un po’ cercando di capire
il senso della sua domanda, poi Mac la ripeté paziente sapendo che
per riconnettersi al mondo gli ci voleva di più. Allora si decise a
rispondere:
-
Oh, bene, bene… -
-
Hai dormito poco, sei sicuro di farcela oggi? - Chiese con riguardo
consapevole che a lavoro non si poteva certo sbagliare per troppa
stanchezza…
Danny
si affrettò a rispondere:
-
Certo, mi ci vuole solo una violenta scossa e poi mi riprendo. Anche
tu, piuttosto, hai dormito poco per colpa mia… scusami, eh? - Come
fosse cosa comunque ovvia.
Mac
sorrise alle sue trovate originali, gli piacevano sempre.
-
Anche io ci sono abituato, non preoccuparti… vedi di non farti
scuotere sul lavoro, mi raccomando. - Rispose a tono senza scomporsi.
Danny ghignò:
-
Non preoccuparti… non è così facile riuscirci! -
Mac
a quello lo guardò con un pizzico di malizia che all’altro
piacque, e aggiunse:
-
Lo so. - a cui sembrava mancasse qualcosa che però il giovane non
seppe decifrare.
Rimase
inebetito a guardarlo a bocca aperta per un po’, dopo di che si
riscosse e, ricordandosi della notte precedente, di ogni suo
dettaglio e di quanto l’avesse stressato, a scoppio ritardato disse
candido:
-
Ah, grazie per stanotte… non eri tenuto a sorbirti i miei scleri…
sei stato grande… - I suoi soliti modi di parlare.
-
Tranquillo, l’ho fatto con piacere. - Ma piacque ad entrambi quel
piccolo scambio che aggiunse una preziosa parte di intimità al loro
rapporto. - Quando vuoi ci sono. -
Un
rapporto ancora piuttosto indefinito e confuso comunque.