3. PRIMO EVENTO FUORI CONTROLLO
Tommy si alzò presto e di
pessimo umore, così visto che fuori era ancora buio, decise di vestirsi
con una tuta e andare fuori a correre.
Fece un paio di chilometri
senza fermarsi, con l’umore che stentava a raddrizzarsi. Quando tornò a
casa il sole era già sorto, erano le 7 e la casa cominciava a
svegliarsi.
Aveva fatto una lunga
corsa, si era fermato in un posto dove andava spesso ed aveva fatto
diversi esercizi, poi aveva fatto il ritorno deviando per passare
davanti casa di suo padre dentro cui era entrato silenzioso per
controllare se era tornato a bere a pieno regime oppure se l’assenza
anomala era dovuta al fatto che era tornato in riabilitazione dopo la
ricaduta.
Si sentiva un po’ in colpa
per averlo spinto a bere, ma vedere che aveva smesso solo quando lui
era sparito dalla sua vita, l’aveva riempito di rabbia e di odio, molto
più forte di sempre, e l’aveva trattato male in tutti i modi per
spingerlo a mostrare la sua vera faccia, quella che aveva visto per
quasi venti anni.
Vederlo ridotto in quello
stato la mattina della fase finale del torneo di MMA, l’aveva scosso e
gli aveva fatto capire che forse quello era il vero padre, però non
aveva avuto il diritto di togliergli la maschera.
Dentro di sé c’era un
sentimento ambivalente, continuava a non accettare che finché lui, e
finché c’erano stati anche Brendan e sua madre, era vissuto in casa,
suo padre non aveva accennato a smettere di bere nonostante lo avesse
implorato in tutti i modi. Gli aveva reso la vita un inferno, bersaglio
dei suoi sfoghi spesso brutali, insopportabili, tremendi.
E poi quando se ne era andato si era messo in riabilitazione. Perché solo dopo? Perché prima aveva dovuto rovinarlo?
Per Tommy non era facile
accettarlo, tuttavia quando l’aveva rivisto di nuovo ubriaco ed in
quelle condizioni, si era impietosito e l’aveva messo a letto,
carezzandolo, tenendolo fra le proprie braccia.
Poi era sparito di nuovo
dalla sua vita, escludendolo. Un po’ perché era stato alle prese con i
propri affari della marina, un po’ perché non sapeva come porsi con
lui, come voleva fare. Riprovarci? Rimettersi tutti in sesto? Lasciar
perdere?
Lo odiava ancora? L’aveva perdonato come aveva fatto con Brendan?
Non era facile.
Quel giorno era tornato da
lui per la prima volta dopo il torneo, ma la casa era vuota e pulita,
non c’erano bottiglie in giro e nemmeno nascoste, ma nemmeno lui.
Deducendo che fosse andato in riabilitazione di nuovo, si sentì un po’ sollevato.
“Forse non si può estirpare totalmente un padre dalla propria vita!”
Era tornato indietro
pensando infastidito che riusciva a fare la cosa giusta unicamente se
era solo e non era giusto, realizzando che non era abile a voltare
pagina e perdonarlo del tutto, decise che avrebbe riprovato un’altra
volta e che per il momento poteva dedicarsi a suo fratello.
Quando rientrò era sudato
per il lungo allenamento solitario, salì in bagno e ignorando il
fratello sotto la doccia, iniziò a spogliarsi. Per lui era del tutto
normale farlo con Brendan, non avevano mai avuto problemi a sconfinare,
avevano sempre condiviso tutto, il bagno, la doccia, la camera, le
tragedie. Fino a che non se ne era andato a 16 anni.
- Ma che bella sorpresa… -
Disse Brendan con voce morbida e suadente. Tommy si voltò verso la
tenda senza capire perché gli parlasse così, fissandolo come se
fosse pazzo, rimase zitto, ormai nudo in attesa che Brendan uscisse per
lasciargli il posto.
- E’ da tanto che non mi
fai visita sotto la doccia, mi piacciono questi regali! - Commentò
ancora con un tono di voce basso ed erotico. Tommy si morse il labbro
rimanendo imbambolato e visto che non succedeva nulla, Brendan aprì la
tenda per vedere come mai non veniva. Quando vide che era Tommy e non
Tess impallidì e si richiuse dentro.
- Cazzo ma sei tu! Andiamo
Tommy, perché non accetti i turni del bagno? Se è occupato aspetti
fuori! E che cazzo ci fai nudo, poi? - Tommy capì che aveva pensato
fosse Tess e sebbene per un momento era stato indeciso fra il
giudicarlo pazzo oppure blasfemo, si mise a ridere precipitandosi sotto
la doccia con lui proprio per stuzzicarlo e fargli quei dispetti che da
piccolo lo divertivano tanto.
- Ma io voglio farti quelle
belle sorprese che ti piacciono tanto! - Commentò fingendosi di nuovo
sua moglie. - Hai detto che sono una moglie perfetta, no? Adesso mi
occupo di te! - E mentre gli si appiattiva contro spingendolo verso la
parete scivolosa, con l’acqua che li ricopriva, una mano andava dritta
fra le sue gambe a prendergli l’erezione che non tardò a reagire
immediata.
Brendan tuonò qualche
insulto cercando di respingerlo, ma in quanto a forza bruta Tommy lo
superava e in quella posizione non poteva afferrarlo con qualche presa
e sbatterlo a terra.
- Tommy, sei un pervertito! Lasciami! - Cominciò a ringhiare imbestialito mentre Tommy invece rideva divertito.
- Oh, ma dai, non mi sembra
che il tuo amico sia tanto dispiaciuto! - Sempre i soliti giochi, anche
da ragazzini era così. Brendan ce l’aveva sempre in tiro e lui si
divertiva a giocare tormentandolo, glielo toccava, glielo stringeva e
gli dava un sacco di schiaffi per poi finire a fare qualche presa da
MMA.
Adorava quelle reazioni
esagerate di Brendan, come quella di ora che cercava di non urlare per
non attirare l’attenzione della famiglia.
Era davvero rosso in viso,
i quali erano vicinissimi. Tommy malizioso non mollava la presa sulla
sua erezione e nemmeno accennava a liberarlo dalla parete dove lo
schiacciava col corpo possente.
- Smettila e lasciami!
Perché devi essere imbecille come quando eri piccolo? Possibile che
resti un maniaco come quella volta? - Ma Tommy rideva e Brendan adorava
che lo facesse. Adorava ancor di più che lo toccasse in quel modo
perché non gli stava facendo affatto male.
Sentendo un calore
esplodere e crescere, si rese conto che anche se non lo stava
massaggiando ma si limitava a stringerlo come tortura, si stava
eccitando molto.
“Cazzo, a momenti vengo!”
- E tu come fai ad essere
così pudico come allora? Perché invece di fare la ragazzina non ricambi
con la stessa moneta? Si fa così, sai? - Brendan lo guardò perplesso,
sempre vicinissimo a lui, i visi che si sfioravano, e smise di
spingerlo via.
- Dovrei toccarti il cazzo
per giocare? A cosa stiamo giocando, poi? - Tommy aveva molte risposte
pronte, da ragazzino diceva ‘a chi resiste di più’, ma non si capiva
bene a cosa in particolare perché secondo Brendan era una gara di
resistenza all’orgasmo. Come ora, in effetti.
- A marito e moglie! Lo
dici tu che sono una moglie fantastica! - In quei giorni l’aveva
stuzzicato spesso così e Tommy non si faceva mai stuzzicare gratis!
Brendan si maledì per quel
soprannome e con le mani sul petto, cercava di toglierselo di dosso
senza ormai troppa insistenza perché in realtà gli piaceva troppo
quello che faceva, infine rispose mordendosi il labbro sperando di non
mettersi a sospirare.
- Sei una moglie fantastica
anche se non mi salti addosso… la… lasciami… - Disse più piano, col
tono che si abbassava drasticamente diventando roco ed
inequivocabilmente eccitato. Tommy se ne rese conto e pensando che non
potesse essere possibile, rimase lì a schiacciarlo col suo membro duro
in mano.
- Ti è venuto duro… -
Commentò l’evidenza da bravo stronzo. Brendan così distolse lo sguardo
girando il capo di lato, sempre completamente bloccato, nel panico
perché stava per venire e non voleva fare un disastro.
- E’ mattina e stavo
facendo la doccia, a te non viene mai duro? - Tommy piegò la testa
posando le labbra sul suo collo. Così, senza motivo. Solo perché
voleva.
- Sì, sempre. Ma non se mi tocca mio fratello… - Brendan strinse gli occhi in evidente difficoltà e con un ansimo rispose:
- Perché non ti tormento mai così proprio quando hai un’erezione per i cazzi tuoi! -
E proprio mentre una
persona normale l’avrebbe lasciato, Tommy senza domare quell’istinto
potente come un treno in corsa, lasciò leggermente la presa per muovere
la mano su e giù sull’erezione.
Brendan tentò di girare la
testa e guardarlo, ma la bocca di Tommy rimaneva incollata al suo collo
in modo inspiegabile e maledettamente erotico.
- Cosa stai facendo? - Chiese incapace di realizzarlo.
- Una sega. - Rispose
l’altro senza peli sulla lingua, diretto e brutale come sempre. Brendan
appoggiò la testa alla sua strofinandola a vicenda, mentre le labbra di
Tommy ancora l’accarezzavano lì dove era tanto sensibile.
- Per… perchè? - Domanda
logica, ma ormai i sospiri erano completamente liberi, così come le
mani che invece di spingerlo sul petto ora erano sulle spalle a tenerlo
a sé.
- Perchè ce l’hai duro… -
Brendan aggrottò la fronte,
gli occhi chiusi, la testa abbandonata contro quella di Tommy che gli
parlava addosso e aumentava il ritmo.
- Non ha senso… -
- Nemmeno che tu ti ecciti
se ti tocco… - Risposta perfetta. Tanto che Brendan non trovò più
niente da dire e invece di tornare in sé, spinse il bacino verso la sua
mano e aprendo la bocca sospirando, gli prese l’orecchio fra i denti
tirando leggero, completamente scosso da quelle sensazioni violente e
meravigliose contro cui aveva combattuto da una vita.
Per lui Tommy era un
mistero, lo era sempre stato, ma era felice che non l’avesse deriso ed
insultato. Era ancora più felice che stesse facendo quella cosa
assurda.
Poco dopo Brendan gli venne in mano, lo sperma scivolò fra le gambe e poi andò insieme all’acqua per lo scarico.
I due rimasero così
appoggiati uno all’altro, ansimanti, sconvolti, eccitati perché anche a
Tommy era venuto duro. Si separò di qualche centimetro e prese la mano
di Brendan portandosela addosso, capì così che voleva che ricambiasse e
mentre appoggiava la fronte alla sua spalla abbandonandosi a quel nuovo
piacere osceno come una droga, il fratello maggiore ricambiò il favore.
In cuor suo non aveva mai desiderato di meglio ed ora era una specie di
sogno, non aveva tempo di darsi spiegazioni e farsi teorie ed idee,
stava solo vivendo l’attimo, l’unica cosa che poteva effettivamente
fare.
Tommy cominciò a gemere
contro la sua spalla, mordendogliela per soffocare e non fare troppo
rumore, una mano di Brendan fra le gambe, l’altra sulla sua vita a
tenerlo a sé.
Poco dopo anche Tommy venne allo stesso modo, liberatorio e shockante.
Come shoccante fu alzare lo
sguardo turbato e carico di desiderio e voglia sull’altro, guardarsi da
vicino, uno sull’altro, ancora a tenersi per le spalle e la vita.
Guardarsi e realizzare che non solo era stato bello, ma che volevano rifarlo.
E che quelle labbra che si fissavano dopo gli occhi, erano proprio quelle che desideravano ora.
- Perché l’abbiamo fatto? -
Chiese Brendan turbato, pur sapendolo almeno da parte propria. Tommy
scosse il capo ma avvicinò ancora la bocca.
- Non lo so… -
- Come fai a fare le cose
se non ne sai il motivo? - Chiese logico, cercando di tornare lucido.
Ma Tommy era sempre stato così, non si chiedeva il perché delle cose,
agiva e basta. Brendan invece sapeva perfettamente perché faceva una
determinata cosa e ciò che provava.
- Perché mi va e basta. - E
quella risposta era così tanto da lui, pensò Brendan sorridendo. Il
momento successivo Tommy aderì le labbra carnose alle sue e
semplicemente lo baciò.
Brendan, sconvolto ed
incredulo, ammorbidì le proprie e le lasciò alla sua completa
disposizione. Tommy intrecciò le proprie alle sue, gli succhiò quello
inferiore, poi gliele aprì ed infilò la lingua. Brendan gli venne
incontro senza rifletterci, col cuore in gola ed i sensi ancora a
mille.
Il bacio durò dei secondi
interminabili, con la mano di Tommy sulla sua guancia e quelle di
Brendan risalire sulla schiena muscolosa. Si appoggiò su di lui col
bacino, le erezioni, ora rilassate, tornarono a contatto, sospirarono
nelle bocche fuse.
Poi scivolarono fuori e
strisciarono nel collo, nascondendosi lì a vicenda, mentre le braccia
di Brendan salivano a circondargli il capo e stringerlo a sé senza la
minima capacità di parlarne, di aggiungere una sola parola di senso
compiuto e razionalizzare la cosa.
Tommy non era in grado di
farlo, rimase lì abbracciato a lui, abbandonato, nascosto capendo che
forse, dopotutto, era per quello che l’aveva tanto odiato quando se ne
era andato per una ragazza.
L’aveva tradito per
un’altra. Ed ora che l’aveva ritrovato non era in grado di mantenere le
distanze né tanto meno lasciarlo andare. Era come se istintivamente
straripasse per averlo e farlo suo, per marchiare il territorio ed
impedirgli di abbandonarlo di nuovo. Come se dovesse recuperare tutto
il tempo perso.
Capiva che quanto successo
non era normale, ma non era minimamente in grado di affrontarlo. Era
semplicemente successo perché l’avevano voluto e giusto o sbagliato che
fosse, era accaduto. Tutto lì.
- Dobbiamo uscire… -
Mormorò Brendan chiudendo il rubinetto dell’acqua che ormai si era
quasi raffreddata. - Siamo qua da un sacco… mia moglie a momenti viene
a vedere che fine abbiamo fatto. - Cercò la lucidità il maggiore e
Tommy sospirò infastidito dalla nomina di ‘sua moglie’.
Così si separò ed uscì
deviando totalmente il suo sguardo apprensivo e preoccupato. Quello
sguardo che Tommy fra sé e sé definiva ‘da cucciolo’.
Lo seguì fuori e si avvolse in un asciugamano mentre Tommy faceva altrettanto, indeciso su cosa dire.
Non aveva la minima idea di che parole usare, cosa si diceva dopo un evento incestuoso e per di più omoerotico?
Tanto Tommy non riusciva a
guardarlo, tanto Brendan non riusciva a staccargli gli occhi di dosso
preoccupato. Aveva paura che reagisse male, che la prendesse male e che
fosse lui, ora, a sparire senza volerla affrontare, come a suo tempo, a
16 anni, aveva fatto lui.
“Scappare non serve, non si cancella… e prima o poi ecco il conto!”
Pensò con una maturità dovuta dai molti errori fatti.
“Ma non è certo facile…” Commentò poi mentre Tommy semplicemente usciva dal bagno in perfetto silenzio.
Brendan sospirò, rimase un
po’ lì aspettando che si chiudesse in camera, chiuse gli occhi e cercò
di mettersi in viso un’espressione più normale.
Adesso era un marito ed un padre, avrebbe affrontato il fratello un’altra volta.
Erano passati alla fase
successiva… Brendan sapeva ed aveva accettato e, dopo che era successo,
doveva fare come da guida al fratello che era perso e spaesato come lui
all’inizio. Solo per evitare che peggiorasse le cose, che lui in una
fase tanto delicata, avesse una ricaduta.
Doveva pensare a lui e ad aiutarlo, questo era la cosa più importante, ora, e non i propri istinti e quanto sbagliati fossero.
Doveva vedere di lui, doveva solo vedere di lui.