4. RIPRENDENDO DA DOVE CI SI ERA INTERROTTI
Tommy scese a colazione
prima degli altri, come ormai era consuetudine, con la solita tuta e
scalzo, cosa che evidentemente preferiva.
Preparò una colazione a
base di uova per tutti, con le bambine che parlavano a ruota e lui che
rispondeva a monosillabi senza nemmeno ascoltarle e sapere a cosa
diceva ‘sì’.
Chiaramente con la testa da
un’altra parte, totalmente assente, non disse una parola di senso
compiuto, specie quando arrivarono Brendan e Tess, la quale rimase
stupita nel non trovare il solito chiasso.
Dopo aver chiesto se
andasse tutto bene, Tommy annuì dicendo che si era svegliato male.
Brendan non disse nulla, Tommy non osava nemmeno guardarlo e sospirando
capì che la cosa sarebbe presto degenerata se non si fosse sbrigato a
porvi rimedio in qualche modo, ma come si poteva rimediare?
Era successo e l’aveva
cominciata Tommy, ma era tipico suo fare una cosa senza accertarsi di
cosa effettivamente fosse. E poi, quindi, pentirsene.
Per il resto della
colazione si sentirono solo le voci delle bambine e di Tess, ogni tanto
Brendan, ma Tommy rimase in silenzio completo.
Quando si prepararono per
uscire i soliti tre, Tommy li seguì assente con lo sguardo che andava
ovunque tranne che sul fratello, la nipote minore appesa come sempre al
braccio come una scimmietta.
Brendan indugiò con lo sguardo preoccupato su di lui e sperando di ritrovarlo lì al suo ritorno, se ne andò in pensiero.
Tommy rimase assente per
tutta la giornata e sottotono lasciò che la piccola facesse quello che
voleva. Anche quando andò a prendere la nipote maggiore a scuola e fece
loro da mangiare le lasciò libere più del solito.
La testa a quella mattina,
a quando si era praticamente fatto suo fratello. Non che trovasse
un’uscita logica, semplicemente ci ripensava e si chiedeva come aveva
potuto.
Poi gli venivano su flash
continui della loro adolescenza, di come, soprattutto vicino ai 16
anni, quando poi Brendan se ne era andato, continuando a condividere
tutto come avevano sempre fatto, le cose erano diventate un po’ strane.
Ora col senno di poi poteva capirlo, poteva dirselo.
Poteva vederle con la giusta ottica.
Quella volta non se ne era
accorto, non ci aveva fatto caso e poi l’annuncio di Brendan che se ne
andava gli era caduto fra capo e collo, come un fulmine a ciel sereno.
L’aveva fatto infuriare più di ogni altra cosa, più di loro padre che beveva e li maltrattava.
L’aveva vissuta davvero male.
‘Non me ne vado dalla tua vita, ma voglio farmene una mia!’
‘Se te ne vai ora, non disturbarti a rifarti vivo!’
‘Non deve essere per forza così!’
‘Non vedo in che altro modo può essere!’
‘Non me ne vado per colpa tua, vado perché ho altri progetti… ‘
‘Ed io non ne faccio parte!’
‘Non è vero, tornerò a trovarti, usciremo insieme, quando avrai bisogno di qualcosa mi chiamerai ed io ci sarò!’
‘Non mi serve nulla, me la caverò da solo! Vattene!’
Con quel dialogo si erano lasciati, in Tommy risuonava come dei tamburi di guerra.
Poi non gli aveva più
permesso di tornare, non gli aveva risposto al telefono e quando aveva
fatto cenno di tornare a vedere come stava chiedendogli perché non
rispondeva, gli aveva gridato di andarsene e non rifarsi vivo!
Il litigio che era sorto
era stato furioso, eran volate parole che nessuno dei due aveva mai
pensato e da lì non si erano parlati per molto.
Poi sua madre si era
ammalata e lui invece di dirlo a Brendan, glielo aveva taciuto. Aveva
gestito tutto da solo, allontanando anche il padre dal capezzale della
madre di cui si era occupato da solo fino alla fine. Non aveva permesso
a nessuno di avvicinarsi e quando Brendan aveva provato a rifarsi vivo
proprio in quel periodo per far pace, Tommy l’aveva picchiato con una
tale forza da allontanarlo per sempre.
In seguito lei era morta,
il padre era degenerato al punto che appena aveva visto un manifesto
dei marines, si era arruolato subito.
Era al culmine della sopportazione, non avrebbe potuto fare di più.
Se ne era andato con loro
conoscendo amici che erano diventati come fratelli, specie uno che poi
purtroppo era morto in missione proprio fra le sue braccia. La missione
in cui era morto era stata un errore del proprio stesso Corpo di
Marines, per cui pieno di rabbia aveva disertato. Andandosene si era
imbattuto in un container chiuso di colleghi che stavano per morire, li
aveva salvati e se ne era andato.
Anche quello era andato male, si era detto disperato mentre solo la famiglia del suo amico l’aveva accolto come uno di loro.
L’avevano tenuto lì e lui
aveva cercato di prendersi cura di loro, aveva fatto dei lavori in loco
per aiutarli a mantenersi perché il Corpo non riconosceva la missione
fallita come una loro responsabilità e siccome lui stava disertando non
poteva avanzare pretese.
La situazione era di nuovo
degenerata e lei, la moglie del suo amico, era così piena di debiti e
di problemi che lui aveva capito che doveva fare qualcosa di più che
lavorare e dare loro il proprio stipendio.
Dopotutto le doveva un marito morto, oltre che una casa che l’aveva accolto per mesi.
Nello stesso periodo era venuta la marina a cercarlo e lui era dovuto scappare, non sapendo dove andare era tornato a casa.
Aveva trovato un padre
sobrio e disintossicato che gli aveva riacceso solo più rabbia di
sempre. Perché solo ora? Perché solo una volta che lui se ne era andato?
E prima quando lui era lì a subire i suoi pestaggi?
La notizia del torneo di MMA con un premio in palio era stata come una manna dal Cielo, per una volta.
Un segno del destino.
Tornare in tempo per quel torneo era come un invito.
Era ciò che doveva fare.
Allora si era abbassato a
chiedere di essere allenato dal padre che, seppure un vecchio ubriacone
violento ed ex marines, era un eccellente allenatore di MMA e aveva
allenato sia lui che Brendan da ragazzi con ottimi risultati.
Per disertare aveva cambiato cognome.
La sua vita era tutta lì,
un continuo disastro, la somma di scelte sbagliate, probabilmente, che
poi avevano tutte chiesto il conto.
“E’ degenerato davvero da quando Brendan se ne è andato.”
Ma non era forse vero che era stato lui ad allontanarlo?
Quando si era ammalata la
madre lui era tornato, come se lo sentisse dentro. E lui l’aveva preso
a pugni allontanandolo. Invece di dirgli che lei stava per morire,
l’aveva mandato via. Era stato lì che si era segnato un destino infame,
perché da solo aveva fatto quello che aveva potuto e vivere con rabbia
ed odio era stata la sola scelta possibile. Sbagliata, a quanto pareva.
Brendan aveva vissuto in
pace e amore, in armonia con la sua ragazza che era diventata sua
moglie, aveva avuto dei figli, era diventato insegnante di studenti che
lo adoravano. Con i suoi modi amabili si era costruito una bella vita
ed era felice.
Aveva sbagliato ad allontanarlo, ma col senno di poi aveva sbagliato così tante cose…
“Eppure quando se ne è andato la prima volta le cose andavano così bene, fra noi… eravamo molto uniti. Forse troppo.”
Pensò infine chino a terra a riordinare il disastro fatto dalle nipoti.
Capì che il rapporto che
aveva avuto con lui era sempre stato stretto, ma era cresciuto in
particolare intorno ai 16 anni ed ora dopo l’episodio della mattina non
poteva negare che quel genere di giochi che avevano sempre fatto, senza
finire all’estremo come quel giorno, gli erano sempre piaciuti molto.
Tommy adorava tormentare
Brendan, toccarlo, palpeggiarlo e farlo strillare come una femminuccia
fino a provocare la sua aggressività che si tramutava in una qualche
presa da MMA con cui finivano per rotolarsi a terra.
Aveva sempre adorato il
contatto con lui e scherzava in quel modo, afferrandogli le parti
basse, solo con lui, non anche con altri amici. Ad esempio quando si
era arruolato non aveva più fatto così.
Gli era sempre piaciuto farlo con lui, arrivare fino ad un certo limite da cui poi Brendan reagiva fermandolo con decisione.
Ma quella mattina Brendan
non l’aveva fatto, non l’aveva fermato alla stessa maniera e lui non
era stato in grado di farlo da solo.
“Forse ho solo fatto quello che ho sempre voluto, quello che, se non mi avesse mai fermato, avrei fatto sin da ragazzo.”
Giunto a quella
conclusione, la porta di casa si aprì e Brendan entrò. Quando si alzò e
si girò a guardarlo serio e cupo, lo vide con la sua aria preoccupata
ed apprensiva, quella che definiva da ‘cucciolo’ e gli scappò un mezzo
sorriso consueto che si rispecchiò nel volto delicato di Brendan.
Non ebbero il tempo di
parlare, le figlie si catapultarono su di lui immediatamente spezzando
pensieri, ricordi, considerazioni ma, soprattutto, sguardi.
- Tutto bene? Cosa avete fatto? -
Le bambine si immersero in
un racconto dettagliato di tutto quello che avevano fatto nella
giornata e mentre lo portavano via in giro per la casa a mostrargli
tutto, Tommy andava in cucina a vedere della cena che aveva già messo
su.
Quando Brendan tornò da solo perché le aveva scaricate in camera, Tommy sussultò impercettibilmente alla sua presenza.
- Tutto bene? - Chiese
anche a lui con un chiaro sguardo al mattino che non poteva togliersi
dalla testa. Era dolce e delicato come sempre, ma si manteneva a
distanza sapendo che non era il caso di fare mosse false.
Tommy continuò a dargli le
spalle mescolando lo spezzatino. Solitamente a quel punto Brendan
scherzava dandogli della moglie eccezionale, ma non lo fece ora e non
venne nemmeno ad assaggiare cosa che si mostrò necessaria perché Tommy,
dopo averlo fatto da solo, non capiva come era regolato di sale.
- Senti se ti va bene. -
Disse senza rispondere alla sua domanda. Prese con un cucchiaio un po’
di carne e sugo e glielo porse con la mano sotto a prendere le gocce,
non lo guardò, rimase con gli occhi fissi sul cucchiaio. Brendan
colpito dal fatto che lo chiamasse a sé per un gesto tanto intimo da un
certo punto di vista, ma che non lo guardasse in faccia, si avvicinò e
assaggiò dopo aver soffiato.
- Ottimo, sei davvero bravo! -
Tommy sorrise.
- Una moglie fantastica! -
Esclamò tentando di scherzare come se non fosse successo nulla. Per un
momento ci provò pensando che fosse la strada più facile, ma Brendan
non glielo permise.
- Un uomo in gamba. - Con
questo mise un paletto. Basta scherzare, ora si faceva sul serio perché
dopo tutti quegli anni era ora.
Aveva sbagliato a scappare, però adesso erano lì alla resa dei conti.
Tommy lo guardò serio
mettendo giù il mestolo e chiudendo la pentola, poi aprì il forno e a
mani nude prese la teglia col pane a fette abbrustolito. Ovviamente si
ustionò e la lasciò subito imprecando.
- Tommy sei scemo? Senza la
presina? - Con questo gli prese il polso e di forza lo piazzò sotto
l’acqua corrente fredda tenendolo lì fermo per un po’. - Cosa hai in
testa? - Domanda buttata senza rifletterci.
- Indovina! - Esclamò Tommy
ringhiando rabbioso. Dopo aver tentato e visto che Brendan non voleva
lasciargli la grazia di far finta di nulla, era sbottato.
Tutto il giorno a pensarci per poi arrivare alla conclusione che se ne era andato per quello.
Silenzio. Solo il rumore
dell’acqua sulla sua mano bloccata a forza da lui che non intendeva
mollarlo. Quel contatto inatteso, di nuovo provocò scompensi di vario
genere e dopo un primo momento di cui nessuno dei due osò alzare lo
sguardo e guardarsi poiché troppo vicini, Tommy fu il primo a farlo.
Non ne poteva più, era una situazione insopportabile.
- Da quanto lo sai? -
Chiese riferendosi a quello che provavano uno per l’altro, a quegli
istinti sbagliati. Brendan sospirò sapendo che era giunto il momento di
togliere la maschera.
Non ne era felice, era un po’ come averlo ingannato per anni, conosceva suo fratello e non avrebbe reagito bene.
Chiuse il rubinetto e gli
asciugò delicatamente la mano, poi lo lasciò e prese uno strofinaccio
col quale prese la teglia bollente posizionandola sul ripiano, chiuse
il forno e si appoggiò al tavolo, poi con aria seria e quasi solenne,
disse:
- Non ho mai voluto
ammetterlo e vederlo per quel che era. Come si fa a vedere una cosa
simile e semplicemente accettarla? - Era quello che si era chiesto
Tommy per tutto il giorno.
- Te ne sei andato per questo? - Brendan si strinse nelle spalle e distolse lo sguardo.
- Immagino di sì, ma non
volevo ammetterlo coscientemente. Mi sono detto davvero che amavo lei e
volevo vivere con lei, andare al college con lei e farmi una famiglia
con lei. Questo mi sono detto. Sul serio. Però in cuor mio io… ero a
disagio con te, non per colpa tua, ma per colpa di quel che provavo
tutte le volte che eravamo insieme e che giocavamo in quel modo… e non
sapendo come affrontarlo, ho fatto finta di non vederlo e mi sono
buttato su quello che mi sembrava una splendida soluzione. Se… se
avessi saputo quanto male ti avrei comunque fatto non me ne sarei
andato. Pensavo che non avresti reagito così male, tagliandomi fuori a
quel modo. - Ora Brendan aveva tirato fuori tutto e si sentiva meglio,
sorprendentemente meglio, nonostante per anni si fosse sentito divorare
da questo pensiero. - Perdonami. - Cosa che non avrebbe mai smesso di
dire.
Tommy sospirò infastidito e scosse la testa seccato.
- Non è una questione di
perdono! E’ che… che diavolo facciamo ora? - Brendan ne fu sorpreso da
quella reazione, aveva pensato ad insulti, negazioni e cose più
tragiche, ma lì era diverso.
L’accettava con una semplicità incredibile, non lo accusava di nulla, aveva capito la situazione e chiedeva cosa dovevano fare.
Brendan, preso in contro piede, si strinse nelle spalle e scosse il capo spaesato.
- Non lo so… non mi è mai
capitato… non sono cose comuni! Non si tratta di una crisi matrimoniale
da cui puoi prendere una pausa e vedere come va! Non è come rimanere
senza lavoro! E’ diverso… non so cosa si deve fare, cosa dovremmo fare,
io… - Tommy sospirò spazientito e si strofinò il viso camminando su e
giù, guardò fuori dalla porta della cucina per assicurarsi che non ci
fosse nessuno. La bambine erano ancora su in camera e fuori non c’era
nessuna macchina in arrivo.
Tornò a lui, a un po’ di distanza di sicurezza, poi stralunato rispose:
- Non ci ho mai fatto caso,
non me ne sono mai accorto! Perché ti adoravo, adoravo come giocavamo,
adoravo stare con te e poi te ne sei andato improvvisamente e ti ho
odiato e tutto è precipitato. Dopo che te ne sei andato la mia vita è
stata un’inferno, una serie di scelte di merda, probabilmente… perché
invece di chiuderti fuori dovevo lasciarti rientrare quando hai cercato
di farlo… insomma, io non ho mai avuto modo di rendermene conto, di
pensarci. Se fossi forse rimasto me ne sarei accorto. Per me ora è come
se avessimo ripreso dal giorno prima che tu te ne sei andato a 16 anni!
-
Brendan vedendolo agitato
si staccò dal tavolo ed andò da lui, lo prese per le braccia e lo
carezzò dolcemente, con quello sguardo morbido e apprensivo che lo
faceva impazzire tutte le volte. Tutte le volte. Sempre.
- Va tutto bene, stai calmo. - Disse tranquillizzandolo. Tommy sospirò e a quel contatto il calore tornò.
- E’ così? - Chiese poi con
lo sguardo perso senza allontanarlo perché semplicemente gli piaceva
quando lo toccava. - Ci amiamo in quel modo? Proviamo attrazione in
quel modo? - Non sapeva nemmeno come chiamare quello che stava
succedendo. Brendan si strinse nelle spalle e si avvicinò lasciando il
braccio per carezzargli il viso con una mano. Quel giorno si era fatto
la barba, aveva la guancia liscia. Scivolò sulle labbra carnose e così
ben disegnate, così desiderose. Poi con aria di resa, di chi non sapeva
proprio che farci perché era così e basta, disse arrendevole:
- Credo proprio di sì. - Poi aggiunse: - Lo rifaresti? Ti ha fatto schifo? - Tommy si strinse nelle spalle un po’ smarrito.
- L’ho fatto d’istinto, non
so cosa mi sia preso. Però ora lo rifarei coscientemente. Ora, subito.
Ti bacerei di nuovo. - Brendan si leccò le labbra perché lo voleva
anche lui, gli guardò le sue e trattenne il fiato, quella voglia
incredibile ed indomabile, quel desiderio sacrosanto.
- Anche io. - Mormorò piano. Un soffio per sostituire la mano alla bocca e prendersi la sua. Tommy non l’avrebbe respinto.
Ma il rumore della macchina da fuori li risvegliò, da sopra le bambine scesero come dei bisonti e loro si separarono in fretta.
- Dobbiamo riflettere.
Dobbiamo riflettere lucidamente. - Disse Brendan alzando le mani come
per fermare tutto. Tommy sospirò ed annuì mite come di rado era stato.
Dopo di questo Tess rientrò
e il consueto caos si affacciò nelle loro vite totalmente in subbuglio,
come poche volte in quel modo erano state.