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6. UN PARADISO PERSONALE




Brendan aprì le gambe che intrecciò a quelle di Tommy, lo circondò con le braccia intorno al collo e cercando il suo orecchio, lo baciò per poi mormorare:
- Ti amo e a questo punto sono pronto a tutto. - Forse era solo la prima volta, forse lo scoglio era cedere all’inizio, farlo per primi, rischiare, provare. Poi dopo che lo facevi era diverso, poi capivi quanto era bello, quanto era facile e giusto dal loro punto di vista. Quanto si poteva fare lo stesso, anche se per natura non si poteva.
“Eppure siamo qua!”
Tommy strinse forte gli occhi mentre nascondeva il viso contro il suo collo, per un momento si lasciò andare così, per un momento non ci fu altro che quella beatitudine, quella gioia d’aver trovato la sua vita, una vita perduta, soffocata, fatta a pezzi e mai vissuta davvero.
La sua vita era lì e lo stava abbracciando con amore.
- Fallo tu… - Disse come se la disperazione stesse esplodendo e nel farlo mutasse in un’energia incredibilmente purificatrice.
Tommy lo stava sentendo. Quel che provava era così grande che aveva bisogno di abbandonarsi, bagnarsi di quel sentimento così puro.
- Come? -
Riemerse dal suo collo e lo guardò con aria smarrita.
- Prendimi tu. Ho… ho bisogno di sentirti dentro… voglio avere il tuo amore… voglio bagnarmi di te… - Per Brendan era sufficiente il ‘prendimi tu’, ma il resto servì ad incentivarlo ed eccitandosi, si mosse in contemporanea a Tommy che si tirava su e si girava mettendosi su mani e ginocchia, la posizione migliore visto che non potevano usufruire della comodità di un letto.
Brendan si leccò la mano e si succhiò le dita per poi sparire con essa dentro di lui, dopo una preparazione più o meno accurata sia su di lui che su di sé, usando abbondantemente la saliva per lubrificare entrambi, lo prese per i fianchi ed indirizzandosi in lui, esitò.
- Sei sicuro? - Tommy sarebbe potuto svenire se non l’avesse fatto, dopo essere stato tanto stuzzicato.
- Da morire. - Brendan fece un piccolo sorriso, poi con un colpo deciso scivolò dentro.
Tommy si contrasse subito, non immaginandosi un dolore immediato del genere, Brendan gemette per la stretta proprio dove era tanto delicatamente eccitato. Affondò con le dita sui fianchi, poi a denti stretti disse di rilassare. Dopo un po’ Tommy si abituò e gli permise di muoversi lentamente, piano piano, spinta dopo spinta, il mondo iniziò a sfumare, così come le sensazioni fisiche si mescolarono fra loro, confondendosi in un cumulo di emozioni tanto dolorose quanto belle in qualche modo.
Per Brendan fu solo bello, solo splendido così. Il piacere fu quasi immediato, non avrebbe mai pensato di poter godere in quel modo.
- Ti fa male? - chiese preoccupandosi per lui, cercando di fare più piano che poteva.
Tommy annuì e negò insieme.
- Si ma va bene… -
- Vuoi che smetto? - Chiese chino su di lui, da dietro, mentre rallentava i movimenti.
- No non smettere… voglio sentirti fino in fondo… ancora… - E presto i gemiti di dolore si confusero con quelli di piacere, un piacere che crebbe e salì per Brendan, il quale ci mise un po’ ad avere un orgasmo avendo anche riguardo.
Il tempo per Tommy di abituarsi ad averlo dentro e a non considerarlo un’unica tortura. Non l’aveva certamente mai fatto con un uomo.
Quando lo sentì venirgli dentro, ebbe conferma che era quello che aveva voluto.
Sentirlo dentro, bagnarsi di lui, scaldarsi con lui.
Fu una sensazione strana e forte che lo fece sentire completo e quando uscì dopo un tempo incerto passato a riprendersi, si stesero entrambi sulla schiena ansimanti e Brendan si rese conto che era venuto solo lui. Sorpreso del fatto che uno come Tommy non brontolasse, alzò il capo e lo guardò mentre si carezzava da solo fra le gambe. Non gli stava chiedendo nulla.
Con un sorrisino, si tirò su e si chinò sul suo inguine. Il secondo successivo si era sostituito alla sua mano.
Tommy, sorpreso, accolse la sua bocca calda e la sua lingua che si occuparono ampiamente di lui, fino a fargli raggiungere a sua volta l’apice.
Dopo il suo seme che l’aveva bagnato e dolcemente invaso, dopo quel senso di possessione e di avvolgente emozione, la sue labbra e la sua lingua sul proprio inguine fu la sensazione più bella. Puro ed unico piacere, senza dolori d’inesperienza di mezzo. La prima volta non poteva mai essere perfetta, ma lo era da un punto di vista emotivo e mentale.
Tommy si abbandonò al meritato godimento fra gemiti e spinte col bacino verso la sua bocca, mentre con le mani accompagnava la sua testa.
Averlo avuto dentro era stato bello, voleva dire che era suo, che era pronto e che si abbandonava fra le sue mani, completamente.
Però quello era su tutta un’altra dimensione e quando venne separandolo all’ultimo e finendo da solo per schizzare di lato, Brendan arrossì imbarazzato.
Avrebbe fatto pratica e piano piano sarebbe stato tutto perfetto e senza strani sensi di vergogna.
“Forse è sbagliato pretendere di non avere remore, perché significa che posso tradire la mia famiglia senza problemi e per giunta con mio fratello… ma anche Tommy lo è. Anche Tommy è la mia famiglia e l’ho messo da parte, l’ho calpestato per troppo tempo e solo per paura, lui non ne aveva colpa. Non è giusto quello che gli ho fatto. Adesso bisogna rimediare, voltare pagina e vivere per quello che si è. Lo amo e non perché è mio fratello ed un uomo, lo amo perché è la persona della mia vita. Non è mio fratello, non è un uomo. E’ la mia metà. Punto.”
Brendan fece completamente pace con sé stesso, guardando tutto da un punto di vista emotivo e sentimentale.
Tommy non era tipo da andare troppo in crisi per etica o morale, una volta che capiva cosa voleva, vedeva solo se riusciva a prenderselo o no, lottava disperatamente oppure lo odiava perché non poteva. Questo era Tommy. Bianco o nero.
Mentre Brendan filosofeggiava, Tommy era estremamente pratico.
I due si sistemarono sui vestiti, con la schiena, e si coprirono con una delle due giacche, Tommy circondava col braccio Brendan il quale si era accoccolato sul suo petto, la fronte contro il collo, la mano a giocare col capezzolo, una gamba intrecciata alla sua e quella sensazione appagante dei sensi impazziti e confusi, tutto così bello, tutto così appropriato e giusto.
- Sai, non dobbiamo vederci come fratelli o come due uomini… - Disse Brendan condividendo il suo ragionamento.
Tommy aggrottò la fronte, non ci aveva minimamente pensato a cosa erano, in realtà.
- E come dobbiamo vederci? -
- Come Brendan e Tommy, due persone che si amano, che sono attratte fisicamente e che vogliono stare insieme. Tutto lì. - Tommy fece un sorrisino soddisfatto della sua conclusione.
- Direi che è perfetto. - Cercò la mano che giocava col suo petto e gliela strinse, poi se la portò alle labbra e gli baciò la punta delle dita.
Brendan alzò il capo e si issò sul gomito per guardarlo in viso, quando i loro occhi si incontrarono fu di nuovo la pace.
- Sono sposato ed ho una famiglia, da questo punto di vista non sto facendo una cosa bella, ma non avrei mai dovuto scappare da quello che sono, da quello che provavo per te. Questa è la conseguenza dei miei errori. Avrei dovuto accettare da subito quello che provavo senza mettere in mezzo una ragazza che non c’entrava nulla. Adesso convivrò con questo senso di colpa verso di lei, credo sia il minimo visto che ho sbagliato a sposarmi con lei nonostante tutto. - Tommy non aveva tutti quei ragionamenti da fare, gli carezzò la guancia e lo guardò con attenzione.
- Sei sicuro di farcela? Se mi lasci perché non riesci a fare tutto ti uccido e sai che posso farlo! Non ci sarà sempre la spalla slogata a salvarti il culo! - Disse senza il minimo tatto e riguardo, serio nella sua minaccia di ucciderlo, nonostante avesse sdrammatizzato. Brendan ridacchiò e gli pizzicò la guancia.
- Arrivato a questo punto, dopo tutto quello che ho passato… ed una volta che ho assaggiato quello che sono… beh, non ho più dubbi. Ne vale la pena. Quando trovi te stesso non ne esci più. - Tommy sorrise soddisfatto e lo attirò a sé baciandolo, non era bravo come lui con le parole, però era bravo coi gesti.
Lo baciò e lo strinse a sé; adesso che erano arrivati alla loro meta, non sarebbero più tornati indietro. Sarebbe stato difficile in certi momenti, ma non avrebbero mai smesso. Non più.


L’incompatibilità dei due tipi di lavori l’aveva portato a dover scegliere.
Quando aveva presentato alla scuola la domanda di riduzione ore per poter allenare il fratello e gestire la palestra di MMA appena aperta in collaborazione con Tommy, la commissione aveva dato un ultimatum.
Una persona non poteva fare due lavori del genere in contemporanea. L’insegnamento studentesco presupponeva l’esempio comportamentale e se lui finita la scuola andava ad istruire persone che dovevano picchiarsi, quello non era coerente.
Avevano fatto i bacchettoni, ma gli avevano proibito di poter fare entrambi e davanti al bivio di scegliere fra allenare Tommy o insegnare a scuola, aveva scelto senza molti dubbi la prima.
Tommy e le MMA ormai erano troppo importanti per essere messe di nuovo da parte.
Brendan, comunque, si trovò molti studenti iscritti nella sua palestra appassionati di MMA grazie a lui, volenterosi di imparare.

Tommy dopo un paio di gare ed i primi soldi guadagnati, riuscì ad andare a vivere in un appartamento da solo, non molto distante da casa di Brendan e dalla palestra.
La convivenza con il fratello e la sua intera famiglia era diventata difficile, non per chissà quali sospetti… ma perché per Brendan era impossibile rilassarsi quando erano ‘insieme’ in casa, nonostante dovessero essere momenti ‘sicuri’.
Finiva che in casa non si faceva nulla e non si era mai tranquilli, così alla fine Tommy appena era riuscito era andato per conto suo, su gioia di Brendan il quale se l’era vissuto, privatamente, molto più serenamente.

Dopo il periodo di pausa, tornare nella gabbia era stato strano, ma meno difficile dell’altra volta.
In poco si era rifatto reputazione e nome ed ora erano piuttosto popolari per essere i fratelli di MMA che lavoravano finalmente in coppia, com’era bello che fosse.
La fama li precedeva e in molti li chiamavano a combattere. Si trovarono così presto a girare tutto il Paese e ad andare anche fuori Stato.


Brendan finì di bendargli le mani e gli infilò i guanti chiudendoglieli, poi gliele tenne fra le proprie e attese che gli occhi di Tommy si spostassero sui suoi. Quando si incontrarono, Brendan sorrise con la sua tipica dolcezza.
- Sei pronto? - Chiese come di consueto. - Hai dubbi sull’avversario? - Domande di rito. Tommy annuì alla prima domanda e scosse il capo alla seconda.
Poi fece un sorrisino.
- Mi manca solo una cosa. - Anche questo era di rito, Brendan sapeva a cosa si riferiva, si protese e lo baciò veloce senza dilungarsi, c’era sempre il rischio che qualche addetto entrasse per comunicargli che era ora, per cui tutto quel che facevano in spogliatoio prima di un incontro, si limitava a quel bacio leggero che a Tommy bastava.
Brendan così lo lasciò e si alzò in piedi, imitato dal fratello, seduto sulla panca. Gli porse la solita felpa e l’aiutò ad indossarla aprendogliela, lui si fece fare, così come si fece mettere il cappuccio. Non l’aveva mai permesso a nessuno, aveva sempre fatto tutto rigorosamente da solo.
Ma a Brendan permetteva questo ed altro.
Si girò poi verso la porta ancora chiusa, così gli carezzò la guancia e disse:
- Mi raccomando, non farti sbattere troppo! - Tommy sorrise malizioso facendo l’occhiolino.
- Quello è una tua prerogativa! - Brendan rise e gli diede uno schiaffo affettuoso sul sedere indicandogli di andare.
Poco dopo vennero a chiamarli e così uscirono insieme, l’allenatore seguì il proprio lottatore acclamato dal pubblico, portando per lui il paradenti che gli avrebbe infilato prima di entrare nella gabbia.
Guardò la schiena ampia di suo fratello coperta dalla felpa nera e dal cappuccio alzato, guardò la sua vita stretta chiusa in shorts comodi, neri, e poi le gambe ben modellate e muscolose, scalzo.
Poi fece un sorriso.
Aveva cambiato vita, completamente ed irrevocabilmente. Però non ne era pentito.
Certo convivere con quel che aveva fatto a Tess e con quello che continuava a farle, non era facile, però era il minimo visto che era stata colpa sua. Nascondere la testa sotto la sabbia non eliminava un problema irrisolvibile.
Adesso si trattava di conviverci e basta e quando guardava il fratello gioire dopo una vittoria, cosa che mai in vita sua gli aveva visto fare, quello valeva ogni sforzo.
La sua felicità era la prova che in qualche modo era giusto, che comunque ne valeva la pena.
Non avrebbe mai cambiato idea, anche se non era normale per la comunità.

Tommy non si era mai fatto tutti quei problemi.
Dopo che aveva ricominciato ad allenarsi con lui e a combattere con lui al suo angolo di coach, sentendo la sua voce incitarlo e dargli indicazioni, andare da lui ad abbracciarlo esultando insieme dopo le vittorie… ogni cosa era cambiata.
Combattere assumeva un’accezione diversa da prima.
Prima era una guerra continua, non esultava, non gli piaceva, non c’era nulla di bello.
Ora gli piaceva, ora era bello, estasiante.
Ed era bello stare con lui nello spogliatoio, farsi preparare da lui, farsi mettere la maglia da lui, il paradenti dopo, sentire le sue indicazioni e poi correre ad abbracciarlo alla fine.
Era bello combattere e non era un guerra, era un piacere, era una cosa che sapeva fare bene e che gli veniva da Dio.
Non c’era un odio represso dietro.
I suoi pugni erano letali, ma non scoppi di rabbia.
Combattere in una pace interiore era molto diverso da prima che anche se vinceva si sentiva sempre quello sconfitto, insoddisfatto.
Adesso quando vinceva si sentiva davvero come il vincitore.
E poi saltare al collo di Brendan dopo essersi aggiudicati una vittoria, era il premio più bello, al di là di quello in denaro.
Non gli interessava quanto per la società fosse sbagliato quel che facevano, e che sapevano solo loro due. A lui importava che quello lo faceva sentire bene, che era ciò che lo rendeva felice.
Aveva dato abbastanza, in vita, per non esserlo ora.
Qualunque sbaglio rappresentasse lo stare con suo fratello in quel modo, lui l’aveva già scontato.
Da lì in poi non poteva che andare avanti dritto a testa alta senza esitare, pur di avere Brendan accanto.
E lui l’avrebbe avuto sempre in ogni caso, ad ogni costo.

FINE