NOTE:
la serie è Fringe, non so se chi l’ha vista e chi ha notato che ad un
certo punto fra Peter e Lincoln c’è un rapporto molto particolare, ma
io ho voluto togliermi lo sfizio di scrivere almeno una sic su di loro.
Visto che ogni volta che riesco ad immaginare qualcosa, la devo per
forza scrivere. Spero vi piaccia. Buona lettura. Baci Akane
VIDEOGIOCO
Lincoln sussultò quando Peter gli
sistemò la cravatta e si rese conto d’aver trattenuto il respiro per
quel momento. Quando se ne andò, sospirò scuotendo il capo, dandosi
dello sciocco.
Continuare su quella strada non
l’avrebbe portato da nessuna parte, però il problema era che non se la
cercava lui. Era Peter che veniva da lui.
Beh, forse un po’ era anche lui a cercarlo.
Si toccò dove Peter l’aveva toccato e si riscosse tornando al lavoro.
Sembrava avesse sempre il controllo della situazione, ma forse non era tanto di quello quanto di lui.
Lincoln aveva sempre la sensazione che Peter controllasse lui, in qualche modo, e ne fosse consapevole.
Quando gli aveva regalato gli occhiali non aveva avuto senso eppure l’aveva fatto e lui ora li indossava.
Quando lo toccava per dirgli che veniva con lui.
O quando gli sistemava la cravatta.
Aveva sguardi, gesti, modi di
fare e di parlargli tipici di chi lo tenevano in pugno, Lincoln si
sentiva così con lui e non sapeva come rimediare. Perché in effetti era
proprio così. Peter lo controllava.
Aveva subito immediatamente il
suo fascino, poi la cosa era andata via via sempre più rafforzandosi
fino ad ora, che ne era fortemente attratto tanto da non riuscire a
nascondere bene la sua gelosia. Peter ed Olivia ormai facevano coppia
fissa, non poteva mettersi fra loro, anche se la situazione era così
strana che capirci qualcosa era impossibile. Però capiva che non c’era
possibilità fra loro due. Questo lo capiva bene.
Eppure Peter lo controllava e non
nel modo in cui un capo controlla il proprio adepto. Lo controllava nel
modo in cui uno fa con chi subisce il proprio fascino.
Peter se ne era perfettamente accorto, era piuttosto chiaro.
E gli piaceva piacergli, gli
piaceva vedere le reazioni che gli suscitava, come cercava
disperatamente contegno, di trattenersi. Però era trasparente e non
poteva farci nulla.
Aveva paura che un giorno o l’altro, non avrebbe più potuto tacere.
Che gli avrebbe detto tutto, con un classico scoppio isterico dei suoi. E sarebbe finita.
Peter avrebbe riso, gli avrebbe detto che amava Olivia e che lo considerava solo ‘un bravo ragazzo’ e sarebbe finita lì.
Poi lui l’avrebbe guardato con altri occhi.
- Dobbiamo andare. - Disse Peter camminando veloce oltre lui. Lincoln trasalì, soprappensiero.
- Cosa? Dove? - Peter si fermò e si girò a guardarlo con la sua solita aria di controllo, un pochino divertita.
- Il caso, no? Dobbiamo andare a
fare un controllo, non è dietro l’angolo, ci vorrà tutta la giornata.
Speriamo di tornare in serata. - Lincoln si era perso. Come mai dal
caso si era trovato a dover viaggiare con lui?
Aveva bene in mente tutti i viaggi fatti con lui, da solo o quasi.
Erano sempre stati particolari ed una tortura.
Ormai era così attratto da Peter che passare una lunga giornata da solo con lui non era una grande idea.
- Perché solo noi? E gli altri? -
- Hanno altre tracce, noi dobbiamo seguire questa! -
- Ma perché noi due? Di solito ti
muovi con Olivia ed io… - Peter si avvicinò aggrottando la fronte senza
capire, piegò la testa di lato e lo guardò.
- Non vuoi passare la giornata con me? - Lincoln avvampò.
- No, che hai capito! E’ solo che è strano! -
- Quindi ti va di venire con me? -
Lincoln aveva annuito
energicamente, rossissimo nel viso chiaro. Peter sorrise sornione e gli
sistemò di nuovo la cravatta, togliendogli il fiato.
- Meglio così, a me piace passare il tempo con te! -
Peter era divertito e teneva come sempre in pugno la situazione e lui non poteva proprio contrastarlo.
- Perché mi sistemi sempre la
cravatta? - Si lamentò Lincoln rimanendo comunque piantato lì, lo disse
con quell’aria da bambino offeso e Peter rise.
- Mi piace! Ti sta bene! Sei un tipo da cravatta, hai uno stile impeccabile, proprio da… -
- Bravo ragazzo, lo so… - Finì un
po’ amaro la frase al suo posto e avanzò andando verso l’auto. Peter
rimase inebetito a guardarlo.
- Sei seccato? - Lincoln salì in
auto al posto di guida ed aspettò Peter, quando fu dentro accese, ma
non partì, non sapendo dove eran diretti. - Allora? Ti secca essere un
bravo ragazzo? -
Peter era insistente. Lincoln sospirò insofferente.
- No… -
- E allora perché quel tono? - Lincoln alzò le spalle arrossendo.
- Dove andiamo? - Peter voleva punzecchiarlo ancora un po’, ma decise di lasciarlo stare e gli disse dove erano diretti.
Il resto del viaggio fu
abbastanza normale, le conversazioni non andarono su argomenti
imbarazzanti ed i due poterono ulteriormente approfondire una
conoscenza sempre un po’ particolare.
Quello che dovevano fare per il
caso che stavano seguendo, fu un po’ più complicato del previsto e
dovendosi trattenere fino al giorno dopo per la verifica in questione
che sembrava portare proprio ad una prova per l’indagine, si fermarono
anche per la notte, trovando una camera in un motel.
Lincoln ne stava chiedendo due quando Peter prese come sempre il controllo e disse che ne bastava una matrimoniale.
Non commentò, ma lo guardò imbarazzato.
“Come faccio a cacciarmi in questi casini?”
- Ti dà fastidio se stiamo
insieme? - Chiese Peter notando i movimenti impacciati di Lincoln.
Questi lo guardò allucinato, cercando di nascondere un proprio chiaro
disagio.
- No, perché? E’ solo che non mi
piace dormire fuori… - Peter rise e si tolse la maglia rimanendo con
una canottiera bianca. Lincoln distolse subito lo sguardo e si allentò
la cravatta famosa.
- Io ormai sono abituato, ho
passato anni a stare ovunque tranne che a casa mia… - Lincoln sapeva un
po’ della sua storia e si fermò dallo slacciarsi i bottoni mentre con
uno sguardo dispiaciuto si perse in lui che si sfilava anche i
pantaloni, rimanendo in boxer.
- Mi dispiace… - Commentò piano,
cercando di mascherare l’imbarazzo. Peter aveva un corpo piacevole, in
aggiunta a quel carattere così sicuro di sé e al tempo stesso
eroticamente calmo, lo faceva impazzire.
- Ora sto bene… anche se definire
bene questa strana situazione è quasi un’eresia… - Lincoln si fece
malinconico e riprese a sbottonarsi la camicia guardando in basso.
- Grazie ad Olivia, immagino… - Peter si strinse le spalle.
- Anche. Ma è perché rivedo in
voi la famiglia che mi ero fatto quando tutto si è incasinato… sto
ritrovando quello che avevo perso… - Lincoln alzò lo sguardo e si sfilò
la camicia rimanendo in canottiera.
- Ma io non c’ero… - Peter lo
guardò di nuovo con quello sguardo di chi sapeva, di chi voleva
controllare e giocare con lui, si avvicinò attraversando il letto e si
limitò a guardarlo da vicino.
- Ma ci sei ora. -
- E faccio parte della famiglia?
Sono come un fratello, come Astrid è una sorella? - Voleva capire il
proprio ruolo, voleva dare un senso a quel rapporto, come lo vedeva
Peter?
Lui lo girò toccandogli senza
esitazione la spalla, Lincoln sussultò, ma non lo contrastò. Quando
l’ebbe di schiena, gli scostò la spallina della canottiera bianca e gli
toccò il segno di pochi giorni prima, che Walter gli aveva ricucito.
- Sta faticando un po’ a
rimarginarsi, eh? Dovresti tenerla coperta… ti fa male? - Chiese
toccando la cicatrice recente. Lincoln sussultò molto più per
l’imbarazzo che altro.
- Un po’… - Poi però girò lo
sguardo, trattenendo il fiato, e lo guardò turbato. - Sono come un
fratello per te? - Ripeté la domanda a cui teneva avere una risposta.
Peter non lo lasciò girarsi, ma
lo guardò da quella posizione, a metà. Serio, penetrante, intenso e con
sempre qualcosa nascosto dietro quella calma.
- Non esattamente… -
Lincoln a quel punto si girò di scatto e lo guardò corrucciato.
- Cosa allora? - Ci teneva e non
si impuntava spesso, ma questa volta voleva capire, voleva sapere.
Peter, preso in contropiede, decise di accontentarlo e pensandoci
disse:
- Sei come una distrazione… una
piacevole distrazione… sai quando fai i videogiochi perché il lavoro è
pesante? - Lincoln sgranò gli occhi quasi schifato.
- Sono un videogioco? - Poi
realizzò. - Ed Olivia è il lavoro? - Peter scoppiò a ridere alla sua
spontaneità che sembrava un po’ stizzita.
- No… amo Olivia, darei la vita
per lei, farei di tutto, davvero… però in ogni cosa che fai, anche se è
quello che desideri di più al mondo, hai bisogno del momento in cui fai
qualcosa che non c’entra, fuori dagli schemi, di deprecabile, magari.
Un momento in cui fai una cosa che rimarrà lì, una specie di fuga che,
un domani, ti ricorderà che hai qualcosa da farti perdonare… o perché
tornare in riga… qualcosa che ti dica ‘devi migliorare, non sei
arrivato’. - Peter iniziò a parlare e Lincoln si perse dopo il ‘hai
bisogno di un momento’ e lì capì che non erano state solo sue
impressioni. Peter ci aveva davvero provato con lui, aveva flirtato
tutte le volte che aveva avuto l’impressione lo facesse.
Si fermò e si zittì, ingoiò a vuoto e poi scosse il capo dicendosi che era impazzito.
Mosse un passo indietro nel caos, non sapendo cosa dire.
- Per te? - A quella domanda a bruciapelo Lincoln si fermò di nuovo e lo guardò terrorizzato.
- Cosa? -
- Cosa sono per te? Io ti ho detto cosa sei… -
- Sì, una cosa meno ambigua non
potevi dirla… sono la tua distrazione… spiegami come la dovrei
prendere… non so se devo offendermi, deludermi o rispondere grazie!
Cosa vuoi sapere da me? Cosa sei? - Peter stava facendo quel sorrisino
di controllo. Quello che lo metteva in crisi.
Quello che gli faceva venire l’erezione.
- Sì, avanti, cosa sono? Siamo
solo io e te, chi vuoi che venga a saperlo? - Peter aveva capito che
era attratto da lui e voleva che lo dicesse. Per torturarlo un po’ e
crogiolarsi in quella dichiarazione. Tutti vogliono sentirsela dire.
Lincoln scosse il capo cercando di scappare, ma Peter gli sbarrò la strada e ripeté imperterrito la domanda.
- Io mi sono scoperto, non è facile dire quello che ho detto. Però l’ho fatto! Cosa sono per te? -
Il fatto che insistesse andava
ben oltre il flirt, Lincoln non sapeva come esprimere a mezze parole
quello che provava e andando in confusione scosse istericamente la
testa e, come se fosse preda di una sofferenza immane, lo prese per il
viso e lo baciò premendo freneticamente le labbra sulle sue.
Peter rimase senza fiato, non aspettandosi una reazione simile.
Sapeva, ma non immaginava che ce l’avrebbe fatta.
Lincoln tornò in sé poco dopo, lo lasciò e cominciò a iperventilare, il panico puro.
- Non dovevo, non dovevo proprio!
Sono gay, ecco cosa nascondo! Hai capito che nascondevo una cosa simile
ed hai fatto quei giochini con me, tocchi di qua, cravatta di là,
ammiccamenti… ed ora ‘sei la mia distrazione’ ed adesso ‘cosa sono per
te’ e volevi che lo dicessi? Sono gay, ero innamorato del mio partner
che è morto, per questo ho rifiutato Olivia tutte le volte che ci ha
provato con me. Ora tengo a lei come ad una cara amica e sono geloso
marcio e mi sento in colpa e provo una maledettissima attrazione per
te! Al diavolo! Ecco quello che volevi… ora mi prendo un’altra camer… -
Ma Peter non lo fece finire e dopo aver cercato di acchiapparlo mentre
si muoveva isterico per la stanza, riuscì ad afferrarlo e lo baciò
bloccandogli il viso e, finalmente, la bocca.
Lo zittì, gli rubò il fiato e poi gli succhiò quello inferiore. Lincoln completamente azzerato, incredulo.
Le mani a mezz’aria, gli occhi spalancati.
Peter iniziò a carezzargli il
viso coi pollici e questo funse da calmante, lo sentì rilassarsi sotto
le dita, così aprì meglio le labbra, girò la testa e cercò la sua
lingua. Lincoln gli venne incontro.
Quel bacio tanto inattesa quanto insperato, fu l’innesco di quel videogioco che sarebbe rimasto un estremo segreto fra loro.
Peter lasciò il suo viso e infilò
il dito nella cinta dei suoi pantaloni, Lincoln trattenne il fiato
mentre lui glieli slacciò e glieli fece cadere ai piedi. Baciandolo, lo
spinse verso il letto dove lo fece sedere separandosi dalle sue labbra.
Da lì, lui seduto e l’altro in piedi che si finiva di spogliare, si
guardarono seri, carichi di un desiderio incredibile.
Non si dissero nulla, decisero di non farlo. Accettarono quello che stava succedendo e basta, senza usare una sola parola.
E, allo stesso modo, Peter finì
di spogliare Lincoln che poi si stese sul letto accogliendo il compagno
che si adagiò sopra, tornando a prendere possesso della sua bocca,
mentre con la mano strofinava fra le sue gambe stimolando
un’eccitazione già cominciata.
Lincoln iniziò a sospirare sulla
sua bocca e visto che ben presto fu troppo distratto per pensare alla
sua lingua, Peter scivolò con la propria sul resto del suo corpo,
assaggiandolo, fino ad arrivare al suo inguine e a prendersi anche
quello.
Lo fece suo in ogni sua parte, con la bocca, la lingua e le dita.
Poi salì in ginocchio e lo guardò aspettandolo, mentre intanto si toccava da solo in attesa che Lincoln si decidesse.
Voleva dirgli che poteva essere
l’unica notte e di approfittare bene, ma non servì perché Lincoln ci
era già arrivato da solo e lasciando perdere l’impossibilità di quel
che stava succedendo, si spostò, si accucciò davanti a lui e ricambiò
quando appena ricevuto.
Lo prese e si impresse questa sensazione nella memoria del corpo.
Peter si eccitò come non mai,
accompagnando la sua testa con la mano, e quando si sentì vicino
all’orgasmo, lo separò e lo girò dall’altra parte, lo lasciò a carponi,
piegato in avanti. Scivolò con la lingua dal collo lungo la schiena,
percorse la curva lombare e poi riprese dove era stato prima. Lo
preparò, poi si accostò a lui e con una carezza attese. Quando lo sentì
rilassarsi, entrò.
Una spinta decisa, con la seconda
fu dentro. Iniziò a muoversi sempre più veloce, aumentando l’intensità
e ad ogni colpo si ritrovò più in lui. In un primo momento Lincoln
rimase stordito, poi il proprio corpo abituato ci mise poco a
riprendersi ed il piacere, lento ed inesorabile, prese forma con delle
piccole scariche elettriche sempre più intense.
Fino a che esplose, pensando che Peter, Peter lo stava facendo suo e fosse stata anche solo una volta, se la sarebbe ricordato.
Peter venne poco dopo.
Stesi al buio, uno accanto
all’altro, realizzarono che gli mancava il contatto. Solo lì tornarono
presenti e riuscirono a parlare. Peter si voltò verso Lincoln, sul
fianco, e questi timidamente fece altrettanto. Si vedevano dalla
penombra, gli occhi abituati.
- Va tutto bene? - Chiese Peter dolcemente. Lincoln sospirò e ci pensò.
- Sì… direi di sì. - Non ne
avrebbero più parlato, né avrebbero fatto alcun ché di simile.
Semplicemente una partita di videogioco. Una distrazione. Un momento.
Eppure mentre si addormentava insieme a lui, Lincoln lo sapeva.
Sapeva che non gli sarebbe bastato.
FINE