PASSO PER PASSO

CAPITOLO I:
COME SE MI VOLESSI

Era andato da lei perché conosceva bene la loro storia, l’aveva vissuta da vicino, sapeva già tutto e non doveva dirle perché era così tragico che suo fratello se ne fosse andato. Lei già sapeva, ecco perché era andato da lei. E poi perché per assurdo aveva sperato potesse effettivamente consolarlo, lei era stata la causa per cui era diventato tanto dipendente da Matt nel periodo in cui si erano lasciati.
Ora non solo se ne era andato, ma l’aveva fatto nel peggiore dei modi, scegliendo la strada sbagliata, segnando la sua condanna ad una vita dove sarebbe poi stato braccato da tutti.
Aveva scelto di mettersi in affari coi criminali e che conseguenza poteva avere questo se non che lui, alla fine, aveva perso suo fratello?
Ma non era solo il fatto in sé, c’era dietro molto di più.
Specie che non era riuscito ad aiutarlo e salvarlo quando invece Matt con lui ci era riuscito a suo tempo.
Si era illuso che potesse funzionare quando aveva sentito del vago conforto dalle braccia di Rachel che lo cingevano dolcemente, lei capiva, era vero, ma la magia fu interrotta fin troppo presto e quando Stan da dentro chiese cosa fosse successo con quella sua voce arrogante, Danny aveva eluso velocissimo non avendo voglia di vedere la sua brutta faccia e tanto meno di discuterci o dirgli quanto disgraziato fosse suo fratello.
Non voleva il compatimento di nessuno, voleva solo che qualcuno lo capisse e sebbene Rachel ci fosse riuscita, il punto era che non poteva. Tutto lì.
Con lei che cercava di risolvere in qualche modo, lui se ne andò silenzioso senza dire nulla proprio in un modo totalmente opposto ai suoi soliti.
Allibita lo guardò andarsene, per quanto preoccupata fosse era vero che non poteva fare molto per lui, ormai.
Era orribile ma era così.

Quando Danny si trovò a guidare in macchina in quello stato d’animo tremendamente pesante e atroce, si rese conto che stava andando in una direzione precisa che non era un viaggio a vuoto in giro per le vie della città.
Girando per il suo vialetto si chiese cosa potesse fare lui se nemmeno Rachel aveva potuto, lei che sapeva tutto nei particolari e non solo un paio di eventi raccontati in giornata.
Alla fine non aveva nessun altro a parte la sua ex moglie e sua figlia.
Steve era l’unica scelta sensata, no?
Non si rispose vista la confusione che al momento albergava in lui, scese dall’auto capendo che poteva solo fare quello che si sentiva sul momento, nient’altro.
Lo trovò seduto in una sdraia fuori da casa sua, osservava il mare serale pensieroso e per un momento si chiese se in quell’espressione seria e dispiaciuta ci fosse un pensiero per lui.
Si sentì stupido e non gliene importò.
Steve lo vide e distraendosi dai suoi pensieri l’osservò sedersi silenzioso nell’altra sdraia. Nonostante abitasse solo, da quando Danny era ormai di casa ne aveva presa un’altra per lui.
Lo vide sedersi accanto e senza dire mezza parola guardare a sua volta il mare.
Non gli piaceva, il mare, così come non gli piaceva quel posto in generale, ma alla fine sembrava che almeno una persona di quell’isola gli piacesse…
Steve capì immediatamente che doveva essere andata male con suo fratello e porgendogli la sua stessa birra che aveva cominciato a sorseggiare da solo, Danny la prese grato di un gesto tanto semplice e della sua non invadenza.
Era strano visto che solitamente gli piaceva fare il suo terapista e ficcanasare in ogni dettaglio della sua vita privata, ma si disse che probabilmente aveva un’aria talmente drammatica che perfino lui aveva deciso di lasciarlo in pace.
Gliene fu grato anche se, per assurdo, sentì la mancanza della sua voce profonda e spigliata violarlo come al solito.
Appoggiato allo schienale e con le gambe tirate su, bevve un po’ della sua birra senza distogliere lo sguardo dall’orizzonte buio. Lo stesso dove suo fratello ed il suo dannato aereo erano volati via.
Non seppe dire quanto tempo passò, dopo un paio di altri sorsi distratti Steve si riprese la bottiglia e la finì e fu allora che violò la sua malinconica solitudine:
- Ti va di entrare? Dentro ne ho altre… -
Steve ricordò di ciò che gli aveva detto Danny su suo fratello, su quando l’aveva aiutato ad uscire dalla depressione per il divorzio.
Passava tutta la notte nella topaia in cui stava e si facevano insieme un pacco di birre da sei mentre Danny si sfogava e si lagnava e Matt ascoltava paziente senza mai lamentarsi.
Danny ancora troppo immerso nella vicenda di suo fratello, asserì distrattamente pensando che quel maledetto mare gli metteva solo ancora più malinconia, quindi alzandosi lo seguì senza proferire parola.
Quando fu dentro si buttò sul divano con stanchezza e solo allora, con la seconda birra davanti e Steve seduto accanto, si decise a parlare una volta per tutte.
- Matty se n’è andato. L’ho perso. - Avrebbe voluto che Steve potesse capire come ci era riuscita Rachel, ma sapeva che era impossibile, per questo si stupì quando gli prese l’avambraccio fra loro e lo strinse trasmettendogli la sua forza.
Steve aveva seguito la vicenda da vicino e l’aveva aiutato tantissimo, specie quella sera, ma dopotutto che poteva sapere del resto?
Cosa significava veramente per lui Matt ed il suo tradimento e la sua fuga?
Non poteva saperlo e capì che era così quando Steve continuò a non dire nulla, però fu la sua stretta a fargli capire che nonostante quello c’era e l’avrebbe sostenuto tutto il tempo che avrebbe voluto.
Scosse il capo e al calore della sua mano che scendeva piano sul polso si sentì sempre peggio, come se con quel contatto il suo nodo salisse dal petto dove si era fermato.
Non sapeva cosa dire, però quella voglia di piangere lo stava uccidendo e voleva solo poterlo fare senza sentirsi un’idiota.
Quando la mano giunse sulla sua, girò il capo per venir subito penetrato. Era già lì ad osservarlo chissà da quanto, da quella vicinanza, con quello sguardo, Dio, quello sguardo.
Ma perché i suoi occhi, il suo modo di fissarlo ogni Santa volta lo mettevano non in soggezione ma in subbuglio?
Lo devastava, lo disorientava e nel momento in cui incontrava i suoi occhi non solo non riusciva più a mentire ma non riusciva nemmeno a stare fermo, andava completamente nel caos e solitamente agiva in qualche modo impulsivo, cosa strana per uno come lui abituato a ponderare su tutte le sue azioni e a vagliare ogni possibilità. O per lo meno a cercare di farlo, con uno impulsivo come Steve per collega.
Si sentì gli occhi bruciare e la gola secca che gli doleva come se avesse appena urlato per tutto il giorno, poi si rese conto che era stato così con Matt, l’aveva lasciato urlandogli dietro di non andarsene.
Al ricordo delle sue spalle che sparivano dietro al portellone dell’aereo, in sovrapposizione a quel suo dannato sguardo penetrante e pulito, Danny lasciò che le lacrime uscissero insieme all’unica cosa che sarebbe riuscito a dire.
- Mi ritrovo a dare la caccia a mio fratello per metterlo dentro. E forse sarò proprio io ad ucciderlo, ti immagini? Come diavolo faccio, ora, senza di lui? -Il legame che aveva con quello scapestrato che ormai aveva perso, nessuno avrebbe potuto capirlo e Steve non ci provò, però mettendo giù entrambe le loro birre ai piedi del divano, gli lasciò la mano per avvolgergli le spalle col braccio, l’attirò silenzioso a sé e lo tenne senza dire nulla, consapevole che non c’era niente se non, forse, solo quello…
- Lo facciamo insieme. - Tutto quello che gli venne e che gli parve abbastanza sensato da dire.
E poi sorrise consapevole che Danny, con il capo appoggiato alla sua spalla, non riusciva a vederlo. Solitamente non ci pensava molto alle cosa, era lui quello. Che Danny rimanesse senza parole era infatti praticamente impossibile!
Si sentì assurdamente confortato dalla consapevolezza che qualunque cosa sarebbe stata, non avrebbe dovuto affrontarla solo e prendendo un pezzo della sua maglietta attillata all’altezza del petto, alzò la testa per guardarlo in viso e ringraziarlo, non gli uscirono le parole visto quel maledetto pianto che non voleva lasciarlo in pace, però lo sguardo stralunato e confuso bastò a Steve.
Steve che tornò in sé esattamente in quel momento, a quella sottospecie di sorriso triste e malinconico che voleva essere un ringraziamento.
Nel tornare in sé si trovò ad agire come solitamente faceva, cioè senza pensare, senza un’idea logica dietro.
Fu così che con il braccio che lo cingeva gli affondò la mano fra i capelli ancora assurdamente ordinati e tirati all’indietro e lo baciò.
Nel momento in cui incontrò le sue labbra pensò che anche se erano sottili e di quella buffa forma un po’ a cuore, erano anche morbide e salate. Il suo sapore sovrastò il resto e quando si confusero insieme alle lingue che si intrecciarono quasi con naturalezza, si resero conto di cosa erano stati tutti gli scherzi di quei giorni.
Sin da subito il loro rapporto si era improntato in quel modo diverso, non da colleghi e nemmeno da amici, come due che si piacevano e che si stuzzicavano per mettersi insieme, per colpirsi e avvicinarsi.
A Steve fu talmente chiaro che diede per scontato che anche per Danny fosse così, non considerò minimamente lo stato tragicamente e profondamente confusionale in cui era.
Danny in realtà non aveva la minima idea di che cosa stesse accadendo e del perché si stessero baciando, non gli fu chiaro cosa centrassero le sue labbra e la sua lingua dopo quella sottospecie di consolazione e ringraziamento, ma si sentì comunque più confortato, questo doveva ammetterlo.
Il calore sovrastò di netto il freddo e fu un’ondata talmente improvvisa e grande da non poterlo fermare per pensarci e riflettere. Ne aveva bisogno ma non ci riuscì, nemmeno volendo avrebbe potuto staccare Steve dalle labbra.
E poi, dannazione, baciava così bene…
Danny arrossì fino alla radice della cute a quel pensiero da adolescente alle prese col suo primo bacio e si sentì talmente idiota che si staccò rendendosi conto che qualcosa non andava.
Che loro due si baciassero, infatti, non era affatto normale.
Questo se lo ricordava!
Si ritrovarono così a guardarsi confusi e cercare di capire cosa fosse successo e perché.
Per Steve che aveva agito impulsivamente non aveva molta importanza, aveva voluto farlo e tanto gli bastava, oltretutto ora era finalmente chiaro il rapporto che avevano avuto fino a quel momento, decisamente sopra le righe.
Per Danny che aveva mille e più pensieri per la testa, non era decisamente il momento di rifletterci e capire che era a casa di Steve che si stava baciando con lui.
Però almeno il dolore per Matty era andato momentaneamente in secondo piano. Momentaneamente.
Il tempo di uscire da lì e probabilmente sarebbe tornato. O forse l’avrebbe superato veramente per pensare a Steve che per consolarlo si metteva a baciarlo!
- E quello che diavolo era? - Chiese con voce roca e aria confusa, Danny era stordito e non riusciva nemmeno a connettere visto che chiederlo era stupido, cioè…
- E’ da così tanto che non ti baciano che non ti ricordi com’è? - Chiese spontaneamente ironico e diretto Steve. Effettivamente che era un bacio era chiaro, voleva chiedere perché, non cosa…
Danny si spazientì e si staccò da lui allontanandosi di un posto sul divano, Steve non lo rincorse, lì sì che si sarebbe sentito stupido!
Lo lasciò e si appoggiò pronto ad ascoltare il fiume in piena che, immancabile, arrivò.
- Certo che lo riconosco un bacio e appunto perché lo riconosco ti chiedo che diavolo è! E ora non venirmi a dire ‘non dirmi che bacio così male che non l’hai riconosciuto!’ perché ti spacco quella bella faccia che ti ritrovi, così almeno poi per poter baciare qualcuno dovrai implorarlo mandandogli un telegramma dieci giorni prima e preparare psicologicamente il povero disgraziato di turno! -
Steve si deliziò della sua fantasia che era egregiamente tornata al momento giusto e capendo che superare il dramma di suo fratello non era stato poi così difficile, incrociò le braccia possenti al petto altrettanto possente, quindi lo guardò con forte malizia e abbassandosi al suo livello come faceva sempre quando discutevano così -dieci volte in un’ora circa-, rispose disinvolto e senza la minima agitazione:
- Almeno hai l’onestà di ammettere la verità! - Disse prontamente cercando di rilassarlo -a modo suo- ancora un po’ prima di affrontare l’argomento ovvio.
- Quale? -Chiese Danny disorientato non capendo che diavolo intendesse.
- Che ho una bella faccia! - Rispose infatti con un ghigno divertito che all’altro fece saltare ulteriormente i nervi.
- Da prendere a pugni! Non sentire solo quello che ti pare! Non serve a niente una bella faccia se dietro non c’è un briciolo di cervello! Capisco che quando lo distribuivano eri in coda per la bellezza, ma ogni tanto bisogna pensare prima di agire! Vuoi spiegarmi gentilmente perché diavolo mi hai baciato? Stavi facendo una cosa carina, mi stavi consolando in un imbarazzante momento di debolezza e lo stavi facendo sorprendentemente bene, senza rompermi le palle come sempre e poi con cosa te ne esci? Con un bacio! Ma mi spieghi che diavolo c’entrava? -
“Bene, ora mi sembra abbastanza rilassato…”
Pensò infatti divertito mentre cominciava a sentire un fastidioso tamburo all’altezza della tempia.
- Lo stesso che c’entrava tu che mi hai risposto di buon grado e ben volentieri! - Con questa risposta breve e secca gli segò completamente le gambe zittendolo. Steve se ne stupì e al suo silenzio immediato si tirò su dritto guardandolo meglio inarcando le sopracciglia, di nuovo quel suo sguardo puntatogli addosso, quei suoi occhi così schifosamente espressivi e chiari, chiari non in quanto colore ma chiari in quanto sinceri. Si faceva leggere dentro, non era possibile che lo sguardo di qualcuno fosse così violentemente suggestivo e penetrante. Non poteva parlare tanto!
- Che… che diavolo c’entro io ora? L’ho chiesto a te, non cambiare discorso! -Tentò debolmente rendendosi conto che era in un vicolo cieco perché quello era un cane da caccia che una volta puntata una prenda non la mollava nemmeno sotto tortura. E lui era un Seal addestrato pure a resistere a quelle più dure, fra l’altro!
- C’entra perché se tu mi cacciavi subito invece di rispondere con gusto al mio bacio, ora ero io a spiegarti due cose, ma visto che sei sulla mia stessa identica barca, direi che se io ho qualcosa da dire ce l’hai anche tu! -
Danny di nuovo si zittì e fu un momento altrettanto storico, tanto che Steve ne approfittò e sospirando gli si avvicinò appoggiandosi col gomito allo schienale e la testa alla mano, capo reclinato, sguardo attento e provocatorio. Eccolo lì il Seal torturatore, pensò Danny di nuovo disorientato e confuso. Cosa diavolo voleva ora con quello sguardo?
Perché diavolo doveva sempre fissarlo con quegli occhi?
Glielo diceva sempre e lui ovviamente lo faceva puntualmente apposta!
- La pianti di fissarmi in quel modo? Io piango e tu mi baci, sono confuso, dannazione, cosa vuoi che capisca? Mi sembri tu quello dalle idee chiare, hai preso tu l’iniziativa, che diavolo vuoi da me? Parla per primo! -
Si stava di nuovo infiammando ma non voleva fare la parte dell’idiota patentato che scappava dal divano, quindi rimase ben piantato lì a violentarsi nel ricambiare il suo sguardo di sfida. Era in evidente e forte imbarazzo ma non gliel’avrebbe mai data vinta. Non poteva baciarlo e scaricare la bomba a lui!
- Come ti fisso? - Chiese basso e suadente lasciando che i suoi occhi si colorassero anche di quella luce maliziosa di prima, come se non fosse già abbastanza deleterio in quel modo.
Per Danny rendersi conto di provare qualcosa -sia pure attrazione- non significava nulla perché la sua testardaggine era molto più grande visto che era capace di imporsi anche sui propri sentimenti pur di fare quello che decideva con ragione e razionalità.
Se si intestardiva sul non cedere a Steve, non cedeva a Steve!
Fu quindi molto difficile per lui rispondergli col cervello e non con l’istinto.
- Con due occhi che parlano troppo, se non intendi dare voce ai tuoi dannatissimi pensieri e tenermi sulle spine fa pure, ma allora piantala di fissarmi come se… - Ma si fermò rendendosi conto di aver finito le parole razionali e sensate, ora rimanevano solo quelle istintive.
Steve si avvicinò ancora da seduto e raddrizzando la testa allungò il braccio sullo schienale fino a raggiungere la spalla dell’altro con cui cominciò a giocare fintamente distratto. Danny rabbrividì ed imprecò mentalmente, era talmente rigido che avrebbe rotto il muro se l’avessero sbattuto contro!
- Come se? -Chiese infatti basso e languido.
Danny si morse il labbro con fare infantile e sentendosi di nuovo un bambino si mandò al diavolo e rispose, non poteva fare la parte dell’idiota fino a quel punto. Ormai qualunque cosa sarebbe stata meglio di quello stupido silenzio; se continuavano a guardarsi negli occhi da così vicino, poi, era anche peggio!
- Come se mi volessi… - Forse era troppo o forse non diceva proprio nulla, ma magari gli poteva bastare.
Si sentì teso e sulle spine, non sapeva nemmeno cosa aveva detto di preciso, però ormai era fatta e ad ascoltare Steve non capì ancora quanto male avesse fatto a rispondere.
- Puoi togliere il condizionale. - Danny sbatté le palpebre un paio di volte cercando di riprendersi la logica e capire cosa diavolo stava intendendo, poi dicendosi che non poteva rincoglionirsi tanto inarcò le sopracciglia e con fare inquisitore chiese senza muoversi di un millimetro per principio, per non essere quello che scappava o che aveva paura.
- Ci stai provando con me veramente? - Non è che non ci fosse arrivato ma l’eventualità che l’impressione fosse vera era talmente assurda che aveva dovuto fare tutta quella vita prima.
Cioè, lui era Steve, di donne ne aveva a bizzeffe e di continuo… certo, non tante quante ne avrebbe immaginate gli girassero intorno, ma sicuramente non era un monaco e su questo non ci pioveva.
Steve però a quella domanda tanto scontata quanto infantile ed ingenua si mise anche a ridergli in faccia e sentendosi più idiota di prima, Danny scattò inevitabilmente in piedi scivolando via dal suo quasi abbraccio soffocante -anche se poi di fatto lo toccava solo con una mano sulla spalla e basta…-
Steve smise immediatamente seppure gli occhi gli rimasero ridenti e prendendolo in fretta per il polso lo tirò ordinandogli perentorio di non andarsene.
- Piantala di darmi ordini, non ti obbedisco a lavoro, figurati fuori! - Scattò Danny girandosi come un indemoniato troppo esasperato da tutto a quel punto.
Steve manteneva un’aria tendente al comico, era divertente e non poteva negarlo, anche lui avrebbe riso in un altro momento. Però si alzò dal divano e continuando a tenerlo per il polso gli andò davanti sovrastandolo come sempre con la sua altezza.
Danny era basso ma il suo corpo non aveva decisamente nulla che non andasse.
- Però alla fine fai sempre quello che voglio io. - Disse piano e suadente tornando ad abbassare il tono e rimettendosi in viso quell’aria seduttrice di prima.
Danny avvampò di nuovo come una scolaretta e fu peggio perché in reazione lo aggredì di nuovo. Aveva ragione ma non era quello il punto, il punto era come lo stava facendo sentire! Non era mica possibile, dannazione!
Chi si credeva di essere per annullarlo così?
- Steve, lo faccio per non ucciderti e per salvarti il tuo bel culo, perché alla fine ti serve sempre qualcuno che te lo salvi per le tue manie di fare l’eroe spericolato. Non lo faccio certo perché sento la tua autorità o cazzate simili! - Ma non si rese minimamente conto di essersi appena scavato la fossa da solo e Steve cogliendo la palla al balzo e sorridendo sbieco con un lampo pericoloso e seducente nello sguardo che ogni volta uccideva l’altro, annullò la breve distanza che rimaneva fra i due e prendendogli la nuca con la mano l’avvicinò fino ad un soffio dalle sue labbra, lo sentì più rigido che mai ed in quel preciso momento, con la tensione alle stelle e lui che lo voleva, lo voleva più che mai e lo sentiva chiaramente, mormorò sicuro di sé:
- Allora lascia che ti ringrazi per le tue amorevoli premure. Ti voglio bene anche io.- Alla fine decise anche di darci un taglio e fare il superiore, tanto per cambiare. Il ruolo che gli veniva meglio.
Senza dargli tempo di ribattere e dire altro si chinò e lo baciò di nuovo.
Non era più un bacio salato e impetuoso ma più lento e calmo anche se sempre con quel suo piglio deciso che lo contraddistingueva sempre.
Fu strano lasciarsi intrecciare una seconda volta dalla sua lingua e avvolgersi dalle sue labbra ma fu altrettanto piacevole. No, questa volta fu più bello.
Sempre caldo ed intenso, ma con quella consapevolezza che prima nel caos non aveva avuto.
Era bello baciarlo, gli piaceva e non solo quello, gli piaceva Steve.
Almeno credeva.
In realtà stava bene con lui, si divertiva ed ora non gli faceva schifo baciarlo.
Poteva bastare per sciogliersi?
A quella domanda si rispose prendendolo per la vita e abbandonandosi al bacio come si doveva, reclinando la testa di lato e rispondendo con maggior volontà, consapevole di quel che stava facendo.
Ed era elettricità pura toccarlo, sia pure in un modo tanto semplice e minimo.
Non era pronto ad analisi complicate e a passi eclatanti, non era pronto a definire relazioni e dare nomi a cose più grandi di lui, però era pronto a concedersi qualche piccolo sfizio e mettersi alla prova, questo sì.
Questo era tutto quel che per il momento era disposto a darsi.
Steve questa volta si sarebbe adeguato o non avrebbe avuto nemmeno quel po’.
Con questa decisione limpida e cristallina nella mente, l’attirò con più decisione a sé stimolando non poco le voglie di Steve che, con suo sommo stupore di qualche istante dopo, dovette tenere veramente a bada contro ogni pronostico.
Quando capì quanto piano Danny ci sarebbe andato, cominciò a sentirsi non poco male e come se avesse l’orticaria si preparò ad una guerra senza esclusione di colpi.
“Ma ne varrà la pena!”
Pensò infine sicuro di sé tornando comunque sulle sue labbra senza la minima intenzione di mollargliele. Almeno quelle gliele doveva dare a volontà!