CAPITOLO V:
IL TEMPO DI
INNAMORARCI
Steve gli prese
il giornale di mano e glielo buttò poco gentilmente nel cestino facendo rimaner
male Danny.
- Quand’è che la
pianti? - Chiese poi Steve brusco passando oltre e dirigendosi al frigo da cui
prese due birre.
- Di fare cosa,
scusa? Leggevo un giornale e tu me lo butti via, non sono io che dovrei
chiederti di piantarla? Cos’è andato storto con te? - Chiese Danny cominciando
col suo solito tono polemico.
Steve gli diede
una delle due birre, quindi si sedette davanti all’altro e alzando spavaldo i
piedi sul tavolo, lo fissò con aria anche seccata.
- Di fingere di
cercare casa! - Sbottò infatti. Possibile che si sentisse offeso oppure era
solo stufo?
- Perché, scusa?
Il quartiere del mio appartamento -
- Del tuo buco
di cesso vorrai dire! - Lo corresse Steve con un ghigno.
- Il mio
appartamento, dicevo, sta per essere cancellato perché costruiscono non so che
diavoleria… non ha senso che mi cerchi casa per non finire sotto un ponte? - Ad
un certo punto ci marciava ed era evidente ma lo faceva con una faccia tosta
talmente comica che alla fin fine Steve non poteva non ridere, infatti
assumendo la sua espressione da sbruffone che gli veniva tanto bene, l’assecondò
allargando le braccia:
- E questa cos’è?
-
- Una casa! La
tua! - Puntualizzò Danny indicandolo precisino. Non avrebbe mollato ancora.
A quel punto
Steve mise giù i piedi e si avvicinò col busto appoggiandosi coi gomiti dove
prima erano le gambe.
- Senti, capisco
che vuoi fare il prezioso, ma ora piantala che stai rompendo il cazzo! - Danny
storse la bocca vagamente a cuore che si ritrovava e stringendosi nelle spalle
fece ironico:
- Io lo
chiamerei fare la persona civile che sa stare al proprio posto, ma se tu lo
dici fare il prezioso… - Steve sghignazzò. Era effettivamente divertente quel
dialogo, tanto divertente quanto inutile. - Tanto per cominciare non me lo hai
chiesto, sarei cafone a darlo per scontato, no? -
Tipico suo, pensò
l’altro appoggiando il mento al palmo mentre con l’altra mano sorseggiava la
birra e lo fissava ironico.
- Hai bisogno
che te lo chieda? Danny, stiamo insieme, stai per ritrovarti senza casa, io ne
ho una e vivo da solo, dimmi tu qual è la soluzione più logica! -
Danny si alzò in
piedi per poi appoggiarsi col busto tutto sul tavolo e raggiungerlo a qualche
centimetro, infine lo puntò di nuovo col dito e rispose facendo la faccia di
uno logico:
- Sì, queste
cose si chiedono, non si danno per scontate! E poi vuoi che mi suicidi dopo la
prima settimana di convivenza? -
Steve lasciò la
birra e rimanendo con la testa appoggiata, gli prese la mano con quella libera
ma non per allacciarla alla sua romantico bensì per torcergli il dito.
- Non puntarmi
con quel dito che lo odio! - Cominciò, ma Danny non parve preoccuparsene perché
gli tenne testa come due bambini delle elementari. Quindi Steve proseguì
imperterrito, sempre continuando a divertirsi: - Perché pensi che sarebbe così
tragico? Vivi praticamente già qua! -
Danny rise.
- Davvero me lo
chiedi? - Vedendo che lo voleva sapere veramente tanto da allentare la presa
sul suo dito e tenerglielo semplicemente trattenuto nella sua mano, continuò
paziente: - Hai uno stile di vita allucinante… sei un Seal e anche se ora fai
un altro lavoro quello che sei rimani, nessuno vive come te se non un altro
Seal. Ci scanneremmo a vivere veramente insieme, avrò bisogno di un posto mio,
un rifugio, capisci? Lavoriamo insieme, stiamo insieme anche in privato e puoi
credere se non ci ammazziamo se poi ci viviamo anche, insieme! - Era un
ragionamento abbastanza sensato, tutto sommato, doveva ammetterlo. Ma per Steve
era comunque uno spreco prendere un’altra casa, proprio una grandissima
stronzata.
- E la vuoi
comprare? - Chiese.
- Sì, pensavo di
comprare, tanto mi sa che non me ne andrò più da qua… - Lo disse fingendo
indifferenza, enormemente falsa, quindi cercando di riprendersi il dito per
alzarsi e fuggire dal suo sguardo ora troppo serio e diretto, dovette
arrendersi e rimanere lì a beccarselo tutto insieme alla sua solita sincerità
che non tardò a venire. Il suo sorriso però l’aiutò.
- Sono contento
che tu voglia stabilirti qua alle Hawaii… - Lo era davvero. Anche molto
spiazzato, in effetti. Non si aspettava da lui un’ammissione simile. Dopotutto
era come dire che stava bene con lui e che sperava di rimanerci per sempre.
In aggiunta,
vedendolo imbarazzato che cercava di alzarsi, l’attirò ulteriormente fin quasi
a stenderlo sul tavolo, quindi tirò su la testa e si tese per raggiungere il
suo viso, a pochi centimetri di distanza si guardarono, le mani ora si erano
prese bene e i respiri si confondevano. Sorridevano, Steve in modo enigmatico
ma comunque contento e divertito mentre Danny imbarazzato e colto in fallo.
- Facciamo così…
intanto stai qua, poi quando trovi casa te ne vai. Tanto sarà solo per forma,
vivrai comunque più qua che là. - Alla fine comunque i peli sulla lingua non li
aveva e Danny che si era aspettato una cosa simile sin dall’inizio, cedette
consapevole che non gli avrebbe mai fatto cambiare idea. Voleva troppo averlo lì
con lui e quella era una scusa perfetta.
A suggellare
quella specie di patto o di cambiamento che dir si volesse, le loro labbra si
trovarono e si fusero in un bacio più calmo dei loro soliti. Erano entrambi
profondamente felici di quello che avevano trovato e non potevano trovare una
nube nella loro relazione nemmeno a cercarla di proposito.
Danny si stava
lasciando sempre più andare e Steve stava imparando la rara arte della
pazienza.
Sapeva che anche
lui aveva dei limiti, ne era consapevole Danny, ma visto che ormai si sentiva
pronto era più solo un gioco quello che teneva con lui. Voleva vedere quanto ci
avrebbe impiegato prima di violentarlo!
Certo se l’avrebbe
capito l’avrebbe prima torturato e poi allietato, però si sarebbe anche potuto
accontentare.
Sentì la porta dell’ingresso
aprirsi e chiudersi sbattendo, più o meno tutta la casa tremò e Danny non poté
che svegliarsi lamentoso.
Quando riuscì ad
aprire mezzo occhio, l’immagine che mise a fuoco era Steve che entrava in
camera alla ricerca del cambio da indossare e aprì subito gli occhi con uno
scatto involontario di adrenalina insieme ad un sussulto che non riuscì proprio
a trattenere.
Steve sentendolo
si girò e lo vide, quindi gli sorrise in quel suo modo contagioso ed
accattivante insieme.
- Buongiorno! Ti
ho svegliato? - Danny avrebbe voluto sindacare sul suo modo di entrare in casa,
ovvero sbattendo la porta come se vivesse solo e rinfacciargli che fra le altre
cose era quello il motivo per cui non aveva voluto venire a vivere con lui, ma
alla fine si concentrò sulla parte più importante della situazione e puntandolo
con un dito dal braccio teso lungo il letto matrimoniale, disse:
- E’ quello il
modo di andare a correre il mattino? - Il tono era super polemico oltre che
roco.
Steve si guardò
senza capire che avesse.
Vestiva con la
solita tuta attillata che assorbiva e tratteneva il sudore, era nera e comoda,
maniche e pantaloni corti. Che aveva che non andava?
- Corro sempre
così! - Danny si passò il viso con le mani con fare disperato.
- Andiamo bene!
-
Ma Steve che
ancora non capiva cosa ci fosse che non andava, si guardò allo specchio.
Aspetto sconvolto a parte per la faticosa corsa, gli sembrava che non ci fosse
niente che non andasse.
- Cos’ha questa
tenuta? - Chiese infatti rivolgendosi a Danny di nuovo.
Questi si scostò
le mani dal viso e tornò a fissarlo. Da cosa cominciava? Ripercorse il suo
corpo con lo sguardo, così ben fatto, così ben esposto. Non c’era niente da
immaginare, era già tutto in mostra! Come poteva non arrivarci?
- E’ indecente!
- Esclamò alla fine esasperato. Steve allora finalmente capì che quella era la
sua famosa gelosia e ridendo lo sminuì con la mano tirandosi giù la cerniera
per togliersi la maglia e senza fermarsi a parlare né dire nulla si diresse
semplicemente al bagno per farsi una doccia.
Così.
Punto.
Danny ci rimase
male a guardarlo comportarsi in modo tanto indelicato, come se proprio non
esistesse, e chiedendosi se stesse sognando si tirò su sui gomiti.
Si stava lavando
veramente?
Quando sentì il
rumore della doccia capì che era vero e fu così che si rigettò sul cuscino.
“Quello
ha qualche venerdì mancante! Prima cerca di saltarmi addosso in ogni momento e
poi quando mi sfugge un’osservazione di gelosia sul suo corpo da incriminare e
sul modo in cui se lo evidenza per correre, non fa nulla e va a lavarsi! Ma è
idiota?”
Alla fine decise
che era presto per alzarsi e girandosi dall’altra parte, dando le spalle alla
porta, richiuse gli occhi più offeso che altro. Sperava di riaddormentarsi per
dimostrargli che non gli era importato veramente molto.
Quando lo sentì
rientrare in camera era ancora sveglio ma fingendo di dormire non si voltò,
Steve non lo chiamò e non fece particolari movimenti, solo sentì il letto
abbassarsi dietro di sé e ci mise poco a capire che si era messo sopra.
Avrebbe dato non
sapeva cosa per girarsi a guardarlo ma l’orgoglio era più importante e fingere
di dormire in quel momento glielo teneva a bada.
Durò poco perché
sentì quasi subito il fiato sul collo, Steve sapeva benissimo che non dormiva.
Con una mano
posata sul suo fianco, il suo profumo lo invitò a girarsi. Il suo bagnoschiuma
era la fine del mondo per Danny ma anche questa era una delle cose che non gli
aveva mai detto.
Non parlava
ancora e lui ancora non aveva dato cenni di vita, ma quando con la bocca
raggiunse il suo orecchio, lì sì che mormorò basso e roco:
- Ehi, ti va
bene così invece? - Danny si girò di scatto quasi senza controllarsi, non ne
poteva più di non guardarlo. Quando lo vide Steve era a gattoni sul letto
praticamente sopra di lui se non altro col busto. Era bagnato di doccia, la
pelle lucida e calda e addosso aveva solo un asciugamano alla vita. Solo
quello.
Danny lo fissò
subito come se fosse l’intruso e senza pensarci un solo misero istante, col
cuore che ormai andava a farsi le corse di Formula Uno e l’adrenalina al suo
pari che gli impediva assolutamente di stare fermo, mosse il braccio e infilato
il dito nel nodo dell’asciugamano, sul suo ventre, tirò per scioglierlo.
La gola era
completamente arsa.
Il telo si aprì
subito e le sue parti intime furono in mostra, i suoi occhi brillarono.
- Così va ancora
meglio. -
Fu così che
Steve capì che Danny era pronto per fare sesso con lui.
Con un sorriso
estremamente languido e sensuale si chinò sulle braccia posizionate ora ai lati
del compagno e arrivando alle sue labbra se le prese. Quel buon giorno fu anche
meglio di tutti gli altri.
Danny in breve
gli cinse il collo e attirandolo a sé si sistemò meglio sulla schiena, quindi
quando Steve si mosse per mettersi meglio sopra di lui, l’agganciò con una
gamba per attirarlo ulteriormente a sé e tenerselo ancorato. Voleva sentirlo
subito, l’impazienza ormai lo stava uccidendo. Aveva passato i giorni a vedere
quanta ne avesse Steve per poi ritrovarsi lui quello che non ne aveva più e
raggiunto il limite, lo sentiva ghignare sadico contro la sua bocca che si
prendeva accendendo un ritmo pericolosamente alto.
E non solo con
la bocca, subito cominciò a muoversi anche col bacino e col resto del corpo
completamente nudo e umido che strofinandosi sul compagno non tardò ad
eccitarsi al suo stesso livello.
Danny gemette
contro le sue labbra e sentendo le rispettive erezioni reagire, si sentiva
sotto un supplizio immane dal momento che la propria era ancora coperta da
pigiama e boxer.
Eccola lì la
tortura di Steve.
Lo sapeva che l’aspettava
al varco, fargliela non era decisamente possibile.
Cercando di
sciogliere le braccia dal suo collo per togliersi gli indumenti, senza
considerare che aveva pure la maglia, si sentì bloccato dal compagno che pareva
assolutamente non intenzionato a fargli fare quello che voleva.
Danny allora aprì
gli occhi offuscati e confusi e sentendo i muscoli di Steve tendersi per far
forza e non alzarsi nonostante lui lo stesse spingendo dopo aver sciolto anche
la gamba dalla sua, mormorò incredulo:
- Ehi… - Steve
smise di tormentargli il collo su cui era sceso e si alzò appena giusto per
ricambiare il suo sguardo, era maligno e consapevole. Di quelli che parlavano
tanto bene senza le parole ed ora era lì a dirgli ‘ora l’avrai dura!’.
Danny si pentì
di averlo tenuto tanto sulla corda per divertirsi ma capì anche che
probabilmente ne sarebbe valsa la pena e ghignando decise che avrebbe giocato
il suo stesso gioco, infatti senza pensarci un secondo alzò le braccia oltre la
propria testa e fingendo indifferenza a tutto, non si mosse.
Anche le gambe
erano stese dritte e Steve capì la sua idea compiacendosi di quella risposta
decisamente degna di lui e della situazione.
- Te le cerchi
proprio… - Mormorò infine tornando compiaciuto sul suo orecchio che tormentò
ricoprendolo subito di brividi.
Danny continuava
a non muoversi e Steve a rimanergli ancorato sopra mentre gli si strofinava
crudelmente addosso provocando reazioni sempre più evidenti, quindi quando
scese sul collo appropriandosi di un punto particolarmente sensibile, lo sentì
sospirare di piacere ma ancora non si mosse, non cercò di spostarlo e nemmeno
lo toccò.
Quando finì col
suo collo, Danny lo sapeva, dovette cominciare a pensare a togliergli quella
fastidiosa stoffa di dosso e nel momento in cui gli prese la maglia e gliel’alzò,
Danny ghignò vittorioso.
Quando ebbe le
sue labbra sul suo petto cominciò a pregustarsi il resto, a breve sarebbe
arrivato lì sotto e… ma quando cominciò a mordicchiargli diverse parti del suo
torace fino all’elastico dei pantaloni, Steve ebbe la malaugurata idea di
alzarsi in ginocchio sempre a cavalcioni sopra di lui ed invece di proseguire e
spogliarlo, fece altro.
Dell’altro a cui
Danny per un momento non credette.
Steve si stava
toccando e lo stava facendo lì, in quel modo, sopra di lui, fissandolo dritto
negli occhi e sfidandolo a fare qualcosa.
L’altro sulle
prime rimase paralizzato oltre che incredulo, ma quando lo vide andarci deciso
e con una certa intensità, non poté non abbassare le braccia per prenderlo ai
fianchi. Fece solo un tentativo perché Steve non glielo permise e
prendendogliele con l’altra mano, gliele tirò su tornando a chinarsi su di lui.
Ora era a
carponi, con una mano bloccava quelle di Danny sopra la testa consapevole che
nel momento in cui l’avrebbe voluto davvero si sarebbe liberato e con l’altra
continuava a darsi piacere da solo sfiorando il ventre del compagno che ormai
era nel pieno di una tortura piuttosto atroce.
- Se non la
pianti di fare il bastardo giuro che non avrai più niente da toccarti! - Lo
minacciò alla fine non facendocela più.
Lui continuava
sempre senza distogliere lo sguardo e la vittima non sapeva se rimanere
inchiodato sui suoi occhi o se correre a guardare in basso. Del resto bastava
sentire… e sentiva già piuttosto bene.
Solo quando
Steve capì che era davvero al limite e decidendo che aveva avuto abbastanza
vendetta, gli lasciò le mani per spostarsi lentamente più sopra, quando
raggiunse a gambe divaricate il suo torace, appena sotto le spalle, smise di
toccarsi da solo alzando un sopracciglio malizioso in un muto invito.
Danny lo colse
al volo e scuotendo la testa con un insulto a fior di labbra, si tirò su sui
gomiti e finalmente glielo prese fra le labbra.
Non era proprio
la prima volta che glielo faceva ma così di certo sì.
Fu strano e
forse solo per quanto l’aveva desiderato.
Era già eccitato
quindi ebbe subito soddisfazione nell’averlo in bocca e nel leccarlo, lo fece
suo volentieri ed andò fuori di sé quando Steve si mosse col bacino avanti ed
indietro come se lo stesse già possedendo. Fu incredibile sentirlo salire
ulteriormente proprio fra le sue labbra e solo quando Steve stesso si sentì
vicino all’apice, si staccò con fatica rendendosi conto che non poteva così
presto.
Quando si tolse,
Danny si mise su a sedere e con aria di rimprovero si tolse finalmente la
maglia e i pantaloni sotto il sorrisino soddisfatto e divertito dell’altro che
comunque lo interruppe al momento di portarsi via anche i boxer. Steve lo fermò
e tornando a buttarlo giù glielo tolse lui indugiando ben volentieri sul suo
inguine.
Prima l’aveva
torturato a volontà ed ora era giusto ricambiare un po’, non gli piacevano le
cose a senso unico.
I suoi gemiti e
le sue mani arrivarono in perfetta sincronia con i movimenti della propria
bocca e si godette il suo piacere, essere lui a darglielo era oltremodo
soddisfacente, adorava sentirlo muoversi sotto di sé e sentirlo mentre chiamava
e ne voleva di più, adorava ancora di più poi smettere sul più bello e beccarsi
tutte le sue mille maledizioni fantasiose.
Alzandogli le
gambe senza sentirlo nemmeno, andò subito ad occuparsi del resto per prepararlo
e quando cominciò a giocare con la sua apertura, Danny si prese al lenzuolo
sotto di sé. Quello era anche molto più piacevole di quel che avrebbe mai
potuto immaginare.
Sentiva le sue
dita muoversi e farsi strada e poi la sua stessa lingua e non poteva credere
che fosse così, immaginarlo era un conto, sapere che quello nello specifico era
bello era un altro ma subirlo e viverlo era poi sempre diverso e arrivato al
punto da non ragionare proprio più per niente e a volerne ancora e di più, lo
chiese e basta, senza sapere nemmeno cosa stava facendo, senza più la capacità
di controllarsi.
- Sbrigati e
vieni perché non ce la faccio più… - E forse era lui che sapeva troppo bene
come prepararlo e cosa fare in quei casi o forse non ne aveva la più pallida
idea, ma il punto era che ormai lo voleva e non poteva aspettare ancora. Lo
voleva e basta.
Fu così che
Steve accontentandolo con un sorrisino malizioso dei suoi si tirò su e
girandolo in posizione più comoda per entrambi, piegato sulle gambe e con la
parte superiore del corpo giù contro il materasso, si decise e scivolò in lui.
Danny
inizialmente sentì un dolore fortissimo e lancinante, si tese e lo bloccò in sé
fermando tutto, ma poi quando Steve chino su di lui cominciò a baciargli la
pelle percorrendola lungo la spalla, il collo e poi l’orecchio, ottenne il suo
permesso a muoversi e cominciò lentamente.
Piano e poco e
poi via via sempre più a fondo e deciso, aumentando e crescendo l’intensità,
andando poi più veloce e più veloce, più sicuro, più in profondità, più
frenetico.
Per Steve non
era la prima volta ma era come se lo fosse perché ogni volta era a sé e Danny
di certo era un’altra cosa.
Fu ubriacante e
quando si rese conto di essere preda della foga e della follia e di non averne
mai abbastanza, capì anche che per Danny, ormai abituato a lui, cominciava ad
essere diverso.
Quando lo sentì
finalmente lì con lui ed i loro gemiti si unirono nella stanza, tutto si colorò
di rosso. Raggiunsero l’apice e per un momento interminabile si convinsero che
non ci sarebbe stato ritorno, che sarebbero rimasti lì insieme e basta.
Ricoperti di
brividi di piacere, sudati, accaldati, pulsanti, tremanti ed impazziti in quel
godimento assoluto.
Steve poi scivolò
fuori dal compagno e crollò accanto ansimante e affaticato, dopo qualche
istante in cui cercò di ritrovarsi, girò lo sguardo e vide Danny nelle stesse
condizioni, girato a faccia in su come lui. I loro sguardi si ritrovarono e i
sorrisi vennero da soli fra gli ansimi, spontanei e non accattivanti o
maliziosi ed ironici. Per la prima volta erano semplicemente inteneriti e
contenti, quella luce che gli era mancata, che gli era mancata in quel modo, con
quella tonalità splendente.
Quando Steve
allungò il braccio di lato e se lo prese un po’ con la forza, Danny non lottò
per niente e si sistemò sulla sua spalla ben volentieri, girandosi di lato.
I corpi
palpitavano ancora ma agganciati a quel modo era tutta un’altra cosa, come se
si stessero rigenerando più velocemente.
Dopo i classici
minuti infiniti, il primo a trovare qualcosa da dire fu Danny come sempre e lo
fece come se parlasse a sé stesso, stupito di tutto quello che era successo a
quel punto.
- Non riesco a
capire quanto sia passato da quando sono arrivato in questa isola odiandola a
quando invece ho deciso di stabilirmi qua amandola. - Era davvero incredibile
per lui così fissato con tutt’altro generi d’ambienti, eppure era così.
Steve seguendo
perfettamente il suo ragionamento e capendolo, rispose disinvolto come se la
risposta fosse ovvia.
- Semplice. Il
tempo di innamorarci. - Perché non sarebbe stato da lui dichiararsi come tutti
i comuni esseri umani, non gli avrebbe mai detto parole dolci e sentimentali,
niente del genere anche se a Danny magari sarebbe pure piaciuto, però quel
compromesso era accettabile visto che glielo stava praticamente dicendo.
E a lui non
sfuggì.
- Il tempo di
innamorarci… - Ripeté come per ricambiare quella specie di dichiarazione
scendendo al suo stesso livello, poi comunque ci mise ugualmente del suo perché
se Steve era Steve, Danny era Danny… - Per un ti amo devi aspettare ancora un
po’, sai che non corro mai. Ma per un sono innamorato e ti voglio bene te lo
puoi beccare subito. E mi piace dire le cose in modo normale, come vanno dette,
come tutti i comuni mortali. Prima o poi imparerai anche tu. - Concluse poi
alzandosi per raggiungere il suo viso. Steve prima di ricevere le sue labbra lo
guardò stupito chiedendosi come riuscisse a dire cose comunque sentimentali con
tanta nonchalance dopo tutte le paranoie che si era fatto per arrivare a quel
punto o anche solo ad ammettere che fra loro c’era attrazione.
No, Danny non
era normale nemmeno lui, per questo stavano bene insieme.
- Ce l’avrai
dura! - Concluse infatti prima di baciarlo.
- Amo le sfide.
- Replicò poi separandosi solo di un soffio per poi tornare sulla sua bocca.
Quelle le
amavano entrambi e non ne avrebbero avute certo poche.
FINE