*Ecco
un altro capitolo. Il tema è sempre più oscuro, ma non sarà così tutta
la fic. L'attrazione fra Rusty e Philip non è reale, ma verso quello
che condividono, dolore, sentimenti complessi, oscurità, dei vissuti
orribili, delle scelte difficili e il fatto che fra di loro si
capiscono e non si giudicano. Questo genera un'attrazione fisica che
sconvolge sempre più Rusty, che però non può più negarla e lo getta
sempre più in crisi. Buona lettura. Baci Akane*
4. IL CUORE
"Io... io sono un uomo in fiamme
Tu... un violento desiderio
Che notte pericolosa in cui innamorarsi!
Non so perché continuiamo a nascondere quello che siamo diventati"
/Dangerous night - 30 seconds to Mars/
Il suo corpo
sicuro lo stringeva con dolcezza e protettivo, la sua bocca scendeva
sul suo collo e poi sul suo corpo. Quante volte altre bocche avevano
avuto quella pelle lattea?
Quanto si era sentito morire nel sentirle addosso?
Ed ora era così bello, era di nuovo così bello.
Rusty si inarcò con la
schiena accompagnando la sua testa sul suo corpo, fra i gemiti chiese
che non si fermasse e Ricky intendeva accontentarlo.
Non aveva paura di
arrivare fino in fondo e farlo suo, si appropriò dolcemente di ogni
centimetro del suo corpo facendogli sentire dei piaceri che con Gus
aveva provato, ma che con Ricky era diverso.
Ricky aveva un modo di
marchiarlo eppure farlo sentire protetto che non aveva nessun altro. O
forse era quel che provava lui in quel momento, dopo che si era
totalmente perso ritrovarsi così era meravigliosamente dolce.
La sua bocca sul
proprio inguine a farlo impazzire, presto si disconnesse con la realtà
e prese ogni altro centimetro, infilandosi in lui fino a farlo gemere e
godere.
Rusty aveva ricambiato tutto per non farlo finire così presto e gli aveva dimostrato quanto era esperto in quel settore.
- Vieni... - Mormorò
sentendosi vicino all’orgasmo Ricky, Rusty si lasciò scivolare sotto di
lui e per un momento fece il gesto di girarsi di schiena come
solitamente gli uomini preferivano, ma lui lo tenne supino per
guardarlo in viso, stendersi su di lui e abbracciarlo.
Cercava un contatto ed
un calore maggiori e quando Rusty lo capì si sentì morire. Quando entrò
in lui, le sue gambe si avvolsero forti intorno ai suoi fianchi e lo
strinse con le braccia mentre lo schiacciava col suo corpo.
Ad ogni colpo le
lacrime scendevano sempre più, aveva ritrovato la luce che gli era
tanto mancata, quella luce non l’avrebbe mai abbandonato.
Dopo la morte di Sharon
e la mancata cattura di Stroh aveva visto degli abissi via via sempre
più oscuri, nessuno a rischiararlo da quelle tenebre dove era convinto
di essere destinato. Fino al ritorno di Ricky che lentamente gli si era
attaccato e non l’aveva più mollato.
Lentamente era
diventato tutto. Giornate intere insieme a parlare e confidarsi e
aprirsi l’un l’altro come se non avessero fatto altro in tutta la loro
vita.
Lentamente erano diventati uno il mondo dell’altro fino a quel completamento perfetto.
Quell’orgasmo fu meraviglioso, forse il più bello per Rusty. Non l’avrebbe mai dimenticato.
**
Tornò con quello, con la flebile illusione di aver vissuto un incubo e di essere con lui.
Quando rivide la stanza
di Stroh, le lacrime si affacciarono ai suoi occhi insieme al senso di
colpa e al buio di nuovo ad inghiottirlo.
Aveva ceduto alle sue tenebre, senza Ricky non ce l’aveva fatta.
Si rese conto di avere i polsi liberi in un secondo momento, quando si ritrovò ad asciugarsi le lacrime.
Voleva sparire, voleva
morire, voleva cancellare lo scempio che aveva vissuto e fatto. Come
aveva potuto permetterlo, come il suo corpo aveva potuto goderne?
Stroh era stato
perfetto nel prenderlo e farlo suo, forte e virile e mai violento, come
le altre volte quando l’aveva preso per strada.
Dopo essergli entrato
nella testa tramite i suoi punti deboli, l’aveva stordito col piacere e
come sotto ipnosi o drogato, l’aveva posseduto sia col corpo che con la
mente.
Ed ora era addirittura libero.
Corse con gli occhi
spalancati sul resto della stanza nella penombra, sembrava gli avesse
lasciato tempo per riposare. Da quanto tempo era lì? Che ora era?
Rusty si alzò in piedi
barcollando, era pulito dallo sperma, ma ancora nudo. La prima cosa che
fece fu cercare i propri vestiti, chiaramente l’aveva chiuso a chiave,
per scrupolo provò ad aprire la porta, ma non trovò sorprese.
Si infilò subito i
boxer ed i pantaloni, ma vide con disappunto che la cintura con il
coltello era sparita. Ovviamente. Rusty imprecò ed andò al bagno,
completamente vuoto. Fece come prima cosa i propri bisogni e si lavò il
viso bevendo.
Doveva ragionare e
mettere da parte le proprie crisi esistenziali a cui avrebbe pensato
rinchiudendosi in una clinica e buttando la chiave.
Doveva uscire.
Era lì da troppo tempo per non essere già oggetto di ricerca da parte di Ricky ed Andy. Doveva fidarsi di loro.
Questa volta era stato ingenuo, ma aveva avuto paura di essere fermato prima di ottenere le sue risposte.
- Bene, ora le hai.
Cosa te ne fai adesso? Sarai la sua puttana personale per sempre? Non
ti ucciderà mai e se non vuole essere trovato, non lo farà. Anche se
capiscono in quale città siamo quello sarà stato come sempre perfetto a
coprire ogni traccia. Chissà qual è ora il mio piano! -
Stava parlando da solo
quando la serratura scattò e lui tornò dentro. Philip si richiuse la
porta alle spalle e vedendo che il letto era vuoto, lo cercò in bagno.
Non portò la mano alla
pistola, ma sarebbe stato velocissimo a farlo e ucciderlo. Stava
controllando se si era armato in qualche modo, ma le mani erano vuote,
lo specchio integro e non c’erano segni di rottura di qualche mobile od
oggetto. Non che gli avesse lasciato molto con cui ‘giocare’.
- Come stai? Ti vedo
meglio. Mi sono preoccupato, pensavo di averti perso. - Rusty non si
era reso conto di essere entrato in uno stato di catatonia per un po’.
- Pensavi fossi impazzito? Per questo mi hai liberato? - chiese sorpreso ed ironico.
Philip lo raggiunse per controllare il suo stato senza far capire cosa pensava, come sempre.
- In realtà mi hai
colto un po’ alla sprovvista, ma sono contento di rivederti in forma. -
Disse prendendogli il viso fra le mani e controllandolo da vicino negli
occhi, sembrava quasi apprensivo, ma Rusty sapeva che stava simulando
convinto che bastasse.
- Sto bene, grazie. Cosa sono, svenuto? - Philip non andò nei dettagli e cambiò discorso.
- Comunque avevo in
progetto di liberarti comunque, ormai ti ho dimostrato quello che
volevo. Che ti piace anche a te, che sei parte di me, ormai. Che tu lo
voglia o no. - Rusty ricordò quella parte e impallidì scuotendo la
testa, indietreggiò e fece per reagire male, ma il dito di Philip si
sollevò pronto davanti al suo viso per attirare la sua attenzione e
fermarlo.
- Non perdere la testa
ora, non servirà a niente. - Rusty trattenne il fiato, poteva provare a
sopraffarlo in un corpo a corpo, ma le tecniche che sapeva non erano
granché se lui se le aspettava e di sicuro si aspettava qualche
attacco.
Doveva aspettare un
momento più propizio e trovare il modo di metterlo fuori gioco, non
poteva sbagliare. Doveva essere deciso e preciso.
Così pensò di poter
fingere di dargli quello che voleva ed una volta nelle sue mani,
l’avrebbe sopraffatto. Era la sola speranza. Al peggio lo uccideva e
male non gli andava, visto che stava avendo voglia proprio di morire.
Si calmò diventando docile e Philip sorrise soddisfatto, ma sempre e solo con la bocca e mai con gli occhi.
Si avvicinò e Rusty non lo respinse, non si mise sulla difensiva.
Gli prese il viso di
nuovo, si avvicinò al suo lentamente, piano piano e testando ogni sia
più piccola reazione, vide che non lo allontanava. Così adagiò piano la
bocca sulla sua. Rusty inizialmente si chiese se dovesse rispondere
davvero, ma poi pensò che non era stupido così rimase impassibile. Non
lo respinse, ma non l’accolse nemmeno.
Stroh era troppo intelligente. Non poteva diventare improvvisamente un agnellino.
Philip si staccò dopo
avergli succhiato le labbra soddisfatto e prendendogli la mano lo
trascinò in camera indicandogli di vestirsi e mettersi seduto.
- Ti ho portato da mangiare. - la scrivania era vuota, c’era solo un sacchetto con dei panini probabilmente.
- Che ora è? - Philip
gli rivelò che era pomeriggio e Rusty si sedette dopo aver messo la
maglia. Aveva fame, non mangiava dalle sette della sera precedente,
aveva saltato la colazione ed il pranzo. Doveva rimanere in forze se
voleva sopraffarlo.
Si fece qualche conto
mentalmente, ammesso che avessero capito nella prima mattina che cosa
aveva fatto, potevano essere arrivati in città da poco, ma c’erano le
indagini visto che sicuramente Stroh non aveva lasciato tracce.
Doveva prendere più tempo.
Poteva riuscire a sedurlo, ma doveva farlo con astuzia, non mangiare la foglia.
Stroh si aspettava di
sicuro che ponesse resistenza e non cedesse subito, la pazienza era
sempre stata la sua virtù per cui era pronto a passare chissà quanto
tempo prima di ottenere quello che voleva.
- Pensavo di portarti
qualche passatempo, che libri ti piacciono? Ti piacerebbe continuare a
studiare per il tuo indirizzo? - Rusty fu preso alla sprovvista dalla
sua falsa gentilezza e premura, davvero pensava di poter fingere di
essere un umano normale per sempre pur di tenerlo con sé?
Non capiva quel sentimento, lui era psicopatico, non provava nulla eppure si comportava come sapeva gli innamorati facevano.
Simulava bene, ma a
fargli pensare era che lo facesse. Si prodigava per farlo nonostante
non dovesse portare una maschera perché lui già sapeva tutto e non
doveva sedurlo e poi ucciderlo come faceva con le donne.
- Perché fai finta di
essere normale? Sai che so che non lo sei. - Philip sorrise a quella
sua domanda astiosa, soddisfatto. Si sedette sul letto guardandolo
mangiare vorace. Era contento che non tentasse inutili attacchi.
- A me non interessa
che tu riesca a rilassarti nella tua permanenza qua, ma so che
interessa a te. Ed a me piace che tu stia bene qua. - Era un
ragionamento grottesco senza né capo né coda.
- Stroh, tu non provi niente. -
- Ti prego, Philip. - Rusty alzò gli occhi al cielo esasperato.
- Philip. - Stroh sentì di nuovo l’erezione salire. - tu non provi nulla, non ne sei capace. -
- Ma voglio
compiacerti. E so come si fa a compiacere qualcuno. Non fingerò di
essere una brava persona, non serve. Però voglio che tu stia al meglio
che puoi qua. Finché non capirai che anche tu in realtà sei qua perché
lo vuoi. - Rusty riusciva anche a capire il suo ragionamento e lo
spaventava di più. Però scosse il capo e finse di non riuscirci, Philip
sorrise freddamente perché aveva visto il guizzo di comprensione nei
suoi occhi.
- Non dovresti volere
il piacere di qualcuno, non dovresti volere qualcuno vivo e vegeto
accanto a te per il resto della tua vita. Condivideremo cosa? Io non
ammazzerò mai e lo sai. Posso farlo? Certo! Ma non ammazzerò delle
povere donne. -
- Non devi ammazzare
chi dico io, devi ammazzare chi dici tu. - Rusty lo fissò di nuovo
stranito, finito di mangiare bevve dell’acqua e lo guardò come se
parlasse arabo.
- Devo per forza ammazzare? -
- Puoi anche aspettare a casa che io finisca... - Rusty chiuse gli occhi impaziente.
- Devo fare la moglie?
Il tuo concetto di compagno in cosa consiste? Posso ammazzare chi dico
io o stare a casa e fare una vita normale, solo che la faccio con te?
Divento avvocato di giorno e l’amante di un assassino di notte? -
Philip fece un’aria compiaciuta all’idea, non capiva perché no e Rusty
alzò gli occhi al cielo sgomento.
- Non ci credo! -
Philip poi rise della sua reazione spontanea, poi gli indicò di sedersi
accanto a sé e lui, riluttante, lo fece.
Quando l’ebbe vicino e i suoi occhi si persero nei propri, disse fermo ed ammaliante:
- Chi vorresti uccidere? -
- Te. -
- A parte me? -
- Tutti quelli come te. -
- Perfetto, andremo a caccia di assassini e criminali! -
- Quello lo fa la polizia! -
- E che bei risultati,
devo dire proprio ottimi! - Rusty non sapeva se ridere o cosa a
quell’assurda conversazione, ma si stese stufo di quel dialogo assurdo.
Non sapeva ancora come sopraffarlo e fargli calare la guardia senza
insospettirlo, ma Philip lo guardò riempiendosi gli occhi del suo corpo
abbandonato accanto a lui.
- Già mi stai
accettando. Questo gesto è tipico di uno che è rilassato. Sei
vulnerabile in quella posizione, sei a tuo agio. - Rusty capì che aveva
ragione ed abbassò le braccia rimanendo in un ostinato mutismo mentre
fissava il soffitto cercando di non dargli soddisfazioni.
Sapeva vagamente come poteva uscirne, ma non sapeva bene nel dettaglio come.
- Io e te che andiamo a
fare i giustizieri! Davvero non uccideresti più le donne? - Philip alzò
le spalle e non rispose, così Rusty si alzò sui gomiti per guardarlo
incredulo. I loro occhi si ritrovarono da quella posizione uno mezzo
steso e dietro, l’atro seduto e più avanti.
- Per te, come dimostrazione che possiamo funzionare come coppia. - Rusty scosse il capo.
- Non so come fai a
volerlo. Tu non provi nulla, perciò non dovresti provare questo
desiderio, eppure ti impegni nel convincermi. - Non lo sapeva spiegare
bene nemmeno Philip, forse era una specie di lascito.
- Tutti vogliono legarsi, tutti cercano dei legami. Forse anche uno psicopatico, alla fine, ne cerca, no? -
Dopotutto non aveva ucciso sua madre anche se poteva.
- Perché non hai ucciso tua madre? - Gli chiese improvviso come se facessero una normale conversazione tra amici.
Philip si stese come
lui mettendosi però sul fianco, la testa appoggiata alla mano e al
braccio piegati, l’aria compiaciuta di quella conversazione, lo sguardo
catturato nel suo che ora non aveva paura di stargli vicino e non
cercava modi per scappare. Semplicemente accettava quella situazione.
Un altro prezioso passo in avanti.
- Non volevo ucciderla. -
- Hai ucciso tutti quelli con cui hai avuto a che fare... -
- Ma lei è mia madre. Penso d’averla amata a modo mio. -
- Lei alla fine ti ha abbandonato... - E lui sapeva cosa significava.
- Lo sai come ci si
sente. eh? - Rusty si fermò subito, l’aveva messo in una trappola.
Poteva capirlo? Certo che poteva. L’odio per sua madre l’aveva messo da
parte, ma a volte l’aveva voluta ferire davvero per tutto quello che
gli aveva fatto. Sì, dannazione. Poteva capirlo e non voleva.
Philip capì che l’aveva
ferito e si protese verso di lui sfiorandogli di nuovo le labbra, Rusty
era sempre meno sull’attenti ogni volta che lo faceva.
- L’amore è così, non ha senso. Lei mi ha prosciugato, ma forse non l’ha soffocato del tutto. -
- Parli del tuo cuore?
- Philip ebbe un guizzo meravigliato e contento insieme per il fatto
che avesse capito di nuovo e si avvicinò ulteriormente a lui nel letto
in quella posizione stesi uno davanti all’altro, sul fianco. Come due
amici. Due amanti che si aprivano uno all’altro.
- Siamo diversi dagli
altri, ma non meritiamo di amare lo stesso? - Rusty ci sperava da
quando aveva incontrato Sharon ed ora Ricky.
Non meritava di amare lo stesso, nonostante chi era stato e chi era convinto di essere?
Rusty non rispose,
turbato da quegli argomenti che condivideva così profondamente e Philip
lo baciò di nuovo, questa volta lo spinse stendendolo, gli si mise
sopra col busto e aprendo la sua bocca con la propria, si infilò con la
lingua.
Rusty esitò un momento pensando se fosse presto, poi decise di provarci e lo baciò anche lui.
Quando accettò la sua
lingua il fuoco che divampò lo colse totalmente impreparato e rimase
inchiodato al letto sotto di lui a ricambiare, incapace di ricordare
che doveva sopraffarlo.
Sì? E con quale forze?
Ora come ora la sola che aveva era quella di baciarlo.
“Sono malato, sono perso, sono finito. Posso ancora essere salvato? Ricky, non vedo più nulla. Aiutami.”