*Ecco
un altro capitolo. Rusty è sempre nelle mani di un convinto Philip,
entrambi fanno strategie per i propri piani. Rusty cerca di uscire da
quella situazione, mentre Philip che sa che Rusty fa strategie, lo
lascia fare perchè sa che si sta immergendo sempre più nel suo mondo ed
i loro punti in comune lo stanno assorbendo e rendendo dipendente. Le
tenebre sono forti, riuscirà la luce a resistere o cadrà? Buona
lettura. Baci Akane*
5. STRATEGIE
"Ho dei demoni dentro di me Quindi sono di fronte a una scelta O cerca di ignorarli Oppure do loro una voce
Perché ho trovato quello che stavo aspettando Ma arrivarci significa attraversare una linea Quindi sto attraversando una linea"
/Crossing a line - Mike Shinoda/
Rusty non riusciva a smettere di muoversi per la stanza, nervoso come non lo era mai stato.
Girava impazzito con la frenesia alle stelle e la respirazione alterata, sentiva il cuore in gola e sudava freddo.
Stava cedendo a lui, si stava perdendo.
Stava diventando sempre più normale l’accettare i suoi baci e le sue carezze.
A modo suo qualcosa
provava, non era proprio totalmente incapace di provare sentimenti,
però più che questi erano degli istinti profondi e basici che per lui
erano equivalenti ai sentimenti.
“Ma io non sono così,
io provo sentimenti, io amo. Riesco ancora ad emozionarmi all’idea di
Ricky e sono angosciato a quella di essere come Stroh, di diventare il
suo compagno. Andare a fare i giustizieri insieme? E quanto durerebbe
prima che l’istinto di uccidere le donne torni?
Oltretutto quel che ha
fatto rimane, un presente di cose giuste cancella davvero un passato di
cose sbagliate? Dio, non lo so... io ero una puttana ed ora voglio fare
l’avvocato, questo cancella quel che facevo?”
Si stropicciò il viso e
spettinò i capelli esasperato, aveva un attacco di panico, si abbassò
comprimendo il torace con le ginocchia, accucciato a terra, e spingendo
il viso nel mezzo respirò profondamente cercando di calmarsi.
Philip tornò in quel momento con altro cibo e viveri ed una bella borsa piena di cose richieste da lui.
Quando lo vide in
quello stato si fermò aggrottandosi, poi capì che probabilmente aveva
una crisi di panico e mettendo giù le cose, andò da lui, si accucciò e
con una mano sulla schiena lo carezzò gentile.
Simulava anche quello, così come si diceva che a quel punto un compagno si preoccupava per l’altro.
Non gli importava di
farlo stare bene, ma sapeva che un compagno doveva stare a suo agio,
per questo faceva di tutto per compiacerlo ed aiutarlo.
Sapere che una determinata cosa andava fatta in un certo modo era diverso dal volerlo.
Non avrebbe mai potuto farlo a vita, anche se non ci fosse mai stato Ricky.
Rusty non era così e
quell’attacco di panico, ogni secondo passato insieme, glielo dicevano.
Da un lato trovava giovamento da quello, dall’altro iniziava a temere
che comunque era destinato ad essere il suo toy boy e non aveva scelta
che farselo piacere.
Rusty alzò lo sguardo e
lo fissò da vicino, gli occhi rossi pieni di lacrime cristallizzate, il
fiato sospeso, tutto fermo per un momento mentre si perdeva nei suoi
occhi incolori ed oscuri.
La cosa orribile era che poteva farselo piacere.
Non era come lui e
voleva cose diverse, provava emozioni e sentimenti e ribrezzo all’idea
di essere il compagno di un assassino, ma se si toglieva tutto il male
e le cose sbagliate capiva che poteva considerare solo una certa parte
di Stroh, quella che lo attirava e lo faceva addirittura stare bene ed
avere orgasmi.
Erano uguali, era vero, ma solo per un lato. Quel lato oscuro che chiamava Rusty e che in Stroh era ben acceso.
- Va tutto bene. Ti
serve solo un po’ di tempo per abituarti. Devi darti tempo per
accettare le cose che non avresti mai pensato di poter accettare, ti
stai rendendo conto di certi aspetti di te che hai sempre rifiutato,
questo non è facile ed io lo so. Lasciati il tempo di abituarti. -
Rusty sospirò insofferente e scosse il capo alzandosi piano, barcollò e
per un momento pensò di cadere, ma la presa sicura di Philip lo tenne
su accompagnandolo al letto dove lo fece sedere.
Sapeva come ci si comportava, del resto l’aveva fatto da una vita ingannando tutti.
Poteva farlo per sempre
se in cambio aveva un compagno che lo capiva e lo accettava. Lui si
sforzava di non fare le cose che sapevano turbavano Rusty, in cambio
Rusty gli stava vicino e conduceva la sua vita con lui.
- Il tuo piano ha delle
falle, anche se io accettassi perché come dici tu capisco e mi
abituo... Andy, Ricky, tutti gli altri della squadra che ormai sono la
famiglia, non mi lasceranno mai qua a fare quello che vogliono. -
- Ricky? - Focalizzò
subito Rusty il quale imprecò stendendosi per nascondere la sua
espressione allarmata. - Il figlio di tua madre? -
Detta così sembrava parlasse di suo fratello, ma entrambi sapevano che non avevano legami di sangue.
- Ricky ed Emily sono rimasti in contatto con me, si comportano da fratelli a tutti gli effetti, siamo legati. -
- Ma tu hai nominato
solo Ricky, non Emily. E Gus? Hai rotto definitivamente con lui?
Ricordo che avevate dei problemi... - Rusty colse al volo l’occasione.
- Mi aveva tradito, ha
chiesto il mio perdono ma non sono riuscito a darglielo e dimenticare.
- Philip lo guardò incuriosito di quel meccanismo e piegando la testa
di lato, lo osservò mentre Rusty si vergognava di qualcosa che non
voleva rivelargli.
- Uno dal passato
oscuro che non perdona un errore del proprio compagno? Sei un ipocrita,
non credi? - Rusty alzò gli occhi al cielo sospirando infastidito.
- Pensi che non lo
sappia da solo? Mi detesto per questo, ci ho provato, ma non ci riesco.
Per me... so che anche io ho la mia dose di colpa, ma quando una cosa
si rovina purtroppo non l’aggiusti. Non un rapporto, per lo meno. E
forse nemmeno le persone. - Gli sfuggì il proprio sfogo che non avrebbe
dovuto, gli dava uno spiraglio enorme che Philip colse al volo con un
sorrisino compiaciuto e comprensivo insieme.
- Lo capisco bene, per
questo è inutile cercare di correggere chi è diverso. Capisco che far
male agli altri è obiettivamente sbagliato, però sono istinti che non
sempre possiamo controllare e che sono giusti per noi. Tu comunque non
hai così tanto da rimproverarti. Davi piacere agli altri, se facevi
degli sbagli era solo verso te stesso. Alla società non importa davvero
se ti tratti bene o male. - Rusty lo guardò aggrottato e meravigliato
da quell’ammissione mentre tirava fuori quello che aveva preso e lo
disponeva sul tavolo con ordine.
- Mi stai consolando? - Philip non lo guardò, forse si vergognava?
- Non fanno questo i compagni? - Rusty alzò le spalle confuso.
- Suppongo di sì. -
Philip così sorrise guardandolo, era un sorriso simulato ma che
funzionava meglio di altri. Rusty non sapeva sa avrebbe potuto vivere
così per sempre, era tutta un’enorme finzione. Poteva piacergli un lato
di lui, quello oscuro come il proprio, ma non di sicuro quello violento
da psicopatico. E comunque, in ogni caso, lui fingeva sempre.
- Vieni... guarda se ti
piace quello che ti ho preso. Mi hai fatto una lista specifica, non
sapevo se ti serviva proprio questa roba. - Rusty si alzò ed andò al
tavolo a visionare, aveva fatto una lista di cose specifiche che lui
era famoso per usare, chi lo conosceva bene sapeva che tutte quelle
cose le usava solo lui per vari motivi perciò nel caso in cui avessero
fatto un controllo sugli acquisti di quel giorno usando parole chiave a
lui collegate, potevano arrivare a capire che Rusty stava dando indizi.
- Sì io... sono fissato
su certe cose... specie i libri. Stavo studiando da questi e mi secca
cambiare e ricominciare da capo. Magari puoi rispondere a qualche
domanda, c’era un esame molto difficile che... - Philip lo guardò
sorpreso di quanto velocemente si abituasse a lui, ma ancora di più si
perse un dettaglio:
- Pensi di finire gli studi qua? - Rusty alzò le spalle.
- Ormai vorrei finire.
Anche se accetto la tua proposta e trovo un modo per convincere gli
altri a lasciarmi in pace... - Guardando la sua espressione avere un
guizzo Rusty capì subito a cosa aveva pensato e chiudendo gli occhi
severo, disse deciso: - Non li uccideremo tutti per permettermi di
rimanere qua dove voglio, ci sono un’infinità di motivi per non farlo
ma il più importante è che... -
- Non sono dei
criminali e noi uccidiamo solo criminali? - Rusty lo fissò male. - Da
oggi in poi dico... - Si corresse come se fosse un bambino interrogato
dalla maestra e correggesse le risposte in corso d’opera. Rusty sospirò
e scosse il capo saccente.
- Anche. Ma io
intendevo che sono miei amici, gli voglio bene e non intendo far loro
del male. Troverò un modo, sempre che accetti. Io sto parlando in via
ipotetica, non so ancora se riuscirò. Posso perdonare un passato di
errori solo per un presente ed un futuro di cose giuste? - Su questa
domanda Stroh si zittì e lo fissò come un cucciolo enorme e sexy, ma
Rusty sapeva che fingeva anche questo.
Quello stesso sguardo,
ma autentico e vero, glielo dava spesso Ricky quando voleva convincerlo
a fare qualcosa. Dio, che belli quei momenti.
**
Rusty chiuse gli occhi
cercando di concentrarsi sulla sua ricerca, era sicuro di aver avuto
una brillante idea per trovare Stroh, ma lo sguardo supplichevole di
Ricky lo stava distraendo troppo.
Riaprì gli occhi
sperando che fosse sparito per magia, ma lui era ancora lì con quello
sguardo supplichevole da cucciolo sexy in cerca di attenzioni. Rusty si
morse il labbro trattenendo il fiato, poi tornò allo schermo del
monitor.
- Devo cercare... - Ma
nemmeno dicendolo ad alta voce la testa collaborava. Sollevò lo sguardo
e vide che stava aprendosi i bottoni della camicia elegante, non solo i
suoi vestiti erano impeccabili ma anche i capelli ed ogni altro
componente del suo aspetto.
- Dannazione, Ricky,
smettila! - Ricky mosse qualche passo indietro nel salotto, Rusty era
seduto sul divano, il MacBook appoggiato sul tavolino davanti a sé e
Ricky che indietreggiava per dargli una migliore visuale di sé mentre
lasciava cadere elegantemente la camicia dalle braccia e dai polsi. Con
un fruscio studiato finì a terra e Rusty scosse il capo girando lo
sguardo in difficoltà mentre l’eccitazione arrivava.
- Da quanto provi
questo spogliarello? - Ricky inarcò appena un sopracciglio provocante e
da cucciolo si trasformò con uno schiocco di dita in porno star!
- Mi darai un voto? -
Chiese basso e sensuale, Rusty tornò a guardarlo cercando di essere
deciso ma si perse nel modo in cui si apriva i jeans aderenti al punto
giusto e roteando i fianchi in modo estremamente dolce e seducente, li
accompagnava giù con le dita dentro la cinta.
Ricky velocemente gli
diede la schiena abbassandosi solo con la schiena, le gambe dritte e
davanti al fratellastro il suo piacente e perfetto sedere alto e sodo
avvolto da dei boxer aderenti in micro fibra. Rossi naturalmente. Di
una costosissima marca di moda. Rusty scoppiò a ridere vedendolo e
quando si raddrizzò senza jeans ai piedi, Ricky gli chiese
avvicinandosi divertito, mentre si toccava i boxer proprio nel mezzo,
sul pacco ben distribuito.
- Ti piacciono? - glieli mostrò prendendoli con due dita ai lati e allargò solo l’elastico per fargli leggere la marca.
- Quanto ti saranno costati? - Ricky alzò le spalle.
- Ti piacciono? -
Chiese di nuovo girando intorno al tavolino che li separava, si mise
esattamente davanti al computer, fra le gambe aperte di un Rusty ora
appoggiato con la schiena. Lo sguardo fisso in quei boxer che non
lasciavano niente all’immaginazione.
Ma proprio niente. Vedeva anche quanto era già eccitato Ricky, la forma del suo membro non era un mistero per lui.
Rusty annuì con un guizzo d’apprezzamento e annuì.
- Meravigliosi! - Ricky
sorrise vittorioso mentre le dita del compagno scivolavano lente e
sensuali sulle sue ginocchia e risalivano sulle cosce attirandolo di
più a sé.
- Meglio così... - Fece
poi misterioso allungandosi nell’altro angolo del divano dove c’era un
sacchetto. Lo prese e glielo porse.
- Perché ne ho presi
uguali per te! - Rusty era rimasto inebetito con il suo regalo fra le
mani, un paio di boxer rossi identici della stessa marca. Spalancò la
bocca e rimase shoccato per un bel po’ mentre Ricky ridendo si sedeva
sul tavolino dietro di sé spostando il computer.
**
Il primo regalo di Ricky da fidanzati, due boxer uguali. E che boxer!
Rusty guardò la
confezione dove gli stessi ora stavano lì davanti a lui. Gli aveva
chiesto dei vestiti specifici di marche o tipologia che a lui piacevano
particolarmente.
- Hai gusti costosi, vedo. Ma ottimi. Complimenti! - Disse Philip facendolo tornare alla realtà.
Rusty sollevò gli occhi chiari sull’uomo in attesa e lui annuì.
- Sì va tutto bene
grazie. Beh mi hai chiesto come potevi mettermi a mio agio e mi è
venuto in mente solo questo. - Philip lo prese per i fianchi e l’attirò
a sé cingendolo come fosse il suo ragazzo, l’aria maliziosa che non
arrivava agli occhi.
- Ami farti viziare, mi
piace. E mi piace viziare chi mi piace. - Rusty voleva ridere per
quanto sembravano grottesche quelle parole dette da lui, ma scosse il
capo e gli mise le mani sul petto.
- Hai impegni? - Chiese
cambiando discorso. Voleva respingerlo e non farsi toccare perché gli
piaceva quando lo faceva, però non poteva essere insistente in alcun
modo. Non aveva idea se Stroh capiva che usava strategie, probabilmente
sì, ma non aveva scelta.
- Perché? Hai qualche
idea per passare il tempo? - Disse con un sorrisino divertito mentre
gli sfiorava le sue labbra, Rusty si inarcò all’indietro per
rispondere.
- Mi andrebbe di
studiare così mi distraggo e non penso a tutto questo per un po’. Se mi
aiutassi sarebbe perfetto. - Se Stroh era lì dentro con lui, non poteva
notare la presenza della squadra che sperava fosse ormai in città a
cercarlo da un po’ e soprattutto non poteva mettere loro i bastoni fra
le ruote.
- Mi stai facendo un
provino? - Chiese improvvisamente come se capisse qualcosa che non
riusciva ad afferrare. Rusty si irrigidì fra le sue braccia, il cuore
di nuovo in gola per il tono particolarmente duro.
- Devo capire se
funzionerebbe questa pseudo vita normale dove l’attività segreta di
famiglia sarebbe quella dei giustizieri... - Rispose prontamente Rusty.
Aveva imparato bene a gestire qualunque tipo di uomo e a capirli al
volo, quando aveva vissuto per strada.
Philip concordò con la sua motivazione.
- Lo pensavo anche io.
Va bene, non ho impegni. Che argomento è l’esame? - Rusty gli rispose
sciogliendosi dalle sue braccia forti, sentendosi meglio nel non essere
toccato. Cioè emotivamente meglio, non fisicamente.
Stava già diventando una dipendenza come con la droga.
Assaggiare la stessa pasta di cui sei fatto tu non era una grande idea, specie se questa era pasta oscura.
Rusty prese uno dei
libri e si buttò sul letto a gambe incrociate, poi lo guardò in attesa
ma Philip si trasformò in un eccellente e freddo insegnante o meglio
nell’avvocato che era sempre stato e prendendo il libro dalle sue mani
lo aprì sfogliandolo alla ricerca dell’argomento da trattare, vide come
ne parlavano lì e si studiò un po’ di paragrafi con aria seria e
professionale. Tutt’altro rispetto al seduttore o allo psicopatico
assassino.
Rusty rimase sorpreso di quel cambiamento.
- Se mi siedo con te mi
distraggo e non ti insegno bene. - Disse scostante. Rusty ridacchiò
trovando anche divertente quella situazione. Comunque andava bene che
fosse lì con lui. Molto bene.
- Ah... professore, ho
superato quella sezione, sono al capitolo successivo... possiamo
cominciare da lì... - Disse Rusty provando a giocare con lui mentre gli
indicava la pagina salendo in ginocchio sul letto e protendendosi verso
di lui in piedi lì vicino. Philip lo guardò in quella posizione
provocante e non si mosse, non fece pieghe di alcun tipo in un
controllo di sé da brividi e i brividi furono quelli che scesero lungo
la spina dorsale di Rusty. Una parte di sé gli piaceva, quella malata.
- Sta forse flirtando
con me, signor Beck? - si era subito calato nella parte capendo che
Rusty voleva giocare per metterlo alla prova, ma lui i giochi era in
grado di farne eccome.
Rusty arrossì
sentendosi di nuovo attratto da lui e da quei modi alteri, tornò seduto
al suo posto ed alzò le mani in segno di resa.
- No no, non oserei mai distrarla dal suo dovere. -
Philip sorrise gelidamente facendogli rizzare tutti i peli del corpo.
- Ma a me piace essere
distratto da te. - Rusty si strofinò le labbra in difficoltà in un
gesto sinceramente eccitato, come lo era la sua erezione.
Per il momento se Rusty
pensava di gestire una situazione per uscirne come voleva, si sbagliava
di grosso perché stava esattamente facendo quello che voleva lui e che
aveva progettato.
Illuderlo di poterlo
sopraffare era parte del piano, era normale che cercasse di fregarlo,
se non ci avesse provato l’avrebbe deluso e fino a quel momento non era
successo.
La cosa importante era
che pur fingendo ci provasse perché così vedeva lui stesso quanto
invece era giusto e bello tutto quello.
L’unico modo per convincerlo a passare dalla sua parte e cedere al lato oscuro era farglielo assaggiare.
“Paradossalmente
sarebbe mio per sempre solo se mi facessi uccidere da lui perché
avrebbe un orgasmo senza precedenti e proverebbe un piacere che negli
anni farebbe di tutto per replicare. Diventerebbe quello che desidero,
come me. Ma a quel punto non mi importerebbe perché io lo voglio così
con me, non senza di me.”
E per lui aveva un’enorme logica.