NOTE: dalla decima
puntata della nona serie che stanno dando in America. Attenzione
spoiler. Nella puntata il padre di Tony viene preso come sospettato in
un indagine per omicidio durante cui sembra che lui sia sempre più
colpevole. Ovviamente Tony viene esonerato dal caso ma fa di tutto per
metterci becco tanto che alla fine disobbedendo agli ordini tanto fa
finchè non è lui quello decisivo che lo tira definitivamente fuori dai
casini. Gibbs ha il merito di accontentare Tony quando gli chiede
un’alternativa alla notte di prigione per suo padre e l’alternativa
consiste nel tenerselo in casa con sé. In quell’occasione i due uomini
parlano e quando il suocero chiede al genero perché sta facendo tutto
quello, Gibbs risponde che non lo fa per lui ma per suo figlio perché
si merita di più. Al che io ho saltato come una pulce. Il finale non è
da meno perché a fine indagine Tony arriva a casa stanco e deluso e si
sfoga col suo ammore dicendo che suo padre come sempre se ne è andato
senza dirgli niente e che è dispiaciuto perché anche se lo fa impazzire
gli vuole lo stesso bene. In quello Gibbs lo guarda con uno strano
ghignetto e dalla cucina spunta il padre che ha sentito tutto! Viene
così fuori che lo ha invitato a restare da loro fino al Ringraziamento
e a quel punto Tony guarda Gibbs terrorizzato. Potevo io non scriverci
una breve fic?
Parte dalla
fine della puntata.
Gioite gente
perché ne ho altre succosissime su cui scrivere quindi presto ve ne
ritroverete nuove. Penso non vi dispiaccia.
Buona lettura.
Baci Akane
PADRI E FIGLI
Vorrei dire una cosa.
Come diavolo
gli è saltato in mente di invitarlo a restare fino al Ringraziamento?
Lo sguardo che
gli lancio è ravvicinato e liberamente terrorizzato, lui ghigna e si
diverte. Cioè mi ghigna in faccia! Voglio ucciderlo.
È il mio capo
ed il mio uomo ma voglio ucciderlo perché ha invitato mio padre a
restare da noi fino al Ringraziamento!
- Immagino che
dopo di questo non voglia perderti l’occasione di passare anche tu del
tempo qua con noi, vero? - Ha pure il coraggio di chiederlo.
Ma che dico,
figurati se si lascia sfuggire l’occasione di torturarmi!
Sto giusto per
dire ‘scordatelo’ che la gioia di mio padre mi ferma:
- Che gran
bella notizia! Non pensavo ci tenessi tanto anche tu… ero convinto che
avresti cercato di scappare appena possibile, Junior! - Lo odio. Ritiro
tutto quello che ho detto prima.
Cosa mi è
saltato in mente poi di tornare COME SEMPRE A CASA MIA a fine giornata
per parlare e sfogarmi un po’ col mio compagno dicendogli che
nonostante tutto voglio bene a quello scellerato di mio padre che mi fa
impazzire?
Fortuna che non
l’ho chiamato per nome e non ho fatto niente di compromettente. Non me
lo avrebbe mai permesso, lo so, però vedermi spuntare mio padre dalla
nostra cucina con indosso un grembiule non ha prezzo.
Mi fissava con
quell’espressione da ‘vediamo quante ne spara ora prima di rendersi
conto della figuraccia?’.
Voglio
ucciderlo!
Ed io che
stanotte l’ho passata fuori per non far destare sospetti al vecchio.
Certo che anche
lui, farsi fregare così!
Per un momento
ho pensato che veramente questa volta l’avrebbero messo dentro… fortuna
che Gibbs è il mio compagno e l’ha tenuto in casa sua con solo la
cavigliera localizzatrice.
L’ho vista
molto male, questa volta, e per fortuna che sono riuscito a tirarlo
fuori dai guai. Certo, contro le regole ma certe volte, il capo
insegna, bisogna andare contro tutto e tutti, anche contro Gibbs.
Sospiro
sconfitto.
Se la mette
così non sospetterà, sperò. Io non intendo passare un’altra notte fuori
casa, sai. Abito qua e questo è il mio uomo, non mi muovo più!
Però quanto
vorrei prenderlo a pugni!
Non posso dire
che mi sia passata veramente, in realtà ho ancora le mani che mi
prudono, ma visto che mio padre è nella nostra camera a dormire e che
noi dobbiamo prodigarci uno sul divano e l’altro in quella degli ospiti
sempre per non insospettire quel debosciato di mio padre, ne approfitto
prima di andare a dormire.
Siamo nel
solito scantinato e lui sta ancora lavorando a non so più nemmeno io
cosa. Non ho potuto passare tutto il tempo qua, il vecchio ha pensato
bene di guardarci un film insieme, il suo preferito che per fortuna è
anche il mio. Quindi Gibbs è scappato da furbo. Lo so che sperava ci
parlassimo, ha fatto di tutto, fra il sadico divertimento personale,
per riavvicinarci. Sa che in un modo contorto ci vogliamo bene ma che
siamo solo incapaci di comunicare come si deve. Ed io che pensavo che
fosse complicato Gibbs. Mi sbagliavo, credo di essere peggio io.
Non abbiamo
parlato veramente, però abbiamo guardato e commentato il film come se
fosse prassi. Come se fossimo…
- Siamo
sembrati padre e figlio, credo, stasera… - Lo dico ad alta voce, sono
appoggiato ad uno dei suoi tavoli di lavoro e lo guardo senza vederlo.
Ripenso alla serata strana e alla voglia di tirare fuori questo strano
qualcosa che ho dentro. Non so cosa sia.
Gibbs fa cenno
di sentirmi ma non smette di lavorare sul legno.
- Non me
l’aspettavo, credo… forse pensavo che avrebbe tirato fuori qualche
stupidaggine delle sue e se ne sarebbe comunque andato, non so… non
abbiamo parlato di noi, di cosa proviamo, del passato e di cosa
vorremmo. Abbiamo solo parlato del film con naturalezza, ridendo e
scherzando su quel che vedevamo. È la cosa più da padre e figlio che
abbiamo mai fatto… -
A questo punto,
dopo aver riflettuto ad alta voce, realizzo il punto della questione.
Ieri notte loro
due l’hanno passata soli qua dentro, sicuramente Gibbs gli ha detto
qualcosa.
Mi avvicino a
lui, lo guardo e mi appoggio sul piano, i gomiti accanto ai suoi,
spalla contro spalla e finalmente alza lo sguardo. Ha gli occhiali e se
li toglie aspettandosi la mia domanda. Ho un’aria seria e corrucciata,
voglio capire veramente cosa è successo perché veramente in mio padre
almeno un unghia è cambiata in questi giorni.
- Cosa gli hai
detto ieri sera? - Gibbs fa uno strano cenno che non so interpretare,
non distoglie lo sguardo e non torna a lavorare, mi fissa negli occhi
con intensità, mi legge dentro come fa sempre e mi sento sia morire che
rinascere insieme. Ha queste capacità che non so definire, ma le ha
solo lui.
Alla fine
risponde con un sussurro.
- Che non lo
stavo aiutando per lui ma solo per te. - Breve, conciso e romantico.
Non ci posso credere che glielo abbia detto. Dopo tutti questi anni che
stiamo insieme mi sorprende ancora e per un momento non ci credo che
l’abbia detto veramente.
Inarco un
sopracciglio scettico.
- Veramente
gliel’hai detto? - lo so che è vero, cioè che l’ha fatto per me perché
mi ama. Ha soprasseduto ad un sacco di regole, per me, ed ha lottato e
fatto favori che non era dovuto assolutamente. Lo so che era per me, ma
mi stupisce che glielo abbia veramente detto.
- Con queste
parole. - Mormora in risposta. Quando ci siamo avvicinati fino a
sentire i respiri sulla pelle del viso?
Non lo so, ma
so cosa voglio fare ora, ammaliato da lui e lui da me come ci succede
sempre.
- Ti devo
tanto, tutto, sempre e costantemente. Continuo a doverti sempre
ringraziare dopo tutto questo tempo. Mi hai regalato qualcosa che
nessuno era mai riuscito a darmi, qualcosa che non ha paragoni. Mi hai
regalato un momento piacevole con mio padre. Piacevole nonostante
tutto. E anche se sarà l’unico e poi la magia si spezzerà, me lo terrò
caro. Grazie, Jethro. Ti amo. -
Lui non ha
bisogno di rispondere, sorride in quel suo modo da ‘lo sapevo’ e mi
zittisce con le sue labbra.
Anche se con
modi da sadico riesce sempre ad aiutarmi lo stesso in un modo o
nell’altro. Immagino di amarlo comunque perché sono masochista, dunque.
Non lo so, ma
non posso farne a meno e lo so che anche per lui è lo stesso, non ho
dubbi su nulla ormai.
FINE