*Eccoci con un altro
capitolo. Qua ci avviao alla conclusione. Mentre Wil e Allanon
sperimentano la magia dello Shannara, il druido ha un momento di
debolezza ed in quello si innesca una visione, ma sta da capire se sia
reale o solo il loro desiderio. A questo punto poi entra in scena la
storia dei proprietari di quel castello, una stirpe e dei personaggi
totalmente inventati da me. Buona lettura. Baci Akane*
12. LA STIRPE DEI SAGGI
"Lascia tutto ciò che possiedi
E scappa via con me
Non arriveremo mai troppo lontano
Se hai bisogno di loro
Erano lontani da casa, una
famiglia distrutta
Non so dove siamo ma siamo al
sicuro qui
Stesi,
Fottuti, Arresi,
Il modello della gente solitaria"
/Lonely
people - Tribe Society/
Il calore delle loro
mani unite aveva qualcosa di elettrico, chiudendo gli occhi Wil
visualizzò nel buio la scintilla dell’elettricità scaturita dal loro
contatto e la seguì nel suo propagarsi come una saetta che attraversa
le nubi. Proseguì fino a che il buio iniziò a schiarirsi e prendere
forma, ma era ancora difficile dire dove fosse e cosa vedesse.
Improvvisamente le scintille divennero due, una era di un caldo giallo
aranciato simile al fuoco, l’altra era azzurra. Le due saette
brillavano e si intrecciarono, poi iniziarono a correre in giro, una a
seguire l’altra che sembrava scappare o giocare. Le due scintille
lasciavano scie elettriche ovunque donando via via colore e in un
secondo momento Wil realizzò che erano lì in quella stanza, ma ora era
diversa, mano a mano che le scintille sbattevano o toccavano un punto,
questo si illuminava del loro colore. I punti che toccavano tutte e due
sembravano un’esplosione arcobaleno e brillavano in modo particolare.
Non c’erano simboli tutt’intorno o segni di sorta, solo la loro luce a
rendere quel posto semplicemente meraviglioso e brillante. Il viaggio
delle due scintille impazzite concluse avvolgendo loro due, le mani
ancora unite uno davanti all’altro, fermi e concentrati. Wil aprì così
gli occhi seguendo l’impulso irrefrenabile di guardare Allanon e vide
che anche lui aveva gli occhi aperti. Aveva uno sguardo dolce e
trionfante.
Wil capì in quel momento,
guardandolo negli occhi, che ci era riuscito.
Poi guardò le scintille
erano ancora lì intorno a loro, risalivano lungo le gambe e le braccia,
giravano intorno alle mani unite creando dei nodi elettrici con
entrambi i colori.
- Queste sono l’essenza
delle nostre magie. La mia è rappresentata dal fuoco del sole, la tua
dagli elementi del cielo. - Essenze diverse, ma entrambe forti e con
caratteristiche diverse. Wil sentì il calore esplodere in sé
realizzando quanto successo e mentre le loro magie erano ancora lì fra
loro, non riuscì a trattenere l’emozione che improvvisamente era tale
da impedirgli di rimanere fermo senza fare nulla.
Non sapeva descrivere quel
che provava, ma era enorme ed incontenibile, sentiva di dover fare
qualcosa, esprimere in qualche modo e mentre sentì le lacrime scivolare
giù dagli occhi, lasciò le sue mani e si protese di slancio verso
Allanon baciandolo, gli prese il viso deciso e sicuro lasciò che le
loro energie continuassero a confondersi ed unirsi e da uno passò
all’altro e divennero molto più forti. Allanon inizialmente si
irrigidì, stava per perdere il contatto quando sentì la lingua di Wil
cercare la sua e a quel punto fu impossibile respingerlo.
Quando si abbandonò al suo
calore ristoratore, rispose al bacio e le loro energie esplosero di
nuovo come un turbinio non più elettrico ma carico di un vento caldo e
freddo allo stesso tempo.
Fu semplicemente
sconvolgente, nessuno dei due poté contrapporsi al trasporto di quel
bacio e mentre Allanon si lasciava andare dimenticando i mille motivi
per cui era convinto non potesse farlo, mentre lo stringeva fra le
braccia seguendo quel disperato ed immenso bisogno di abbandonarsi al
suo amore, nella mente si affacciarono delle immagini che vennero
immediatamente trasmesse anche a Wil.
Quel castello rimesso a
nuovo ad un fasto non antico ma diverso, attuale. Diverse cose non come
un tempo, migliorate e cambiate, ma senza dubbio distintamente quel
castello in tanti velocissimi flash, l’ingresso con le scalinate che si
incrociavano portando in due diverse ali, il salone dei ricevimenti, i
corridoi esterni con le vetrate ed i rosoni ricostruiti, nessun arazzo
o quadro antico, niente edere, il giardino pieno di erbe utilissime, lo
studio da guaritore e la sala d’aspetto e Wil lì a ricevere la gente
disperata in cerca di guarigione, mentre Allanon giù nell’antro ad
istruire Mareth ed Eretria.
Quando si separarono erano
shoccati tutti e due, la visione cessò e così anche le scintille e la
manifestazione esterna della loro magia. Tutto si quietò
improvvisamente, come se dopo un temporale fortissimo ci fosse
un’improvvisa quiete silenziosa. I piccoli fuochi nelle quattro discese
di pietra agli angoli dell’incavo nel pavimento dove erano,
illuminavano i due che non si toccavano più. Rimasero fermi ad
osservarsi turbati, i cuori accelerati nel petto ed addirittura il
fiato che mancava.
- Cosa... cos’era? - Chiese
Wil turbato. Allanon aggrottato scosse il capo e con un gesto della
mano spense i fuochi ai quattro angoli spezzando il campo magico che si
era creato ampliando le percezioni sovrannaturali.
- Non ne ho idea. - Ma lo
sapeva eccome. Wil lo fissò testardo.
- Lo sai invece. Quelle
erano visioni del futuro! Abbiamo visto la stessa cosa! - Allanon
scosse il capo dandogli le spalle mentre risaliva sul pavimento
normale.
- Sono possibilità, non
certezze. - Wil lo seguì prendendolo per il braccio e girandolo, si
fece guardare consapevole che quando evitava il suo sguardo era perché
cercava di non vedere la sua verità, ovvero ciò che provava per lui.
- Ma ogni possibilità si è
sempre avverata! - Avevano sempre avuto visioni catastrofiche prima
delle battaglie finali e si erano sempre avverate anche se poi avevano
saputo sistemare e rimediare. Ma si era sempre tutto avverato.
- Ci stavamo baciando,
avevamo abbassato la guardia, abbiamo visto quello che desideravamo. -
Ma non era così, non ne era certo. Allanon aveva mal di testa e si
sentiva sull’orlo di una crisi di nervi, cosa che non gli era mai
successa se non agli inizi del suo addestramento.
Wil voleva insistere perché
sentiva che aveva ragione, che in qualche modo doveva convincerlo, ma
appena aprì bocca il druido alzò la mano e con un solo gesto lo fermò.
- Lasciami solo, devo...
calmarmi... - Disse piano ed era una richiesta, non un ordine. Perciò
Wil sospirò sgonfiandosi e decise di accontentarlo. Non era proprio
quello che voleva fare, ma aveva bisogno di tempo.
“È la persona più testarda e
cocciuta che conosca! E poi dice di me, no?”
Allanon non aveva voluto
riaprire il contatto mentale con lui di proposito, per non rischiare di
avere altre influenze.
Quando rimase solo perché
Wil si portò via la torcia di fuoco chiudendo la porta di frassino, si
appoggiò al tavolo del druido con una mano mentre l’altra si copriva il
viso esasperato. Non ce l’avrebbe mai fatta.
Non sapeva cosa pensare, la
visione era stata particolare ma tendeva a pensare fosse il desiderio
profondo di entrambi. Lo incuriosiva la presenza di Eretria con Mareth
nell’addestramento da druidi, che ci faceva lei?
Allanon sospirò forte mentre
la frustrazione cresceva insieme alla propria paura di cedere ad un
lato oscuro di s. In quello lo sguardo cadde su una cassettiera posta
più in là, la chiave abbandonata così incuriosito andò ad aprire per
vedere se trovava i diari del Druido.
Nel primo cassetto trovò una
serie di scatole nelle quali ognuna racchiudeva degli amuleti e pietre
ognuno con proprietà diverse, finalmente nel secondo cassetto trovò il
famoso diario. Allanon ebbe un moto di soddisfazione e prendendolo andò
sulla scrivania dove accese una candela per leggere meglio, si sedette
sulla sedia in legno massiccio posta lì accanto e aprendo la copertina
in pelle antica con cuciture a mano, lesse la prima pagina.
‘Nella speranza che
rappresenti una guida nei momenti bui, affido questo prezioso scritto a
te che lo stai aprendo senza il mio permesso. Fa la scelta giusta.’ La
frase strana era firmata col nome del druido, Azeroth.
Allanon aveva sentito
parlare di Azeroth, era un druido molto antico e saggio ed estremamente
buono votato alla protezione di una stirpe di signori antica, i Danan.
Non erano come gli Shannara che avevano a che fare con le sorti del
mondo ed avevano la magia, ma era una stirpe comunque importante,
custodiva le memorie del tempo e del mondo tramite cui dispensava
consigli derivanti dalla sua innata e congenita saggezza. Da ogni parte
del mondo si dirigevano da loro per ricevere consigli in merito a
qualunque cosa e situazione e dilemma.
La loro saggezza non era il
risultato di grandi studi, nascevano con il sapere antico e da lì
ricavavano guide per chiunque.
Il druido addetto alla loro
protezione era Azeroth, lo conosceva di fama, ma non sapeva cosa era
successo di preciso, si era solo saputo che la stirpe ad un certo punto
era scomparsa come d’incanto. Non erano rimaste tracce di alcun genere,
nulla aveva fatto pensare ad un attacco, era come se semplicemente un
giorno tutti avessero preso e se ne fossero andati.
Quel posto, visto con la
consapevolezza di ora, aveva senso.
La particolarità della loro
dimora era che nulla dava da pensare alla provenienza dei padroni, non
aveva trovato simboli di famiglia incisi da nessuna parte, nessun nome
od un’immensa biblioteca da consultare, nemmeno quadri di nessuno di
loro.
Non leggevano libri, il
sapere, così come la storia del mondo dall’era più antica a quella più
recente, era tutta nel loro DNA, la leggevano nei sogni, la vivevano.
Ora Allanon aveva una grande
occasione, poteva scoprire cosa era successo a quella stirpe troppo
saggia per cadere in disgrazia od essere abbattuta.
Loro erano neutrali, mai
schierati con una parte o l’altra, nemmeno con una razza. Erano sempre
rimasti in parte ad osservare e raccogliere nuovo sapere.
Azeroth era troppo forte per
essere battuto e preso alla sprovvista, ma cosa poteva mai essere
successo?
Allanon aprì la prima pagina
e si immerse in una scrittura tipica da druido, molto gotica ed antica,
le pagine erano spesse per durare nel tempo, erano vecchie ma non
consumate, ingiallite e pregne dell’odore dell’antro, odore di incensi,
cere e polvere.
Scorse le prime righe e
prima di accorgersene venne trascinato in un altro tempo, con altri
attori, in altre avventura.
Venne trascinato in una
storia non sua ma, a quanto pareva, importante per lui e le proprie
sorti. La storia di Azeroth e della stirpe dei Danan.
Lei aveva lunghi capelli
rossi che si inanellavano fino a terra, dalla nascita non li aveva mai
tagliati ed ora era una giovane splendida donna che li doveva sempre
raccogliere in qualche acconciatura per poter andare in giro, ma non
poteva tagliarli perché da essi proveniva il suo sapere, così come ogni
membro della stirpe purosangue. Gli occhi erano verde chiaro, la pelle
candida ricoperta di alcune lentiggini che però non rovinavano la sua
bellezza.
Appena vide come lui la
guardava, Allanon capì subito.
Lei era la unigenita della
stirpe Danan, in quell’epoca. Si chiamava Fareya.
Azeroth era un druido dalle
sembianze di un uomo adulto senza età, non aveva l’aspetto di un
ragazzo ma nemmeno di uno troppo maturo od anziano.
Era robusto e muscoloso,
fisico da guerriero, la barba non troppo lunga gli ricopriva il volto,
folte sopracciglia nere su un paio di occhi color mogano penetranti, i
capelli ricadevano fino alle spalle, neri e non molto curati.
Allanon non l’aveva mai
incontrato, ma lo conosceva di nome.
Fareya era una fanciulla
intorno ai venti anni innamorata della vita, curiosa e con un forte
spirito d’avventura. Azeroth si trovava spesso a salvarle la vita e a
schierarsi in prima linea per proteggerla, una volta era rimasto
gravemente ferito e Fareya aveva capito l’importanza del druido e aveva
scoperto che quel che li legava andava oltre quello che aveva pensato
fino a quel momento. Il dovere di lui era proteggere la sua stirpe a
costo della vita, ma lei in quel gesto aveva visto qualcosa di più e
aveva iniziato a guardarlo con altri occhi.
Successivamente lei iniziò a
scappare di proposito per poter passare del tempo con lui, ma evitava
saggiamente le avventure pericolose.
Il tempo passava, lei
cresceva e i suoi genitori invecchiavano, non erano riusciti a dare un
secondogenito e premevano affinché lei prendesse marito e proseguisse
la stirpe ed il loro compito estremamente importante. Lei si opponeva
ed un giorno loro l’avevano obbligata a fidanzarsi.
Fareya in lacrime la notte
prima delle nozze era corsa da Azeroth dicendo che l’amava e non poteva
sposarsi e vivere una vita di menzogne solo per proseguire la propria
specie, ma Azeroth l’aveva respinta dicendole che invece avrebbe dovuto
perché era la cosa giusta, ognuno aveva il proprio destino, il proprio
ruolo ed il loro era molto importante.
I druidi proteggevano il
mondo e le loro razze, lui doveva proteggere i Danan, ma i Danan
dovevano preservare e distribuire la propria saggezza per evitare la
caduta dei popoli. Molte guerre e tragedie erano state evitate grazie
ai loro saggi consigli.
Fareya non poteva essere
d’accordo col destino, non poteva essere obbligata ad un ruolo che non
voleva, non poteva dover rinunciare a tutto.
Aveva detto che avrebbe
adempito il proprio compito vivendo con lui, che sapeva che anche lui
l’amava, che ci si sente amati e ci si accorge di esserlo.
Azeroth non l’aveva negato,
ma dicendo che i druidi non potevano procreare chiuse il discorso. La
stirpe dei Danan non sarebbe morta con loro, mai. Ed inoltre i druidi
non potevano mettere i propri interessi personali quali l’amore carnale
davanti al proprio compito, ruolo e destino.
Fareya in lacrime aveva
detto che sarebbe stata infelice per sempre, che anche sposandosi non
sarebbe mai riuscita a procreare, che avrebbe perso per sempre la gioia
di vivere e lei era sicura che a lui importava e che non potesse
permetterlo.
‘Ad un certo punto il bene
dell’umanità smette di essere il più importante per te e che tu lo
voglia o no, l’amore che rifiuti ti coglierà e tu non potrai scappare.
Sarai pronto a raccogliere le conseguenze in quel momento!’
Le sue parole avevano
turbato Azeroth che da solo nel suo antro aveva riflettuto molto
scrivendo nelle pagine le proprie considerazioni.
‘Posso io per sempre
respingere questo amore egoistico per il bene dell’umanità, oppure un
giorno arriverò ad odiare l’umanità che mi ha obbligato a rinunciare al
mio grande amore e diventerò così oscuro cadendo e facendo cadere
l’umanità stessa?’
Allanon rimase profondamente
colpito da ciò che leggeva e vedeva con gli occhi della mente, perché
era esattamente il suo dilemma.
“Non può essere un caso il
mio arrivo qua...”
Si disse sconvolto, continuò
poi a leggere.
Successivamente Fareya era
tornata, era riuscita a rimandare di qualche giorno le nozze ed aveva
riflettuto molto sul da farsi, era giunta poi ad una conclusione e
proprio lì davanti a lui, gli aveva detto decisa ed inamovibile.
‘Il mondo deve prendersi le
responsabilità delle proprie azioni e delle proprie scelte. Non è
giusto avere il consiglio di un saggio che ti impedisce di sbagliare,
perché quella non è vita e quella non è una libera scelta. Quello è un
vivere comodo, ma non è bene che qualcuno ti dica ciò che è giusto. La
vita è fatta di scelte, ognuno ha il proprio destino, è vero. Ma lo
scegliamo noi. Ed io, consapevole che non è giusto obbligare qualcuno a
delle rinunce importanti solo perché un mucchio di persone è incapace
di scegliere da sé per la propria esistenza, intendo liberarci tutti.’
Così dicendo Fareya si era tagliata i capelli, una volta tagliati non
sarebbero più ricresciuti. La lama aveva reciso la lunga chioma
arricciata ricoprendo il pavimento dei fili carmini, erano rimasti lì a
creare un contrasto incantato per qualche istante, poi davanti agli
occhi sbigottiti di Azeroth essi avevano brillato e poi erano scomparsi.
Senza i capelli il suo
sapere non sarebbe più esistito, mai più. Con essi lei cessava di
essere una Danan, rinunciava al suo nome, al suo sangue, al suo ruolo.
Con quel gesto aveva appena
messo fine alla stirpe, aveva liberato il druido e condannato l’umanità
ad un destino di scelte spesso sbagliate, specie quelle importanti.
Eppure come era possibile
per lui sentirsi così pieno di gratitudine, così in estasi, così
commosso?
Le lacrime erano uscite dai
suoi occhi e guardandola aveva preso atto della sua scelta
irrevocabile.
La liberazione. Un dono
unico specie per un druido.
La liberazione era una
scelta personale, ma una scelta che comportava un enorme peso. Una
volta liberi non si tornava indietro e la rinuncia al proprio ruolo e
dovere per un druido era la rinuncia ai poteri, erano una parte vitale
di sé, smettere di essere druido significava rinunciare anche
all’immortalità ed una volta davanti a pericoli da superare, non poteva
più usare la magia, era inerme davanti al potere di un signore oscuro.
Potevi ritrovarti ad
assistere alla fine di tutto consapevole che tu prima avresti potuto
salvarli tutti.
Rinunciare al proprio essere
per amore era una scelta che facevi una volta sola e dovevi essere
sicuro ne valesse davvero la pena, di poter sopportare ogni
conseguenza.
Fareya, la quale aveva preso
quella decisione coi lunghi capelli che le donavano la saggezza,
l’aveva abbracciato, baciato e detto che se ne sarebbe andata per
sempre da lì, sarebbe diventata una persona normale e avrebbe viaggiato
intorno a tutto il mondo, ma che sperava lui venisse con lei.
Azeroth aveva avuto una
lunga notte per pensarci, mentre lei si nascondeva per non essere
imprigionata per tradimento. Mentre chiunque al castello la cercava,
lui fingeva di fare incantesimi per ritrovarla, ma invece rifletteva
sulla sua richiesta.
Se avesse scelto lei
rimanendo un druido sarebbe un giorno caduto perché anteponeva un
interesse personale quale l’amore al bene del mondo, ma lei tagliandosi
i capelli aveva smesso di essere una Danan, un giorno ormai vicino la
stirpe avrebbe cessato di esistere e a quel punto il suo dovere si
sarebbe dissolto.
Perciò non aveva un dovere.
Non per molto. Ma il suo essere druido gli impediva di dedicarsi al
proprio amore.
A meno che...
‘Faccio questa scelta
consapevole di ogni conseguenza, chiedo perdono al mio sangue, alla mia
stirpe e all’umanità intera, ma sono stanco di una vita di doveri e
rinunce. Non posso rinunciare ancora, non posso rinunciare a lei. Ho
sempre agito per il bene degli altri, ho fatto molti sacrifici, ho
sempre fatto ciò che dovevo ed ho rinunciato ad amare troppe volte per
poterle dimenticare ancora. Questa rinuncia mi costerebbe l’anima,
scelgo la libertà per non cadere e presto o tardi succederebbe. A te
che leggi queste righe, giunto a me nel tuo lunghissimo e tormentato
viaggio, sappi che la scelta c’è ed è solo tua. Non è facile, ma
nemmeno ciò che ne conseguirebbe nella non scelta. Possiamo scegliere.
Io, Azeroth, abbraccio il
mio nuovo destino a mi libero dalla mia essenza di druido diventando
mortale e scelgo l’amore.’
Allanon riemerse sconvolto
vedendo il modo in cui l’aveva fatto, attraverso un rito che non sapeva
nemmeno esistesse, non citato e mostrato in alcun libro nella fortezza.
“Non era là perché ce
l’aveva lui!”
Realizzò Allanon ansimando
come se fosse appena stato colpito fisicamente, vide nel cassetto del
diario il libro usato nella visione e capì che la soluzione c’era, la
scelta esisteva e capì il senso delle parole della Sacra Luce Madre sul
liberarsi.
Infine si fermò guardando il
libro con le indicazioni per la rinuncia alla propria essenza magica di
druido.
La liberazione c’era, ma
aveva un prezzo davvero alto. Era disposto a sceglierla?