*Eccoci qua, inizialmente era un unico capitolo conclusivo, ma poi quando ho visto che era troppo grosso l'ho diviso in due in modo barbaro ed insensato, ma insomma: il prossimo è l'epilogo e finirà tutta la fic! Allanon ha scelto di rinunciare alla magia ed alla sua essenza di druido per poter vivere il proprio amore per Wil e dopo una prova definitiva, alla fine è diventato umano. Da qui in poi inizia una nuova vita e vediamo da cosa decidono di cominciare lui e Wil! Alla fine c'è un mio disegno sulla scena che riconoscerete, non è il massimo ma era perchè mentre scrivevo lo immaginavo ed ho voluto farlo. Buona lettura. Baci Akane*

14. IL CASTELLO DELLE NECESSITÀ


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L’abbandono fu dolce, come dolce fu la liberazione. Anche se dolorosa.
Il volto affondato nell’incavo del suo collo dove una volta c’erano stati i suoi lunghi capelli biondi che ora erano corti ed ingestibili, respirava l’odore della sua pelle, sapeva ancora di pioggia anche se ormai si era asciugato.
Era morbido e liscio.
Le mani si spostarono sotto la stoffa risalendo sulle scapole  e poi fino sul collo, alzandogli così tutta la maglia, Wil si separò da lui ed Allanon gliela tolse del tutto.
Il calore del fuoco che non si sarebbe mai consumato riscaldò subito il suo torace nudo, prima di baciarsi di nuovo Wil gli tolse il lungo soprabito nero tipico dei druidi e lottò con la maglia stretta finendo per lamentarsi e per far ridacchiare Allanon che andò in suo aiuto.
Una volta che ne ebbero ragione e che l’ex druido si ritrovò a torso nudo, tornò ad avventarsi sulla sua bocca, Wil gli venne incontro aprendola subito come se non respirasse da alcuni minuti. Prese ossigeno da lui che ne riprese possesso succhiandogli la lingua e le labbra carnose che  l’avevano a lungo ossessionato. Si perse a giocare con esse intrecciandosi come se non ci fosse niente altro da fare per il resto della loro esistenza.
Mentre le loro bocche si fondevano mescolando sapori e respiri con bisogno crescente, le mani di Wil andarono a trafficare con la cintura di Allanon e poi con i pantaloni che avevano un’apertura maledettamente strana. Sospirò insofferente ed Allanon ridacchiando ancora rallentò il bacio per aiutarlo a liberarsi, poi fece altrettanto con i pantaloni di Wil ben più facili da sbottonare. Strisciò le mani dietro e li abbassò facilmente fino a metà natiche che ora divennero sua proprietà. Le strinse prepotente infilando poco dopo un dito nell’apertura. Wil si inarcò baciandolo per dargli più accesso, ricordò il dolore provato la prima volta, ora sarebbe andata di sicuro meglio, non era la prima volta. L’eccitazione saliva a dismisura mentre sentiva le sue mani addosso, quanto l’aveva voluto dal momento che aveva realizzato cosa provava per lui? Non era passato molto, però era stato come una molla che ti spinge su nel cielo in un lampo e ti ritrovi da che respiri ossigeno, a che stai soffocando privo di aria.
Decise di non rimanere passivo quella volta e gli prese l’erezione, la tirò fuori ed iniziò a farlo suo. Allanon sospirò a quel tocco sicuro, smise di baciarlo e scese sull’orecchio che succhiò e leccò, Wil sospirò ricordando bene che era uno dei suoi punti erogeni. Le orecchie erano estremamente sensibili ed Allanon glielo dimostrò facilmente, come gli dimostrò che anche il collo era particolarmente sensibile. 
Allanon lo leccò e lo succhiò mentre le dita dopo la bocca e la saliva di Wil, erano di nuovo tornate ad occuparsi del suo ingresso.
L’eccitazione si mutò in tanti brividi che lo solleticarono sotto la pelle, striscianti, partirono proprio da dove Allanon lo stava toccando sempre più in profondità per poi espandersi lungo la spina dorsale, raggiungere la nuca e sconnetterlo completamente col resto della realtà. Non c’era una stanza, un fuoco e due corpi allacciati. C’era solo un piacevole caos, la sua lingua, la sua bocca addosso e le sue dita che lo possedevano. C’era solo questo.
Wil non era nemmeno sicuro di star ancora masturbandolo con le mani, quello che gli faceva là dietro era così maledettamente piacevole che stava per venire, sarebbe venuto, se lo sentiva, ma Allanon lo precedette ed uscì con le dita, lo prese per i fianchi e lo spinse mormorando roco sulle sue labbra che baciò sbrigativo:
- Usa la bocca... - Wil realizzò di cosa si trattava, non erano ancora arrivati a quel livello e l’idea di farlo lo eccitò da matti ancora di più se possibile.
Non se lo fece ripetere, scese giù dalle sue gambe che aprì per infilarsi a carponi nel mezzo, quella posizione gli dava alla testa ed era già molto eccitato di suo, ma per Allanon vedere Wil in quella maniera, coi pantaloni bassi sulle cosce e la testa bionda spettinata sul suo inguine, lo spediva direttamente in un altro mondo.
Le mani furono sostituite dalla lingua che presero confidenza un po’ incerto e timidamente, poi via via con sempre più decisione e sicurezza fino a che lo avvolse e lo succhiò con intensità.
Allanon abbandonò la testa all’indietro e chiuse gli occhi, i gemiti riempivano l’aria, la mano sulla sua nuca ad accompagnare i movimenti del suo capo contro di sé, grezzo, rude. Wil si stava eccitando di nuovo, corse con la mano a masturbarsi da solo mentre lo sentiva gemere preso dal piacere.
Lo interruppe brutale perché stava per venire e Wil insieme a lui, perciò lo separò prendendolo per i capelli, il giovane non sentì nemmeno male, ma una scarica di adrenalina lo riportò per l’ennesima volta vicino ad un orgasmo che quando sarebbe finalmente venuto, sarebbe stato potente.
Allanon lo tirò su e gli tolse sbrigativo del tutto i pantaloni, se lo mise davanti e ricambiò svelto e impetuoso il favore divorando la sua erezione dritta ed eccitata, come dritta ed eccitata era la sua che aspettava solo di possederlo.
Wil sgranò gli occhi vedendolo e sentendolo fare una cosa del genere.
Non osava toccarlo, dentro di sé riteneva che Allanon che acchiappava i suoi glutei e se lo schiacciava in bocca era un capolavoro d’erotismo, se lo godette senza sfiorarlo, mordendosi il polso perché, ancora una volta, sentiva l’orgasmo vicino e quella volta Allanon non lo interruppe perché sapeva che due volte per godere nel  prenderlo da dietro non era sufficiente.
Ci voleva più pratica e loro ne avrebbero avuta molta, solo che gli dispiaceva che poi non venisse per niente, così riuscì anche a pensarci prima.
Per Wil fu shockante, molto meglio delle altre volte. Il piacere si trasformò in violenti tremiti che lo scossero sin nel profondo, il corpo totalmente immerso nella scarica di piacere, la testa in una sorta di ovatta che gli faceva capire vagamente cosa succedeva. Ancora nel mezzo del piacere più intenso, vide Allanon approfittare del suo seme per lubrificarsi ancora, questo avrebbe potuto allungare il suo orgasmo se poi lui non fosse passato alla fase successiva. Lo prese di peso, lo spostò sul divano, lo stese supino e appoggiando le gambe sulle sue spalle larghe, affondò in lui con una spinta possente che rispedì Wil di nuovo in un altra dimensione, per un momento. Vide tutto nero e non sentì la consistenza del proprio corpo, Allanon rimase fermo ed attese che si abituasse e quando lo vide tornare, lo schiacciò col suo corpo muscoloso, lo baciò quasi con dolcezza e poi iniziò a muoversi.
Il dolore era mitigato dall’orgasmo intenso che gli aveva lasciato il corpo coi sensi impazziti, non era sicuro che fosse piacevole, ma nemmeno che facesse davvero male.
Nel suo capirci poco, abbracciò la testa di Allanon circondandolo con le braccia, affondò le unghie sulla sua pelle ora liscia e non più solcata dai simboli runici e iniziò a gemere.
Alla sua voce si unì quella di Allanon che si muoveva più veloce e sempre più a fondo, via via sempre più agevolmente visto che Wil abituandosi si rilassava.
Aumentò le spinte e l’intensità mentre le voci riempivano la stanza ed il fuoco colorava d’arancione i loro corpi fusi insieme, stretti uno all’altro, che si davano e si prendevano.
Fu il turno di Allanon di venire e per lui fu sconvolgente in modo diverso. Ricordava quando l’altro Allanon aveva avuto orgasmi e piacere con Wil, ma era diverso adesso perché era lui. Era LUI a godere e perdersi ed era la prima volta dall’epoca di Pyria.
Se l’era quasi dimenticato, il tempo affievoliva tutto, il tempo ricopriva di una patina polverosa ogni cosa, ogni sentimento, ogni emozione e prima o poi te ne scordavi, o così ti illudevi, ma poi succedeva qualcosa e tutto si riesumava come se non fosse mai svanito e tu non avessi mai dimenticato.
Illusioni. Illusioni di poter chiudere ed andare avanti come volevi.
Per Allanon fu sconvolgente quel piacere puramente fisico ma anche interiore e spirituale.
Il cielo divampò in lui, la fresca luce celeste di Wil, benefica e guaritrice.
Non tremava più, non aveva più freddo e mentre veniva e si liberava sentiva con certezza assoluta che un capitolo essenziale della sua vita si era chiuso per sempre e ne aveva appena aperto un altro e con quell’amore, quel piacere carnale, mentale e spirituale guariva ogni cosa, ogni ferita, ogni dolore, ogni mancanza.
Così pieno di lui e dei suoi sentimenti, Allanon si accasciò su di lui sfinito e privo di forze, ansimante, sudato e caldo. Wil lo avvolse sconvolto a sua volta di quanto l’avesse visto coinvolto e perso nel piacere, nemmeno con l’altro Allanon era successa una cosa simile.
Lo strinse a sé e gli baciò la tempia, non disse nulla, lo lasciò così steso su di sé in silenzio in attesa che prendesse coscienza e tornasse, in attesa che fosse pronto a ricominciare una nuova vita.
Ci mise un tempo indefinito, ma poi in silenzio Allanon si sollevò, lo guardò e sorrise dolcemente, sconvolgendo Wil anche per quello visto che non l’aveva praticamente mai visto dolce.
Poi solo lo baciò, fu un bacio dolce, di presa di coscienza, di punto e a capo, fine ed inizio. Un bacio puro.
Ecco, si dissero. Ora era pronto.


Il Castello delle Necessità lo trovavi solo se ne avevi necessità, se non ti serviva potevi cercarlo per secoli e non l’avresti mai visto.
Era l’incantesimo principale del vecchio druido, Azeroth.
Il giardino esterno che circondava l’ampia costruzione che si stagliava in mezzo al bosco era bella quasi quanto quello interno dove una piccola sorgente nasceva da una specie di nodo di pietra su cui ci si poteva sedere a meditare ascoltando il rumore dell’acqua che partiva lenta e dolcemente da lì come per magia e poi si srotolava in un paio di curve in mezzo al verde chiaro, fino a scendere in un avvallamento piccolo dove poteva passare solo il rivoletto trasformato in acqua. La cascatella poi si trasformava in un laghetto nascosto e lì trovava probabilmente qualche misterioso sbocco.
A circondare tutto questo era una splendida vegetazione rigogliosa dove erano raccolte una varietà impressionante di erbe di ogni genere officinali ideali per qualsiasi uso terapeutico ed anche druidico.
Il giardino esterno era circondato da un fitto ed alto bosco dove le punte erano più alte della norma per nascondere e proteggere il castello secondo l’incantesimo che vigeva. Poi le mura esterne massicce ed alte a loro volta lasciavano fuori ogni cosa, varcandole era come passare in un’altra dimensione. Avevi la sensazione di essere arrivato in un altro mondo.
Il silenzio cadeva improvviso escludendo il rumore del bosco e degli animali selvaggi, il giardino esterno era molto curato e grazioso, si diramavano diverse passeggiate nei parchi sia al sud che al nord.
Chiunque arrivasse lì per necessità, veniva ricevuto da un portinaio che viveva nella sua casetta esterna, vicino alle mura ed ai cancelli. Egli sapeva che se la gente vi arrivava era perché ne aveva bisogno e non erano nemici o gente con cattive intenzioni, perciò prendeva il nome e li faceva entrare dando loro indicazioni su come trovare il guaritore.
Nessuno sapeva dell’esistenza dei druidi che vi dimoravano, ma spesso i bisogni della gente non erano soddisfatti dal guaritore, bensì da qualcuno degli altri.
Alcuni di essi non erano proprio druidi, ma per comodità si chiamavano così.
Il maestro, per esempio, non era più uno di loro, ma aveva tutte le conoscenze e poteva fare incantesimi e pozioni. Una aveva i poteri ma non li sapeva ancora gestire, stava imparando, l’altra aveva il sangue degli Armageddon e perciò doveva imparare l’arte dei druidi per gestire il potere oscuro che dimorava in lei. Poi c’era un vecchio druido votato alla scienza perciò non con poteri veri e propri, ma che aveva anch’egli tutte le conoscenze del caso.
I viandanti erano accolti dalla servitù non numerosa che era stata scelta in base alle esigenze di alcuni sventurati capitati lì non alla ricerca di consigli o soluzioni, ma di una nuova vita. Così i nuovi proprietari del Castello delle Necessità avevano deciso di tenerli a lavorare lì, alcuni erano addetti all’accoglienza, altri al governo del castello. Non erano numerosi, ma semplicemente quello che bastava.
Il guaritore aveva un assistente che raccoglieva i bisognosi al loro arrivo nella sala d’attesa, l’anticamera dello studio medico, come gli piaceva chiamarlo lui.
Il guaritore aveva finito il suo percorso di studi e preso il diploma a pieni voti e mentre egli lo completava, il non più druido si era occupato della rinascita del vecchio castello rimettendolo in piedi.
Durante la sua rinascita erano giunti a lui i loro amici che li cercavano da tempo, nel rivedere proprio lui, creduto morto, gli era quasi preso un colpo e inizialmente avevano pensato fosse un fantasma.
La nuova vita aveva ripreso con calma con l’aiuto di chi era venuto a cercare aiuto e poi si era fermato.
Avevano dato vita ad un sogno nato quasi per caso, ma che aveva fatto radici in entrambi, diventando l’accoglienza di molte persone disperate in cerca di aiuto, soluzioni e sostegno.
A volte era stata la guida del ex druido a dare la pace desiderata, altre invece era stata la conoscenza medica del guaritore.
A volte, poi, il destino di questi era fermarsi con loro ad aiutarli trovando un ruolo in quel progetto destinato a durare nel tempo per secoli nell’avvenire, anche dopo la morte dei due principali capostipiti.

- Dovremmo trovare la spada, come è possibile che preferisci lasciarla dove è? - Disse irriverente Mareth. Allanon alzò gli occhi al cielo.
- Tu sai dov è? -
- No! Cioè so dove l’ha persa. Ma non so dove sia finita... - Ammise la ragazza druido con la propria spada in mano.
- Perciò la spada si rivelerà quando ce ne sarà bisogno. Se rimane nascosto significa che per qualche strano miracolo non sono nate nuove minacce! - Mareth ne era quasi delusa, ora che toccava a lei il ruolo di druido principale nessuno aveva bisogno se non qualche disperato con qualche particolare capacità o qualche maledizione addosso.
- SMETTILA DI LAGNARTI E COMBATTI! - tuonò Eretria da dietro attaccandola improvvisa, Mareth saltò spaventata non aspettandosela, ma di riflesso parò il suo fendente e saltando di lato si misero a combattere per tutto l’antro del druido, Allanon scosse la testa e decise di lasciarle fare per un po’.
Eretria preferiva combattere fisicamente ed era già brava in quello, mentre Mareth preferiva le lezioni sulla magia, cosa nella quale la figlia di Armageddon non era molto brava. Faticava a controllare la porta che era sempre dischiusa dentro di sé.
Era una coppia che si completava e funzionavano per questo.
- Dov’è Cogline? - Chiese Allanon ad Eretria la quale di solito stava più con lui.
Eretria senza distrarsi e continuando a combattere, rispose:
- Ha detto che doveva completare un invenzione importante! - Allanon sospirò esasperato dalle sue invenzioni e decise di lasciarlo nel suo laboratorio da scienziato pazzo, come lo chiamava lui.
I colpi delle due spade rimasero al di là della porta quando lui la varcò e se la richiuse alle spalle, risalì le scale buie e riemerse in superficie, dove la luce non smetteva mai di bagnare il resto del castello. Ricordava la prima volta che aveva percorso quel corridoio con un Wil che cercava di convincerlo della propria teoria.
Chi l’avrebbe detto che per una volta aveva ragione?
Allanon sorrise fra sé e sé ricordandolo e mentre pensava a lui decise di andare a vedere se per la giornata aveva finito.
Aveva stabilito degli orari di visita per non lavorare tutto il giorno, in cambio dei suoi servizi accettava pagamenti di ogni genere, sia denaro che doni, spesso i doni erano meglio del denaro.
I viandanti arrivavano ad ogni orario, ma non di continuo poiché era la necessità a dettare il loro raggiungimento. Se c’era gente che arrivava fuori orario, il portinaio li faceva campeggiare nell’immenso giardino esterno con l’unico impedimento di non entrare nelle mura interne.
All’esterno c’erano dei rifugi apposta per viaggiatori.
L’incantesimo di Azeroth era ancora forte e non avevano mai dato asilo a gente sbagliata che aveva tentato di fare loro del male, perciò dopo un primo momento di diffidenza erano stati tranquilli.
Per il resto avevano trasformato alcune stanze in dormitori per i pazienti più malati di Wil, essi ricevevano cure anche dal suo assistente di cui Allanon era un po’ geloso perché più giovane ed in pura venerazione del SUO ragazzo, ma doveva anche fidarsi un po’. Ci provava, a volte era più una tortura che altro, ma almeno ci provava.
Allanon percorse il corridoio dove delle vetrate sulla parete sinistra davano sullo splendido giardino interno, la parte preferita di Wil di tutto il castello. Ci aveva lavorato lui personalmente e quando aveva liberato quel nodo di rocce particolari dalle erbacce rampicanti, aveva scoperto la sorgente che si era aperta da sola una strada verso lo sfogo nel buco naturale nel terreno.
Quel corridoio era molto bello, le colonnine dividevano i vetri dell’ampia parete di finestre, dall’altro lato invece le mura erano piene di arazzi e quadri, ma non degli antichi signori, quelli erano stati riposti nelle cantine insieme a tutte le loro cose, adAllanon era sembrato giusto così per ridare una nuova vita a quel posto.
Arazzi, quadri ed abbellimenti vari erano i doni dei viaggiatori bisognosi che trovavano ristoro ed aiuto in quel posto. Erano tutti molto belli.
Allanon sorrise guardando a destra e a sinistra mentre percorreva calmo e sereno la strada che lo portava alle stanze di lavoro di Wil.
Il tramonto era in atto e lo spettacolo color fuoco risplendeva da ogni finestra colorando camere di una luce rossastra davvero suggestiva.