2. IL LENTO RICHIAMO DI SÉ
"e lo sento scorrere nelle mie vene
e ho bisogno di questo fuoco solo per sapere che sono sveglio
cancellato, mi manca fino al sorgere del sole
e ho bisogno di questo fuoco solo per sapere che sono sveglio
finché non andremo in basso"
/Until we go down - Ruelle/
Decisero di partire subito per trovare un villaggio dove vestirsi e trovare almeno un cavallo su cui viaggiare.
Incamminati verso terre
abitate, la notte inoltrata faceva da silenziosa spettatrice aiutando
Wil a non vedere troppo bene il suo corpo sempre ovviamente nudo.
- Non mi fai domande? -
Chiese sorpreso che non facesse nemmeno mezza domanda, non sembrava
curioso. - Io morirei di curiosità! - Allanon lo guardò sorpreso, la
sua maglia intorno alla vita copriva a stento il necessario, ma non
faceva un gran lavoro.
Il resto del corpo nudo se
la cavava egregiamente a metterlo in subbuglio, non aveva mai avuto di
certi problemi, come poteva averne ora?
“Forse prima ero troppo occupato a detestarlo e biasimarlo e prima ancora c’era Amberlie e...ma che ne so cos’è!?”
Wil non gli piacevano le risposte, perciò tendeva ad evitarle.
- Hai detto che devo avere pazienza e che probabilmente ricorderò. - Rispose lui logico facendo seccare Wil.
- Io sarei morto dal panico. - Sbottò infastidito. Allanon non capiva dove fosse il problema e continuò fissandolo.
- Non capisco perché. Hai
detto di avermi riportato in vita, penso sia una cosa positiva. Dici
che andando in un certo posto le cose dovrebbero tornare al loro posto,
per cui è una questione di tempo. - Cercò di usare più parole vedendo
che Wil si sentiva a suo agio parlando, ma non trovò giovamento nel
mettere in fila così tanti concetti. Però notò che Wil invece si
sentiva meglio nel sentirlo parlare. Forse gli piaceva la sua voce.
- Ti ho riportato in vita
perché per me sei una persona molto importante. Spero che recupererai
tutto. Se così non fosse io... io non so cosa dovremmo fare... suppongo
che la cosa che contava di più era riaverti fra noi, ma... - Wil tornò
ad impossessarsi della parola ed Allanon, camminando dritto davanti a
sé col suo tipico passo sicuro, l’ascoltava trovando buffo il suo
preoccuparsi tanto per qualcosa che non sapevano sa si sarebbe
verificato o meno e soprattutto perché si agitava tanto per una cosa
che al massimo avrebbe afflitto lui.
- Tu ricordi tutto, no? -
Wil lo guardò di nuovo pentendosene, il suo sguardo era sempre così
complicato da sostenere, lo metteva in totale subbuglio.
- Sì, ma... -
- Siamo legati e tu ricordi
tutto, siamo a buon punto. Specie perché, come dici, mi hai riportato
in vita. - Wil non era sicuro che fosse tanto facile e forse
l’Allanon di una volta non l’avrebbe vista tanto leggera, ma l’Allanon
di una volta era rovinato dall’immenso sapere che portava con sé.
Sicuramente il non sapere più niente lo rendeva puro e genuino.
“Dunque senza il fardello
dei druidi e del suo sapere sarebbe così Allanon? Così facile e
piacevole?” Dopotutto non era male, pensò.
Anche se non avesse
recuperato la memoria gli sarebbe rimasta una persona forse più
piacevole dell’altra petulante, pesante e saccente.
“Eppure non è lui il mio
Allanon? Quello petulante, pesante e saccente che sa troppe cose e
quindi non può prendere tutto alla leggera e farla semplice?” Solo dopo
si rese conto d’aver pensato ‘il mio Allanon’ ma preferì far finta di
nulla. Come al solito.
“Era più facile correre
dietro alle donne, ecco perché sono riuscito a non vedere quello che
avevo sotto il naso, quello che avevo dentro. Quello che provavo per
lui.”
Wil consegnò ad
Allanon i vestiti trovati in quel vecchio rifugio ancora ben agibile,
doveva essere stato abbandonato da poco, c’erano ancora provviste a
lunga scadenza, della legna ben coperta nel portico e vestiario di
vario genere.
Trovare quel posto poco fuori la foresta, non era stata una gran brutta cosa.
Era andato a chiedere aiuto, ma vedendo il rifugio disabitato aveva deciso di soffermarsi e cercare cibo e vestiti.
- Pensavo di ripartire
all’alba. Forse sarai stanco, io un po’ lo sono. Ed ho anche fame. -
Disse Wil con un sorriso che cercava di mascherare il disagio per i
propri pensieri.
Ora che era alla fase
successiva del suo piano non pensato, poteva riflettere su tutto quello
che non aveva mai voluto considerare.
Prima c’era stata Amberlie
da aiutare e salvare, innamorarsi di lei era stato facile e la missione
l’aveva tenuto molto occupato, poi si era arrabbiato con Allanon,
detestarlo era stato ancora più facile che innamorarsi di Amberlie, o
per lo meno convincersi di esserlo.
La ricerca di Eretria
l’aveva spinto a credere di poter spostare i propri istinti su di lei,
ma nel non trovarla non era stato complicato buttarsi su Mareth. Forse
la vera spinta nel provare qualcosa per lei era stato il sapere che era
figlia di Allanon.
Ce l’aveva con lui e non poteva provare niente di positivo, ma la figlia era un altro discorso.
Ora era tutto scivolato via, come lavato dall’acqua di una cascata.
Allanon era morto, lui per
poco non l’aveva raggiunto, aveva compiuto un’impresa a dir poco epica
ed ora era come libero dai propri preconcetti precedenti.
Cosa contava la mancata fiducia di Allanon per cui lui si era arrabbiato?
Dopotutto non era mancata
fiducia ma solo senso del dovere troppo spiccato. Allanon non si era
comportato bene nel nascondergli tutte quelle cose importanti, ma
quanto bene aveva fatto oltre a quello?
Quando si era riappacificato
con lui perché aveva capito il peso dei propri ruoli e poteri, poi era
morto e a quel punto... a quel punto Allanon era morto cercando di
salvare tutti.
“È morto perché invece di
rigenerarsi nel sonno druidico, è andato avanti a cercare Bandon. Avrà
sbagliato con lui, ma anche lì cercava di raddrizzare un destino infame
che lui già sapeva, come sa sempre tutto. Me la prendevo con lui per
questo suo sapere che non condivideva e pensavo che non si fidasse di
me, ma poi ho capito cosa significa avere un ruolo fondamentale, sapere
cose, avere capacità e dover fare delle scelte. Io stesso ho
sacrificato la mia vita per il bene del mondo che mi ha sempre
discriminato. Ho fatto esattamente quello che Allanon ha fatto per
secoli, per cui è stato criticato.”
Ora che aveva capito ogni
cosa di Allanon e che era lì dopo averlo perso, Wil riusciva a vedere
le cose con chiarezza per quello che erano.
- A cosa pensi? - Chiese
Allanon dopo essersi vestito con gli abiti trovati, Wil era rimasto
soprappensiero a guardare dispiaciuto il corpo possente che veniva
coperto. Ridacchiò nel sentirsi fare quella domanda.
- Non mi leggi nel pensiero,
eh? - Allanon si chiese perché gli facesse quella domanda e lui si
affrettò a spiegare mentre rovistava nelle dispense:
- È una delle capacità dei
druidi, lo facevi sempre ed io mi arrabbiavo. - Allanon non fece una
piega e rimase in piedi in attesa di poter fare qualcosa per rendersi
utile. Wil gli indicò il caminetto. - Accenderesti il fuoco? - Allanon
annuì avviandosi nell’incavo del muro ricamato con dei mattoni anneriti
che creavano l’anfratto per il camino. La cenere vecchia sul fondo, un
ferro nero accanto ed un po’ di legna pronta per essere utilizzata.
Allanon sentì l’istinto di
accenderlo con un gesto della mano, ma si fermò guardandosela turbato.
Perché avrebbe dovuto farlo in quel modo?
Aggrottato cercò della carta
e dei fiammiferi che trovò a portata di mano in una specie di cesta
accanto, prese poi la legna sottile e mettendo tutto insieme iniziò a
far fuoco.
Le fiammelle piccole ed
arancioni iniziarono a bruciare la carta e i legnetti piccoli poco dopo
presero anche su quelli più grandi.
Allanon rimase incantato dal
fuoco che prendeva sempre più forma e si ingigantiva davanti ai suoi
occhi, scaldandolo con le lingue sensuali danzanti. Poco dopo
scoppiettava ed i suoi occhi non si staccavano più.
- Come so fare le cose se
non ricordo nulla? - Chiese dopo un po’ che si fu ipnotizzato col
fuoco. Wil trasalì mettendo i piatti pronti sul tavolo, non aveva
cucinato nulla, semplicemente aveva versato qualcosa che sembrava ben
conservato.
- Immagino che sia lo stesso
per il parlare e camminare. Sono cose che sai fare perché sì. - Allanon
si guardò i palmi delle mani turbato, come se ci fosse una specie di
richiamo in essi.
- Perché sento di poter fare
altro che non mi viene? - Wil si voltò ad osservarlo con dispiacere,
capendo di cosa parlava. Lo vide accucciato davanti al fuoco con dei
semplici vestiti comodi così lontani dal suo solito stile, anche i
capelli gli si erano asciugati giù e non era pettinato alla sua solita
maniera. Nessun segno inciso sulla pelle, niente del vecchio Allanon.
- È la magia. - Spiegò come se si scusasse di non averlo riportato in vita con essa.
Allanon lo guardò e si alzò
raggiungendolo al tavolo di legno, sembrava un tavolo da quattro, si
sedettero uno davanti all’altro mentre il fuoco poco distante li
riscaldava.
- Senti il richiamo della
magia o il tuo corpo oltre alle memorie di queste cose semplici, come
camminare, parlare ed accendere il fuoco, ha anche la memoria della
magia. - Allanon annuì trovandola una spiegazione sensata.
Si mise a mangiare trovando
subito conforto nel riempire lo stomaco che gli diede finalmente pace.
Così quei crampi non derivavano dalla sua rinascita ma dal semplice
fatto che aveva fame!
Wil non notò minimamente le
sue scoperte basilari, ma tornò alle proprie riflessioni. Era strano
fare cose così normali con lui, non le avevano mai fatte, era sempre
stato tutto complicato e difficile tanto da impedirgli di vedere le
cose come erano e viverle nel modo corretto.
- Cosa ci legava? - Chiese improvviso Allanon dopo che non aveva mai voluto sapere nulla.
A Wil venne un colpo alla sua domanda ed in particolare a quella e iniziò a sudare freddo.
Iniziò a giocare col cibo
nel piatto mentre la fame si chiudeva e grattandosi la nuca fra i
capelli biondi corti tutti spettinati, mormorò:
- Beh ecco... è
complicato... è sempre stato un rapporto difficile ma... dicevi che
volevi aspettare di recuperare la memoria, no? - Allanon alzò le
spalle.
- Quanto sarà lungo questo viaggio? - Wil scosse il capo.
- Non so nemmeno dove siamo
di preciso, appena lo capisco possiamo raggiungere la tua base. -
Allanon inarcò così le sopracciglia in segno di ovvietà, così Wil si
irritò nel sentirsi obbligato a qualcosa con un solo piccolo gesto
delle sopracciglia.
“Resta comunque lui!”
Pensò stizzito, suo malgrado parlò:
- Tu sei un druido, sai cosa sono i druidi? -
- Persone con poteri magici? - Wil annuì continuando a mangiare.
- È riduttivo dire che hanno
poteri. Loro... - Wil cercò un termine adatto per definire un druido,
poi scosse il capo ed alzò le spalle: - Loro sono le creature più
potenti della Terra. - Concluse soddisfatto. Poi vedendo che per
Allanon non era abbastanza continuò: - Sanno un sacco di cose, sentono
un sacco di cose, vedono in certi casi, ora non so nemmeno io tutte le
capacità dei druidi, ma principalmente usano la magia, possono essere
molto forti. -
- Dove vive la mia razza? -
- Penso che ce ne sia solo
una attualmente. Tua figlia. Vi siete estinti, ma se cerchi una lezione
di storia sei con la persona sbagliata! - Disse Wil sdrammatizzando.
Allanon lo guardò con disappunto e Wil si alzò seccato nel sentirsi uno
scolaro che aveva studiato poco, mise il piatto nel lavello e lo guardò
con le mani ai fianchi, Allanon lo guardò in attesa del resto senza
capire perché fosse tanto seccato, così sospirando decise di lasciar
perdere.
- Io sono uno Shannara,
provengo da una stirpe nel cui sangue scorre la magia. Posso utilizzare
oggetti magici come delle pietre ed una spada potenti e chissà quante
altre cose che non mi hai mai insegnato, ho scoperto che il mio sangue
è purificatore e... - Wil si strinse nelle spalle. - Penso ne sapresti
più tu. Credo che la capacità principale sia l’utilizzo degli oggetti
più forti che esistano. - Semplificò Wil. A quel punto Allanon si alzò
e mise il proprio piatto insieme a quello di Wil, sfiorandolo con suo
corpo, questi sussultò sentendosi elettrizzare dietro la nuca, si leccò
le labbra e lo guardò senza spostarsi, come a vedere cosa avrebbe fatto
Allanon lo guardò sfilando via verso il fuoco. Chissà se era vero che
non aveva poteri e non leggeva in lui?
“È una cosa da usare a mio
vantaggio, devo imparare a gestire quello che provo prima che lui torni
a leggere e mi umili. Non potrei mai fargli sapere che cosa provo per
lui.” Poi si corresse tossicchiando mentre andava a sedersi nel divano
davanti al fuoco, Allanon si chinò e mise un altro legno nel camino.
“Beh, prima di nasconderlo
devo capire di cosa si tratta. Che provo del sentimento per lui è
ovvio, come lo è che l’avevo soffocato per tutti gli altri problemi
vari... ma ora che di problemi non ce ne sono più e che ho
ridimensionato le cose, viene tutto a galla. Devo solo capire cos’è e
accettarlo e poi nasconderlo per bene.”
Wil si prese le ginocchia
tirando su i piedi con sé nel divano, Allanon rimase lì vicino al fuoco
e lo guardò. Trovava confortevole la vicinanza di quell’elemento caldo,
ma sorrise nel guardare quella posa infantile e tenera di Wil.
- Quindi siamo compagni di viaggio ed avventure? - Wil sorrise divertito.
Compagni, si ripeté. Che bella parola associata a lui. Quanto l’aveva stupidamente rifiutata?
- Direi di sì. Tu lo eri con
mio padre che è morto e poi lo sei diventato con me. - Allanon si
accigliò piegando la testa di lato, così si sedette vicino a lui nel
divano.
- Wil, ma quanti anni ho? -
Wil scoppiò a ridere alleggerendo sempre più la tensione, calava la
guardia così facilmente, mano a mano che stava con lui così, senza
drammi, doveri e pericoli. Solo loro, nessuno a sapere che erano vivi.
Non era male, dopotutto.
- Non ne ho la minima idea,
ma sono un bel po’! Più di 300 di sicuro! Sei morto perché non ti sei
rigenerato nel sonno druidico che impiega decenni a fare il suo dovere.
Rigenera completamente il corpo e la magia, perciò credo che potresti
essere anche millenario! -
Allanon si aggrappò all’informazione di come era morto.
- Sono morto perché non mi
sono rigenerato? - Wil annuì. Per essere uno che non voleva sapere
anzitempo, faceva tante domande. Non gli dava fastidio essere quello
che sapeva, solo che era molto strano. Inebriante. Quasi ubriacante.
I due erano seduti vicini in
quel sofà imbottito di paglia e ricoperto con una calda coperta di
pelo, si guardavano alla luce del fuoco arancione, uno curioso e
l’altro divertito e con la voglia matta di non far finire mai quella
notte.
“Quasi non voglio che
ricordi. Quando ricorderà quante cose cambieranno? Anzi, torneranno
come prima, quando erano complicate e maledettamente impossibili?”
Non era sicuro di cosa
voleva, ma dipendeva dal fatto che non sapeva come affrontare quello
che provava, che finalmente si costringeva a vedere.
- Sei morto perché eri
troppo indebolito per via della mancata rigenerazione ed in quelle
condizioni hai affrontato un druido oscuro fortissimo, il Signore degli
Inganni. Se fossi stato al pieno delle tue forze sono sicuro che ce
l’avresti fatta, ma... - Wil non sapeva perché ci teneva a
giustificarlo, ma Allanon era interessato alla storia come se sentisse
dentro di sé che era essenziale l’esito.
- Come l’avete sconfitto? - Perché era evidente che poi era morto.
- La spada potente, ricordi?
Mi hai detto che era la sola cosa in grado di sconfiggerlo ed io sono
l’unico in grado di usarla. - Allanon annuì istintivamente orgoglioso,
provò l’insana voglia di mettergli una mano sulla spalla e fargli un
complimento, ma si trattenne chiedendosi quanto avrebbe potuto ancora
trattenere quelle ondate istintive che gli salivano da dentro, quelle
nei confronti di quel ragazzo erano fortissime. Presto non avrebbe più
potuto stare fermo.