*Eccoci qua! Abbiamo
lasciato Allanon che recuperava la memoria e la magia durante
l'amplesso con Wil, il suo risveglio però non è stato rose e fiori e si
è subito arrabbiato con lo Shannara. Adesso serve un confronto fra i
due che finalmente butteranno giù la maschera e diranno tutta la
verità. Ma, pur ammettendola, non sarà facile capire cosa va fatto da
ora in poi. Buona lettura. Baci Akane*
7. IL MOMENTO PER LA VERITÀ
Una volta dall’altra parte
si vestirono asciugandosi con un telo che si passarono, Allanon aveva
cura di non guardarlo, ma era chiaramente arrabbiato, Wil al contrario
lo fissava perché tanto ormai non aveva senso nascondersi.
Era un bel vedere anche se
era un rompiscatole.
- Ricordi tutto? - Chiese
poi sorpreso. Allanon annuì.
- E preferirei di no, in
realtà! - Wil lo guardò senza capire precisamente a cosa alludesse e si
affrettò a spiegare: - Non della mia vita, ma delle ultime due
giornate! - Poi coi pantaloni addosso ed i capelli ancora tutti giù e
spettinati, gli andò davanti spedito e col dito puntato grugnì: - Si
può sapere cosa ti è saltato in mente? -
Wil si allacciò i pantaloni
e rimase a torso nudo stufo di quella situazione anche se era appena
cominciata. L’aveva saputo che sarebbe finita così, alla fine aveva
fatto bene a godere dell’altro Allanon. Anzi, con l’altro Allanon.
- Vuoi concentrarti? - tuonò
seccato sentendo i suoi pensieri, Wil esplose.
- Oh andiamo, la smetti? Non
ho cercato un modo per resuscitarti, è il modo per resuscitarti che è
arrivato da me! È diverso! Ok facciamo che te lo mostro, ti mostro
tutto, ti faccio leggere tutto quanto e così la facciamo finita! Le
parole non sarebbero nemmeno in grado di spiegare bene! - E così
dicendo Wil esasperato e frustrato, gli prese le mani e se le mise
sulla testa concentrandosi proprio su quello che era accaduto da quando
aveva trovato il sistema dell’Albero della Vita fino a due istanti
prima del loro amplesso.
Furono degli istanti belli
lunghi che terminarono con uno stato alterato di eccitazione
probabilmente inevitabile visto il finale ricordato; tolte le mani dal
suo viso si chinò in avanti appoggiandosi sulle ginocchia, Wil che
invece stava bene lo guardò con mille domande:
- Come hai fatto a ritrovare
tutto così di punto in bianco? È stata quest’acqua? - Allanon era
ancora turbato dalla sua lettura, quando vedeva così nella mente altrui
provava in un istante tutte le loro emozioni e quelle di Wil erano
forti, confuse ed eccitate.
Ci mise un po’ per calmarsi
mentre lo guardava torvo e non più tanto sicuro su come procedere, per
un momento vacillò. Un momento preciso. Ma poi si ritrovò, si ricordò
chi era e quali erano i suoi doveri e raddrizzatosi riprese a vestirsi
come se il contegno fosse tutto.
Wil voleva ricordargli che
gli era piaciuto molto abbandonarsi sul suo corpo, ma si morse la
lingua.
- No, non è stata l’acqua.
Il tuo sangue è magico, ricordi? - Wil stava per chiedere cosa diavolo
c’entrasse, quando realizzò che nel momento in cui gli era entrato
dentro mentre facevano l’amore, l’aveva lacerato un po’ e probabilmente
nel venirgli dentro si era mescolato tutto.
- È come quando ti prendi le
malattie veneree solo che in questo caso ti sei preso la guarigione
finale! - Esclamò semplificando Wil, Allanon voleva chiedere più
serietà, ma alla fine aveva ragione ed era anche divertente il
paragone. Così non rise e non fece cenni, ma nemmeno lo rimproverò.
- Sì, è praticamente così. -
Borbottò evitando di guardarlo in viso per l’imbarazzo. Se non avessero
fatto l’amore magari non sarebbe nemmeno mai tornato, o meglio sarebbe
bastato che Allanon venisse in contatto col suo sangue, ma non
semplicemente toccandolo e basta, ma facendolo proprio suo.
- Senti, prima di ogni cosa
è meglio che ne parliamo. Io ho molte cose da chiederti, quello che
sono riuscito a fare... non so nemmeno come ci sono riuscito davvero e
non so cosa dobbiamo fare ora e... - Allanon alzò le mani fermando il
fiume di domande che era tornato come un tempo e Wil lo guardò
sospendendosi. Faceva male mettere via quello che aveva faticosamente
tirato fuori ed accettato. Faceva molto male. Ma prima di farlo Wil era
del tutto intenzionato a far parlare Allanon, perché la parte istintiva
e pura di sé era stata molto chiara. Lui lo desiderava e non solo,
provava qualcosa di incredibilmente profondo tanto che gli era sembrato
del tutto appropriato fare l’amore e legarsi a lui in ogni modo
possibile. Perciò che gli piacesse o no, dovevano parlare e quello era
l’unico momento giusto.
Sollevando lo sguardo videro
che il cielo era color carminio, il tramonto penetrava nel buco del
soffitto colorando le pareti e le acque d’arancio, divenne tutto molto
suggestivo e mentre decidevano di passare la notte lì, Allanon accese
un fuoco con un gesto della mano che trasformò della legna in fiamme
vive. Naturalmente quel fuoco non si sarebbe mai consumato. Wil si
raggomitolò vicino al calore sembrando un gattino scarmigliato e per un
momento ad Allanon venne l’istinto che aveva praticamente sempre, ma lo
trattenne bene.
Si vergognava di sé e di
essere stato così istintivo, così poco professionale, ma quel che lo
stupiva era Wil: come aveva potuto cedere pur sapendo che la parte
principale di lui non avrebbe mai voluto?
Wil tirò fuori il resto
delle cibarie, qualcosa sarebbe rimasto per il giorno dopo, ma con un
altro gesto della mano Allanon raddoppiò quello che c’era permettendo
ad entrambi di nutrirsi meglio. Wil ridacchiò scuotendo la testa.
- Dunque, cominciamo con
l’Albero della Vita... non avevo mai sentito di questa storia... -
Allanon si strinse nelle spalle cercando di concentrarsi su quello e
non su ciò che aveva fatto, insostenibile in quel momento. Era
emotivamente ancora scosso e doveva ritrovare il modo per rimettere la
propria coscienza sotto una morsa di ferro inaccessibile a tutti. Non
era facile dopo aver vissuto ciò che dentro di sé aveva sempre voluto.
Forse era normale sentire quel trasporto verso gli Shannara, loro ed i
druidi avevano un legame profondo che in parte c’entrava con la magia,
in parte semplicemente il loro destino.
- È una questione di fede.
Funziona in misura a quanto tu ci credi. -
- Io non l’ho cercato come
mito e soluzione... - Precisò Wil, Allanon mangiando calmo seduto a
debita distanza, rispondeva senza guardarlo in faccia, non ci riusciva
e se ne vergognava anche.
- Innanzitutto come hai
detto è lui che trova te se si verificano una serie di circostanze. La
persona deve averne bisogno davvero, è l’Albero che decide chi ne è
degno, chi ne ha davvero bisogno e quindi a chi manifestarsi.
Potrebbero cercarlo in mille, ma non si farebbe mai trovare. - Wil
annuì, finalmente un po’ di spiegazioni utili.
- Quello che ho trovato
cercando è stata una profezia, analizzandola sono riuscito a trovare il
posto in cui si sarebbe potuto trovare, una foresta mistica. Non è
stato facile distinguerlo dagli altri. -
- Si manifesta lui. - Ripeté
calmo Allanon finendo di mangiare, bevve dalla borraccia riempita alla
sorgente pura e rimase ad osservare il fuoco perché il viso di Wil non
era ancora sostenibile, ogni volta che lo guardava il ricordo di loro
due avvinghiati che facevano l’amore lo investiva come un treno.
Non cedere mai era più
facile che cedere una volta e tornare poi a privarsene.
Si sentiva come sotto
l’effetto di una crisi d’astinenza, per fortuna non si notava. Wil
riprese:
- Queste... condizioni per
cui Lui accetta di resuscitare la persona... Lui ha sentito in me un
degno fruitore, giusto? - Allanon annuì corrucciato. - Perché quando
sono arrivato mi ha dovuto leggere ulteriormente dentro prima di farmi
accedere alla Sorgente di Vita? -
- Sei tu che ti sei fatto
leggere. - Wil annuì fissandolo sbrigativo.
- Sì certo, ma perché se....
- Allanon sospirò insofferente guardandolo, se ne pentì subito ma
rimase a fissarlo truce facendo forza su di sé.
- L’Albero ti sceglie perché
sei degno e giusto, si fa trovare da te. Ma sei anche tu che devi
accettare l’Albero ed il suo potere. - Wil non capiva e lo guardò
confuso. Allanon aprì le mani come a volerlo strozzare attraverso il
fuoco, prese così la sua attenzione e continuò fissandolo. - Ti dovevi
aprire a Lui ed in questo modo ti sei aperto a te stesso, dovevi essere
consapevole non solo di ciò che facevi ma anche del motivo. L’Albero lo
sapeva, eri tu che non lo sapevi. O meglio non volevi ammetterlo. - Wil
arrossì ed abbassò lo sguardo sul fuoco ricordando cosa aveva detto ed
Allanon che l’aveva visto e comunque sapeva le modalità di
funzionamento dell’Albero, distolse a sua volta lo sguardo.
- Solo per amore. -
- Un amore consapevole. -
- Ci sono tanti tipi di
amore. -
- Quell’amore, Wil, l’amore
assoluto che prende ogni cosa. -
- È tutto qua? Quante
persone amano in questo modo e perdono qualcuno? -
- Deve essere giusto. Deve
essere il destino. Devono esserci delle condizioni. Il modo in cui
l’Albero sceglie è misterioso, so che in molti l’hanno cercato ma in
pochi l’hanno trovato. Goditi la tua vittoria, non succederà più. -
Wil si aggrappò ad un pezzo
particolare e rialzò lo sguardo avvicinandosi circumnavigando il fuoco,
mentre il crepuscolo oscurava lentamente la grotta.
- Hai detto... - Allanon si
raddrizzò vedendolo avvicinarsi e Wil si fermò prima di appiccicarsi
troppo. Capì lì che stava avendo dei problemi con quanto successo fra
loro e ci godette un po’. Allanon sentendolo voleva ucciderlo, ma si
trattenne. - Hai detto che deve essere il destino... significa che non
era giusto che tu morissi... -
Allanon maledì l’attenzione
di Wil per certi particolari, sospirò insofferente e chiuse gli occhi
concentrandosi nel trovare il modo giusto per spiegargli quella parte,
non era facile.
Riaprì gli occhi fissandosi
i palmi delle mani, lo sguardo perso, confuso ed addolorato. Wil che
gli era vicino lo vedeva bene alla luce suggestiva del fuoco e della
notte nella caverna. Voleva abbracciarlo e rassicurarlo ed era
shoccante voler rassicurare Allanon, in che condizioni doveva essere
per avere quel bisogno?
L’umanità del druido, si
disse Wil. In vita nessuno probabilmente avrebbe mai pensato di poterla
vedere eppure era lì davanti a lui, inequivocabile.
- Il mio destino era di
cadere nel sonno druidico, rigenerarmi in una trentina di anni e
ritornare. Non dovevo morire. Il fatto che ho saltato spontaneamente il
sonno, ha fatto sì che morissi prima del mio tempo. - Wil spalancò gli
occhi, Allanon si rifiutava ancora di vederlo ma sentendosi quasi
morire dal dolore nel sentire quelle parole, gli prese il mento fra le
dita e lo girò verso di sé.
Allanon non si oppose e
trovò impossibile, a quel punto, nascondere il proprio smarrimento e
dolore.
- Volevi morire... -
Sussurrò Wil delicatamente e colpito da questo fatto che comunque gli
era passato per la testa per molte volte in quei due giorni. - Dunque
era questo che volevi, rimanere morto. Ma siccome non era il tuo
destino ma ciò che hai scelto tu di testa tua, il destino ha rimesso le
cose a posto usando me. - Allanon piegò il capo a quel punto
togliendosi le dita di Wil dal mento, nel farlo gli prese la mano ma
non fu in grado di lasciarla subito.
- Però se non avessi avuto
la predisposizione giusta ed il sentimento giusto e le giuste
motivazioni, non sarebbe mai successo. -
Wil guardò turbato le loro
mani ed Allanon le sciolse subito allontanandosi da lui di un po’,
doveva ritrovare la propria prigione inaccessibile, come aveva potuto
permettere a quel ragazzo di penetrarla? Ora non se ne andava più.
“Diventa odioso, druido, e
lui ti odierà perché è più facile odiarti che amarti. Così vivere sarà
meno difficile! I legami ti stancano, ti consumano. La solitudine ti
fortifica.”
- Il tuo tempo non era
giusto, ti sei praticamente suicidato, perché? - Wil insistette su
quello, non avrebbe mollato ed era anche alterato. Lui era alterato?
Lui osava essere seccato sul proprio fato?
- Certo, perché ero
maledettamente stanco, Wil, ed odio il fatto che mi hai strappato a
quella pace! Io non... non potevo più continuare a vivere senza potermi
legare perché poi chi amavo invecchiava ed io rimanevo me stesso coi
miei ruoli ed i miei doveri! Sai la sofferenza fisica a cui sono stato
sottoposto in più di trecento anni di vita? E sai cosa significa
viverli sempre da solo e quel po’ di volte che mi sono concesso,
ritrovarmi poi a rinunciare perché la vita ha piani diversi? Ho
accettato il mio destino per trecento anni senza battere ciglio,
facendo quello che dovevo. Poi... - Wil lo capì guardandolo negli occhi
carichi di rabbia e dolore.
- Poi hai incontrato me. Ho
sempre pensato che l’errore con Bandon ti avesse dato il colpo di
grazia, ma poi hai detto che purtroppo quello era il suo destino che tu
conoscevi e avevi cercato di sistemare, senza riuscirci. -
Allanon si alzò in piedi
trovando meno difficile dire certe cose ad una certa distanza da lui e
mani dietro di sé si mosse su e giù vicino al fuoco.
- Bandon è un mio
fallimento, ma è vero che quello era il suo destino. Non è stato lui a
spingermi a saltare il sonno, lui è stata la scusa. - Wil saltò
ostinato in piedi.
- Io! Sono stato io! In
qualche modo io centro! L’altro Allanon, quello senza memoria che
sentiva solo il tuo istinto profondo, ha detto che mi ricambiavi, eri
fortemente legato a me! Questo deve significare qualcosa! Provavi
questo per me e ti sei suicidato! Ma non era il tuo destino ed il fato
ti ha riportato in vita! - Allanon era stanco di dover respingere,
spiegare, rifiutare e parlare. Era estremamente stanco di parlare. Era
stato bene nel silenzio per trecento anni! Perché ora doveva parlare
per forza?
Si fermò davanti a lui
ostinato, non avrebbe mollato e lui era davvero stanco, così
semplicemente lo disse perché lo feriva stargli ancora davanti dopo
averlo posseduto in quel modo.
- Mi sono legato a te ed ho
capito che non potevo ed ero stanco di rifiutare per l’ennesima volta
qualcuno che amavo e volevo. Stanco. Non sarei mai riuscito a rifarlo,
non con te. - quando lo disse, quando lo ammise, una parte di sé si
sentì meglio e leggera, mentre l’altra solo peggio perché non sapeva
cosa avrebbe dovuto fare ora che era vivo.
Cosa voleva il destino da
lui ancora?
Wil era in totale subbuglio
ed ancora pieno di lui e di quel che avevano fatto prima, la voglia di
continuare, di non rinunciare a lui. Si era detto ‘una volta per sempre
mi basterà’, ma poi era peggio, no?
Come non riaverlo?
Gli prese il viso fra le
mani e sorprendendolo gli baciò ostinato le labbra, Allanon
immediatamente lo respinse rabbioso.
- Pensi che per me sia stato
facile arrivare a questo stato? L’ho combattuto in mille modi ed alla
fine non mi erano rimaste armi, ero solo io con la mia verità e non mi
è rimasto che guardarla. È questo che mi hai insegnato, ad accettare la
mia maledetta verità! E l’ho fatto! Tu ora non puoi fare l’opposto! -
- È diverso per me! - Gridò
esasperato Allanon allargando le braccia davanti a lui, poi riprese a
camminare per non guardarlo e non stargli vicino. - Io sono un druido,
sono immortale ed ho altri doveri rispetto alle altre persone, persino
la stirpe degli Shannara ha il dovere di proseguire la propria specie e
quindi gli è permesso innamorarsi e riprodursi! Io non pensavo nemmeno
di essere fertile! -
- Ma invece lo eri, il
destino ha cambiato le carte per te! Ora non sei l’unico druido
rimasto, c’è Mareth! Forse ora è diverso, non puoi sapere! -
- Appunto, non lo posso
sapere e finché non lo saprò devo fare ciò che devo. -
- Tu non devi, tu non devi
niente a nessuno! -
- Se mi hanno riportato in
vita, un motivo c’è e non posso sottrarmi al mio destino. Questa è la
sola verità che conta. Devo capire ciò che vogliono da me. - Allanon
non avrebbe mollato di un millimetro ed era incredibile come ci
riuscisse dopo quello che aveva passato, aveva perfino vissuto i propri
desideri reconditi ed ora lui cercava di opporsi comunque. Come faceva?
Come poteva?
Wil scosse il capo
impressionato dalla sua forza di volontà e senso del dovere e decise di
rispettarlo perché era semplicemente incredibile quel che stava
mostrando in contemporanea alla sua sorprendente fragilità.
Così si sedette di nuovo
vicino al fuoco, poi si voltò di spalle, si mise giù e con un secco:
- Buonanotte, a domani! -
cercò di dormire mentre il fastidio per quello che stava succedendo lo
stava disturbando non poco.
‘Facile’ con Allanon non
esisteva, ma per un momento si era illuso, ci aveva sperato. Che
sciocco era stato.
“Lui non capisce, il destino
dei druidi è servire l’umanità, anteporre il mondo ad ogni altra cosa
personale. Nel momento in cui non siamo capaci di farlo cadiamo ed un
druido che cade, diventa oscuro come quelli che poi sono diventati i
signori del male. Tutti druidi caduti. Io devo fermarmi in tempo finché
sento di poterlo ancora fare. Cosa vuole il destino da me? Non sa, non
sente che sono allo stremo della mia sopportazione?”
Allanon rimase sveglio tutta
la notte a guardare Wil dormire tormentato e rabbioso, poi alle prime
luci dell’alba si alzò silenzioso e cominciò a radunare le proprie
cose. Gli lasciò la borsa che aveva riempito di provviste con l’uso
della magia e la spada di fortuna, ma si prese il cavallo e tirandolo
per le briglie, lo condusse alla strada che saliva a spirale in cerchio
lungo le pareti della caverna. Laddove passava dietro la cascata le
pareti facevano un infossamento per permettere ai viandanti di passare
senza bagnarsi.
Una volta in cima, accostato
al fiume che poi scendeva trasformandosi in cascata, Allanon montò a
cavallo e guardò giù. Wil dormiva e sul sole che si alzava alle sue
spalle in una mattina che sarebbe stata calda, alzò un dito e tracciò
dei segni nell’aria chiudendo gli occhi. Dopo averlo benedetto gli
disse addio, infine partì.