*Eccoci
con un altro capitolo. E' ora di capire per bene Allanon. Abbiamo
seguito Wil e compreso il motivo delle sue azioni, però la ragione per
cui Allanon ha sempre rifiutato Wil e continua a farlo è ben precisa ed
è ora di scoprirlo. Quel che gli rivela la Sacra Luce Madre va
interpretato, ma il druido avrà letto bene le parole trasmessegli?
Ormai il destino è alle porte e il prezzo in ogni caso non sarà facile.
Buona lettura. Baci Akane*
8. LA SACRA LUCE MADRE
"Sento di star cadendo In un mondo Che non posso controllare,
Lo sento chiamare Nella mia anima.
Stringe le mie ossa, Non lascerà andare.
Svegliami. Non vuoi svegliarmi.
Sono intrappolato in un brutto sogno, Intrappolato in un brutto sogno.
Svegliami Voglio sentire il sole.
Mi sento come se fossi congelato, Nessun posto dove fuggire da qui.
Questi muri si stanno chiudendo Chiudendomi dentro. Coprendomi con la paura."
/Bad Dream - Ruelle/
Wil aprì gli occhi di
soprassalto venendo investito da un vento caldo, la sensazione di
essere stato appena coperto da una nube che improvvisa se ne era
andata, lo spinse a cercare verso il cielo.
L’ombra di Allanon come un fulmine saettò via davanti ai suoi occhi, solo la sua schiena a cavallo.
- Merda, Allanon! - Esclamò rabbioso Wil alzandosi di scatto, mentre dentro di sé si sentiva morire in quell’abbandono.
Avrebbe dovuto immaginarlo, ma era arrabbiato con lui la sera prima ed aveva avuto bisogno di staccarsi.
Raccolse in fretta e furia
le cose che gli aveva lasciato e vide che gli aveva riempito la borsa
col cibo, lo insultò per questo suo prendersi cura di lui, poi si mise
a correre su per la strada rocciosa che saliva per le pareti.
“Come può abbandonarmi dopo
che sono stato io a riportarlo in vita? Io mi sono esposto ed abbiamo
appurato dei nostri sentimenti, ma evidentemente non li abbiamo
sviscerati bene! Non voglio niente, non posso pretendere nulla, lo
sapevo che avrebbe fatto così, ha rifiutato tutto per un sacco di tempo
e c’era un motivo. Non sarebbe cambiato nemmeno dopo la morte! Però mi
ero illuso di poter comunque rimanere un compagno di viaggio! Non è
l’essere rifiutato, è l’essere calpestato così come se non contassi
nulla anche se in realtà so che conto! Ed è sconvolgente pensare che
Allanon sia legato a qualcuno, ma prima di morire me lo ha dimostrato,
a me e a Mareth, perciò di che diavolo parliamo? Perché non può? È un
druido ed hanno altre regole? Ebbene, perché lassù hanno permesso
che resuscitasse?”
Wil riuscì a salire la
parete in meno di un’ora andando molto veloce, ma ugualmente una volta
arrivato in cima di Allanon non c’era traccia!
La rabbia per lui aumentò a
dismisura, la rabbia verso sé stesso e questo suo scappare dai propri
sentimenti. Non dovevano sceglierlo insieme?
Come poteva lasciarlo
indietro così? Come? Non glielo avrebbe mai permesso, ora lo sapeva.
Avrebbe fatto di tutto per ritrovarlo, di tutto.
Dopo essersi arreso a quel che provava, come pretendeva ignorasse tutto così?
“Avevo ragione a rifiutarlo! Ora che l’ho accettato che cosa ho ottenuto? Un abbandono che fa male!”
E Wil sapeva che se non era
destino non ci poteva fare nulla, ma il destino avrebbe dovuto
dirglielo in faccia che loro due non dovevano stare insieme!
“Uno Shannara ed un Druido saranno sempre destinati uno all’altro! MI SENTI ALLANON? SO CHE MI SENTI!”
Il pensiero furioso di Wil
volò fin da Allanon a qualche miglia di distanza che correva sul suo
nero destriero verso la fortezza dei druidi, dove a suo tempo aveva
ritrovato il codice di Paranor.
Sicuramente era stata
riposta là la sua spada, una volta ricongiunto ad essa si sarebbe preso
del tempo nella fortezza per capire quale fosse il suo destino e cosa
mai volessero da lui ancora, poi probabilmente sarebbe andato alla
ricerca di Cogline e Mareth, sicuramente insieme per l’addestramento da
druidi.
Aveva le idee chiare per
quanto confuse, ma sentire il pensiero potente e disperato di Wil lo
fece rallentare e stringere gli occhi sentendo un dolore interiore
infinito.
“Quanto può essere giusto
qualcosa che mi impedisce di adempiere al mio dovere di druido?” Ma poi
continuò con le domande che turbinavano nel suo animo in subbuglio: “E
la rinuncia a Wil non è troppo rischiosa comunque? In entrambi i casi
sono troppo vicino alla mia caduta, è per questo che ho
intenzionalmente permesso alla mia morte di sopraggiungere. Per
proteggere il mondo da me.” L’ultima della serie fu non meno
importante, la fece sollevando il viso verso il cielo mentre riapriva
gli occhi, lasciando che l’aria che lo schiaffeggiava gli asciugasse le
lacrime sulla soglia delle ciglia nere.
“La magia ha un prezzo, cosa mi chiederanno per questa rinascita?”
Allanon volò come un lampo alla fortezza di Paranor in sella al suo cavallo che non correva così dai tempi immemori.
Per quando Wil sarebbe arrivato, lui se ne sarebbe già andato.
Scese da cavallo e appena messo piede sul suolo di terriccio, un senso di grandezza e potenza lo invase.
Era incredibile, non sapeva
descriverlo e ricordava bene le volte che era stato lì nei suoi
lunghissimi anni di vita, ma quello era diverso. Quello era come
tornare a casa dopo averla abbandonata per sempre e quella casa era
così cara.
Ad Allanon salì un nodo agli
occhi e si asciugò le lacrime che scendevano mentre chinava il capo e
chiedeva il permesso alla sacralità del luogo più forte di tutti i
tempi, di permettergli di entrare.
Entrato in comunione con la
fortezza di pietra, sentì poi come se qualcosa si sbloccasse ed aperti
gli occhi, Allanon si poté avvicinare alle pareti esterne. Vide
piantata la propria spada che lo chiamava, si avvicinò e con le dita
indolenzite la toccò, una scarica elettrica lo attraversò diventando
violenta una volta che l’ebbe stretta nel palmo. Quando la potenza in
lui fu tale da sentirsi esplodere, la estrasse e solo fra le sue mani
essa vibrò e brillò come se si rigenerasse. Le incisioni nella lama
divennero infuocate rinnovandosi, Allanon l’appoggiò alla propria
fronte inginocchiandosi, chiuse gli occhi e si lasciò avvolgere dal suo
potere che completò la sua rinascita.
Fu come essere trasportati
in un altro universo, per un momento si sentì strappare e solo quando
sentì una delle incisioni roventi bruciargli la fronte, si staccò
tornando alla realtà profondamente scosso.
Gli era mancata la sua spada, la magia, la propria essenza.
Non poteva negare che gli
piacesse, avere la magia nel sangue come l’aveva lui gli impediva di
stare male in essa, però appena la sensazione sconvolgente si quietò,
il pensiero di Wil tornò a turbarlo e con la tempesta nel cuore si
rialzò entrando nella fortezza dove la porta di pietra si schiuse a
lui, come se l’avesse aspettato trepidante, come se lì tutto fosse vivo
e traboccante di magia.
L’interno della fortezza era
in rovina ed abbandonato, l’ultima volta ci era entrato con Wil e
Mareth per affrontare Bandon e fermare il suo folle piano di resuscita
del Signore degli Inganni. Lì aveva trovato la morte Flick, il suo caro
amico.
La vita scorreva inesorabile
intorno a lui e nelle persone che aveva amato. Ripensò a Pyria, l’aveva
amata, aveva dato vita a Mareth a sua insaputa e poi lei era
invecchiata ed infine morta in quel modo atroce davanti ai suoi occhi.
Non avrebbe mai più permesso
una cosa simile. Per ogni dolore del genere che sopportava, una parte
di sé moriva e lasciava spazio alla propria caduta.
Non avrebbe dato
consapevolmente vita ad un nuovo Signore Oscuro, non avrebbe permesso
alle tenebre di avvolgerlo. Non avrebbe affidato a Wil e Mareth
l’ingrato compito di ucciderlo. Quello era troppo.
Allanon era certo che il suo destino era di concludere il suo cammino, come poteva essere diversamente?
Eppure ora era lì, vivo. E per giunta in quel modo, tramite un mezzo che resuscitava solo se era giusto davvero.
Allanon camminò piano con la
spada chiusa e messa via, ad ogni passo sentiva la magia scorrergli
dentro e rigenerare tutto ciò che portava addosso. Ben presto gli abiti
da druido lunghi e neri tornarono come se non l’avessero mai
abbandonato e quando fu davanti all’altare circolare, a suo tempo
trasformato in prigione per lui e Bandon, il luogo più sacro e forte
della fortezza, Allanon si sedette al centro con le gambe piegate sotto
di sé, la mani sulle ginocchia, gli occhi chiusi. La luce mistica
dall’altro lo colpiva abbracciandolo dolcemente come se fosse una
madre, Allanon chiuse gli occhi, si rilassò e si lasciò cullare dalla
sacra luce madre dei druidi.
Era ora di interrogarla per
capire cosa chiedeva ora il proprio destino. Era ora di assicurarsi che
la propria vita non fosse un pericolo per l’umanità.
Wil aveva recuperato un
cavallo e si era precipitato a Paranor dove vi era stato la prima volta
con Allanon ed anche la seconda, per tentare di sconfiggere Bandon e
salvare Flick. Era stata una missione fallita sotto tutti i punti di
vista e grazie alla propria inefficacia, aveva permesso al Signore
degli Inganni di rinascere e successivamente di uccidere Allanon.
Per tutto il viaggio aveva pensato a lui, ai propri sentimenti e a quello che l’altro Allanon gli aveva detto.
Non poteva essere che una
persona rinunciava a sé stesso per sempre, ci doveva essere un
compromesso. Ora che aveva affrontato la propria verità che cosa
avrebbe dovuto farsene?
Ok, voleva chiuderlo fuori
per sempre? Doveva dirglielo e dirgli anche il motivo ed ammettere ad
alta voce che lo amava e non poteva stare con lui e fargli capire
perché.
Wil non aveva voluto
arrivare a parlare di quelle cose, ma il famoso destino in qualche modo
aveva insistito ed ora ne avrebbero retto tutti le conseguenze.
Cosa se ne faceva del loro ammettere ciò che provavano uno per l’altro senza viverlo?
Sul serio la rinuncia era la risposta? E perché allora resuscitarlo ammettendolo a forza?
Fermò il cavallo stupito di
trovare ancora quello di Allanon, convinto che non sarebbe mai arrivato
in tempo, che una volta recuperata la propria spada se ne sarebbe
subito andato. Eppure era lì.
“Che sia successo qualcosa?”
Wil scese in fretta e furia
dal proprio destriero correndo verso l’ingresso della fortezza, teatro
di combattimenti e rivelazioni dolorose ed anche gravi perdite.
L’ingresso si schiuse a lui
come se l’aspettasse, Wil entrò di corsa, agitato, convinto di vedere
uno scenario accattivante ed invece con sua somma sorpresa il silenzio
e la tranquillità lo accolsero.
Niente di diverso rispetto all’ultima volta che era stato lì.
Si fermò alla ricerca di
Allanon e lo vide seduto sulle ginocchia in una posa meditativa al
centro del cerchio di luce, sull’altare in mezzo all’enorme stanza in
disordine ed in rovina.
Wil lo stava per chiamare, ma capì che era caduto in uno stato meditativo molto profondo e che non avrebbe risposto.
“In ogni caso è meglio che non lo svegli, potrei fare danni. Quanto rimarrà così? Beh, mi troverà qua!”
Wil contento di averlo
beccato, si guardò intorno più tranquillo dando un’occhiata a quel
posto che non aveva mai avuto modo di curiosare a dovere.
C’era tutto il sapere del
mondo, in quel posto. Ricordava le parole orgogliose con cui Allanon
glielo aveva presentato a suo tempo.
Wil sorrise prendendo uno dei libri buttati all’aria con iscrizioni druidiche. Nessuna in lingua umana o a lui leggibile?
Wil ne cercò altri e si
perse in quell’attività fino a che un rumore alle sue spalle destò la
propria attenzione, quando si girò per vedere era troppo tardi.
Improvvisa e violenta un’ondata lo afferrò e lo sollevò in aria, infine
lo conficcò contro una delle pareti laterali della fortezza. Il dolore
alla schiena e alla nuca fu lancinante, provò a muoversi ma fu
impossibile, era come congelato. Respirava a fatica, provò a chiamare
Allanon ma la bocca era bloccata, così cercò di concentrarsi deviando
la propria mente dal dolore che sentiva e dalla mancanza di aria. A
momenti sarebbe svenuto, quanto per morire?
“Calma Wil, devi chiamare Allanon, chiamalo! Lui ti sente!”
Con le ultime forze, Wil riuscì a concentrarsi sul druido e a chiamarlo per nome, infine il buio lo investì.
“Non so come procedere.
‘L’hai sempre saputo.’
C’era sempre una minaccia a
richiamarmi. Ora è diverso. Ero morto e sono resuscitato per vostra
volontà, cosa devo fare? Perchè sono rinato?
‘Perché hai voluto morire, Allanon?’
Perché ero stanco e non ce
la facevo più a rinunciare a quel che desideravo per il bene supremo.
Ci sono riuscito per trecento anni, ma ogni rinuncia è sempre stata
troppo dolorosa. Ed ora sentivo di essere vicino al mio crollo. So cosa
succede quando un druido crolla. Non potevo permettere di dare vita ad
un altro signore oscuro.
‘La tua motivazione è nobile, ma non per questo ti era concesso il permesso di unirti alla pace eterna.’
Perché no? Se rischio la caduta, non devo proteggere l’umanità?
‘Non spetta a te decidere come l’umanità va protetta. Tu sei al servizio del bene, ricordi?’
Lo so, per questo io...
‘Allanon, perché hai voluto morire?’
Ve l’ho detto. Perché ero stufo di rinunciare...
‘A chi?’
...
‘A chi, Allanon?’
A Wil. Il mio cuore si è
legato a quel ragazzo non come si era legato agli altri Shannara o alle
altre persone che ho amato e che sono riuscito a lasciare indietro. Con
Wil sentivo che era diverso, non riuscivo a lasciarmelo indietro anche
se era giusto. Sapevo cosa comportava.
‘Il compito dei druidi è
proteggere l’umanità dal male, ma ora quel compito è passato al nuovo
druido, gli hai affidato tu il compito, ricordi?’
Sì, Mareth. Ma perché dunque sono rinato?
‘Allanon, hai dato tanto al
mondo, sei stato un bravo druido. Ogni sacrificio ti è costato caro ed
è sempre servito all’umanità.’
Era il mio dovere.
‘E saresti disposto a continuare col tuo dovere?’
Lo farei con la paura nel cuore di diventare il nemico supremo di questo mondo.
‘Eppure nonostante ogni ragione che ti ha spinto a scappare, lo faresti se te lo chiedessi.’
Sì, lo farei se me lo chiedessi perché sono nelle tue mani.
‘La magia ha un prezzo, Allanon, lo sai.”
Lo so, quale prezzo mi chiedi?
‘Lo scoprirai presto.’
Cosa devo fare, dunque?
‘Devi fare ciò in cui credi.’
Non è una vera risposta!
‘È la sola risposta che
avrai. Ma voglio che ricordi questo, Allanon. Ogni scelta ha un prezzo,
per poter fare ciò in cui credi, dovrai pagare il giusto prezzo.’
Sono pronto.”
Ma Allanon non lo era e lo sapeva lui come la Sacra Luce Madre dei druidi.
Eppure che lo fosse o meno, in quel momento la voce di Wil lo chiamò penetrandolo come una lancia spianata.
Quando lentamente riemerse
dalla meditazione, era più pieno di domande che mai e aveva la strana
sensazione che qualcosa stesse succedendo, turbato dalla chiamata di
Wil. Pensava di aver interpretato bene le risposte strane della luce,
anche se rimaneva una sorta di sospeso che lo inquietava. Non sarebbe
dovuta finire così.
Gli sembrò di riemergere da
un’apnea sottomarina, aprì gli occhi allungando il collo ed il capo
all’indietro, prese lunghe boccate d’aria, ma appena mise a fuoco
l’ambiente circostante, realizzò il senso della voce di Wil nella
propria mente, egli infatti era conficcato nella parete da una forza
ultraterrena invisibile che lo imprigionava. Scattò subito in piedi
correndo da lui cercando di capire cosa succedesse, Wil era svenuto, lo
toccò per vedere se era vivo, il cuore batteva, ma respirava troppo
poco. Stava per morire.
- Wil! - Lo chiamò, poi la voce della Sacra Luce Madre risuonò nella mente.
‘Abbraccia il tuo destino, Allanon!’
Allanon si tese indietreggiando mentre non voleva capire cosa gli chiedeva.
- Cosa dovrei fare, ucciderlo? -
Chiese inorridito, incapace
di concepire una cosa simile non solo perché era Wil, ma perché non si
era mai sentito di un druido buono che uccideva uno Shannara.
‘Lui è il centro del tuo
presente, la roccia in mezzo al tuo cammino. Tu solo sai cosa devi fare
ora e solo se lo farai sarai libero.’
- Libero... - Allanon non
poteva credere che non gli chiedesse semplicemente di abbandonarlo come
era successo con Pyria, ma addirittura di ucciderlo.
Non avrebbe mai potuto.
Allanon non brandì nemmeno
la spada che rimase nella cintura, scosse il capo fissando torvo e
arrabbiato il viso svenuto di Wil.
Stava morendo, se non avesse fatto qualcosa sarebbe morto e sarebbe stato come se l’avesse ucciso lui.
Non poteva concepire la sua morte, poteva concepire la propria, ma non la sua.
Forse il destino riteneva
più importante Allanon di Wil, ma non ci poteva comunque credere e non
poteva credere che se l’avesse ucciso avrebbe risolto ogni problema.
“È una prova. Se lo uccido
mi libero? Oppure divento schiavo delle tenebre? Non posso vivere con
la consapevolezza di essermi liberato uccidendolo, non sarei libero
davvero. Sarebbe l’inizio della mia caduta. Anche la sua vita può dar
vita alla mia caduta, ma di certo la sua morte accelererà i tempi. Non
so quale sia la risposta e la mossa giusta, ma una cosa è certa.”
Allanon senza più esitare
alzò la mano su Wil, aprì le dita e chiudendo gli occhi si concentrò su
di lui, poi ruggì ‘liberalo’ in druidico. Un vento potente scaturì da
lui come un’onda d’urto che tutto investì.
Quando si quietò, Wil cadde
giù dal buco nella parete. Allanon lo prese al volo fra le proprie
braccia e mentre lo sentiva tornare a respirare, strinse gli occhi.
“Che il destino mi perdoni,
penso d’aver fallito la prova e deluso tutti. Ma non potevo, che mi
perdoni. Non potevo lasciarlo morire. E se questo è l’inizio della mia
caduta, troverò Mareth e la istruirò affinché sia in grado di
affrontarmi ed uccidermi. Non posso credere che il destino abbia voluto
questo per me, che fosse meglio riportarmi in vita così a questo
prezzo. Non ci posso credere.”
Per Allanon, profondamente
sconvolto dalla prova appena subita, non era chiaro l’esito e convinto
d’aver fallito cercava subito una soluzione a quello che era sicuro
sarebbe avvenuto.
“E Wil l’aiuterà ad
uccidermi quando cadrò. Perciò lo addestrerò bene. Parla del prezzo da
pagare per il mio destino, ebbene evidentemente il mio destino era
questo. La caduta. Ma sono l’unico in grado di salvare il mondo, li
renderò più forti che mai e quando mi rivolterò contro di loro,
riusciranno ad uccidermi. Non so perché questo debba essere il mio
destino, ma abbraccio la mia verità come ho sempre fatto.”
Per Allanon da lì iniziava
la fine, quella vera, peggiore di tutte e più amara. Ma prima della sua
apoteosi, tutti gli attori in causa sarebbero stati pronti, più pronti
che mai. Ognuno il proprio ruolo, era ora di accettarlo invece di
scappare.