*Ecco l'epilogo, questa è proprio la fine. Daisy e Grant si sono finalmente rivisti e sono a dir poco esplosi insieme, riprendiamo il momento finale con un Grant emozionato che ha fatto per la prima volta l'amore e sperimenta qualcosa di nuovo e bellissimo. Poi c'è un salto di tempo di sei mesi, vediamo come sono andati avanti dopo quel momento e come procederà la loro vita. Ovviamente essendo che ho totalmente ignorato gli eventi della quinta stagione, ho ignorato anche tutto il macello derivato da Infinity War. Grazie per avermi seguito, spero che la fic sia piaciuta e se volete sapere cosa scrivo e dove pubblico, basta seguirmi alla mia pagina. Buona lettura finale. Baci Akane* 

EPILOGO.

LE DIFFERENZE CHE CONTANO


"è una meravigliosa, meravigliosa vita "
- Wonderful life - Zucchero -


Ancora non capiva cosa era successo e dove fosse, rimase immobile a respirarle addosso, la bocca sul suo collo, le mani ai lati del suo corpo, sul letto, mentre lei l’avvolgeva con le braccia e le gambe, dolcemente, delicatamente, baciandogli l’orecchio e sussurrando che andava tutto bene.
Quando si sollevò stremato a guardarla da vicino, realizzò che stava piangendo. Non proprio un pianto vero, ma gli erano uscite delle lacrime e lei sorrise dolcemente carezzandogli il viso.
- Ti sei emozionato così tanto... - Lui annuì capendo che doveva essere così, sconvolto da quanto bello poteva essere la vita, essere uomini.
- È meraviglioso... - Mormorò sulla sua bocca, ancora shoccato.
- Il sesso? -
- È questo il sesso? - Lei annuì sorridendo mentre ancora gli carezzava il viso e le guance bagnate.
- Intendevo essere vivi, essere uomini. È meraviglioso. Non voglio smettere, voglio tutto quello che può darmi questa vita. Le gioie, i dolori, le difficoltà ed i piaceri. Tutto. E lo voglio con te. Posso averlo con te? - Lei sorrise mentre si emozionava a sua volta.
- Sei sicuro? Hai avuto molto tempo per rifletterci, ora sei nel pieno dell’esplosione ormonale, queste sono le endorfine, ti fanno sentire tutto bello, anche un calcio nelle palle, non puoi riflettere lucidamente... - Cercava di pensarci lei mentre lui le era ancora dentro e lei lo abbracciava.
- L’avevo già pensato da un po’, era il discorso che ti volevo fare prima di questo, ma ora ne sono sicuro. Voglio tutto e lo voglio con te. -
Lei lo baciò dolcemente in risposta mentre sentiva una strana gioia salirle dentro, sapeva che era tutto edulcorato dal sesso appena consumato, ma sperava ugualmente che fosse una decisione che poi sarebbe rimasta nel tempo e che non se la rimangiasse.
Lui scivolò giù e si stese supino mentre lei gli saliva sul petto, l’avvolse con un braccio cercando le lenzuola che si tirò coprendo entrambi.
- Questo tempo separati mi ha fatto capire cosa significhi. Non sei solo la mia guida, anche Coulson e May lo sono, ma non ho mai voluto in tutto questo tempo quello che voglio con te. Non so cosa sia e perché, ma voglio molto di più da te e per te. È diverso. Non riesco ad emozionarmi con loro, non mi mancano gli altri. Quando ti ho rivisto quel che provavo il giorno in cui ci siamo separati era immutato. Voglio approfondire tutto con te. tutto. Non so dove si può arrivare e cosa sia o perché, ma non voglio smettere. Ti va bene? - Chiese piano avendo voluto approfondire quel che provava di proposito, capendo che per convincerla doveva usare più parole di quelle che era portato normalmente a fare.
- Perciò vuoi anche essere un agente, oltre che il mio ragazzo? - Chiese lei per esserne sicura, il cuore in gola sentendo quella dichiarazione mentre si ripeteva di fargliela rifare l’indomani, senza maledette endorfine.
- Sì, lo voglio. - Lei sorrise e sospirò sollevata, poi si sollevò sul gomito e lo guardò steso sotto di sé, lui l’accarezzò come se fosse la cosa più preziosa del mondo.
- È un percorso lungo, quello dei sentimenti e dei legami, siamo appena all’inizio, non ne sai ancora niente. Ma diciamo che stai seguendo i tuoi istinti, è come un colpo di fulmine, fra noi è sempre stato così e forse i legami sono scritti nei nostri DNA, non sono casuali. -
- Noi siamo fatti per stare insieme? - Chiese lui traducendo in poche parole tutte le ventimila usate da lei, come al solito. Lei rise alla sua tipica capacità di sintesi a cui era subito tornato, poi gli carezzò la guancia con la bocca.
- Praticamente sì. - Poi aggiunse.  - Voglio esplorare con te questa teoria, ti va? - Lui sorrise ed annuì.
- Non vedo l’ora. Qualunque cosa succeda alla mia strana vita anomala, voglio affrontarla con te. So che è presto per questi discorsi, ma ora voglio questo. - Daisy non ribatté più, la sola cosa era vivere, continuare a fare esperienze giorno dopo giorno, scoprire cos’era la vita, cos’erano i desideri, le voglie e sperimentare sulla pelle.
Il tempo avrebbe mostrato ogni risposta.
 

- Daisy, l’hai promesso. - Disse Grant con un delizioso broncio, quando lei lo guardò si soffocò con la bevanda che stava mandando giù per rinfrescarsi dal caldo soffocante. Aveva di nuovo l’aria da cucciolo e non la faceva nemmeno di proposito. Non aveva idea di come si facevano certe cose di proposito, non lui. Questa differenza era una delle sue preferite.
“Quanto amo la sua spontaneità e la sua innocenza!”
Si disse fra sé e sé Daisy tornando alla vita dopo essere quasi soffocata. Gtant si avvicinò preoccupato.
- Tutto bene? - Lei annuì sorridendo felice e gli carezzò la guancia.
- Sì, tutto bene, è che a volte fai di quelle espressioni che mi fanno impazzire. -
- Tipo questa? - Chiese senza cambiarla. Lei annuì e rise.
- Se lo fai apposta ti uccido! - Lui si aggrottò senza capire.
- Come si può farlo apposta? - Daisy scosse la testa e gli diede una sonora pacca sulla spalla.
- Non sei per niente portato per fare la spia, interpretare delle parti per te è qualcosa che è lontano anni luce! - Lui non poteva immaginare perché per lei fosse un enorme pregio, ma era chiaramente un’altra delle preziosi differenze dall’altro Ward.
Qualcosa di lui l’aveva amato e le era rimasto dentro in un angolo nascosto di sé, tramite quel rimpianto che Aida nel Framework aveva cancellato.
E probabilmente era lì in lui, ora, quel qualcosa che lei aveva amato, immutato. Come se fosse nel loro DNA.
- Spero di avere altre doti. - Disse lui cingendola con le sue braccia forti. Lei sollevò le proprie oltre la sua testa e le appoggiò sulle spalle, la bevanda dimenticata in mano. Fece un sorrisino divertito mentre lui era deliziosamente malizioso.
“Dote immutata, una di quelle che mi piacevano nell’altro Ward!”
Ormai dopo sei mesi si era forgiato nella sua personalità autentica, le esperienze fatte erano tante e fra le più disparate, non solo professionalmente parlando.
Adesso tutto quel che si era evidenziato in lui era reale ed autentico ed affidabile. Così come i suoi sentimenti, il rapporto, i legami.
Ormai Grant era Grant, non aveva bisogno di sperimentare e provare e andarci piano.
Daisy lo scrutò soddisfatta ed alla fine decise di accontentarlo.
- Oh no, ne hai molte. Sei un agente d’azione fantastico, ma ancor più incredibili sono le tue doti organizzative e ideative. I piani che tiri fuori tu anche sotto pressione di rado hanno delle falle! - Grant ridacchiò ma scosse il capo baciandole le labbra per fermarla dal parlare a macchinetta.
- Grazie, ma non intendevo le doti d’agente... - Daisy si godette i suoi dolci baci ripetuti ridacchiando a sua volta.
- Vuoi forse dire delle tue qualità nel convincere gli altri a fare quel che vuoi tu senza rigirarteli con mezzi sporchi? - Grant aveva il dono dello sguardo. Non doveva fingere e inventarsi bugie per far fare agli altri quel che voleva, non era capace di mentire. Apprendeva immediatamente, ma non poteva fare finta su qualcosa. Questo non significava che se doveva mentire ai superiori non ne fosse in grado, quello era un altro discorso.
Sotto copertura era un disastro, per coprire la squadra o salvarsi la pelle era eccezionale.
Insomma, le doti non gli mancavano davvero, ma per convincere a lui bastava guardare qualcuno e aspettare, alla fine le gente magicamente lo accontentava.
- È lo sguardo da cucciolo, comunque! - Disse lei arricciando il naso in una smorfia deliziosa mentre lui continuava a baciarle la bocca.
- Perciò ti ricordi la promessa che mi hai fatto? - Lei sospirò ed annuì chiudendo gli occhi, appoggiando la fronte sulla sua guancia.
- Sì sì, certo. Hai ragione. Andremo in vacanza. Penso di non averne mai fatta una. Possiamo permettercelo, è un periodo mediamente buono, i ragazzi terranno sotto controlla la situazione e se si troveranno in qualche emergenza sapranno cavarsela. Ma sì, andiamo via qualche giorno. -
- Qualche? - Chiese lui inarcando le sopracciglia deluso, mentre la guardava. Lei rise e scosse il capo sospirando mentre sollevava gli occhi al cielo.
- E va bene, due settimane! Come promesso! Una bella vacanza, staccheremo la spina e gli altri si arrangino! Hai ragione, bisogna prendersi cura di sé stessi, ricaricarsi! -
- E passare del tempo con chi ami al di fuori delle missioni pericolose e del dovere! - Daisy scoppiò a ridere pizzicandogli le guance.
- Senti tu, mi pare che lo svago non ci manchi! Da quando sei entrato nella mia vita mi sono impegnata per farti provare anche le cose piacevoli al di là dei doveri! Perciò non lamentarti! -
La differenza sostanziale con l’altro Ward era stata questa. Lui aveva sperimentato anche cose piacevoli e belle, persone buone e gentili, aveva avuto una famiglia adottiva reale ed in gamba e non era stato plagiato sulla base del dovere e basta.
Ora era un uomo a tutti gli effetti, solo che non aveva tecnicamente nemmeno un anno di vita.
“Beh, sei mesi allo Shield sono come sei anni di vita normale, quasi!” Pensò divertita Daisy mentre lo baciava sbrigativa e si scioglieva per andare a confermare le ferie che aveva domandato già mesi prima.
Lui soddisfatto la seguì con un bel sorriso radioso che colpì tutti quelli che lo incrociarono.
- Ce l’hai fatta alla fine? - Chiese Simmons divertita. Grant annuì vittorioso.
- Finché non partiamo non canto vittoria, ma penso che sia la volta buona! - Rispose allegramente Grant, Fitz sgomitò la sua ragazza.
- Dovremmo prendere esempio da loro e andare in vacanza anche noi prima che qualche catastrofe ci distrugga di nuovo, no? - Grant lo guardò perplesso e Simmons ridendo nervosa cercò di sminuire quella sua fissa:
- È convinto che l’universo ce l’abbia con noi e non vuole che stiamo insieme... - Si guardò bene dal dirgli che il primo segno glielo aveva dato proprio Ward quando li aveva inabissati nell’oceano per, a sua detta, salvargli la vita.
- Queste cose non esistono! - Rispose pragmatico. - In realtà è il vostro lavoro, anzi, per la precisione le ore eccessive che spendete allo Shield, non l’universo. Dovreste prendervi più pause e rinunciare a qualche missione. Magari voi siete i migliori, ma non gli unici. Insomma, se la vostra priorità è stare insieme... - Quel Grant era positivo e più aperto alle conversazioni ed ai dialoghi e, soprattutto, molto più ottimista e pacifico. Simmons lo guardò meravigliato dimenticandosi di nuovo e sempre più da chi proveniva e tutte le titubanze avute all’inizio.
Fitz era stato il primo a scindere i due Ward in modo netto, poi chiaramente Daisy era stata la seconda perché avevano vissuto insieme. May era stata la più ostica, non che Coulson ci avesse messo tanto di meno, solo un po’. Simmons aveva faticato molto anche lei, ma alla fine si erano convinti tutti perché quel Grant era davvero abissale rispetto all’altro, nonostante certe caratteristiche e doti identiche.
- Sono degli ottimi consigli, penso che li prenderemo in considerazione davvero. - Rispose Simmons sorridendo dolcemente. Lui annuì.
- Perciò divertitevi e non accendete per nessuna ragione i cellulari. Tanto se abbiamo bisogno di voi vi troviamo noi! - Disse Fitz dandogli una pacca sulla spalla candidamente. Grant lo guardò per nulla felice di quell’eventualità, ma Simmons lo rassicurò subito.
- Vedrai che ce la caveremo! - Grant lo sperò sentitamente.

- Le ferie sono confermate, andate pure, ve le meritate. Ormai lui è un agente al cento percento operativo, non è nemmeno tenuto più sotto controllo dai superiori. - Disse Coulson tranquillo, Daisy sorrise felice.
- Sono un po’ preoccupata all’idea di partire, ma lui ci tiene molto... è strano che sia lui a volersene andare in vacanza, una volta sarebbe successo l’incontrario, no? - Daisy partì con la sua solita parlantina e Coulson annuì sorridendo felice di quelle differenze.
- Anche May ormai non fa più paragoni con l’altro Ward e se lo fa lei, significa che ha passato al cento percento l’esame! - Daisy rise.
- Quello più duro! - Lui rise con lei concordando, poi si spensero ricordando come si erano sentiti quando l’avevano rivisto per l’ennesima volta sei mesi prima.
- Come cambiano le cose nel tempo. Fra i mille Ward visti non avrei mai pensato di essere felice di riaverlo con noi. Lui... è l’agente che ho sempre sperato di avere. Quando ho formato la squadra la prima volta non ho esitato a richiedere lui. All’epoca ho pensato che fosse perché era il migliore, ma è diverso. Lui... - Coulson esitò cercando di ricordare cosa aveva provato e sentito nel sceglierlo e Daisy trattenne il fiato. C’era sempre una sorta di malinconia quando si parlava di Ward, oltre che rabbia e rancore. Ma ora questo Grant aveva cancellato molte cose, come se le avesse non proprio corrette, ma migliorato i ricordi ed i sentimenti, come se ora ripensare a lui non fosse così complicato.
- Lui aveva qualcosa, dentro. Ed io l’ho scelto per quello. Perché non era solo il migliore agente oltre a May. Ma aveva bisogno di appartenere ad una famiglia. Come me, come May, come quei due geni fuori dal mondo... come te... - Daisy sorrise dolcemente.
- Ha fatto un eccellente lavoro nel dare una famiglia a tutti, ci ha salvati e migliorati. Ed anche con lui, alla fine, ci è riuscito. Anche se con un po’ di ritardo... - Coulson sorrise felice di aver messo in qualche modo le cose a posto. Non era il vero Ward, ma aveva pur sempre qualcosa di lui.
- Buone vacanze, divertitevi. - Disse infine Coulson salutandola.
Lei annuì e lo ringraziò, poi uscì dal suo ufficio sorridendo nel vedere Grant e May parlare in modo del tutto normale, una bella espressione serena sugli occhi di lui, quell’espressione che colpiva sempre May.
Poi si salutarono, lui le venne incontro illuminandosi di nuovo e si fermò davanti a lei.
 - Tutto a posto? - Daisy annuì, sorrise e poi gli prese la mano avviandosi con lui verso gli spogliatoi per cambiarsi e recuperare le loro cose.
Finalmente un po’ di tempo per loro, solo ed esclusivamente per loro.

A volte dalle cose brutte potevano nascere cose belle.