WARD 2.0
1. NUOVE OCCASIONI



"Ricordavo cieli neri I fulmini tutto intorno Ricordavo ogni lampo Mentre il tempo iniziava ad offuscarsi Come un segno sorprendente Che il destino mi avesse finalmente trovato E la tua voce era tutto ciò che sentivo (E diceva) che ottengo quello che merito Quindi dammi una ragione Che dimostri che sbaglio Che lavi e pulisca questo ricordo Lascia che le tempeste attraversino la distanza nei tuoi occhi Dammi una ragione Per riempire questo buco Per collegare lo spazio in mezzo Lascia che ce ne sia abbastanza per raggiungere la verità che mente Attraverso questa nuova divisione Non c’era nulla in vista Se non ricordi abbandonati Non c’era nessuno luogo in cui nascondersi Le ceneri cadevano come neve E la caverna scavata In mezzo della quale eravamo in piedi E la tua voce era tutto ciò che sentivo (E diceva) che ottengo quello che merito In ogni perdita, in ogni bugia In ogni verità che negheresti E ogni rimpianto, e ogni addio Era un errore troppo grande da nascondere E la tua voce era tutto ciò che sentivo (E diceva) che ottengo quello che merito"
- Linkin Park - New Divide -

Di sicuro sarebbe stata l’ultima cosa che in tutta la sua vita si sarebbe ancora aspettata di vedere.
Quel viso che ormai aveva osservato attentamente in ogni sua sfumatura e modalità, quel viso che l’aveva ferita a morte tante volte in tanti modi, almeno quanto l’aveva fatta sospirare profondamente.
Quel viso era lì, ora, davanti ai suoi occhi. Di nuovo.
Daisy si fermò un istante e fu certa d’aver mancato dei battiti, estremamente certa.
Sapeva che non era possibile, ma chiaramente la sua mente non collaborava, si sentiva intorpidita, spenta, scollegata, catapultata in un altro universo e spazio.
Eppure lui era lì, era lì davvero, per l’ennesima volta. Ma questa aveva qualcosa di diverso, lo notò subito.
L’atteggiamento, lo sguardo... lui... esitò prima di parlare e reagire.
Lui era spaventato, smarrito, confuso.
Grant Ward era in piedi davanti a lei, fermo sotto la pioggia, bagnato fradicio come un pulcino, un po’ di leggera barba sul viso, i capelli neri corti spettinati che gli stavano giù in disordine, lo sguardo che non avrebbe mai dimenticato ed infine il suo corpo. Nudo. Interamente ed irrimediabilmente nudo.
Daisy inghiottì a vuoto e si aggrottò shoccata.
- Ward... - Mormorò lei con un filo di voce, mentre sentiva che il mondo le crollava addosso per l’ennesima volta. Impossibile vederlo ancora lì, impossibile davvero.
Lui la guardò smarrito come se non avesse idea di che cosa dicesse.
- Ward? - Chiese lui di rimando, con voce incerta, bassa. Daisy batté le palpebre ed in un secondo momento, sotto lo scroscio intenso della pioggia che le batteva addosso, realizzò cosa significava quello sguardo.
- Hai perso la memoria... - Lo capì in un attimo come un fulmine che sembrava dovesse abbattersi insieme alla pioggia. Daisy aspettò un tuono ed un lampo che non arrivarono, lui si strinse nelle spalle muovendo un passo verso di lei che alzò istintivamente le mani per attaccarlo con le sue onde vibranti.
Grant si fermò subito senza sapere il motivo per cui doveva sentirsi minacciato dalle sue mani alzate, lei ebbe conferma che sicuramente non poteva essere veramente lui e la prima cosa che le venne in mente fu che fosse un replicante.
- Sei un replicante, un androide... ti hanno programmato per farmi abbassare la guardia, qual è il tuo scopo? Cosa ti hanno inculcato di farmi? - Daisy sentendosi ferita a morte nel vedere ancora Grant lì davanti a lei dopo tutto quello che aveva passato a causa sua, diretta o indiretta che fosse, si mise in attacco per difendersi.
Grant rimase alzò le mani proteggendosi da qualcosa che ancora non capiva.
- Replicante? Programmato? Di cosa parli? Io... io sono uscito da quel posto, la mia mente parte da quel momento, non so altro, non ricordo altro. Tu sei la prima persona che incontro. Ci... ci conosciamo, vero? Sono io Ward? - Daisy era sempre più shoccata, le vennero le lacrime agli occhi per la violenta scossa emotiva che stava provando, incapace di gestire le emozioni se non con tutta sé stessa.
Sembrava così reale, così vero in quello che diceva, salvo che il vero Grant non avrebbe mai parlato così, non si sarebbe mai comportato così da cucciolo smarrito.
“Effettivamente nemmeno quando faceva la spia era così! O nel Framework! Tanto meno quando è stato Hive!”
Quanti Grant aveva vissuto e visto? Mai uno così.
- Io sono qua perché c’è stata un’emergenza in uno dei laboratori del nuovo Shield! Che diavolo... che diavolo stanno combinando, dannazione? -
Daisy cercava di riprendere il controllo di sé stessa e di ragionare, di capire.
Era un esperimento, una specie di ‘cosa’ non un ‘chi’. Non poteva essere che l’unica spiegazione.
L’originale Grant era morto e di questo ne era dolorosamente consapevole, visto che il suo corpo era esploso insieme a quello di Lincoln.
- Io non ho idea di che cosa dici ma... - A quel punto Grant si strinse nelle braccia tremando vistosamente, Daisy disincantò gli occhi dai suoi così uguali eppure diversi da quelli che aveva conosciuto. Scese sul resto del suo corpo nudo e fu come se si svegliasse realizzando davvero solo in quel momento che aveva il corpo che tanto l’aveva sconvolta e fatta sospirare i primi tempi, quel corpo ora lì completamente nudo e bagnato, ma assolutamente perfetto. Decisamente molto.
Proprio mentre i suoi occhi erano totalmente incatenati sulle sue parti basse, dei tecnici di laboratorio corsero verso di loro sventolando le braccia in segno di ferma. Quando li raggiunsero uno di loro mise una giacca addosso a Grant che fu lieto di poterla prendere e coprirsi, un altro si mise davanti a lui e rivolto a Daisy, si affrettò a spiegare.
- Non è una minaccia! Noi abbiamo solo eseguito degli ordini, fa parte di un progetto del nuovo Shield! Non lo deve temere, è totalmente innocuo! È appena nato! - Quando lo disse Daisy impallidì e provò un irrimediabile impulso di fratturare tutte le ossa di quell’idiota che le stava davanti, infatti lo afferrò per il bavero del suo lungo camice bianco e si mise a gridargli contro, scuotendolo furiosa.
- Voi siete pazzi, avete creato un androide su Ward?! E quale scopo ha? Pensavo che aveste imparato tutti la lezione! Androidi? Davvero? Io non intendo continuare a combattere contro questa roba! -
- No signora, le posso assicurare che non è un androide! Anche se da un certo punto di vista lo si potrebbe considerare replicante, ma molto di più. Però non possiedo l’autorizzazione a rivelare... - Appena sentì quelle parole, Daisy mise la sua mano aperta sulla sua faccia e furiosa come non mai, sussurrò mentre tutti gli altri erano ancora lì allerta.
- Se non parli ti cambio letteralmente i connotati e non dovrai più preoccuparti delle autorizzazioni! - Quel nuovo Shield con nuovi laboratori e nuovi superiori le stavano dando un sacco di fastidi, come ogni volta che si intromettevano troppe persone dietro tutto.
L’uomo nel panico implorò pietà:
- La prego, non è colpa mia, io eseguo ordini! Posso solo giurarle sui miei connotati che non è un androide, ma non è nemmeno l’originale Grant Ward che lei ha conosciuto! - A Daisy andò ancora di più il sangue al cervello e cominciava a sentire le vibrazioni dell’aria intorno a lei, stava per scatenarsi!
- Se non è un androide ma non è nemmeno l’originale, che diavolo sareb... -  Ma appena lo disse, lo capì da sola e tolse la mano dalla faccia del tecnico che sospirò di sollievo per il fatto che l’avesse capito da sola senza dover parlare.
- Avete recuperato quella macchina infernale che crea la vita sulla base di stampi originali? - Daisy si aggrottò. - State clonando?! Siamo passati alla clonazione ora? L’avete modificata per clonare e gli avete cambiato la personalità! È questo che avete fatto! Siete pazzi, state andando in un campo che abbiamo visto non deve essere esplorato! - Daisy esplose di rabbia e mille parole fluirono fuori dalla sua bocca, sputate al tecnico ancora terrorizzato, gli altri intanto avevano riportato indietro Grant che si era fatto trascinare via confuso, guardando Daisy che gridava furiosa contro un uomo.
- Non siamo alla clonazione, ma vista in una certa maniera è così. Quella macchina con qualche dovuta modifica clona, ma al tempo stesso infonde vita originale. Crea un corpo reale e realizza una coscienza sulla base di qualcosa di già esistente, ma grazie alle modifiche apportate ci sono delle correzioni. Siamo ad un livello evolutivo che lei non può comprendere! - La voce era un’altra ben più autorevole. Daisy lasciò il tecnico che fu lieto di correre in laboratorio e lasciare l’onere della spiegazione ad uno dei capi del progetto, il signor Kami.
- Ma perché Ward! Perché lui, con tutta la fatica fatta per liberarci di lui, con tutto quello che ha fatto! Lui è pericoloso a prescindere dalle modifiche! -
L’uomo che ora le stava davanti aveva una certa età ma si teneva molto bene, aveva un eccellente controllo e stava sotto un ombrello.
- Signorina Johnson, la invito ad entrare. La sua era una convocazione, non un’emergenza da risolvere. - Daisy aggrottata provò l’istinto di andarsene, ma ovviamente il bisogno di sapere superò tutto e così seguì il nuovo superiore che aveva incrociato forse in un paio di occasioni.
- Perché Ward, chiede? perché lui è uno dei migliori agenti dello Shield! -
- Ma era una spia dell’Hydra! -
- Trasformato così da un agente dell’Hydra. Cosa sarebbe successo se invece di un agente dell’Hydra lui avesse incontrato un agente dello Shield? - Daisy si fermò e chiuse gli occhi stanca una volta messo piede nella nuova struttura dello Shield.
- Ho avuto modo di averne un assaggio nel Framework in realtà... - E sapeva che con l’occasione giusta sarebbe potuto diventare davvero una splendida persona e forse dentro di sé l’aveva sempre saputo e pensato, per questo il suo più grande rimpianto era stato lui. Lui in qualche modo.
Vedere coi suoi occhi quale Grant sarebbe potuto diventare, l’aveva sconvolta e scombussolata, ma alla fine non aveva dovuto continuare quel dilemma shoccante, visto che si era svegliata dalla realtà alternativa per tornare nella propria dove Ward era morto del tutto, dopo svariatissimi danni a tutti.
Kami fece un cenno ad uno dei suoi uomini che si affrettò a portare un asciugamano a Daisy, questi lo prese distratta guardandolo aggrottata e arrabbiata.
- Lei è qua per un nuovo compito. - E appena lo disse lei già sapeva di cosa si trattava. - Dovrà testare il progetto e vedere se è affidabile, se presenta difetti di sorta e riportare tutto. Se questo progetto funziona, potremo riportare in vita un sacco di ottimi agenti che non meritavano di morire. certo, sono delle imitazioni, come ha notato. Ma cosa rende una persona tale? La sua coscienza, la sua personalità, il suo corpo, i suoi ricordi? Tutto questo insieme? Ebbene, e se si può ricreare ogni cosa? -
- Ma lui l’ha diversificato, ha detto! - Puntualizzò Daisy contrariata.
- Certo, per migliorarlo. L’originale presentava una falla evidente, che è stata corretta. Lui non ricorda niente, è come un Grant Ward puro al cento percento, una lavagna vuota incontaminata, ma già con le sue capacità favolose. -
- Potrebbe essere l’ennesimo clamoroso errore che pagheremo caro. -
- Con tutte le volte che siete riusciti a sconfiggere e gestire ogni sua versione, questa così innocente non sarà un problema! - Replicò ironico e convinto l’uomo soddisfatto, mentre si girava verso una delle stanze di vetro da cui si vedeva un perplesso e sconvolto Grant che veniva vestito.
- E comunque potrebbe essere il più grande successo dell’umanità. -
- Ogni persona è unica, anche se lo replicate in tutto e per tutto e lo correggete, non sarà mai lui! -
- E noi non vogliamo che lo sia! -
- Ha detto che vuole riportare in vita agenti che non meritavano di morire! -
- Riportare in vita è un termine per semplificare quello che faremo, ma il mondo va incontro sempre a minacce nuove e più grandi e a noi mancano sempre le forze per stargli dietro, ce la facciamo a stento e con gravi perdite, è ora di avere degli assi considerevoli nella manica. Quella macchina non crea super uomini, noi non vogliamo rischi, li replica ma non in quanto macchine, bensì in quanto uomini e l’uomo non è mai stato un problema come una macchina od un super uomo. - Poi guardandola ironico aggiunse: - O inumani. - Daisy alzò gli occhi al cielo all’ennesima stoccata. Questo nuovo Shield accettava tutto per un bene supremo, era sempre più simile all’Hydra. Infatti non a caso avevano riportato in vita proprio Ward.
“Non so nemmeno se si può considerare un riportarlo in vita in effetti...” Si corresse lei seccata.
- Perché io? - Chiese poi gettando l’asciugamano su una sedia, stizzita.
- È uno dei migliori agenti dello Shield ed ha sufficiente esperienza su ogni campo e situazione. Oltretutto coi poteri che ha sicuramente è quella che corre meno rischi di tutti! -
- Allora ammette che possono esserci rischi! -
- In ogni esperimento e progetto ce ne sono, ma nel caso di Ward siamo piuttosto sicuri che sia un successo. In ogni caso non si preoccupi, non è più umano di come era prima che quel virus si impossessasse di lui nell’altro mondo! - Definire Hive come virus non era poi tanto inappropriato.
Daisy sospirò stanca di questa storia assurda, sperava che fosse tutto uno scherzo, la testa le esplodeva e sapeva che aveva chiesto a lei per il suo legame profondo con l’originale Ward. Evidentemente quell’uomo aveva studiato per bene un sacco di cose prima di arrivare lì.
- Cosa ne dovrei fare, di preciso? Lo tengo con me come un cucciolo? - Il responsabile rise allentando una tensione che rimase intatta.
- Lo addestri per trasformarlo in agente, del resto è per questo che è rinato. -
- Se lo mostro agli altri... -
- Non sono gli altri a comandare, ormai. Loro sono solo una squadra d’élite del nuovo Shield. Non sono lo Shield. - Puntualizzò gelido l’uomo che la zittì in un attimo. Daisy non sospirò stanca, ma voleva farlo. Si raddrizzò ed annuì.
- Ha campo libero, ma voglio rapporti regolari su tutto. È il primo prototipo. Sono sicuro che saprà stupirla! -
- Non ne dubito! - Rispose lei ironica scrollando le spalle, poi fece un cenno e se ne andò in una stanza d’attesa ben lontana da quel maledetto responsabile che stava di nuovo rovinando l’esistenza a tutti.
“Ward! Vanno a replicare Ward! O scusa, non è proprio lui, questo è corretto! Gli hanno impiantato l’alternativa che aveva nel Framework. Se un agente dello Shield quel giorno da ragazzino fosse venuto a salvarlo invece che uno dell’Hydra, che Ward sarebbe? “ Sospirò col broncio dandosi subito la risposta “Beh, nel Framework dopotutto non era male, mi ha sconvolto. Davvero in fondo aveva speranze, se non fosse arrivato quel maledetto Garret. Da un certo punto di vista mi ha strappato una splendida storia d’amore, ero persa per Ward, dannazione. Per questo ha fatto tanto male quando ho scoperto che era una spia!” Daisy a ruota libera non sapeva nemmeno come giostrarsi da sola in quel campo minato che erano le sue emozioni. “Certo dovevo aspettarmelo che si sarebbe arrivati a questo, ma se funziona davvero e non ci sono effetti collaterali di alcun tipo, magari si può anche fare del bene sul serio. Io... io non lo so, non sono gli originali. Nel caso di Ward si fa un favore alla sua memoria marcia correggendolo, come dice quel tipo, però è anche vero che insomma. Non è lui. Ma che cosa lo rende lui? C’è un’originalità in ognuno di noi. Puoi replicare qualcosa, ma lo fai su una base già esistente. Non sarà mai vero, ma un altro. È diverso. Che senso avrebbe? Avere un bell’esercito di agenti addestrati e forti... ma quanto ci impiegheranno a passare da questo a super agenti? E quando cominci con la parola super, non finisce mai bene!”
Con questo, una voce familiare, calda ed incerta, la distrasse dai suoi pensieri turbolenti.
Daisy trasalì e guardò Grant Ward pronto per andare, lo scansionò con un certo rammarico notando che era vestito di tutto punto con uno zainetto in spalla.
Daisy alzò il sopracciglio scettica.
- Nemmeno una valigia? -
- Hanno detto che ho un conto che posso usare per comprare il necessario. - Grant si limitava a ripetere quello che gli avevano detto, Daisy annuì capendo che in realtà quella creatura con le fattezze di Ward era solo l’ennesima vittima della scienza e dell’umanità, ma ora bisognava davvero stabilire se e quanto era vivo e chi fosse davvero.
A quel punto tanto valeva studiarlo con cura, non per curiosità, ma per assicurarsi che non rappresentasse veramente una minaccia.
“Ovviamente craccherò il sistema per scoprire cosa gli hanno impiantato davvero e cosa mi hanno nascosto! Dicono che non ha super capacità, ma come faccio a crederci?”
- Vieni, andiamo... io sto morendo di fame e tu? - E così, del tutto spontanea e al tempo stesso guardinga, iniziò.
Ormai era in ballo, tanto valeva ballare sul serio.