*Eccoci
qua. Daisy e Grant sono in una fase complicata ed intermedia, ma fanno
tanti piccoli progressi nel loro rapporto e nel vivere la situazione
critica in cui sono, ma solo un occhio attento ed analitico come quello
di Fitz se ne può accorgere. E' tempo di iniziare ad indagare sui
progetti del Nuovo Shield, mentre Grant trova alcune risposte sul
perchè sia tanto difficile per Daisy stare con lui. Buona lettura. Baci
Akane*
12. VEDERE LE DIFFERENZE
“Forse devo solo
abituarmi e continuare a viverlo con le molle. Non devo spingere in una
direzione o nell’altra, anzi, magari frenare un po’ il tutto, poi
quando la mia testa ed il mio cuore assimilano a pieno il concetto che
lui non è quel Ward, posso agire come meglio mi sento di fare, senza
remore e cambi di idee improvvisi.” Daisy non aveva dormito molto, al
mattino si era ritrovata con quel pensiero fisso e più chiarezza sia
sulla situazione che sul modo per affrontarla. “È che in certe cose è
identico a lui e non solo nell’aspetto, ma nelle capacità ed in certe
caratteristiche... mentre in altre è diametralmente opposto. Devo solo
darmi tempo, senza decidere che tipo di rapporto voglio avere con lui.
E proteggerlo a prescindere perché è la cosa giusta da fare. Specie per
evitare che si trasformi in un altro pazzo assassino spietato. Fra
l’altro... penso che sia il caso di scoprire tutte le loro intenzioni,
al di là di tutto è aberrante l’idea che possano clonare. Perché il
primo passo è questo e poi si arriverà al controllo mentale.”
Daisy aveva troppa
esperienza per permettere che le cose andassero fuori dal suo
controllo, perciò decise di scoprire immediatamente tutto quello che si
poteva e poi prendere dovuti provvedimenti. Non potevano fare missione
kamikaze, dovevano essere discreti senza farsi scoprire, ma era ora di
scoprire le carte del nuovo Shield.
Uscì dal bagno dopo la
consueta doccia, decise di legarsi i capelli in una coda, era già
vestita e convinta di sentire un bel profumo di cibo, si stupì di non
sentire nulla. anzi, silenzio.
- Grant dorme ancora? -
Si disse stupita guardando verso la sua porta chiusa. Sbucò nel salotto
e vide che la cucina era ancora buia ed impressionata mise su la
colazione per poi andare a chiamarlo.
Bussò e si infilò nella
camera senza aspettare risposte, aprì la saracinesca della finestra per
far entrare un po’ di luce del mattino e poter vedere, poi si fermò e
si insultò subito.
Grant stava dormendo a
pancia in giù, le lenzuola si erano attorcigliate intono al corpo, ma
erano scese sulla vita e si vedeva la linea del sedere e le fossette
che erano sopra, quelle maledette fossette sexy, e la sua schiena,
ovviamente. Ancora più sexy.
Sospirò e arricciò la
bocca grattandosi la nuca. Le sue scapole, le sue spalle larghe, il suo
viso addormentato nel cuscino, la mano sotto, lui tutto storto, una
gamba piegata di lato.
“Troppo hot.
Decisamente troppo hot!” Pensò senza peli sulla lingua, con sé stessa
era inutile. Inghiottì a vuoto e sia pur a malincuore andò a
svegliarlo.
Si avvicinò titubante
facendo piano, poi lo chiamò piano per non spaventarlo, che risveglio
poteva avere Grant? L’originale era molto brusco, ma era decisamente un
altro discorso ora.
- Grant? È ora di svegliarsi o faremo tardi... - silenzio. - Grant? - Daisy sospirò.
“Ok, ha un sonno pesante!”
Così non le restò che
toccargli il braccio sufficientemente muscoloso da turbarla già di
prima mattina. China su di lui, lo toccò sul braccio scuotendolo un po’
e tornò a chiamarlo, a questo lui si voltò supino portandosi dietro le
coperte che continuarono ad avvolgerlo. Lei si morse il labbro, aveva
quell’aria da bello addormentato, i capelli corti arruffati ed in
disordine, gli occhi chiusi, un braccio alto sopra la testa, piegato,
l’altro aperto, la mano sotto il cuscino.
- Grant? Andiamo, apri
gli occhi... - La sua mano questa volta gli toccò il petto, la sua
pelle era calda ed elastica e maledettamente invitante. Si leccò le
labbra mentre le dita scivolavano di loro volontà sul suo capezzolo e
lo stuzzicavano fra indice e pollice.
- Graaaant! - Continuò sussurrando per non strillare isterica mentre sentiva di star facendo qualcosa di inappropriato.
Finalmente Grant si
svegliò con un mugolio di piacere ed un sorriso beato, aprì gli occhi
insonnolito e quando la vide sorrise. Daisy sollevò la mano chiedendosi
se se ne fosse accorto, ma la prima cosa che lui fece fu toccarsi
proprio il capezzolo.
- Cosa facevi? - Daisy arrossì e spalancò gli occhi.
- Ti piace? - Lui annuì e lei sorrise raddrizzandosi, quella visione era tentatrice, fin troppo.
- Un trucco per
svegliarti bene! - Rispose come se fosse davvero così semplice. Lui
però poi fu distratto dall’odore che veniva da fuori della camera.
- Cos’è questa puzza? -
A quel punto Daisy ancora persa nel magico corpo di Grant, si svegliò e
si ricordò della colazione che aveva messo su con quella di svegliarlo
velocemente.
- Cazzo! - Così dicendo corse fuori per ritrovarsi la colazione tutta distrutta e bruciacchiata.
Iniziava proprio bene la giornata.
- Che è successo? -
Chiese Grant in boxer, assonnato e con un smorfia schifata per la
puzza. Daisy aprì le finestre e fece uscire il fumo mettendo poi
l’acqua nella padella bruciata.
- Ho fatto fuori la colazione! -
- E perché? - Chiese lui senza capire. Lei così rise.
- Perché a quanto pare
tu appena nato sei meglio di me ai fornelli! Preparati, facciamo
colazione fuori. - Voleva far finta di nulla, voleva comportarsi come
una collega, un’agente di riferimento e magari una guida. Ma niente di
più. Lui spaesato annuì e sparì verso il bagno, vedendolo allontanarsi
Daisy si leccò le labbra guardandogli il fondoschiena alto e sodo.
“Ovviamente se la smettessi di mangiartelo con gli occhi riusciresti ad essere solo la sua agente di riferimento!”
Ovviamente.
Daisy arrivò in ufficio
indicendo una riunione speciale per la loro squadra, a quel punto
cominciò a spiegare il motivo per cui voleva assolutamente scoprire i
piani del nuovo Shield e poi sventarli, il tutto senza farsi scoprire.
Trovò l’immediato
appoggio di tutti naturalmente ed in un attimo erano lì a progettare un
sistema per sapere tutto quello che serviva.
- Usare l’informatica è
rischioso perché hanno molte protezioni, per quanto brava sono
rischierei di essere scoperta se mi infiltro nel loro sistema. - Disse
Daisy che ci aveva pensato subito a farlo tramite hackeraggio.
- No no non se ne
parla, ha ragione, ci serve un sistema meno rintracciabile... l’ideale
sarebbe mettere una microspia speciale nel loro ufficio e spiarli da
lontano in sicurezza, una volta trovati i piani che ci servono
decidiamo cosa fare. - Decise Coulson, guardandoli tutti seduti al
tavolo rotondo che avevano voluto nella sala conferenze della loro
squadra speciale. Un ufficio con monitor, un gigantesco tablet al posto
del tavolo che aveva entrambe le funzioni ed anche una parte adibita a
relax, perciò un frigo, un fornello, un forno ed una dispensa.
- Posso farlo io, sono
un tecnico ingegnere anche se non faccio parte del loro team supremo
perché sono assegnato ad una squadra, posso comunque andare da loro per
una delucidazione o richiesta qualunque. -
- Chiunque di noi può farlo, non devi essere per forza tu! - Esclamò Simmons protettiva con Fitz.
- Ma io magari do una sbirciatina se riesco e posso capire subito se hanno in piedi progetti di un certo tipo! -
- Beh, la sbirciatina
la darai un’altra volta, quando raccoglieranno le informazioni! -
Insistette Simmons. Fitz sospirò insofferente. Quando si parlava di
progetti di ingegneria meccanica potenzialmente pericolosi era sempre
apprensivo dopo i fatti degli androidi, anche se poi il progetto clone
aveva più a che fare con la biochimica che con l’ingegneria.
- In realtà è il campo
di entrambi, voi non dovete esporvi perché potreste essere gli unici a
capire realmente che diavolo c’è in quei progetti. - Asserì Coulson con
un tono che non ammetteva repliche.
- Posso farlo io. -
Disse Daisy. - Devo fare rapporto ed inoltre sono una vera esperta di
microspie, sono l’hacker del gruppo! - Esclamò lei. Appena lei si
propose, Grant si mise attento e la guardò corrucciato, lei non lo notò
ma lo fecero gli altri, Yo-Yo sgomitò contenta Mack che scosse il capo.
Lui aveva qualche postumo da ieri sera.
- Beh, sarebbe
l’ideale. In qualche modo fai parte del progetto, devi fare rapporto
regolare, puoi anche andare a riferire qualcosa di rilevante e
facendolo nel laboratorio che se ne occupa riusciresti a piazzare una
cimice nel punto migliore. - concordò Coulson mentre anche per gli
altri era la cosa più ragionevole.
- Lo farò io. Sono io
quello convocato e insospettabile, oltretutto sono quello più
sacrificabile. Anche se dovessero scoprirmi posso fare in modo che non
risalgano a lei, la posso proteggere. Voi vi giocate troppo. - Disse
Grant deciso guardando Daisy negli occhi nel parlare di ‘voi’, per poi
tornare ad osservare il capo squadra, ovvero Coulson.
- Non se ne parla, non
sei addestrato per le missioni sotto copertura di nessun tipo! Sei fra
noi da appena un giorno! Cosa pretendi di fare? - Daisy saltò su subito
istintiva e protettiva, fissandolo torvo e decisa ad impedirglielo.
- È una cosa che
riguarda anche me, forse in modo più diretto che a voi! Non
sospetteranno mai di me proprio perché sono al mondo da poco più di un
giorno! Mi spiegate cosa devo mettere e dove e basta. Non faccio altro!
- Grant era altrettanto deciso a farlo e non sembrava nemmeno agitato,
solo ostinato.
La squadra rimase sorpresa in quello scambio e li lasciò discutere per un po’ fino a che Coulson decise di intervenire.
- Ward è il più
indicato per questa missione: se ha le doti originali, e da quel che tu
stessa hai detto le ha, lui è il migliore per questo genere di missioni
e lo sappiamo tutti. - Determinò Coulson zittendo subito Daisy per ben
cinque secondi interi.
- Lui è Grant, non è
Ward! Ha le sue capacità, ma le deve affinare e poi è in addestramento.
In prova! Se tutto questo non fa per lui e non gli piace non sarà un
agente. In ogni caso non è operativo. -
- Non credo abbia una
reale scelta sull’essere agente. Se lo reputi idoneo lo terranno e lo
obbligheranno a fare l’agente... - Fitz non aveva peli sulla lingua,
come molti di loro in realtà. Grant si aggrottò mostrando contrarietà e
dolore a quella prospettiva e Daisy tornò a tuonare nervosa alzandosi
anche in piedi.
- Ed è questo che non
capite! Io non sono come loro, noi non lo siamo! Loro hanno i loro
progetti e fanno le cose come diavolo vogliono, ma noi abbiamo la
nostra etica e non la calpesteremo per eseguire degli stupidi ordini!
Non è accettabile che una persona venga obbligata a fare qualcosa
contro la usa volontà e lui è una persona a tutti gli effetti, solo
perché è nata in modo diverso non significa che sia meno umana di noi
ed abbia meno diritti di noi! - Daisy sentiva molto a cuore questo
discorso perché lei in quanto inumana era sempre stata soggetta a
discriminazioni di vario genere, in più si stava affezionando a Grant,
al quale aveva fatto una serie di promesse importanti che intendeva
mantenere.
Gli altri l’osservarono
stupiti della sua presa di posizione, si zittirono e guardarono Grant
strofinarsi le labbra ed osservarla colpito e commosso e lo videro
tutti quel sentimento di gratitudine nei suoi occhi, il modo con cui la
guardò fu dolce. Nessuno fiatò mentre le mise una mano sul braccio per
calmarla.
- Per questo devo
aiutarvi più che posso. Sono il principale interessato a scoprire di
cosa si tratta e, eventualmente, a volerli fermare. Più di ogni altro.
Se voglio la mia libertà, devo combattere per ottenerla e non
permetterò che gente in gamba e gentile come voi rischi prima e più di
me al mio posto. Si tratta di mettere una microspia, non di infiltrarmi
io stesso come spia. - Grant aveva centrato bene il punto, oltretutto
rimaneva davvero la cosa più ragionevole da fare.
Nessuno parlava più,
rimasero colpiti a guardare la loro dinamica sviluppata nell’arco di
una giornata intera. Daisy si girò e lo guardò come se non avesse
davanti il Ward che le aveva arrecato tanti danni, ma un’altra persona
completamente diversa. Una persona che voleva proteggere con tutta sé
stessa.
- Non è colpa tua se sei stato creato così, non devi sentirti responsabile di niente. -
- Non lo sono, però
voglio collaborare. Per voi è più rischioso che per me, è una questione
di matematica, giusto? - Chiese indicando Fitz il quale annuì
rafforzando il fatto che per lui sarebbe stato meglio che per loro.
Alla fine Daisy sospirò contrariata ma dovette dare il consenso.
- Solo una stupida
cimice, niente altro. Trovi il posto migliore più vicino possibile a
quel macchinario e te ne vai. Non fai altro! Ok? - Concluse alla fine
come un gendarmi preoccupato. Gli altri si scambiarono degli sguardi
significativi mentre Grant sorrideva trionfante.
- Sarò preciso! -
Rispose diligente Grant e tutti sapevano che lo sarebbe stato perché al
di là di tutto se c’era uno adatto a quelle missioni, era proprio Grant
Ward. Di qualunque Grant Ward si trattasse, le sue doti non erano mai
cambiate da una versione all’altra.
Fitz stava spiegando a
Grant cos’erano le cimici e come metterle, gli fece fare un paio di
prove e vide che imparò subito, così annuì e sorrise incoraggiante:
- Ce l’hai nel sangue.
- Disse mentre il ricordo del vecchio Ward e di tutti i disaccordi
avuti quando era un agente che fingeva di essere dalla loro parte,
subentrava per un momento.
Aveva subito il suo fascino, aveva desiderato essere come lui. bello, forte, sicuro e bravo in tutto.
Poi aveva desiderato
che scomparisse per sempre, non che morisse. Che non fosse mai
esistito. Fitz non era in grado di concepire la morte di qualcuno,
nemmeno quella di un androide od un neo umano nato dalla base di un
androide psicopatico. Simmons lo era ed aveva provato ad ucciderlo
diverse volte, ma Fitz non ne era capace.
Adesso lo aveva di
nuovo lì e la sua mente analitica gli diceva che non era l’altro Ward e
che poteva ricominciare da zero serenamente. Non era molto facile, ma
vedere tutte le cose in cui differivano lo aiutava. Lo aiutava meno
quando vedeva quanto erano simili, invece.
- Perché Daisy è così
confusa nei miei confronti? A volte sembra che io sia importante per
lei, altri invece scappa. - Chiese Grant ormai pronto per andare nei
laboratori della divisione superiore, da cui lui era uscito.
Fitz, in quel momento
solo con lui, gli consegnò la cimice in questione e lo guardò sorpreso.
Non era il più indicato per quel discorso.
- Beh vedi, loro hanno
avuto una storia, lei era innamorata del vecchio Ward che poi l’ha
tradita perché era una spia dei nemici e poi ha cercato... beh, non è
mai stato chiaro cosa cercasse poi Ward, ma è sempre stato un nostro
nemico, ci ha fatto molto male. Daisy capisce che tu non sei lui, però
ci sono delle vecchie reminiscenze. I ricordi del vecchio Ward si
sovrappongono a quelli del nuovo. Ma piano piano penso che li supererà.
Devi darle solo tempo e avere pazienza. - Fitz si sentiva strano a fare
il suo confidente e dargli consigli, ma fu quasi inebriante.
“È come essere il fratello maggiore di Ward, il Ward che tutti noi speravamo fosse e che ora può essere davvero.”
Fitz si sentì euforico quando Grant gli sorrise sinceramente grato, così annuì.
- Certo è che questo esperimento è venuto maledettamente bene, questa volta. - Disse poi ad alta voce.
- In che senso? - Chiese Grant.
- Beh, sei umano e non
ci piove... e sei lui tecnicamente parlando, ma il non avere i suoi
ricordi e quindi il suo passato ti rende al tempo stesso un altro, una
persona a sé stante. Ed hai le sue doti. Io non trovo pecche in questo
progetto, capisci? Possono obbligarti od usarti a fin di male oppure
degenerare nel crearne tanti altri, insomma... è come una pistola. È
un’arma, ma lo è solo se la usi per uccidere. Altrimenti è un oggetto.
Tu ora come ora non sei un pericolo. Se ne creano tanti come te e li
assoggettano con dei metodi alla Hydra, l’agenzia a noi nemica ora
eliminata, allora il discorso cambia e tu diventi un’arma di massa. -
Grant aveva afferrato bene il concetto.
- Perciò se io rimango
io ed unico non rappresento un rischio. - riassunse brevemente Grant
con le sue famose doti esplicative. Fitz ridacchiò ed annuì.
- Precisamente. Sempre
che tu non abbia propensioni psicotiche innate! Il vecchio Ward è
diventato chi è diventato per i vissuti, le persone nella sua vita lo
hanno spinto e plagiato, ma potrebbe aver avuto una propensione... -
- Fitz, smettila di
riempirgli la testa di dubbi che lo confondono e basta! Meno ne sa e
più è spontaneo! - Tuonò Daisy venuta a controllare perché stava tanto.
Grant si illuminò come sempre nel vederla e perfino Fitz se ne accorse.
- Comunque mi sembra
che tu non debba preoccuparti riguardo lei. - Disse subito lui rivolto
a Grant ignorando completamente la presenza di una seccata e protettiva
Daisy.
- In che senso? - Chiese lui.
- Sì, in che senso? - Fece eco lei curiosa. Fitz continuò ignorandola.
- Mi sembra già
piuttosto convinta su di te. - Grant inarcò il sopracciglio e così Fitz
fu più esplicito: - Che tu sia tu e non lui! Sai, quello che si diceva
prima... - Grant realizzò ad annuì illuminandosi, la guardò felice per
capire se avesse ragione.
- Sei sicuro? - Fitz annuì con un sorrisino.
- Credimi, non ha mai
trattato così il vecchio Ward... nemmeno quando lo pensava buono! - In
effetti nemmeno in quel caso era stata così protettiva. Grant decise di
fidarsi anche di lui, fra tutti era quello più neutro e meno ostile,
forse perché era uno scienziato ingegnere e capiva perfettamente la
differenza fra un elemento e l’altro, dal punto di vista strutturale ed
analitico.
- Te lo ripeto,
non riempirgli la testa di sciocchezze che lo confondono! - Tuonò Daisy
indicando Fitz minaccioso il quale ridacchiò.
- È pronto. - concluse.
- Anche io. - Replicò lei.
- No tu non... - Ma lei aprì la mano in sua direzione tutta trionfante:
- Sono stata convocata
anche io per il primo rapporto. Voglio una cimice, gliela piazzo nel
suo maledetto ufficio personale! Se riesco do una sbirciatina veloce
fra i suoi file! - Fitz si coprì esasperato la faccia all’idea che
andasse anche lei, era tutta contenta ora.
- Daisy, tu hai la
propensione ad esagerare... non dovresti... - Daisy si prese una cimice
dal tavolo di lavoro di Fitz e se la mise in tasca.
- Piantala, sono nata per queste cose! Vedrai che ce la caveremo! -
Poter andare anche lei
con lui la tranquillizzava di gran lunga, Grant sentì una strana
euforia nell’andare in missione con lei, anche se non capiva il motivo
e probabilmente era una piccola missione facile.
- Beh a questo punto fa
come ti pare, tanto lo fai sempre! - Daisy si illuminò in un bel
sorriso ed annuì prendendo Grant a braccetto e trascinandolo fuori.
Quel gesto del tutto spontaneo e fatto senza ragionarci su riempì di
gioia Grant e di ilarità Fitz il quale chiamò subito Simmons da
un’altra parte e le disse:
- Daisy è già sulla buona strada! - Esclamò lui.
- Il laboratorio del piano di sopra? - Chiese subito lei allarmata.
- Beh anche, ma la
buona strada è quella di legarsi a questo Ward! - Simmons così rise
della grossa ritenendolo impossibile con tutti i loro trascorsi, ma
Fitz a quel punto attaccò con una spiegazione dettagliata di tutto
quello che era successo fino a convincere anche lei.
La telenovela era iniziata!