*Eccoci
qua, un altro capitolo. Ormai Daisy ha iniziato a vedere finalmente
Grant come un'altra persona, il tempo sta facendo il suo corso e
sebbene in certi momenti ricordi il vecchio Ward, non lo vive più male
con mille divieti, perchè vede quella come l'occasione che aveva sempre
voluto dentro di sé. Nel frattempo Grant capisce sempre più cosa
significa essere vivo ed umano e questo grazie a lei. Il destino ormai
ha preso la sua strada. Buona lettura. Baci Akane*
14. VERSO L’UMANITÀ
"Tenera è la notte se sono disteso al tuo fianco
Tenero è il tocco di qualcuno a cui vuoi molto bene
Tenero è il giorno in cui i demoni se ne vanno
Signore, ho bisogno di trovare qualcuno che possa guarire il mio animo
Andiamo! Andiamo! Andiamo! Lasciati coinvolgere! "
- Tender - Blur -
Fra piani, discussioni,
teorie ed addestramenti, anche un’altra giornata finì in modo piuttosto
tranquillo rispetto ad altre, così poterono andare a casa in orari
umani, considerati da ufficio.
- Per stasera ho deciso di andare a fare qualcosa di diverso! - Disse Daisy uscendo dall’edificio dello Shield.
Grant la guardò notando la sua allegria.
- Sicura? - Lei annuì entusiasta.
- Devi provare cose
belle esterne allo Shield, altrimenti saremo al punto di partenza. - A
volte l’atto del pensare prima del parlare non era attivo.
- Punto di partenza? - E lui ovviamente era curioso.
Lei fece una smorfia salendo in macchina.
- Beh, la tua tendenza
è concentrarti troppo su una cosa sola, l’unica che ti viene inculcata.
Se sei addestrato come agente poi diventi... come posso dire? TROPPO
agente! Il troppo non va bene in nessun caso, bisogna avere equilibrio,
una vita al di là del lavoro, devi essere in grado di distrarti, avere
altro insomma! Questo ti porterà ad essere prima di tutto un uomo, poi
un agente. So che loro cercano un agente, ma la tua tendenza è di
esagerare se ti concentri troppo solo su una cosa e... - Daisy si era
messa a parlare tanto un po’ nervosa per l’insinuazione che aveva
fatto, ovvero che il suo originale non fosse abbastanza umano. Grant
però capì che si preoccupava per lui, così sorridendo in quel suo modo
dolce e maturo, annuì.
- E dove si va? - Daisy così alzò il pugno chiuso in segno di vittoria.
- A pattinare sul
ghiaccio! - Lui non aveva la minima idea di che cosa significasse, ma
sembrava divertente. A lei piaceva, il resto non contava.
- E questo è il rock!
Che ne dici, ti piace? - Chiese arrivando a destinazione al palazzetto,
un posto dove poter pattinare sul ghiaccio ad ogni stagione.
Grant annuì impressionato sentendo l’ennesima canzone preferita di Daisy.
- Ti facevo una tipa da cose meno dure e più allegre e movimentate... -
- Tipo la dance o il
pop? - Lui non aveva idea di che cosa fossero, ma si strinse nelle
spalle. Lei rise e scese per prima, lui le andò dietro felice di
avviarsi a fare un’attività extra lavoro insieme.
Non era tenuta, era
obbligata ad addestrarlo e valutarlo, non a ‘crescerlo come umano’. Il
fatto che lo facesse di testa sua gli piaceva e lo riempiva di
orgoglio.
- Beh, mi piace tanto
anche spaccare le cose! - Così dicendo rise perché si riferiva al fatto
che faceva tremare la terra. - Sai, le vibrazioni... - Grant capì e
rise anche lui alla battuta.
“È molto più normale di
Ward!” E la cosa le piaceva molto ovviamente. “Se diventa un agente
sporcheremo questa sua purezza e normalità...” Si disse poi turbata.
Una volta dentro presero l’attrezzatura e si misero nelle panchine a bordo per prepararsi.
La pista era molto
grande e spaziosa ed oltre alle panchine c’erano anche degli armadietti
con delle chiavi dove mettere gli oggetti personali.
Grant e Daisy usarono
uno di quelli e mentre lei faceva le operazioni senza far caso al
resto, Grant seduto con i pattini in mano rimase a fissare inebetito la
gente che pattinava sicura, divertita e sorridente.
- Sono... bravissimi! -
Daisy lo guardò e dedusse che l’originale Grant non l’avesse mai fatto.
Ciò non era indicativo, ma supponeva che certe cose le avesse nel DNA e
che lui dovesse sentire una sorta di richiamo innato, per lo meno con
lei e con il combattimento funzionava così, poteva essere anche in
altri settori, ma finora non era successo.
- Non è detto che tu non ne sia portato e non ti piaccia. Vedi la cucina... -
Grant si strinse nelle
spalle mentre la sua bocca rimaneva aperta nel vedere i salti di una
pattinatrice particolarmente brava che correva spedita volteggiando
come se fossero bazzecole.
- Tu sei capace? - Daisy guardò dopo essersi messa le proprie calzature e fece un sì storto.
- Non così. Qualcosa
sono capace, me la cavo insomma... in realtà non è difficile, una volta
che capisci il trucco per scorrere sul ghiaccio il resto è pratica. -
Spiegò lei facendola sembrare più facile di quello che non era. Poi
guardò lui ancora come prima. - Avanti, indossale! - Lui guardò le
calzature con le lame sulle piante e le alzò indicandole scettico.
- Queste? E come ci
cammino se ci sono questi coltelli sotto? - Daisy scoppiò a ridere e si
inginocchiò davanti a lui per farlo al suo posto. Era una cosa da
coppia, ma non si fermò lo stesso trovandolo in qualche modo bello.
“Sì certo perché ho sempre voluto fare questo con lui... prima che si rivelasse una spia!”
Daisy sapeva che in
parte si stava prendendo non delle rivincite, altrimenti l’avrebbe
fatto allenare in modo schifosamente duro ed umiliante, ma si stava
prendendo le occasioni perse e lentamente, dentro di sé, si abituava
all’idea di poterlo fare, mentre prima si bloccava convinta che non
fosse il caso per qualche ragione.
Grant si sentì un
bambino nel vedere Daisy che gli metteva le calzature, le sue mani sui
propri piedi con naturalezza lo solleticavano un po’ e gli piaceva.
Sorrise stordito nel non capire cosa provasse, ma era semplicemente bello. Non fare quello, ma farlo con lei.
Daisy parlava
spiegandogli il sistema, ma lui non ascoltava mezza parola sperando che
le sue mani sulle sue caviglie non si levassero mai, ma alla fine
concluse, si alzò in piedi e gli tese le mani.
- Avanti! - Disse poi
allegra. Lui con quella felicità sempre più naturale e spiccata, le
prese le mani e si alzò, poi capì quanto avrebbe maledetto quell’ora
sul ghiaccio.
Grant infatti rimase piantato sul posto incapace di muovere mezzo passo in avanti.
- Come... come si cammina con questi affari? - Daisy rise ancora e lo tirò.
- Come con le scarpe! Andiamo! Il difficile è sul ghiaccio! - Daisy lo trascinò verso il bordo aperto della pista.
- Dif...difficile? Perché farlo se è difficile? -
- Perché è divertente!
- Così dicendo lo lasciò aggrappato al famoso bordo che girava intorno
a tutta l’ampia pista ovale e si mise a fare un paio di giri in zona
per dimostrargli quanto era possibile e bello. Lui però a quel punto
non pensava più al fare una cosa con lei, ma al non distruggersi le
ossa. In un attimo aveva capito subito tutti i rischi ed i danni
collaterali ad essi connessi e non gli piaceva più.
- Potrei rimanere qua a
guardarti? - Daisy, sempre ridendo, gli prese la mano e prima che lui
potesse accorgersene, lo trascinò sul ghiaccio tirandolo sicura e
decisa. E, sempre prima che potesse accorgersene, lo vide cadere gambe
all’aria senza esitare.
Daisy non rise, rimase shoccata.
- Grant, molto peggio
di quel che pensavo e già pensavo male! - Rimase con la mano tesa,
quella dove prima c’era stata la sua, mentre Grant imparava l’arte
dell’imprecare senza parole.
Rimetterlo in piedi fu
più difficile del previsto perché faceva resistenza naturale e metteva
forza nel senso opposto, non per non farsi alzare ma per paura di
ricadere, si sentiva terribilmente instabile.
- Senti Daisy, io non
credo che questa cos... - Ma quando lei insistette riuscì a rimetterlo
in piedi, una volta su lo afferrò per bene per le braccia mettendosi
davanti a lui, una volta su si guardarono, lei trionfante e lui
sorpreso di essere su.
- Ok, adesso lasciati
trasportare, non fare movimenti bruschi. Sii morbido... - Era una
parola, pensò lui. Grant era rigido come un manico di scopa e faceva
ancora resistenza con tutto il suo favoloso corpo muscoloso, lei
strinse ulteriormente la presa sui suoi avambracci e mentre cominciava
un’allegra musica pop, finalmente lui si rilassò.
- Ti piace questa roba?
- Chiese lei non collegando assolutamente il suo rilassamento alla sua
presa. Grant ascoltò solo allora la musica e si strinse nelle spalle.
- Non proprio direi...
- Daisy piegò la testa senza capire mentre lo tirava docile per la
pista, la gente intorno a loro sfrecciava sicura facendo un po’ perdere
l’orientamento a Grant che si concentrava sui suoi occhi scuri e vivi
più che su quel che stavano facendo.
- Allora cosa ti ha
rilassato? - Lui si strinse nelle spalle traballando, si irrigidì di
nuovo sgranando gli occhi nel panico, fu un momento in cui Daisy
godette, lo ammise. La presa di Grant sulle sue braccia stringeva più
della sua.
- Non ti lascio,
comunque tutt’al più ti prendi un paio di botte al sedere, non è un
grosso problema. Ti ho insegnato a cadere, no? - Grant si aggrottò
cercando di ricordare quella lezione che doveva essergli sfuggita.
- In realtà no, perché
non mi hai mai fatto cadere! - Daisy così rimediò e mentre lui aveva la
guardia abbassata decise di approfittarne e vendicarsi del suo lato di
natura gradasso, lo prese per un solo braccio con entrambe le mani, si
voltò di schiena, sollevò il braccio sulla propria spalla e facendo
leva lo strattonò ed usando tutto il proprio corpo lo ribaltò
completamente per terra davanti a sé rovinando il ghiaccio su cui lo
schiacciò. Il botto rimbombò su tutto il palazzetto fermando la gente
sorpresa e spaventata per la scena che non notarono se non dopo, quando
lui era steso ai suoi piedi.
Daisy ebbe poi la faccia tosta e la prontezza di mettersi le mani sulla faccia e strillare come una donna agitata:
- Oddio Grant, ma cosa
combini? Non devi essere così rigido! Sei proprio un disastro! - Grant
non aveva capito subito cosa era successo. Non era caduto, l’aveva
tirato giù lei. Shoccato ed aggrottato contemporaneamente la vide
mettersi davanti a lui e tendergli la mano per rimetterlo in piedi, ma
a quel punto senza rispondere e ragionare le prese le mani, tirò verso
di lui con forza ed usando le ginocchia come perno la sospinse in alto
oltre la propria testa facendola volare a sua volta. Poi si alzò a
sedere fissandola torvo.
- Abbiamo cambiato gioco? - Chiese convinto che si trattasse di quello.
Daisy presa totalmente
in contropiede si ritrovò pancia e gambe all’aria in mezzo alla gente
che ancora shoccata non capiva se doveva chiamare la sicurezza o
scappare. Daisy si affrettò a calmarmi.
- Non è niente, è solo
un bambinone che non ha capito che se cade non è colpa degli altri! -
Lo rimbeccò in modo indiretto lei facendolo passare per un permaloso,
quale poi era anche nella realtà.
Daisy e Grant si
guardarono da per terra, seduti sul ghiaccio, uno torvo e l’altra col
broncio, poi lei sospirò e alzò le spalle annuendo.
- Ok, - Fece mettendo
le mani avanti in senso letterale: - Ricominciamo da capo! Altrimenti
uccidiamo tutti! - Grant annuì calmo rimanendo comunque per terra. Lei
si alzò e aiutò lui prendendogli le mani prima e gli avambracci poi.
Una volta in piedi uno davanti all’altro si guardarono chiarendo
l’accaduto.
- Quello che hai appena fatto si chiama ripicca o vendetta. È nel tuo DNA ricambiare torti subiti con una moneta peggiore. -
- In che modo buttarti
giù come hai fatto tu è peggiore? - Daisy imprecò, era fin troppo
sveglio, non riusciva proprio a fregarlo! Così non era divertente.
- In questo caso hai
agito in misura uguale, di solito esageravi... - Ripensò a quando aveva
ucciso la donna di Coulson solo perché lui aveva ucciso quella che per
un periodo era stata la sua ragazza e si corresse.
“Tecnicamente ha sempre
ricambiato con la stessa moneta i presunti torti subiti... cioè se devo
ragionare con la sua testa, e che mi venga un colpo se ci riesco...”
Daisy doveva rivalutare un po’ l’immagine da semplice bastardo che
aveva di Grant, nella sua psicopatia aveva sempre avuto una motivazione
di base per fare le cose, che fosse semplici istruzioni dei propri capi
oppure vendette di vario genere, ma non poteva certo dire che superava
le aspettative.
- Comunque
ricominciamo. Ora sei andato giù due volte ed hai visto che non è un
dramma, avrai solo una botta nel tuo bel sedere, ma niente di più. È
ghiaccio. - Grant annuì sentendosi in qualche modo soddisfatto di avere
avuto una sorta di ultima parola, o meglio di non essersi fatto
fregare. Aveva l’impressione che a volte lei si prendesse gioco di lui,
come nella questione dello shopping. Non era sicuro che gli servissero
tutte le cose che lei gli aveva fatto provare, però non si era opposto.
Se non era stata una tortura quella...
- Cosa devo fare? - Daisy lo tirò muovendosi all’indietro, lui si ritrovò a seguirla in avanti.
- Per ora lasciati
andare. - Disse lei piano cambiando tono da arrogante e saputella a
calma e conciliante. Lui tornò a rilassarsi nei suoi occhi che in
qualche modo adorava, la sua presa rassicurante lo riscaldava e sperava
che quella fase docile non finisse mai.
- Così? - Chiese lui
piano e attento a non cadere. Lei annuì. I loro occhi incatenati
iniziarono ad ipnotizzarsi a vicenda, entrambi avevano degli sguardi
particolarmente belli e penetranti ed entrambi apprezzavano quello
dell’altro.
- Perfetto... come ti
sembra? È facile vero? Devi prendere un po’ di confidenza coi pattini e
con la pista... - Spiegò lei calma mentre lo portava in giro per la
pista trascinandolo decisa senza movimenti bruschi. Lui provò a farci
caso e si rese conto che era strano, ma piuttosto piacevole, o forse
piacevole era andare in giro così con lei, come se fosse completamente
nelle sue mani più che mai e la questione di fiducia ora fosse tutto.
Era bello affidarsi a lei e a lei piaceva che lui si fidasse così.
- Bello... - Ammise
Grant. Daisy sorrise compiaciuta e dopo un po’ così, persi nel silenzio
che si creò quasi suggestivo fra loro, lei lo portò a bordo pista e gli
disse di aggrapparsi con una mano mentre l’altra gliela teneva lei e lo
aiutava a dirigere.
- Adesso guarda con
attenzione i movimenti che deve fare il tuo corpo e cerca di copiare.
Vedi? Devi spostare il peso prima su una gamba e poi sull’altra, è
questo che ti spinge in avanti. Tieni piegate le ginocchia e dondola,
devi mettere tutto il tuo peso prima su un lato e poi sull’altro.
Così... - Daisy lo fece trascinandolo al rallentatore e lui dopo
un’occhiata attenta riuscì a replicare abbastanza fedelmente e così
iniziarono a muoversi, sia pure con la sicurezza della ringhiera e
della mano di Daisy a reggerlo.
Grant evidentemente era portato per qualsiasi genere di apprendimento, essendo ‘nato’ da poco lo era ancora di più.
“In pratica gli sto
riempiendo la testa di sciocchezze invece che di doveri, penso che Kami
mi distruggerebbe se lo sapesse, ma tant’è che l’ha affidato a me ed io
non intendo ritrovarmi con un Ward parte seconda!”
- Prova a staccarti dal
bordo? - Disse Daisy vedendo che aveva capito abbastanza bene il
movimento del corpo e che scivolava in avanti fluido. Grant si fidò e
lo lasciò tenendo però la sua mano molto stretta. Prima che se ne
rendessero conto stavano pattinando insieme sul ghiaccio mano nella
mano come una coppia di fidanzati.
Appena si accorse che
ce la stava facendo, Grant si illuminò in un sorriso totalmente
infantile e spontaneo e la guardò incredulo.
- Ehi, lo sto facendo davvero! - Esclamò convinto in precedenza che non ce l’avrebbe mai potuta fare.
Daisy ridendo si perse
un attimo nel suo sorriso e nella sua gioia infantile, la risata rimase
cristallizzata sul suo viso, sorpresa di quel lato.
“Gli hanno rubato l’infanzia, l’hanno rovinato, ma sarebbe stato una persona normale come tutti.”
Daisy vedendo che
andava avanti bene, decise di sfilare la sua mano vedendolo intento e
concentrato su quel che faceva. In un istante Grant si ritrovò solo e
si fermò barcollando, spalancò le braccia cercando equilibrio e la
chiamò tremolante non vedendola più.
- Daisy? - La chiamò
terrorizzato. La sua risata lo colse da dietro e proprio mentre stava
per cadere per il tentativo di girarsi, lei lo afferrò per i fianchi e
rimanendogli dietro lo tenne su spingendolo per muoversi in avanti.
- Continua, sono qua! -
Lui sospinto da lei che si muoveva come una sorta di motore posteriore,
riprese il movimento di prima tornando a concentrarsi. Le sue mani sui
fianchi lo emozionavano e lo riscaldavano, lo distraevano anche. Doveva
concentrarsi molto per non sbagliare e perdersi, però era anche più
facile al tempo stesso.
Grant rallentò
bruscamente finendole letteralmente fra le braccia, le mani scivolarono
in avanti e lei lo abbracciò da dietro sbucando con il viso dalla sua
spalla, lui girò il volto verso il suo.
- Che succede? - Chiese lei pensando di doverlo tenere perché stava cadendo.
- Mi dai una sicurezza
ed una tranquillità incredibili. - Disse invece lui. I due lentamente
si ritrovarono fermi al centro della pista e si dimenticarono di essere
in mezzo ad altre persone che pattinavano, si dimenticarono di
continuare la loro impresa, si dimenticarono di avere certe regole da
seguire e certi propositi. I loro occhi si incontrarono così da vicino,
in quella posizione di nuovo da fidanzati che però non li imbarazzava e
non sembrava poi così tanto inappropriata e fuori logica.
- Sento che con te
posso fare qualunque cosa, imparare di tutto e non ho paura di essere
diverso o di avere degli obblighi da assolvere altrimenti metto nei
guai tutti, me compreso. Tu mi... mi fai sentire umano... - Non era
sicuro di cosa significava essere umani, ma pensava che fosse questo.
Vivere sicuri e rilassati, poter affrontare tutto in mezzo ad una serie
di emozioni fra cui gioia e paura. Affrontare ogni cosa in mezzo ad
ogni dubbio.
Daisy si perse nel suo
sguardo ravvicinato, gentile ed intenso e si emozionò con le sue
parole, per un momento pensò di aver salvato il vecchio Ward, quello
che aveva amato con tutta sé stessa. Per un momento pensò di essersi
redenta e di aver redento lui. Per un attimo ogni rimpianto e senso di
colpa vennero spazzati via e si dimenticò dei propri propositi. Da lì,
semplicemente, si protese sulle punte dei pattini bloccando la
posizione e stringendolo forte da dietro con le braccia cercò e trovò
le sue labbra in una iniziativa del tutto spontanea ed incosciente.
Lo baciò e lui aprì
docile le labbra accogliendo la sua lingua calda che lo cercava, il
bacio trasmise una violenta e calda scarica elettrica che li inebriò
insieme all’eccitazione ed alla voglia di andare avanti e riaccendere
ogni miccia accesa la sera precedente.
“Forse è scritto nel
DNA chi dobbiamo amare e chi ameremo, forse è impossibile stare lontani
da certe persone punto e basta. Ed il fatto che lui ora sia finalmente
quello che ho sempre voluto che fosse, potrebbe non fermarmi più.”
Daisy se lo disse e lo
capì, ma non si fermò e continuò a baciarlo in quella posizione da
immortalare e ritrarre. Tolto il coperchio non sapeva cosa avrebbe
trovato, ma ormai sapeva che stava venendo via e che sarebbe venuto via
del tutto. Ormai era questione di tempo.