*Eccoci qua con un altro capitolo. La volta scorsa Daisy e Grant erano a pattinare insieme, si sono divertiti come una coppietta e poi si sono baciati, ora si va a casa e... vediamo che succede lì! Daisy non è la persona più razionale di questo mondo e di solit quando prova ad esserlo è anche tardi, ma sta provando a fare le cose come vanno fatte. Chissà se il suo tanto pensare la porterà da qualche parte. Intanto arriva la prima missione sul campo per Grant e la farà insieme a Daisy, Fitz e Simmons. Io amo Fitz, così, giusto per dirlo. Buona lettura. Baci Akane*

15. CERCANDO LUCIDITÀ



"Sono un tale mistero
Come chiunque può vedere
Non c'è nessun altro
Proprio come me"
- Troublemaker - Weezer -


Scorreva ancora quell’elettricità scoppiata fra loro in pista. Scorreva in loro nonostante facessero attenzione a non toccarsi, capendo chissà come che non avrebbero dovuto prima di essere più sicuri di poterlo fare, di essere pronti.
Daisy scalpitava di desiderio ora che si stava sempre più convincendo che non c’era nulla che non andava in quel Grant. Un gemello buono, una versione alternativa corretta. Non c’era una pecca in quell’esperimento se non che avrebbe potuto rischiare di perderlo nel caso in cui il loro progetto, qualunque esso fosse stato, fosse andato avanti.
Avrebbero potuto trasformarlo in un killer per conto dello Shield, in uno di quegli agenti specialisti che fanno missioni impossibili solitarie.
E poi volevano clonarlo ripetutamente se fosse riuscito. Avrebbero riprodotto lui, l’agente migliore dopo la Romanov, insieme all’agente May. Ma l’agente May era viva e non potevano riprodurla, Grant non era l’autentico originale. Potevano riprodurlo in serie e questo esperimento non avrebbe potuto lamentarsi perché erano loro ad avergli dato la vita.
Una volta riprodotto in serie l’agente perfetto, li avrebbero istruiti a dovere assicurandosi la loro fedeltà a qualunque costo. Poi avrebbero avuto un esercito forte e perfetto, sicuro, sempre dalla loro parte. Non delle macchine intelligenti capaci di raggirare il sistema, non degli super uomini che sentendo il potere scorrere in loro avrebbero potuto schiacciarli tutti in un attimo o impazzire facilmente e rivoltarsi, essere incontrollabili e superiori.
Uomini, come loro, ma più forti. Dediti perché la mente umana la plagi più facilmente e con più successo e sicurezza di un programma informatico.
“Non lo voglio proteggere per avere il mio Ward per me per sempre, il Ward che ho sempre desiderato e che ora finalmente ho. Lo voglio proteggere perché è giusto, non ha fatto niente per meritarsi di essere riprodotto in serie ed eseguire degli ordini senza poter scegliere. Penso che l’idea di fare un esercito di Ward mentalmente controllati sia così folle che è il caso di sabotare da subito il progetto. Ward ora come ora è uno e sebbene mi sorprende dirlo, sono felice che ci sia visto che è ‘riuscito’. Ma non deve essere riprodotto. NON. DEVE. Non lo devono rovinare, non devono strapparmelo. Ehi frena Daisy, ricordi cosa hai pensato cinque secondi fa? Non lo fai perché lui deve essere il tuo Ward, perché così era il destino. Lo fai perché è giusto. È una persona, è stato creato per eseguire, ma non è giusto. Se è una persona, e lo è, non deve essere obbligato, non può. E non deve subire traumi come vedersi riprodotto in serie ed annullato psicologicamente! È ora di tornare ad essere lo Shield giusto che eravamo quando eravamo in pochi e ricercati! Faticavamo come bestie, ma almeno abbiamo sempre agito nel bene comune, non abbiamo mai fatto porcate simili! E poi immagina se fanno un esercito di May!”
Daisy sperava che ripetendosi i propri propositi ed i principi e gli obiettivi, si fosse distratta dal saltare addosso a Grant che si toglieva scarpe e giacca per poi andare a mettersi il pigiama e prepararsi per la notte.
I suoi occhi non si staccavano un istante da lui, osservavano ogni movimento reputandolo hot nonostante hot non fosse.
“È erotico di natura.” Ma forse era lei in astinenza da troppo o magari incapace di tenere a bada il lato innamorato del Ward in gamba in cui un giorno aveva creduto.
Daisy si infilò nella propria camera lasciando la porta mezza aperta poiché pensierosa, si spogliò riflettendo su come non dovesse cedere, non ancora.
Era presto, si diceva. Non c’erano garanzie su alcun fronte. Doveva prima assicurarsi che quel Ward fosse davvero completamente OK e poi scinderlo dal vecchio. Nel mentre doveva sabotare il progetto Cloni e assicurarsi che nessuno lo usasse nel modo sbagliato o lo maltrattasse o glielo portasse via.
Solo dopo, forse, avrebbe potuto concedersi qualcosa. Forse.
- Daisy, volevo dirti... - La voce calda, profonda ed estremamente dolce di Grant la fece sobbalzare e si girò verso la porta da cui la sua testa era sbucata. Lei rimase ebete in biancheria intima a fissarlo e lui avvampò irrigidendosi mentre sentiva delle immediate reazioni alle parti basse, chiaramente il segno che apprezzava quel che vedeva e che lo desiderava. Grant cominciava a capire bene quel che succedeva.
Daisy si riscosse e si coprì con la maglia del pigiama rimanendo comunque sostanzialmente nuda, ma non si mise a strillare, lui tossì e guardando da un’altra parte sebbene volesse tornare al suo corpo meraviglioso, disse:
- Volevo dirti che sono stato bene stasera, è stato bellissimo e ti ringrazio per tutte queste occasioni che mi dai per scoprire cosa significa essere vivi, essere uomini. Grazie. - Lo disse con dolcezza ed imbarazzo, Daisy avvampò provando il desiderio di abbracciarlo, ma annuì e si trattenne dove era, stringendo convulsamente la propria maglia.
- Non c’è di che. È il minimo dopo quello che ti è successo. Nascere in questo modo io... non oso immaginare i drammi interiori che passi. Sto solo cercando di fare del mio meglio per aiutarti. Non hai colpe se... beh, se sei stato creato così, se hanno chissà quale progetto su di te e se hanno scelto proprio questo soggetto da replicare. Non è colpa tua. - Daisy riuscì a tirare fuori una risposta di senso compiuto, lui tornò a guardarla e sorrise sempre imbarazzato ma grato, Daisy si perse in quella dolcezza e quella purezza e pensò sempre più convinta che lì del vecchio Ward c’era sempre meno ed era meglio così.
“Decisamente non è lui. Stop.”
Grant non entrò e non fece di più, dandole la buonanotte sfilò via e si chiuse nella propria camera, mentre Daisy avvampava ancora eccitata e sconvolta di quel che stava provando.
La voglia di lui, di perdersi in lui, di baciarlo ancora, di avere le sue mani addosso, di essere accarezzata e presa. Quella voglia era sempre più grande, chiuse gli occhi e si concentrò per non liberare qualche vibrazione, poi si mise il pigiama in fretta e si infilò nel bagno per prepararsi per la notte.
La strada ormai si stava tracciando e loro la stavano percorrendo completamente fuori dal loro controllo. Ben presto non sarebbe stata una questione di decidere se, ma decidere quando.

Il giorno dopo lei cercò di avere più contegno, al mattino era più facile della sera. In qualche modo la sera abbassava la guardia perché ritrovarsi al di fuori del contesto professionale la faceva rilassare.
E pure troppo.
Di nuovo fu svegliata dalla colazione preparata da Grant, sicuramente un cuoco migliore di lei. In pochi giorni aveva imparato molto più di lei in una vita, su certi aspetti.
I due si guardarono una volta che lei entrò arruffata in cucina ancora col pigiama, lui si fermò e le sorrise ebete finendo per mescolare fuori dalla padella. Rendendosene conto, si riebbe e tornò a concentrarsi sulle uova che ormai non avevano più segreti grazie a quel programma mattutino sulla cucina.
- Se vuoi basta cercare su internet e ti vengono fuori un sacco di video ricette! - Mormorò Daisy rauca sedendosi al tavolo in attesa della colazione. - Vedo che ti piace cucinare, ma non sono in grado di aiutarti per questo. Internet è la risposta a tutti i problemi! - Spiegò lei appoggiando la faccia alla mano e sbadigliando. Non aveva dormito molto. Lui sorridendo le mise il piatto pieno e si sedette con lei a tavola a mangiare.
- Cos’è internet? - Lei lo guardò sorpresa di come non sapesse cosa fosse, poi si ricordò che era nato da pochi giorni e così sbadigliando ancora glielo spiegò mangiando in modo poco carino.
Fare finta di niente, fingere che niente fosse successo era quasi facile, a volte. Se lui collaborava. se, per esempio, finito di mangiare non sentisse l’indomabile impulso di sistemarle una ciocca assurda di capelli che stavano sparati da ogni parte facendola sussultare.
Oppure se non la viziava sparecchiando e pulendo le cose della colazione dopo avergliela preparata... per non parlare degli sguardi gentili e sorridenti. Quelli erano anche peggio.
Essere professionali al mattino era meglio che alla sera, si ripeté fra sé e sé. Solo perché al mattino aveva più sonno, probabilmente!

- Io non sono sicura che sia una buona idea... voglio dire, gli ho appena insegnato ad usare un computer... e non lo fa nemmeno molto bene... - Sbottò contrariata Daisy guardando torva Coulson.
- Non è una missione pericolosa, è solo un controllo di un probabile inumano non registrato. Non sembrerebbe nemmeno di una tipologia rischiosa... andate voi due con FitzSimmons, lo trovate, lo esaminate sul posto e fate una valutazione, fate rapporto e decidiamo come procedere. Una missione elementare! Servirà ad entrambi! A te per testarlo e a lui per imparare a muoversi sul campo. Se non si mette alla prova sul serio, non capirà mai se questa è la sua vocazione. - Alla fine Coulson la convinse ad accettare, sebbene non fosse convinta. - Non essere troppo protettiva, devi essere più distaccata. - Dirlo a lei era un eufemismo in realtà. Lei arricciò la bocca poco convinta ed annuì non contenta. Non voleva esporlo così presto, ma supponeva che Coulson avesse ragione.
- Come siamo con l’altra cosa? - L’altra cosa era il nome non ancora in codice per la missione segreta, ovvero studiare e smascherare i progetti torbidi del nuovo Shield. Una volta ottenute le prove necessarie che li smascheravano, avrebbero agito di conseguenza.
- Ci stiamo lavorando. - Tipica risposta, pensò Daisy andando a chiamare gli altri che sarebbero partiti con lei.

- Comunque dovremmo distruggere quella macchina! A prescindere da tutto! Non importa che progetto hanno in mente, quella macchina non può rimanere attiva! Punto! - Fitz lo aveva ripetuto solo per la decima volta, Simmons sospirò esasperata e lo guardò implorando di smetterla di ripeterlo.
- Sono d’accordo più di chiunque altro, ma non possiamo bypassare i nostri colleghi anche perché per distruggerla senza creare un colpo di stato, ci servono loro! - Simmons probabilmente lo diceva da un giorno interno. Daisy cercò di sedare la cosa.
- Ha ragione lei, capisco che sei in ansia per la macchina, ma dobbiamo fare le cose per bene, questa volta. Avere la fiducia dello Stato e del Governo Americano e di conseguenza della gente è una bella responsabilità. Bisogna agire con testa! - Detto da lei sembrava una barzelletta. Fitz rise isterico a quella risposta mentre Grant ascoltava i loro discorsi senza capire bene tutto.
- Non sono famosa per essere la persona più ragionevole e razionale della squadra... - Spiegò Daisy a Grant capendo che non ci stava prendendo tutto. Lui annuì capendo.
- Come quando ieri sera mi hai... - Daisy gli diede un calcio negli stinchi alzandosi di scatto dai sedili d’attesa, mentre lui ululava dal dolore gli altri si zittirono curiosi guardandola andare da qualche altra parte nel jet, probabilmente in bagno. Non che ci fossero molti posti dove nascondersi per evitare imbarazzi.
- Che ho detto ora? - Fitz e Simmons lo guardarono curiosi di sapere.
- È più quello che non hai detto ma che stavi per dire... - Spiegò incalzante Simmons.
- Cosa avete fatto ieri sera? - Chiese Fitz come una pettegola. Grant lo guardò con aria innocente rispondendo subito:
- Siamo andati a pattinare su ghiaccio! - La coppia si guardò sorpresa e con una luce interessata.
- E cosa è successo? - Chiese Fitz che voleva sapere tutto.
- Beh, abbiamo pattinato... -
- Sì, ma cosa stavi per dire? - Insistette l’ingegnere.
- Ecco, se Daisy non voleva che lo sapessimo forse non dovremmo estorcerglielo così... - Lo fermò Simmons con un piccolo senso di colpa. Fitz la guardò torvo.
- Sciocchezze! Lei supervisiona lui, ma chi supervisiona lei? Dopotutto è un esperimento che dovremmo supervisionare noi, no? Siamo noi gli esperti di queste cose! - Lui si stava rigirando la situazione a suo piacimento solo per curiosità, mentre Simmons non era scema e sapeva cosa stava facendo.
- Coulson supervisiona Daisy e comunque tu non lo fai per questo ma perché sei curioso! Si saranno baciati, no? Cosa vuoi che sia successo? Parlavamo di come Daisy non è ragionevole e razionale, cosa può essere successo di imbarazzante da farla reagire così? - Prima di pensarlo lei lo disse e poi si zittì rendendosi conto che forse ci aveva azzeccato e di quanto grande fosse la questione. Lo guardarono insieme e Grant aprì la bocca e la chiuse con un delizioso broncio in difficoltà.
- Ora non so cosa devo fare. Devo o non devo dirlo? Credo che Daisy non voglia... - Ma aveva appena confermato che si erano baciati e mentre Fitz esultava per la notizia come un bambino, Simmons rideva scuotendo la testa.
- Non avresti dovuto dire nemmeno questo, ci hai dato conferma che vi siete baciati. - Tentò di spiegare lei.
- Sì, ma poi lei ci ha ripensato, come se non volesse... ha cambiato completamente atteggiamento... - Simmons annuì capendo perfettamente.
- È così... perché lei non è razionale. Ha agito d’impulso, ma poi ci ha ripensato ed ha capito che non era  il caso. - Spiegò lei gentile.
- Ma perché non è il caso? - Chiese confuso Grant con aria da cucciolo perso.
- Perché non lo è davvero... tu sei... - Fitz stava per dire esperimento ma si ricordò dell’ammonizione ricevuta i giorni scorsi per il modo in cui gli parlava, così si corresse. - Beh, come dire? Sei la sua missione, no? Ti deve giudicare e valutare, prima che finisca di farlo, e di formarti sul campo, non può mescolare lavoro con vita privata... - E detto da lui confuse ulteriormente Grant che lo guardò corrugato senza capire.
- Ma pensavo che voi due foste una coppia ed anche Mack e Yo-Yo... - Simmons rise divertita.
- È sveglio come l’autentico Ward, ma al tempo stesso le differenze sono abissali! Se non si vedessero non riuscirei ad accettarlo! - Ed era vero, lei era sempre stata ostile con tutte le sue versioni, ma con lui si era presto messa in pace, sebbene fosse sull’attenti.
Per Fitz era stato un attimo. Guardarlo e capire cos’era l’aveva immediatamente fatto accettare perché scientificamente parlando lui non era il vero Ward. Punto.
- Noi siamo una coppia ed anche loro, è vero, ma siamo insieme da moltissimo e siamo al pari uno dell’altro. Stessi gradi, capisci? Tu per ora sei... beh, diciamo in prova. Da testare. E ti deve testare lei. Tu sei il suo compito! È come se uno studente ed il suo insegnante stessero insieme! Finché sono a scuola non si può, ma quando lo studente si diploma o si laurea allora possono senza problemi. Capisci? - Tentò Fitz dando finalmente a Grant un quadro migliore della situazione di Daisy.
- E poi c’è da dire che per lei non sarà facile, visto il tuo aspetto... - Aggiunse Simmons. Grant sospirò tristemente guardando in basso.
- Questa è la sola cosa chiara, purtroppo. Ma non posso cambiare niente di me. - E per la prima volta fece loro davvero tenerezza o meglio tristezza. Essere creati, essere vivi ed avere dei difetti incorreggibili penalizzanti, non poter probabilmente nemmeno scegliere per sé stessi su nulla. Non era facile e forse non lo sarebbe mai stato.