*Ecco un altro capitolo. Daisy, Grant, Fitz e Simmons sono in missione a controllare un nuovo inumano, sembra una missione semplice, ma lo sarà davvero? Sarà di sicuro un'ottima occasione per Grant per mettersi alla prova e capire meglio come funziona quel lavoro. Se ce l'ha nel sangue, solo in azione può venire fuori. Buona lettura. Baci Akane*

16. NÈ GIUSTI NÈ SBAGLIATI



"Sei solo spezzato come me
Zitto perchè posso vedere attraverso le bugie
Siamo solo più stanchi dei segreti che nascondiamo
I disastri sono i nostri maestri mentre stiamo qua bruciando nel letto
Ma qualcosa mi dice che non posso arrendermi con te ancora
Non mi arrenderò con te oggi
Perdonerò e dimenticherò perchè so che mi libererà"
- Broken as me - Papa Roach -


Sebbene razionalmente sapesse cosa stava facendo e che non era una grande idea, tecnicamente non era in grado di evitarlo. Se ne rese conto lì sul jet quando cercava di zittire Grant perché non voleva rivelasse che si erano baciati.
“Quel che è fatto è fatto, ma non penso che lo eviterò per sempre. Ormai so come andrà, il punto è decidere quando permetterlo.”
Poco dopo arrivò l’avvertimento che stavano per atterrare a destinazione così Daisy andò dagli altri tre che si zittirono immediatamente come delle pettegole davanti al soggetto del pettegolezzo. Scaraventò loro uno sguardo micidiale a testa per poi dire laconica che stavano arrivando e distribuire ordini su quel che avrebbero fatto una volta giù.
- Il soggetto è stato avvistato a questo indirizzo, per prima cosa ci recheremo lì e se non c’è lo individueremo. Non sembra pericoloso, perciò useremo un approccio tranquillo, non vogliamo spaventarlo. - Il discorso di rito fu più per Grant che per gli altri, ma non aveva dubbi sul fatto che non avrebbe preso iniziative.
- E se si rivela pericoloso invece? - Chiese lui iniziando a ragionare già da agente. Daisy piegò la testa allacciandosi la cintura nel sedile dove si era rimessa, mentre il jet faceva un gran rumore nell’atterraggio.
 - Lo scopo della missione è controllare il soggetto inumano e verificare che potere ha, che sia in controllo e soprattutto che intenzioni ha. Gli offriamo aiuto e protezione e la possibilità di scoprire di più sulle proprie capacità, se dovesse rifiutare ma essere comunque in grado di controllarsi e quindi non pericoloso, deve solo registrarsi, però non è obbligato a fare nemmeno quello. Gli esponiamo le possibilità, insomma. Se invece è pericoloso e non vuole collaborare dobbiamo difenderci, ma non dobbiamo fargli del male. Dobbiamo riuscire a farlo ragionare. Usiamo la forza solo se necessario, in quel caso cerchiamo comunque di domarlo, magari lo addormentiamo e ci parliamo in un secondo momento. Ucciderlo non è contemplato se non in casi estremi dove lui è davvero pericoloso e ci vuole far fuori e noi non riusciamo a venirne a capo. È prioritario non coinvolgere altri civili e non fare confusione, dobbiamo essere trasparenti, nessun danno, se possibile. - Spiegò Daisy, Grant ascoltò attento bevendo ogni informazione ed ordine. - Per oggi basta che tu mi segua ed esegua, non dovremo avere problemi. -
- Avrò un arma? -
Daisy gli consegnò l’arma della buonanotte.
- Finché non superi l’abilitazione non puoi portare armi vere, ma con questa ti proteggerai se dovessi averne bisogno. Comunque hai me, vedrai che non succederà nulla. - Concluse lei con un sorriso rassicurante. Grant annuì, ma il suo pensiero non era proteggere sé stesso ma lei, sentiva di doverlo fare o, forse, più semplicemente di volerlo.

L’appartamento dell’inumano era in un palazzo di una ventina di piani, i quattro entrarono nell’ascensore, FitzSimmons parlavano a macchinetta dicendo le poche cose scoperte dalle informazioni raccolte, non venendo comunque a capo di nulla.
Le porte dell’ascensore si aprirono, Grant guardò incerto Daisy e lei gli sorrise, poi uscirono.
Giunsero all’appartamento indicato nel rapporto, suonarono ed attesero.
Venne ad aprir loro un giovane di venticinque anni, l’aria apparentemente innocua. Li guardò perplesso non conoscendoli, Daisy si presentò come dello Shield, lui fece un’aria strana e lei lo tranquillizzò subito.
- Siamo qua solo per parlare, può farci entrare? -
Il giovane, sebbene riluttante, li fece entrare.
I primi minuti andarono per spiegare di cosa si trattava, Daisy sapeva gestire bene queste situazioni perché le aveva già fatte molte volte ed oltretutto lei era un’inumana e sapeva come porsi per non spaventare la gente.
- Le andrebbe bene se esercitassimo qualche test? - Grant stava in piedi dietro Daisy che era seduta mentre FitzSimmons erano seduti al tavolino in attesa di poter tirare fuori il loro armamentario. - Niente di invasivo, analisi del sangue da cui estrarremo il DNA per analizzarlo e capire che tipologia di inumano è... con queste informazioni riusciremo a sapere quello che ci serve, non la toccheremo oltre. Penso che sia anche nel suo interesse sapere se deve preoccuparsi della sua salute, spesso i poteri sono instabili e fino a che non si verificano certi eventi non lo sappiamo nemmeno noi... - Daisy si mise in mezzo perché voleva chiarire subito che era un inumana anche lei. Quando il giovane lo capì decise di accettare e titubante porse il braccio a Simmons che si affrettò a fare il prelievo il più velocemente possibile.
Grant controllava attentamente lui ed ogni suo movimento, si concentrava su quelli impercettibili come la muscolatura e le micro espressioni del viso. Ogni cambiamento l’avrebbe messo in allarme. Per ora era teso ma niente di sospetto. Non aveva molta esperienza ma si basava sull’addestramento e sul proprio istinto.
Non aveva la mano sull’arma, ma era pronto a reagire in qualunque caso.
Dopo che FitzSimmons si misero al lavoro con la tecnologia portatile per analizzare il campione e vedere se prima di tutto era in salute e poi vedere cosa gli diceva il suo DNA, Daisy tornò a parlare con lui per capire che poteri avesse di preciso e cosa facesse.
- Ecco io... posso far cambiare la consistenza degli oggetti creando un campo magnetico intorno ad una determinata cosa. - Tre su quattro ascoltavano ammirati la spiegazione, mentre Fitz cercava di capire il meccanismo che poteva avere potenzialmente tale potere, Simmons analizzava velocissima il campione.
Grant teneva solo sotto controllo il viso e le mani del ragazzo, come se sentisse qualcosa, come se avesse percepito qualcosa che ancora non capiva e non riconosceva, ma una parte di sé lo sapeva.
- Interessante... ti va di darci una dimostrazione? - Il giovane così aprì le mani e le pose su una noce nel tavolino davanti a loro, intorno alla noce apparve un campo magnetico trasparente di color bluastro, subito dopo la noce ed il campo iniziarono a volteggiare nell’aria sopra le loro teste.
- Ora è leggero. - Fitz e Simmons guardando capirono subito ciò di cui si trattava.
- Lavora sulle molecole, la materia c’è ma la cambia a piacimento, se la vuole alleggerire la rende della consistenza di una piuma, se invece la vuole appesantire la può rendere come, che ne so, il piombo... -
Daisy rimase a bocca aperta mentre il giovane sorrideva alla sua reazione, Fitz e Simmons tornarono al loro lavoro davanti al computer mentre Grant era a disagio per quello strano qualcosa che continuava a dirgli di stare attento.
- Che altro puoi fare? - Chiese Daisy dimostrandosi amichevole.
- Beh, non sono telecinetico, ma posso spostare il campo dove voglio ed in questo modo gli oggetti in esso. Potrei spostare anche le persone dopo averle rese leggere, per esempio... - Fitz e Simmons si guardarono complici capendosi al volo, il potenziale di quel potere era devastante ed in questo caso era meglio eseguire più di una valutazione informale sul campo, era meglio portarlo alla base ed esaminarlo con cura.
Grant rimaneva fermo a fissare il giovane e non quello che faceva mentre Daisy osservava la dimostrazione ammirata.
Il campo iniziò a volteggiare sopra le loro teste.
- E posso crearne tanti, posso ingrandire il campo e comprendere tanti oggetti oppure posso creare tanti campi contemporaneamente e muoverli con oggetti diversi dentro... - Così dicendo il giovane aprì le mani di più e prese anche le altre noci sulla ciotola nel tavolino davanti al divano dove erano lui e Daisy.
- Daisy... - Dissero Fitz e Simmons cercando di attirare la sua attenzione per farle capire di prelevarlo.
Grant si oscurò vedendo tutte quelle noci volteggiare sopra le loro teste come se fossero bolle di sapone. La sensazione che qualcosa non andasse ora era certezza, ma non capiva cosa.
- Fico... - Mormorò Daisy guardandole tutte insieme... - È un bel potere... e puoi renderli immateriali? - Lui fece un cenno di sì e di no contemporaneo.
- Circa. Le posso rendere immateriali e farli passare attraverso le cose, ma qualunque cosa entra nel campo magnetico si trasforma nella stessa consistenza... perciò se voglio che una cosa attraversi per esempio una porta... la devo lanciare oltre il campo e la porta... - Così dicendo lo dimostrò con una noce che lanciò oltre una parete. La noce attraversò la porta e poi tornò subito del materiale originale cadendo per terra nell’altra stanza. Daisy si alzò ed andò a vedere meravigliata.
- Posso interrompere il campo quando decido, da che lo tolgo ci sono un paio di secondi durante i quali l’oggetto rimane della consistenza da me stabilita, poi senza campo torna tutto come prima. - Spiegò il giovane, Daisy prese la noce caduta nell’altra stanza e tornò sorridendo divertita dalla cosa.
- Chissà quanti giochi di prestigio farai... è un potere fantastico, potresti anche... - E solo allora vide Fitz e Simmons con delle facce strane che cercavano di farle dei cenni, finalmente li notò: - Che succede? - Il giovane li guardò e loro sorrisero fingendo malissimo, capì subito che avevano qualcosa che non andava.
- Forse sono spaventati perché potrei usare il mio potere per fare davvero del male... - spiegò lui sembrando calmo, Daisy si fece seria e lo guardò:
- Ogni potere può essere usato per fare del male, ma tu stai collaborando e noi vogliamo solo sincerarci sul tuo livello. - Grant a quel punto vide un guizzo nei suoi occhi da cui non si era staccato un momento.
- E una volta constatato che il mio potere è potenzialmente pericoloso? - Daisy esitò a quella domanda presa alla sprovvista ed istantaneamente le noci che volteggiavano su di loro vennero lanciate contro di loro trasformate in proiettili del calibro di diversi centimetri.
Fitz e Simmons fecero in tempo a buttarsi a terra perché erano all’erta mentre Daisy si ritrovò col corpo di Grant addosso a coprirla e premerla contro il muro.
Poco dopo le si accasciò fra le braccia, Daisy non realizzò di preciso quanto grave poteva essere quello che era successo, lo sorresse con un braccio mentre lo portava giù a terra e con l’altro scatenò una violenta vibrazione che diresse contro il ragazzo il quale finì contro il muro stordendolo, il secondo dopo Simmons sparava con l’arma della buonanotte addormentandolo subito.
Un istante, il tempo di un battito di ciglia e dalla quiete al caos e poi alla quiete di nuovo.
Ma a quale prezzo.
Daisy si ritrovò in ginocchio per terra, lo prese meglio con entrambe le mani ma sentì subito del bagnato al tatto, le aprì mentre Grant nascondeva il viso contro il suo collo.
- Grant... Grant... - Lo chiamò mentre il panico cresceva. Vide il sangue nelle mani ed impallidì.
- Non dovrebbe, aveva il giubbotto... dovrebbe essere solo tramortito e ammaccato, ma non ferito... - Simmons si precipitò da loro e l’aiutò. Daisy lo teneva con il busto alto e lo abbracciava contro di sé mentre la scienziata gli toglieva il giubbotto speciale rinforzato alzandogli poi anche la maglia. Scoprì una ferita sanguinante alla spalla, poi sospirò di sollievo.
- È la spalla... purtroppo nelle giunture il giubbotto è un po’ più debole per consentire i movimenti... un proiettile grosso come una noce a quella velocità può fare danni a questi livelli... - Spiegò correndo al bagno e tornando con degli asciugamani per premerli contro la ferita. - sopravviverà, ma devo operare subito, la noce doveva passare da parte a parte, ma non ci sono punti d’uscita, perciò ho bisogno... -
- Non faremo in tempo a tornare alla sede, lo devi fare qua e subito! - Gridò Daisy mentre stringeva Grant che si riprendeva dallo shock immediato dei colpi e si svegliava pieno di dolore. Sentendolo muoversi e lamentarsi, Daisy lo strinse ancora più forte per permettere a Simmons di controllare la ferita.
- Va tutto bene... te la caverai... -
- Cosa... cosa è successo? - Chiese con voce soffocata dal dolore, faticava a parlare ed il male era seriamente acuto, ma non solo sulla spalla dove era peggio. Aveva dolore anche in altre zone della schiena. Si sentiva passato sotto un tritacarne.
- Hai appena fatto l’eroe... potevi morire se una noce ti passava la testa. Cosa ti è saltato in mente? Come hai fatto? - Daisy nell’agitazione parlava ancora più del solito e lo riempì di domande mentre la presa tremava come la voce nel panico, i suoi occhi molto espressivi non mascheravano la sua preoccupazione e la sua ansia sincera.
- Ho capito che stava per tirare dei proiettili ed ho solo pensato a difenderti... non sapevo che altro fare... ho agito d’istinto... - Daisy così finì per lasciare una lacrima rigarle il viso. - Tu hai detto di non fargli male ed io... -
- Potevi morire, non avresti dovuto. -
- Pensavo che ci si proteggesse ad ogni costo. Tu l’avresti fatto per me, ne sono certo... - Simmons sorrise alzandosi in piedi.
- Senza ombra di dubbio. Ti ha inquadrata bene, eh? Fitz aiutami, dobbiamo metterlo sul tavolo, dovrò improvvisare qualcosa subito... - Fece poi al suo compagno che nel frattempo si era assicurato che il giovane rimanesse innocuo per un bel po’ mettendogli delle manette speciali che inibivano i poteri da inumano.
- Ma tu non sei ancora operativo, non hai completato l’addestramento, sei sotto la mia responsabilità... come faccio se ti succede qualcosa? - Disse lei sempre fuori di sé dalla preoccupazione e dall’agitazione. Li aiutò a stenderlo a pancia in giù sul tavolo mentre Simmons gli toglieva del tutto la maglia lasciandolo a torso nudo e Fitz chiedeva di cosa aveva bisogno. I due si misero subito al lavoro tirando fuori materiale utile, mentre Daisy seduta accanto a Grant gli teneva la mano contro la propria bocca e lo guardava da vicino fin quasi ad ipnotizzarlo.
Grant sorrise mentre era sempre più pallido per il sangue ed il dolore. Non stava gridando eppure si capiva che stava malissimo.
“È portato per questo lavoro, è vero. Aveva capito prima di me che aveva qualcosa che non andava, altrimenti non avrebbe potuto prevedere dei proiettili come ha fatto. Fitz e Simmons se li aspettavano. Stavano cercando di dirmi questo. Io ero l’unica con le difese basse perché con gli inumani tendo sempre ad essere dalla loro parte per partito preso e lui non sembrava minaccioso... però la sua prima mossa è stata proteggermi, pensare al bene dei suoi compagni. Lui... lui non è come Ward. È mille volte meglio... è disposto a dare la vita per i suoi uomini...”
- Non preoccuparti... me la caverò. Simmons sembra sapere cosa fare... - Daisy guardò distrattamente Simmons che faceva un sorriso distratta, così tornò a lui ed ai suoi occhi socchiusi che si concentravano su di lei.
- Non ho niente per anestetizzare... - Disse la dottoressa. - Ti farà male, ma se non tolgo la noce da dentro non guarisci... - Grant annuì facendo segno che aveva capito. Fitz così tenne fermo il braccio della spalla colpita dove Simmons doveva operare, mentre Daisy mise il proprio intorno al suo busto, la mano sulla nuca di Grant per tenerlo il più bloccato possibile. In questo appoggiò la guancia sulla sua fronte.
- Andrà tutto bene. Te lo prometto. - Grant annuì e Simmons cominciò con delle pinze a scavare alla ricerca della noce.

Simmons riuscì ad estrarre in fretta la noce e Grant rimase sorprendentemente fermo nonostante il dolore impossibile da sopportare.
Quando concluse, poté cauterizzare e chiudere la ferita tirando un respiro di sollievo.
- Quando si dice battesimo del fuoco, eh? - Disse Daisy cercando di sdrammatizzare il modo atroce in cui si sentiva.
Per un momento, un momento limpidissimo, aveva pensato che se l’avesse perso di nuovo, se avesse perso lui, proprio lui, non se lo sarebbe mai perdonato.
Forse aveva aspettato una vita per lui, per avere il giusto Ward e non quello compromesso, una copia sbagliata di colui che invece era quello vero.
Ma dentro di sé si ripeteva che non era così, non era Grant il vero Ward e non era Ward l’intruso.
Però forse non c’erano intrusi e giusti, forse c’erano persone e persone e Grant non era Ward, ma era l’incarnazione di tutto quello che, a suo tempo, lei era riuscita disperatamente ad amare. Ed ora era lì vero ed in carne ed ossa. Lì per lei.
Perderlo non era più un’opzione e mentre Simmons si era adoperata per salvargli la vita, lei l’aveva capito con una limpidezza sconcertante.
Non l’avrebbe perso. Lui, quel Grant, non l’avrebbe perso e nessuno glielo avrebbe rovinato di nuovo. Tornando alla base, Daisy decise solennemente questo.