*Ecco un altro capitolo. E' tempo per Daisy di venire totalmente allo scoperto con la squadra e mostrare apertamente il suo legame profondo e sentimentale che sta nascendo con Grant, sa bene che Phil e May non lo accetteranno facilmente, perciò spera che far passare del tempo a Grant con loro possa convincerli a dargli un'occasione. Coulson, d'altro canto, ha sempre un piano nel piano, o non sarebbe Coulson! Buona lettura. Baci Akane*

19. ESSERE ACCETTATI


"L'amore facile, come dono dal cielo Tu vai via.
La nostra passione è stata consumata
Il mio cuore è in vendita il tuo corpo è in affitto
Il mio corpo è distrutto, il tuo è esausto
Intaglia il tuo nome nelle mie braccia
Invece di essere in tensione, sono quì tranquillo
Perchè non c'è nient'altro da fare Per ogni me ed ogni te
L'amore facile, il dono che ho scelto
Nessun altro dono ho scelto di usare Abuserei di un altro amore
Ma le circostanze non possono giustificarmi Con l'idea che le cose accadano"
- Every me and every you - Placebo -

Alla squadra bastò un istante per capire che erano già andati oltre il normale rapporto fra agente e supervisore, Daisy subì un doveroso rimprovero da parte di Phil e May la quale le ricordò brutalmente che Grant era un esperimento, prima di ogni altra cosa. E come se non bastasse era sulla base di Ward, quel Ward.
Fu a quel punto che Daisy si ribellò, prima di quelle parole aveva subito passivamente consapevole che comunque avessero ragione.
- Invece ti sbagli su questo. Non è quel Ward! Questo non ha niente a che fare con lui e se ci passassi del tempo insieme te ne accorgeresti! Questo è il suo opposto ed è grazie a tutte le loro differenze che mi ha convinta, io non riesco più a sovrapporre le loro immagini, per me sono due persone completamente diverse! - May batté la mano figurativamente proprio lì.
- Me ne sono accorta che non lo vedi allo stesso modo, perché se lo facessi non l’avresti mai toccato! - Rispose gelida May insistendo. Daisy scosse il capo insofferente guardando altrove, non sarebbe mai riuscita a fargli capire il punto.
- Non puoi capire, tu vedi solo le uguaglianze e sei superficiale nel tuo approccio a lui! Non lo vivi e non sai, non capisci. Questo esperimento come dici tu è maledettamente riuscito ed è sconvolgente pensare come il passato ti forgi! Ci sono lati caratteriali completamente nuovi in questo Grant tanto che mi chiedo... il carattere è stabilito nel DNA o nelle esperienze? Davvero è genetico essere, che ne so, ironici o irascibili o timidi? Oppure dipende solo da quel che viviamo nei primi giorni di vita, nei primi mesi, nei primi anni? - May non ribatté perché Daisy aveva ampliato il discorso a qualcosa di più filosofico, sapeva bene che i vissuti cambiavano le persone, lei stessa si era vista diametralmente opposta per via di certe esperienze vissute.
Phil sospirò e scosse il capo alzando le mani, si mosse per l’ufficio e si fece guardare con la sua tipica pacatezza:
- Ok, è il momento che sperimentiamo un po’ tutti questo Ward, mi sembra giusto prima di giudicare facilmente. A questo proposito capita a puntino una missione assegnataci proprio oggi. Andremo io, May e Ward. Tu Daisy devi lavorare con Fitz e Simmons al piano per... noi sappiamo cosa... - Era meglio evitare di parlare in modo più chiaro di certe cose, specie se consistevano nel sabotare il nuovo Shield. Daisy si animò:
- Ci sono novità? - Coulson annuì.
- Sì, Fitz ha un’idea ma gli servi tu al tuo meglio e totalmente concentrata. Noi tre andremo via per un’altra missione, non è niente di impegnativo ma sarà l’ideale per lui per testare di nuovo il campo e per noi per testare lui! -
Daisy impallidì e si alzò di scatto dalla sedia:
- È stato seriamente ferito, non può muovere il braccio fino a stasera e poi sarà ancora dolorante! Ragazzi, poteva lasciarmi morire invece ha rischiato la sua vita per salvarmi! Cosa deve fare per convincervi? - Coulson corse ai ripari vedendola partire di nuovo a spada tratta:
- Non è una questione di fiducia, abbiamo capito che ci possiamo fidare e che è a posto. Vogliamo solo capire quello che dici quando intendi che se passassimo del tempo con lui ci accorgeremmo che davvero non ha niente a che vedere con Ward. - Coulson era bravo a convincere, molto bravo. Era un capo squadra per questo, sostanzialmente.
- Non può combattere. - Ripeté Daisy. - È molto vulnerabile. L’addestramento è andato alla grande e non ho niente da insegnargli, grazie anche ai simulatori è davvero avanti, gli manca un po’ di lezioni tattiche e teoriche, ma ci vuole tempo ed esperienza sul campo, ma ridotto così lui è a rischio, un facile bersaglio. Cosa può venire a fare con voi? - Daisy non voleva separarsi da lui, si stava ribellando con tutta sé stessa sentendosi davvero male all’idea. Coulson sorrise incoraggiante e calmo.
- Lo sappiamo, non te lo chiederei se fosse una missione pericolosa. È una di quelle tranquille, non sono previsti combattimenti. - Daisy sbuffò e senza peli sulla lingua ribatté.
- Ieri erano previsti? L’ha detto anche ieri! - Coulson piegò la testa a destra e sinistra cercando di essere più convincente.
- Lo so, ma questa volta non andiamo a testare inumani o soggetti sconosciuti... andiamo solo a testare delle armi per lo Shield e a prenderli in carico, li porteremo alla base e basta. -
Daisy sospirò titubante e dubbiosa col broncio, però alla fine dovette accettare. Coulson stava per giocarsi la carta ‘io sono il capo ed io decido comunque’, però sapeva che era l’ideale farli stare un po’ insieme. Avrebbero visto che Grant era un’altra persona e l’avrebbero aiutato.

Il sorriso era poco convincente e del tutto riluttante.
- Vedrai che andrà tutto bene, sei in buone mani, non ti consegnerei a nessun altro su questo pianeta che a loro. - Disse Daisy mentre gli metteva il giubbotto rinforzante che il giorno prima gli aveva comunque salvato la vita. Anch’esso non poteva essere messo con entrambe le braccia, una delle maniche pendeva.
Grant la guardò capendo subito che non era convinta di farlo andare.
- Perché non vuoi che vada, allora? - Daisy lo guardò di scatto come un gatto a cui avevano pestato la coda.
- No io... - Ma lui poi sorrise in quel suo modo limpido ed incoraggiante da cucciolo e lei sbuffò guardando altrove. - Ok, vorrei venire anche io, non sono ancora a mio agio a lasciarti andare da solo, dopotutto sei stato affidato a me... però loro sono i migliori! - Grant assottigliò gli occhi, percepiva qualcos’altro dietro, ma non capiva bene cosa. Abbassò il capo leggermente per agganciare meglio i suoi occhi sfuggenti.
- Sono solo la tua missione? È per questo e basta che sei inquieta? - Daisy si ritrovò con le spalle al muro, impreparata a reggere quello sguardo così inquisitore. In questo era bravo come l’originale a far parlare qualcuno. Aveva quella capacità di leggerti dentro e di farti dire quel che non volevi. Rimase turbata e si sentì ammettere candidamente:
- Non sei solo la mia missione. Non voglio che ti succeda nulla perché ormai mi sono affezionata davvero. - Lo ammise trovando meglio permettergli di fidarsi di lei fino in fondo, se lei gli diceva la verità lui lo sentiva e se sentiva che lei gli diceva la verità poi si sarebbe fidato ancora meglio.
“E poi visto che dipende tutto da quello che viviamo, è meglio fargli sapere che qualcuno gli vuole bene in modo disinteressato. L’amore, l’affetto sono la sola cosa che ci rendono umani.”
Pensò poi con un sorriso turbato e confuso. Lui ne fece uno rilassato e rischiarato, grato per la sincerità. Si sentì caldo nel sentirsi apprezzato, voluto. Forse solo da lei sulla faccia della Terra e sicuramente era cominciata per obbligo e riluttanza, ma ora era diverso e lo sapeva bene, ne era certo.
- Ho una ragione in più per prendermi cura di me e tornare vivo alla base. - Daisy fu grata di questa decisione, di solito gli agenti non sentivano quella priorità.
- Ti aspetterò qua mentre io e Fitz rivoluzioniamo per l’ennesima volta lo Shield! - Disse lei allegra e scherzando. Così lui sorrise e fece altrettanto.
- Così posso anche dimostrarti che posso essere un vero agente sul serio. - Daisy inarcò le sopracciglia.
- Solo se è quello che vuoi! -
- Ho detto che posso esserlo, non che voglio. Sul volerlo lo vedremo quando avrò testato tutto quello che c’è da testare, no? - Daisy annuì, erano dei compromessi accettabili.
Sospirò e gli lasciò una carezza sulla guancia rendendosi conto che ormai nel suo modo di trattarlo e di vederlo non c’era più niente di quel che era stato un tempo. Come il presente poteva cancellare totalmente il passato, in certi casi, era un mistero.
“Si tratta anche del semplice fatto che sono una persona intelligente e capisco che tecnicamente parlando questi non sono gli stessi Ward e soprattutto vivendolo me ne sono convinta. Non c’è altro da dire.”
Grant andò prima di lei mentre Daisy rimaneva ancora poco convinta se lasciarlo andare o no. Non che poi avesse scelta.

- Vi siete mai chiesti che carattere avesse davvero Ward? - Chiese Daisy pensierosa, la testa appoggiata alla mano in una posa tutta scomposta sulla scrivania, la tastiera abbandonata davanti a sé, il monitor poco distante dai suoi occhi. Fitz e Simmons la guardarono risalendo dal loro mondo di calcoli e prove.
- Vuoi dire a parte manovratore e bugiardo? - Daisy ridacchiò annuendo.
- Sì, voglio dire... è stato plagiato e trasformato in quello che abbiamo conosciuto, ma originariamente, prima che anche suo fratello e la sua famiglia lo rovinassero... che carattere avrebbe avuto? - Fitz si aggrottò guardandola mentre aveva l’aria da tutt’altra parte piuttosto sul lavoro che cercavano di fare.
- Il Grant di ora dovrebbe darti questa risposta. Che tipo è? - Daisy si strinse nelle spalle.
- Gentile, dolce, premuroso... in certi momenti, prima che venisse fuori chi era, ci sono stati momenti che si è mostrato così anche Ward... ed è lì che mi ha conquistata. Ho visto fra il suo tormento ed i suoi spigoli duri pieni di dovere e di razionalità qualcosa che era... morbido, dolce. - Simmons si avvicinò a Daisy prendendole il braccio dolcemente.
- Ti chiedi se quei lati che avevi visto in lui e che ora vedi in questo Grant pulito fossero autentici? - Daisy alzò le spalle annuendo e la guardò in cerca di una risposta, lei sorrise comprensiva e dolcemente.
- Non posso darti io quella risposta e forse non la troverai mai. Questa verità è morta per sempre su quel pianeta dove Ward ha dato il suo ultimo respiro. Però penso che ora devi concentrarti su questo Grant qua, capire fino a che punto potrai fidarti, cosa riuscirai a provare per lui... capire lui, che tipo è... ormai quel Ward è morto e non tornerà più, questo non è lui. - Simmons aveva faticato a capirlo, ma avendoci avuto a che fare di persona se ne era convinta. E poi la scienza era la scienza, non mentiva. Uno poteva avere rimostranze, era normale, ma non c’era verso che quel Ward fosse quell’altro. Punto. E alla loro Daisy questo Grant stava piacendo davvero molto. Il resto non contava.
- Sai, grazie al Framework tutti abbiamo capito meglio molte cose, penso. Lati nascosti di noi che non pensavamo di avere oppure abbiamo capito meglio le persone che ci stavano intorno... - Disse Disy. Fitz abbassò lo sguardo sentendosi colpevole e male ogni volta che si parlava del Framework. - E ne sono contenta, è un’esperienza che per quanto traumatica ci ha aperto gli occhi su molte cose, grazie alle quali ora possiamo lavorare su di noi o possiamo rivedere gli altri. Trovare risposte. Io ho trovato la risposta che avevo sempre cercato. Ward non era nato così, non era segnato, non sarebbe dovuto diventare quello che è diventato per forza, non l’aveva scelto lui davvero, era stato portato ad esserlo. Ed è sempre stato un mio grande rimpianto, o non sarei finita ad essere la sua partner. Penso che... penso che mi abbia dato la pace che cercavo in fondo al mio cuore. Poteva essere perfetto, fra noi. Ma ora lo può essere, forse. Possiamo far funzionare quel che prima non siamo riusciti a far funzionare. Sia lui per sé stesso che io per noi due. - Simmons non voleva essere nei suoi panni e non era sicura di poterla capire, ma Fitz sì. Fitz la capiva perché aveva sempre paura di quel sé stesso del Framework ed aveva paura di poterlo diventare da un momento all’altro. Per questo ora voleva distruggere in modo irreversibile quella macchina creata con il Darkhold.
Sapeva cosa significava vedere una realtà alternativa e trovare risposte che ti segnavano e ti influenzavano, sapeva come si poteva vivere senza più dimenticare quanto vissuto là dentro.
- Devi seguire il tuo cuore, non potresti comunque fare altrimenti e ci piace questo di te. - Disse poi dolcemente Simmons. Daisy tornò a lei, sorrise grata e le strinse a sua volta la mano ferma sul proprio braccio. Poi sospirò e schiaffeggiandosi si richiamò all’ordine.
- Beh, questa macchina infernale non si saboterà da sola! Vediamo di fare l’hakeraggio del secolo! -
A quello anche gli altri tornarono al lavoro e Fitz sottolineò quanto detto già in precedenza:
- I loro progetti si basano tutti su questa macchina, se la distruggiamo loro non potranno mai realizzare quegli stupidi eserciti di cloni di agenti perfetti. -
- Però non dobbiamo metterci in pericolo, niente deve ricondurre a noi. E visto che si può manomettere la macchina a distanza... - Si inserì Simmons guardando i due geni all’opera.
- Io entrerò nel loro sistema in modo che non arriveranno mai a noi e se anche dovessero individuare l’hakeraggio li rimanderemo a qualche gruppo criminale famoso dall’altra parte del mondo... - Continuò Daisy nel loro stile di finirsi le frasi a vicenda.
- Ed io poi inserirò i dati per l’autodistruzione. Quella macchina sarà inutilizzabile nel giro di un attimo!  - Concluse Fitz convinto ed incattivito. Non avrebbe permesso a nessuno di metterci di nuovo mano.

- Sai Grant... non voglio che ti senti in dovere verso Daisy solo perché è lei che si occupa di te... - Disse Coulson mentre aspettavano di arrivare, May alla guida dell’aereo come ai vecchi tempi sentiva comunque la loro conversazione per volontà di Coulson, il quale voleva che sapesse tutto quel che proveniva da Grant.
Il giovane lo guardò turbato senza capire.
- In che senso? -
- Beh, lei è la tua guida, la tua prima guida. Ti insegna a vivere oltre che a fare l’agente. Ti verrà spontaneo compiacerla, fare quello che pensi lei vorrebbe o la potrebbe fare felice. Lei è un po’ il tuo faro nella notte... - Grant inghiottì a vuoto colpito dal modo in cui lui gli stava leggendo dentro.
- Però non devi farlo. Essere fedeli e grati è una cosa, seguire ciecamente la volontà di qualcun altro è un altra cosa. Devi distinguere quando lei in qualità di agente supervisore ti dà degli ordini da quando invece ti dice come vivere. -
- Lei non me lo dice, mi dà consigli o mi spiga le cose. - Rispose calmo Grant.
- Sì, però non te ne rendi conto. Tu vuoi realizzare la sua volontà, vuoi farla contenta, no? - Lui annuì. - Questo è bello solo se la sua volontà coincide con la tua. -
- Come faccio a capire cosa voglio? Lei è tutto quello che ho avuto fino ad ora. È tutto il mio mondo... - Coulson sorrise incoraggiante come un padre.
- È per questo che ho chiesto che venissi con noi. Passare un po’ di tempo separati vi farà bene... a tutti e due. Dovete schiarirvi le idee ora, prima che il tempo passato insieme sia troppo per poter stabilire ognuno la propria personalità e volontà. Lei deve capire i propri sentimenti e tu... beh, anche. Ma soprattutto ciò che vuoi. - Grant capì che questa era l’introduzione a qualcosa di più grosso e lo guardò in attesa del resto.
- In cosa consiste la missione? - Coulson sorrise colpito dalla sua perspicacia. Ricordava con calore il Ward che un tempo era stato uno dei suoi migliori agenti. Prima che poi rovinasse tutto.
- È esattamente quello che ho detto, dobbiamo testare del materiale e portarlo alla base, solo che staremo più di quello che non ho specificato. - Grant inarcò le sopracciglia. - Staremo un po’ di giorni, ma non è una missione pericolosa, te lo posso garantire. O avrei richiesto anche Mac e Yo-Yo o altri agenti. - Grant rimase titubante, capì che era la scelta giusta e stare del tempo lontano da Daisy era tecnicamente la cosa migliore da fare, sebbene questo non gli piacesse affatto.
- Daisy si arrabbierà. - Disse placido. Coulson annuì.
- Molto, ma mi ringrazierà se alla fine entrambi avrete capito meglio voi stessi. Per entrambi è una situazione complicata, buttarvi a capofitto come stavate facendo non era l’ideale. Andrà bene per entrambi. - Grant immaginava avesse ragione, ma sospirò dispiaciuto all’idea di non vederla.
- Posso sentirla al telefono più tardi? - Coulson annuì ridacchiando.
- Sarà meglio che la calmi dopo che si sarà arrabbiata! - Grant sorrise immaginando la scena.
- Sento di potermi fidare di lei, signore. Principalmente perché Daisy non mi avrebbe affidato a lei altrimenti. - Coulson annuì colpito dai suoi ragionamenti.
- Oltretutto il piano per lo smantellamento della macchina dei cloni dello Shield prevede che Daisy e Fitz attivino un sistema di auto distruzione che si innescherà fra un po’ di tempo, nel bel mezzo di due diverse missioni che ci terranno tutti assolutamente impegnati in parti diverse del mondo, in modo da non destare il minimo sospetto nello Shield quando indagheranno. - Grant capì l’idea e la condivise subito.
- Daisy è la sola a conoscere questo progetto, immagineranno che voi lo conoscete di riflesso perché sanno che Daisy è legata a voi, si vede... - Coulson annuì compiaciuto che aveva subito capito le sue motivazioni.
- Saremo i primi indagati anche perché abbiamo un movente. Noi odiamo quel macchinario. -
- Indagheranno su di voi ma trovandovi altrove a fare altro in quel momento, non sospetteranno mai. Mi sembra un piano perfetto. - Coulson annuì compiaciuto.
- Anche secondo me lo è. -
- Signore... - Chiese poi dopo un po’ Grant con un tono rispettoso.
- Dimmi. -
- Cosa pensa che mi succederà, sinceramente? - Coulson colpito da quella domanda lo guardò dritto negli occhi e contemplò l’idea di mentirgli, ma decise di essere sincero. In qualche modo lo meritava.
- Vorranno che diventi un loro agente, se sei fortunato ti assegneranno alla mia squadra, noi faremo di tutto perché succeda. Ma devi volerlo tu. Se non vuoi fare questa vita... -
- Troveremo un altro piano perfetto per aiutarmi a sparire? - Coulson sorrise alla sua aria da cane speranzoso e contemporaneamente bastonato, sicuramente quella che aveva conquistato Daisy.
- Come facciamo sempre per aiutare i nostri. - Grant sorrise più rilassato e sereno, sistemandosi meglio nel sedile.
Ora si sentiva più leggero, aveva nettamente sentito di potersi fidare, davvero lo sentivano parte della loro squadra nonostante i precedenti. Erano persone in gamba, si poteva fidare e, cosa più importante, probabilmente lo volevano davvero. Lo accettavano sul serio. O, per lo meno, lo sperava davvero.
Improvvisamente essere accettati era la cosa più importante ed essenziale. Anche vitale.