*ecco
con un po' di ritardo un altro capitolo. Ormai manca poco alla fine e
si capirà leggendo. Grant è in missione con Coulson e May per vedere
che persona è Grant, cosa che tutti e tre devono scoprire. Daisy non è
felice di averlo lontano per tutto quel tempo, ma alla fine non ha
scelta che accettare e sperare che vada tutto bene. Nel frattempo
questa lontananza aiuterà i due a scavare meglio nel loro rapporto e a
fare chiarezza nei loro sentimenti. Buona lettura. Baci Akane*
20. LA STRADA GIUSTA VA CAPITA
"Non ero arrabbiato con te
Non cercavo di abbatterti
Le parole che potrei aver usato
Ero troppo spaventato per dirle ad alta voce
Se non posso fermare la tua caduta
Ti farò alzare da terra
Se ti sentivi invisibile, non ti farò sentire così ora"
- Linkin Park - Invisible -
Le urla di Daisy si
sentirono fino negli altri uffici, Fitz e Simmons salutarono i loro
colleghi accorsi preoccupati per vedere che succedeva e dissero che
andava tutto bene, poi rimasero pazienti a sentire Daisy sfuriare
contro Coulson. L’unica che osava arrivare a certi livelli. Anche May
lo rimproverava, ma lei non faceva sceneggiate, era gelida, il che era
diverso.
Dopo un’abbondante
quarto d’ora inutile durante il quale Coulson non riuscì a far sentire
la sua voce, Grant prese la parola calmo pacato e non dovette
nemmeno urlare per farsi sentire:
- Sto bene, sono sicuro
che è l’esperienza giusta per capire me stesso. Sono molto eccitato di
vedere tutte queste zone del mondo... - Disse Grant calmo. Daisy così
sospirò e smise di urlare.
- Poteva dircelo, mi sarebbe andato bene... -
- Non penso... -
Rispose sorridendo Grant, Daisy fece una smorfia e fece marcia indietro
e mentre gli altri compagni assistevano alla resa del secolo
esterrefatti, Daisy col telefono all’orecchio si mise a girare nervosa
per la stanza come una fidanzata che parla al proprio compagno a
distanza oceanica:
- Ok, va bene, però non
mi piace lo stesso. Ti mancano delle lezioni, delle esperienze, e
quando esci con loro non sai mai come finirà! Stai attento, pensa alla
tua vita, a tornare qua vivo. -
- Da te... -
Precisò lui. Daisy arrossì e guardò subito Fitz e Simmons che la
guardavano a loro volta per capire se andava tutto bene, li vedeva
confabulare come due comari, lei gli fece una linguaccia e loro
ridacchiarono.
- Mi fido di loro due,
sei in buone mani, ma miraccomando. I test non farli ad ogni costo! -
Ordinò Daisy inquieta nel non poter essere lì con lui. Sarebbero
rimasti separati per chissà quanto tempo, l’indomani sarebbero partiti
anche loro con Mack e Yo-Yo per un’altra missione e una volta lontani
avrebbero dato il via all’autodistruzione della macchina infernale e da
lì in poi sarebbe potuto succedere di tutto. E lei doveva stare
separata da Grant!
La cosa non le piaceva
per niente, ma cosa ci poteva fare? Ormai erano andati. Coulson sapeva
come raggirarla, sapeva che non avrebbe mai acconsentito.
- So che ci farà bene questo periodo. - Disse Grant ragionevole e calmo, lei sospirò guardando in alto.
- Lo so, lo so. Ma non sono tranquilla lo stesso. - Grant sorrise.
- Sono contento che sei preoccupata per me, significa che ci tieni davvero... - Daisy scosse la testa.
- Non puoi dubitarne. -
- Ora non lo farò più.
- Daisy pensò che fosse molto insicuro, ma era normale. Gli mancava
l’appartenenza ad un gruppo. Quando si nasceva l’appartenenza era per
la famiglia, ma lui non avendo vissuto quella fase, sicuramente gli
mancava e questo si riversava nell’insicurezza.
“Dobbiamo dargliene una
a tutti i costi, altrimenti potremmo dare vita ad un Grant che è troppo
opposto a Ward...” Pensò Daisy al volo, a quel punto furono entrambi
richiamati e così si salutarono.
- Chiamami quando siete
di nuovo sull’aereo, voglio aggiornamenti ed impressioni! Sono sicura
che questa vita ti piacerà! - Daisy lo sperava, se non altro. Da un
lato fargli fare l’agente era rischioso per lui, ma l’avrebbe avuto più
vicino.
La telefonata a fine
giornata divenne un rito importante per entrambi, sentirsi al telefono
ogni sera fece capire loro sempre più che il legame nato quasi per
forza maggiore e per dovere, si era in un attimo trasformato in
qualcosa di reale.
Dopo 12 ore di nervoso,
la voce di lui aveva il potere di calmarla e tranquillizzarla, specie
nel sapere che la missione di Grant andava bene e che gli stava
piacendo vedere il mondo e conoscere persone nuove. Scopriva anche armi
ed oggetti utili allo Shield, tecnologicamente avanzata e costruita su
base aliena in alcuni casi. Certi test erano più rischiosi e pericolosi
di altri ed in alcuni casi avevano dovuto affrontare un po’ di noie e
sbaragliare dei ribelli, ma Grant aveva sempre parlato con entusiasmo
di quei combattimenti.
- Vedere combattere May
è particolarmente bello! È molto brava! - Avevano già combattuto in
allenamento, ma vederla all’opera con altri era diverso. Daisy arricciò
il naso mentre giocava col cibo che aveva nel piatto, il telefono
nell’altra mano. La loro missione era altrettanto lunga ma più
delicata. Dovevano trovare un gruppo di Inumani e convincerli con le
buone a farsi valutare e a collaborare, alcuni di loro erano
pericolosi, ma la squadra di Daisy era ben formata. Da un lato era
sollevata di non avere Grant con lei per non metterlo troppo a rischio.
Sentire che gli piaceva veder combattere May non le piacque affatto. Sospirò insofferente mentre le si chiudeva l’appetito.
- È una delle migliori in questo. - Disse poi riluttante. - Tu invece? Ti sei rimesso? Partecipi ai combattimenti? -
- Coulson mi ha dato il via libero, dice che se occorre e me la sento sono in grado di affrontare chiunque. -
- E tu? Pensi di esserne in grado? Devi esserne sicuro perché altrimenti in combattimento... -
- Penso di poterlo
fare, mi va. Voglio mettermi di più alla prova. Fino ad ora ho
osservato bene tutto, è affascinante il vostro lavoro... - Daisy
sorrise divertita.
- Questo non è niente,
ci sono missioni allucinanti che ti fanno venire voglia di scappare. -
Ed in un attimo tornarono a parlare d’altro facendo così ritrovare la
fame a Daisy sotto i sorrisini di tutti gli altri, Mack e Yo-Yo
compresi.
Non ne parlavano, ogni
volta che ci provavano Daisy cambiava argomento. Più i giorni passavano
e meno aveva voglia di aprirsi sull’argomento Grant. La lontananza la
confondeva, inizialmente sapeva di provare qualcosa, ma era più
orientata verso l’attrazione ed una sorta di riscatto e di rimpianto,
ma ora che erano lontani da qualche giorno era diverso e non voleva
provare a spiegare perché voleva rivedere Grant e cosa provava ogni
volta che sentiva la sua voce pacata ed entusiasta di quel che aveva
visto quel giorno.
Gli stava facendo bene
e la cosa che le bruciava di più, probabilmente, era che gli faceva
così bene proprio perché lo viveva lontano da lei.
“E se si innamora di
May? Se torna a scattare qualcosa come era successo fra loro quella
volta? Ok era una circostanza diversa e poi erano solo andati a letto
insieme, ma... ma potrebbe, no? Ora sono entrambi diversi e May e Phil
si ostinano a non procedere nella loro relazione chiara a tutto il
mondo... a lui piace come lei combatte, hanno alchimia in azione,
sempre avuta. Mi racconta di intese istintive che...”
Ed ogni volta che partiva con queste considerazioni, si metteva ad allenarsi odiandosi.
Alla fine era solo
gelosa e forse non voleva parlarne con nessuno non perché si sentiva
più confusa che mai, ma perché era tutto molto chiaro.
Non provava solo affetto ed attrazione per Grant. Era presa sotto ogni aspetto come non mai, ma presa sul serio.
“La questione non è più
mia, “ si disse una sera cercando di dormire per la grande giornata
dell’indomani. “Ma se lui prova la stessa cosa. Lontano da me può aver
ridimensionato il suo attaccamento nei miei confronti, Coulson ha fatto
bene a staccarlo da me prima che quelle stronzate psicologiche si
radicassero... io sono la mamma papera, per lui. Non la sua ragazza
come lo vedo io perché ho potuto elaborarlo diversamente...”
Andando avanti sarebbe stata solo una grande tortura, per lei. Sperava che a lui andasse meglio.
Per lui era diverso,
era come un bambino alla scoperta del mondo. Aveva un sacco di emozioni
da vivere ora dopo ora e gli piacevano tutte. Persino quelle pericolose
le trovava interessanti. Si meravigliava di come May e Coulson se ne
tirassero sempre fuori egregiamente. A volte c’erano gruppi non
collaboranti, ma loro riuscivano sempre a cavarsela.
Era affascinato e si sentiva al sicuro con loro.
La sera poi raccontava
tutto a Daisy e sentire la sua voce lo tranquillizzava, gli riempiva la
giornata, anzi, gli metteva la ciliegina sulla torta.
Avrebbe voluto davvero molto vivere tutto quello con lei, sperava sarebbe successo.
Il giorno in cui decise
di aiutarli più attivamente, fu quando si ritrovarono ad affrontare un
gruppo di mercenari piuttosto numeroso e ben armato che, venuto a
sapere di certe armi speciali, avevano attaccato il carico proprio al
loro arrivo per i test e la presa in carica.
Sotto il fuoco
incrociato, May e Coulson si mossero automaticamente senza bisogno di
pensare, entrambi si coprirono dietro a delle casse iniziando a
sparare. Grant, rimasto fuori dalla loro visuale, poté decidere in
tutta calma come agire e lo fece con lucidità e freddezza, nonostante
qualche colpo arrivasse accidentalmente molto vicino alla sua testa.
Era come se la sua
mente annullasse ogni cosa superflua per poter riflettere nel migliore
dei modi, nonostante la sopravvivenza era messa a dura prova.
Così capì che la cosa
più intelligente era individuare il loro capo e neutralizzarlo. Non
pensava in termini di uccidere, Daisy gli aveva insegnato che era
l’ultima mossa e solo in caso disperato, per difendere la propria vita
o quella dei compagni o di altre vittime innocenti.
“E poi penso che
potrebbe convincere gli altri a deporre le armi...” Rifletté Grant.
Così usando uno specchietto del camion dietro cui era nascosto, vide
come si muoveva il gruppo, mentre spari e proiettili volavano ovunque
facendo un gran baccano.
Vide ad un certo punto
uno che dava un ordine ad altri, così capì che il capo doveva essere
lui. A quel punto Grant prese un bel respiro profondo, chiuse gli
occhi, distese i nervi e valutando il percorso più sicuro per arrivare
a lui da dietro senza farsi notare, partì.
Nessuno lo vide
muoversi, troppo concentrati sui bersagli principali e gli unici
conosciuti, May e Coulson. Percorse la strada più sicura veloce e
silenzioso e questo gli permise di arrivare dietro di loro. Veloce come
un ninja afferrò il loro capo, gli puntò la pistola alla tempia e
stringendogli il braccio intorno al collo da dietro diminuì
sentitamente l’ossigeno.
- FERMI! - Gli fece urlare Grant in modo che i suoi si fermassero automaticamente.
Grant non ebbe bisogno
di dire altro, avanzò in mezzo al campo di battaglia con il capo
agganciato in una presa ferrea, mano a mano che lo vedevano gli altri
abbassavano le loro armi. In un istante dall’inferno di rumori
assordanti, al silenzio totale. Il fumo si sollevò oltre le loro teste
restituendo la visuale a tutti. Coulson e May videro che Grant aveva
neutralizzato il loro capo e lo teneva saldamento sotto tiro, i due si
guardarono impressionati ed ammirati.
- Ora vi ritirerete
tutti e noi faremo il nostro lavoro. Quando saremo al sicuro, ti
lasceremo andare. - Sussurrò Grant continuando a tenere in mano il
gioco. L’adrenalina scorreva a mille nel suo corpo, sentiva di stare
facendo bene e di aver trovato la sua vocazione. Non solo ne era
capace, ma gli piaceva.
Al silenzio Grant
aumentò la presa del braccio intorno al collo e così l’uomo annuì
facendo il cenno agli altri di muoversi e andarsene.
Gli uomini sia pure riluttanti eseguirono salendo sulle loro Jeep e partendo veloci.
Grant andò verso Coulson e May che nel frattempo erano usciti sempre circospetti e ammirati.
- Come si procede? - Chiese a Coulson.
- Come procederesti? - Rispose di rimando lui mettendolo alla prova.
- Lo legherei e lo
metterei in un angolo dove non disturba ma è sott’occhio. - disse senza
esitare, Coulson annuì e fece il cenno.
- Procedi. - Grant così
fu aiutato da May, insieme lo legarono e lo misero in parte per poi
riprendere il loro lavoro all’interno del camion con il carico da
ispezionare.
- Sei davvero portato.
- Disse May a Grant ammirata e con tutt’altro tono rispetto a quelli
usati fino ad ora, più duri e scostanti.
- Davvero? - Chiese sorpreso Grant, compiaciuto di averla colpita.
- E capisco cosa
intendeva Daisy dicendo che potevo capire chi eri solo stando con te. -
Lui la guardò aggrottato mentre lei non alzava lo sguardo dall’interno
della cassa che aveva appena aperto. - L’altro Ward avrebbe ammazzato
il capo, non l’avrebbe neutralizzato. È finito tutto bene senza
spargimenti di sangue. - Silenzio, Grant attese il resto della
spiegazione che per lui al momento era oscura, così vedendo che lui non
la ringraziava per il complimento, si rese conto che sicuramente non ne
sapeva ancora molto per capire i sottintesi da solo. Così alzò lo
sguardo e con un’aria seccata disse: - Sei molto più in gamba di lui! -
Grant allora sorrise trionfante decidendo che sarebbe migliorato ancora
per diventare un agente migliore.
Non gli era chiaro se
gli piaceva o meno quella vita, ma era quella che facevano quelle
persone e quelle persone erano in gamba e si prendevano cura di lui.
Per far parte della
loro vita, doveva fare quel che facevano loro e farlo bene per non
farli preoccupare, per essere utile, per aiutarli e soprattutto per non
pesare su di loro.
Poi, un giorno, se
avesse visto che non gli piaceva e che i rischi erano molti di più di
quelli che ora aveva visto e che poteva immaginare, avrebbe cambiato
idea.
- Sai, penso che ci
voglia davvero molto tempo per capire e decidere. Si tratta di
stabilire cosa vogliamo fare nella nostra vita, come si può scegliere
in pochi giorni e qualche missione? - Chiese a Daisy quella sera,
contento di come era andata.
La sentì sorridere e
sapere che sorrideva lo faceva sentire meglio. Gli mancava molto,
voleva toccarla, riprovare la sensazione provata tutte le altre volte.
Non provava la stessa cosa per May. Non sentiva quell’istinto, quel desiderio. Non scattava nulla se non ammirazione.
- Beh, hai ragione.
Pretendere che capisci bene questo stile di vita e se ti può piacere o
meno è praticamente impensabile. Ci vuole molto più tempo e molte più
missioni. -
- Posso prendere una
decisione iniziale ora e poi eventualmente in futuro, se vedo che non
fa per me, cambiare idea? - Chiese lui mite mentre dava voce ai suoi
ragionamenti, si sentiva a posto se lo faceva con lei.
- Direi che è l’ideale.
Coulson e May sono contenti di come stai andando ed hanno detto che
avevo ragione, sei una persona completamente diversa e sei comunque
portato per questo lavoro. Per loro sei ok, saresti nella squadra. Le
esperienze faranno il resto. - Spiegò Daisy, molto stanca per la sua
giornata particolarmente massacrante.
La macchina si era auto
distrutta quella giornata, l’allarme si era sentito in tutto lo Shield
e nelle basi mobili, avvisi di allerta e di indagini al loro ritorno,
tutto come previsto, ma niente accuse od ordini allarmanti.
Sembrava avesse
funzionato, però lo stress per la consapevolezza di quello che stava
succedendo, era alto. Cercavano di non parlarne, ma era così e lo
sapevano.
- Sono contento di far
parte della vostra squadra, non ho conosciuto molto altro, ma mi
piacete, mi fido... spero che mi accettiate... - Daisy sorrise.
- Lo faranno. Vedrai
che bello far parte di una famiglia. - Grant si sentì scaldare in un
modo impressionante, all’idea. Un senso magico d’appartenenza si
propagò nel suo cuore. Come potevano pensare gli altri di vivere senza
delle persone vicine pronte a dargli un’identità, ad accettarsi, ad
aiutarsi o anche solo per parlare insieme?
Grant non ne poteva avere idea, ma questo era proprio la differenza abissale fra lui e l’altro Ward.
Avere una famiglia in
cui riconoscersi, a cui appartenere, che lo accettasse e lo aiutasse,
una famiglia da rendere orgogliosi. Questa sarebbe stata la garanzia
migliore.
Questa e Daisy. Lei, i
loro sentimenti, il loro legame destinato sin dai tempi ad essere vero
e a crescere, ora senza ostacoli di nessun genere. Quello era solo
l’inizio, lo sapevano entrambi, ed entrambi non vedevano l’ora di
vivere il resto. Fame. Fame di vita. Fame di sentimenti, di esperienze,
di legami. Fame.
- Adesso la macchina è
distrutta, non rischierai di avere un esercito di gemelli cattivi! -
Disse poi Daisy sorridendo, sentendo di doverglielo dire per mettere
fine a quel capitolo.
Grant si sentì strano
nel saperlo, si fermò e si mise a sedere nella propria cuccetta, guardò
in alto e chiuse gli occhi ascoltando le proprie emozioni.
Leggerezza.
- Mi sento meglio nel saperlo. - Daisy sorrise.
- Lo immagino. A
nessuno piacerebbe avere un esercito di gemelli cattivi in
circolazione... - Scherzò lei. Grant sorrise poi si strinse nelle
spalle.
- Grazie, penso che non
vi ringrazierò mai abbastanza. In qualche modo devo la mia esistenza a
voi. - Daisy sospirò e si stese nella sua cuccetta, sul suo aereo
dall’altra parte del mondo.
Sorrise felice di
questa nuova vita che l’aspettava, mentre dentro di sé pregava e
sperava che niente avrebbe più rovinato il suo destino.
Oggi si sentiva fiduciosa.
- Ci vediamo presto... - Mormorò poi dandogli la buonanotte. Lui sorrise caldo.
- A presto. Buonanotte. - Ed entrambi avrebbero dormito più leggeri.