*Ecco il penultimo capitolo, ormai ci siamo, Grant e Daisy finiscono le rispettive missioni e vediamo un po' di cosa si è trattato prima di vedere come è il loro reincontro. Avranno cambiato idea o si sarà rinforzata la voglia di intraprendere una relazione insieme a tutti gli effetti? E' ora di risposte. Buona lettura. Baci Akane*

21. INELUTTABILE



"Ma con te
Mi sento meglio da quando mi conosci
Ero un'anima solitaria ma quello è il vecchio me
Mi sento meglio da quando mi conosci
Posso di nuovo sentire
(Ero un'anima solitaria)"
- Feel Again - One Republic -


Daisy guardò l’ora per l’ennesima volta sbuffando rumorosamente.
Aveva cercato di fermarsi il più a lungo possibile, ma poi era venuto qualcuno a controllare che ci faceva ancora alla base a quell’ora quando il suo turno era finito da un pezzo e la sua squadra, essendo rientrata dalla missione quel giorno, era stata esonerata per un paio di giorni per recuperare.
Daisy si era inventata qualche rapporto, ma alla fine si era dovuta rassegnare ed aveva scritto a Grant che lo aspettava a casa, di farsi accompagnare che non poteva aspettarlo lì.
Aveva detto che sarebbero rientrati quel giorno anche loro, quanto potevano tardare?
Un mese, aveva contato Daisy. Un mese intero di missione per entrambi.
Il gruppo di Inumani di cui occuparsi era stato più complicato del previsto, a loro si era aggiunta una squadra di supporto ed avevano dovuto stabilirsi in una base provvisoria per risolvere la questione.
Si era tirata per le lunghe perché il gruppo di Inumani non aveva voluto collaborare e si erano messi a fare una sorta di guerra anche se fortunatamente non troppo violenta.
Avevano solo invocato il loro diritto a non essere registrati e ad essere lasciati liberi di vivere come volevano, Daisy però aveva ordini precisi, lo Shield non poteva lasciare agire così liberamente un gruppo così sostanzioso di Inumani, non dopo averli individuati ed aver ricevuto un ufficiale diniego alla collaborazione.
Non era come dichiarare guerra allo Shield, ma loro non la vivevano poi molto diversamente.
Per Daisy non c’erano grossi problemi, aveva cercato di scendere a patti e creare dei compromessi. Aveva detto che se fosse riuscita a dimostrare che non erano pericolosi e che non avevano intenti minacciosi per il mondo, potevano rimanere lì e non registrarsi, inizialmente gli era andata bene, ma poi lo Shield aveva preteso di registrare e monitorare almeno il loro leader, il quale poi si era opposto dicendo che non intendeva nascondersi o fare una guerra, ma nemmeno essere spiato e controllato.
Trovare una via di mezzo non era stato facile ed alla fine delle lunghissime trattative e dei vari sotto piani per ottenere un quadro preciso di tutti i membri del gruppo e identificarli per bene senza che loro lo sapessero, si erano ritrovati a combattere con un paio di loro particolarmente forti.
Ad un certo punto era stata dura, sia sopravvivere che evitare una strage di massa e, soprattutto, evitare l’intervento drastico dello Shield.
Avevano sedato la sommossa ed avevano dovuto arrestare gli Inumani ribelli, gli altri Daisy li aveva convinti a non peggiorare la situazione.
Alla fine avevano acconsentito a ricevere visite regolari una volta al mese per controllare la situazione e fare degli innocui colloqui per stabilire se c’erano nuovi gruppi ribelli, se c’erano stati problemi e se magari qualcuno voleva essere registrato.
Nel caso in cui uno volesse andarsene avrebbe dovuto segnalarlo e comunicare la nuova residenza per essere controllato.
Essere controllati ogni tanto ma non registrati e spiati era un compromesso più accettabile.
Era stata una lunga missione stancante sia dal punto di vista mentale che fisico, solo che tornare e pensare di rivedere Grant e poi essere delusi di questo, non era bello.
Alla fine il piano era andato a buon fine, nessuno aveva sospettato di loro sebbene erano stati indagati, avevano condotto degli interrogatori a distanza ed erano stati visti tutti di persona al loro arrivo per la conferma delle indagini che comunque avevano portato ad un altro gruppo criminale russo che cercava da tempo di scovare la loro tecnologia.
Perciò lo Shield aveva innescato una guerra con loro e nessuno aveva sospettato seriamente della squadra di Coulson.
L’importante era che la macchina infernale fosse ormai distrutta ed impossibile da riprodurre senza il Darkhold, al sicuro ovviamente.
- Che palle! - Mormorò Daisy uscendo dal bagno asciugandosi i capelli bagnati con il panno in microfibra.
La tuta da casa era comoda, girava scalza fissando ogni secondo l’ora.
Aveva anche già mangiato, comprando qualcosa per asporto. Aveva preso qualcosa per Grant che si sarebbe fatto riscaldare.
Gli aveva scritto venti messaggi per sapere dove erano, ma lui dopo un ‘piccolo imprevisto, ma tutto ok. Ci vediamo fra qualche ora’ non aveva più detto nulla.
- Avranno le indagini anche loro, sicuramente li controlleranno e soprattutto lui, l’unico prototipo realizzato. Dopo tutto questo tempo di missioni in giro per il mondo si sarà fatto un’idea di cosa vuole fare ed avrà accumulato esperienza. Domani toccherà a me valutarlo e consegnerò il rapporto ufficiale a Kami. Spero vada tutto bene e lo assegnino alla mia squadra. Sono curiosa di sapere cosa ne pensa Coulson, sicuramente l’avrà convinto, me lo sento. Sta per iniziare una nuova vita! - Daisy era elettrizzata all’idea di rivederlo finalmente.
Stare lontana da lui per tutto quel tempo era stato strano e le aveva dato fastidio che Coulson l’avesse separato da lei così tanto. Dopotutto era lei la sua responsabile, se gli fosse successo qualcosa con loro ne avrebbe risposto lei.
Però sapeva che non era quello il punto, non proprio.
Era solo che aveva ‘perso’ un mese intero che avrebbe potuto passare con lui, consolidare il loro rapporto, conoscersi meglio, capire cosa fare fra di loro al di là del lavoro. Invece no, solo lavoro e per di più separati per ben un mese intero!
Si mise a giocare con la Xbox cercando disperatamente di distrarsi, mentre sbuffava ed inveiva saltando in piedi, come se avesse dei veri avversari davanti a sé che combattevano con lei nelle missioni fantasy in cui girava col suo avatar.
Più aspettava e più l’eccitazione saliva, era come se lo respirasse, come se dentro di sé sapesse che era atterrato e che voleva farle una sorpresa.
“Se fosse andato storto qualcosa me lo avrebbero detto, mi avrebbero convocata... perciò non c’è niente di cui preoccuparsi, niente!”
Daisy perse rovinosamente la missione tornando indietro al livello precedente e imprecando gettò il joystick mentre prendeva il telefono arrabbiata.
Perdere alla Xbox era l’ultima goccia, si disse.
Era ora di sapere una volta per tutte dove diavolo erano, al diavolo le sorprese, al diavolo la fiducia. Lei si fidava, ma era un essere vivente. Inumano e vivente!
Ormai non poteva più aspettare, la voglia di vederlo, toccarlo, averlo davanti era così alta che non sapeva nemmeno identificarla in modo preciso. Non perdeva tempo a tradurre quella frenesia, quel desiderio. Non sapeva cosa avrebbe fatto appena l’avrebbe rivisto, ma aveva avuto così tanto modo di pensare a lui ed al vecchio Ward, ad ogni singolo dettaglio dei due, ogni piccolo ricordo che la legava a loro ed era giunta alla conclusione che doveva solo smetterla di pensarci. Erano due persone diverse ed ormai aveva a che fare con Grant, quel Grant.
Voleva solo buttarsi a capofitto in quella nuova esperienza e vedere dove l’avrebbe portata, era incosciente di certo, ma sentiva che la vita voleva farle un regalo e lei voleva godere di quel regalo.
Ormai era stata lontana da lui per davvero tanto, sapeva cosa voleva. Voleva riprendere la loro relazione e rafforzarla, vedere fin dove si poteva arrivare insieme.
La linea finalmente prese e col broncio Daisy rispose:
- Sì, sono l’agente Jonhson, vorrei sapere se la squadra di Coulson è arrivata... - Disse con tono formale la ragazza sul piede di guerra. Non era brava ad aspettare.
La risposta fu:
- Un momento che verifico al computer.... - E mentre cercava di scoprirlo per via telematica, Daisy sentì il campanello alla propria porta e chiudendo la conversazione fece volare il telefono da una parte mentre lei correva spontanea ad aprire.
Altrettanto spontanea e senza nemmeno attivare un minimo il cervello, appena lo vide davanti a sé lo afferrò per un braccio, lo strattonò in casa, sbatté la porta e gli saltò addosso stile koala mentre lui si ritrovava a sollevarla e a tenerla a sua volta, totalmente spiazzato di quella reazione a dir poco entusiasta.
- Era ora cazzo! - Sbottò lei al suo orecchio mentre nascondeva il viso contro il suo collo e stringeva gli occhi cercando di domare la potente emozione provata nel rivederlo lì davanti a sé.
Una violenta scarica elettrica l’attraversò e si sentì vibrare tanto che dovette concentrarsi per non far crollare tutto il palazzo con una scossa di terremoto.
- Mi sei mancata molto... - Mormorò sinceramente Grant mentre sentiva un’ondata calda salirgli da dentro stile esplosione.
Aveva gestito bene i nervi e l’attesa, aveva saputo controllarsi e non dare a vedere l’impazienza nell’andare a casa, ma ora che era lì fra le sue braccia, che la stringeva, la toccava e la vedeva, ora era impossibile gestire e controllare.
Il calore che lo investì fu simile a quando si apriva la fornace di un forno ardente, strinse gli occhi come faceva lei e camminò alla cieca per la casa cercando di stabilizzarsi.
- Anche tu... - Daisy voleva fare un discorso e tornare a percorrere il loro rapporto per gradi come aveva sempre cercato di fare con scarsi risultati, poi la distanza forzata le aveva detto ‘ok, se non era niente in questo periodo lo scoprirò’.
Vedersi appesa a lui le dava la risposta cercata.
No, non era un istinto momentaneo, uno sfizio od un’attrazione come poteva provarne per altri. No, decisamente non aveva niente a che fare con qualcosa di comune o nel rivederlo non si sarebbe appesa a lui ed ora...
“Ed ora...”
Non sarebbe stata capace di fermarsi.
Si separò dal suo collo per prendergli il viso fra le mani e lo baciò avventandosi impetuosa sulla sua bocca, lui rispose aprendola ed assecondandola. Quel bacio non aveva niente a che fare con gli altri sensuali dati le altre volte. Lì c’era fuoco e passione e voglia, una voglia ingestibile.
Le loro lingue si incontrarono e si accesero come una miccia. Daisy scese dal suo braccio e lo tirò febbrile su uno dei mobili del salotto, si abbassò i pantaloni della tuta comodi e gli slip e se li tolse alla cieca senza registrare cosa stava facendo, poi salì sul mobile sedendosi, continuando a baciarlo. Infine gli prese la mano e se la portò fra le gambe facendo sì che la toccasse.
E lui la toccò.
Quando si sentì introdurre le proprie dita nella sua fessura bagnata, si ricordò di quel giorno che gli aveva detto che le donne si bagnavano quando si eccitavano, in un momento capì cosa intendeva e tornò a provare la stessa sensazione d’allora.
Si eccitò e gli venne immediatamente un’erezione. Mentre infilava da solo il dito dentro di lei muovendolo come se esplorasse qualcosa di nuovo, lei si tolse la maglia e altrettanto fece con la giacca che lui aveva ancora addosso, gli tirò da sopra la maglia e carezzò la sua schiena, le scapole e le spalle, strinse affondando le unghie senza graffiarlo sul serio.
Era come se volesse marchiarlo, farlo suo, stabilire una volta per tutte che loro non erano solo colleghi o qualcosa del genere.
Come se fosse necessario chiarire quel concetto.
Daisy non aveva idea di cosa stesse facendo, sapeva solo che non poteva fermarsi.
Ansimando gli chiese di toccarla più forte e più in profondità, così lui aumentò i movimenti delle dita e lei si inarcò gettando la testa all’indietro, sospirando più forte.
- Così! - Esclamò eccitandosi ancora di più. Grant vide il suo corpo nudo davanti a sé, le gambe aperte che gli permettevano di fare tutto quel che voleva, di toccarla e guardarla, i seni liberi dove i capezzoli duri aspettavano la sua lingua, lingua che scivolò sul suo collo, sulla sua clavicola e poi lì dove l’aveva toccata un mese prima di quella brutale ma doverosa interruzione.
Aveva una frenesia, una sete ed una voglia inaudita, incontenibile e gli faceva male la propria erezione sempre più dura, non riusciva a gestirsi più. Le sue mani dovevano essere ovunque su di lei, così come la sua bocca e la sua lingua. Daisy tornò ad avvolgersi su di lui che la sostenne stringendola con le braccia.
- Andiamo in camera... - Mormorò al suo orecchio. Voleva tornare ad essere una persona ragionevole, ma non ci poteva proprio riuscire.
L’adagiò sul letto e prima di ricoprirla si tolse i jeans ed i boxer, lei si leccò le labbra riempiendosi gli occhi di quella visione spettacolare che era il suo corpo perfetto.
Era riuscita a sognarlo ultimamente, da tanto che lo desiderava.
Ma forse era anche la mancanza di lui, non solo una questione di sesso, sebbene fosse la prima cosa che stava facendo ora.
“È solo che se lo faccio mio, mi sembra non possa più andarsene, come se così lo potessi legare a me... so che dovrebbe avere voce in capitolo e scegliere, ma per me se lui volesse andarsene sarebbe inaccettabile... farlo mio ora così è un modo di legarlo a me come voglio che sia.”
Grant con l’erezione dritta gattonò sul letto e la raggiunse, Daisy aprì di nuovo le gambe per lui che le carezzò le cosce e fermò le dita sul suo inguine, lo allargò leggermente.
- Con la lingua... fallo con la lingua... - Mormorò Daisy alzandosi sui gomiti e guardandolo. Lui le lanciò uno sguardo dolce e carico di desiderio, poi l’accontentò ed usò la lingua per appropriarsi del suo sapore e della sua eccitazione.
Dopo un primo momento di incertezza, capì che era proprio quello che voleva lei e così andò più in profondità deciso aumentando l’intensità ed il ritmo, mentre lei chiudeva le sue gambe intorno alla sua testa, si inarcava e si abbandonava al piacere intenso. Andava bene così, era perfetto così e lei ansimando e gemendo glielo diceva ripetutamente prendendogli i capelli per schiacciare il suo viso contro il proprio inguine.
Daisy ebbe il suo orgasmo tremando tutta, gestendo a stento le vibrazioni che per un momento parvero liberarsi su tutta la camera.
Sentendola contorcersi e gridare, Grant capì che doveva aver raggiunto il suo piacere, così non sapendo bene come muoversi si sollevò incerto e la guardò mentre ancora ansimava eccitata.
Non ebbe molto tempo di domandarsi cosa doveva fare ora, Daisy glielo mostro e lo girò di forza stendendolo sotto di sé, gli salì a cavalcioni e si strusciò su di lui, avendo cura che la sua intimità bagnata strofinasse ripetutamente sul membro duro di Grant che a momenti venne.
Fu peggio quando scivolò giù lasciandolo per un momento senza contatti, ma poi le sue mani accompagnarono il percorso, la sua lingua delineò ogni muscolo che si era sognata fino a che arrivò sul suo inguine e lo tormentò un po’ facendogli sentire quanto bello era avere qualcuno che si occupava della propria eccitazione.
Daisy dopo qualche istante lo leccò su tutta la lunghezza scendendo giù dall’altra parte. Questo gli fece iniziare un viaggio inaspettato. Grant non pensava ci potesse essere di meglio, ma stava per scoprire quanto invece ci fosse ancora.
Lo leccò un po’ fino ad avvolgerlo con la bocca, iniziò a succhiarlo con maggior impeto. Grant iniziò a gemere e sospirare e gli veniva da spingere il bacino nella sua bocca per chiederne di più. Sentendolo pulsare sempre più capì che stava per venire, così si staccò di nuovo sul più bello e lui la guardò torvo ed esasperato.
Lei sorrise con un certo sadismo per poi salirgli di nuovo sopra a cavalcioni, senza mormorare nulla se lo sistemò dentro premendosi su di lui. Quando l’ebbe infilato iniziò a muoversi su e giù. Lui la prese per i fianchi accompagnando i suoi movimenti ondulatori ed armoniosi. Daisy si sollevò dritta inarcandosi, la testa all’indietro, gli occhi chiusi, i capelli che scendevano sulle spalle nude ed i gemiti che riempivano la stanza.
Per lui il piacere era sempre più grande ed il fatto che lei fosse così bagnata l’aiutava ad entrare più facilmente, ma era così eccitato, ormai, che sentiva di aver bisogno di più, più di quello.
Così senza pensarci l’afferrò deciso per i fianchi e la spinse giù e di lato, le si mise sopra ed iniziò a spingere con più forza ed impeto aumentando la velocità come gli andava meglio, seguendo le pulsazioni che sentiva col bisogno che esplodeva senza pietà.
Ed esplose mentre gemevano insieme, mentre lei imprecava ricordandosi che lui non sapeva la cosa degli orgasmi e del non venire dentro, tanto meno dei preservativi.
“Beh, quello è il meno, che è sano come un pesce lo sa tutto lo Shield! Il problema è un altro. Sono appena venuta e lui mi è venuto dentro!”
Ormai era tardi, si disse. Specie considerando che Grant dopo essere venuto le era crollato addosso come se gli avessero tagliato i fili.
Dopo tre tentativi fermati di orgasmi, era stato devastante. Daisy sorrise rimanendo ferma in attesa di una sua reazione, chissà com’era stata per lui la sua prima volta. Adesso era ora di parlare, si disse. Poi si corresse.
“Forse ora non è il momento migliore, è pieno di endorfine, potrebbe anche chiedermi di sposarmi... ed io potrei anche dirgli di sì perché anche io sono piena di endorfine! Però è così bello stare così ferma abbracciata a lui che mi schiaccia col suo corpo possente. Quanto ho sognato a suo tempo una cosa simile? Ora è anche meglio perché lui non è quel Ward difettato. È un Ward diverso, migliore. Un Ward per cui è più facile perdere la testa ed io, da come l’ho accolto totalmente fuori controllo, mi sa che l’ho proprio persa...”