*Ecco
un altro capitolo. All'inizio della fic ci sono molte parti riflessive
specie di Daisy perchè è una situazione estremamente complicata ed io
stessa non ero sicura su come la dovesse vivere. Il concetto è che lui
non è un vero umano ma in realtà lo è, non è una macchina. E non è
Grant ma al tempo stesso lo è. Districarsi da queste idee filosofiche
non è per niente facile. Ho pensato seriamente al quesito: ma lui cosa
sa fare in modo innato? Dopotutto è adulto, ma senza memoria. Cosa sa e
cosa non sa fare? E così ho deciso di divertirmi. Buona lettura. Baci
Akane*
3. LA REDENZIONE DEL DESTINO
"E tutte le cose che non mi hai mai detto
E tutti i sorrisi che per sempre mi tormenteranno
E tutte le ferite che mi lasceranno cicatrici per sempre
Per tutti i fantasmi che non mi raggiungeranno mai"
- The ghost of you - My Chemical Romance -
- Daisy scusa... - Daisy si voltò di scatto sorpresa, coprendosi con la maglia che si era appena tolta rimanendo in reggiseno.
- Grant, dannazione, si bussa e si entra solo quando senti ‘avanti!’ - Tuonò isterica ed imbarazzata.
- Oh. Scusa. - Disse Grant facendo retromarcia e chiudendosi la porta
che aveva appena aperto. Daisy sospirò realizzando che quello che stava
cercando di scappare dal suo petto era il proprio cuore.
- Come fa a farmi sempre effetto ogni volta che lo vedo? Pensavo
l’avrei odiato con tutta me stessa! E forse lo odio anche, ma è così
diverso dall’altro Ward che... eppure mi fa venire un colpo come lui!
In cosa è diverso ed in cosa è uguale? Come è possibile avere due
sentimenti così ambivalenti? - Senza accorgersi aveva finito di
vestirsi e mettersi il pigiama parlando ad alta voce.
- Parli con me? - Chiese Grant dall’altra parte. Lei se ne accorse e aprì la porta.
- No. Cosa c’è? - Si fermò subito nel vederlo in boxer. Beh, faceva
progressi visto che prima era stato completamente nudo. Quel ricordo le
tornò sparato come un caccia e fece istintivamente un passo indietro.
Insomma, dell’originale aveva il corpo e su questo una volta di più non ci pioveva proprio!
- Mi hai detto di prepararmi per dormire, ma esattamente a parte
togliersi i vestiti cosa... in cosa consiste? - Daisy aprì la bocca per
rispondere subito decisa per poi realizzare che non sapeva bene cosa
dire.
- Beh dovresti metterti il pigiama che non hai. Dormi... dormi così,
suppongo che non sia un dramma se non fai il sonnambulo e mi finisci
nel letto! - Grant piegò la testa di lato cercando di capire cosa
intendesse e così lei si affrettò a spiegare:
- Scherzo! Devi capire l’ironia e lo scherzo Grant! Tu di notte stai
nel tuo letto e non succederà nulla di brutto! Così puoi dormire in
mutande! Domani penseremo al tuo armadio! -
Lui ascoltò attentamente ed annuì.
- Ora andiamo in bagno. Ti insegno un po’ di cose. Dovresti avere
bisogno di fare pipì... - Mentre lo spingeva nel bagno che avevano in
comune perché quell’appartamento comprendeva due camere ma non due
bagni, ma almeno così non aveva un affitto troppo alto, realizzò quanto
complesso sarebbe stata quella convivenza.
“Sarà momentanea, ricordati che è solo finché non lo reputi idoneo!”
Non ne era molto convinta, in un angolino di sé sentiva di essersi
messa in una cosa ben più grande di lei, come sempre, ma ormai non
aveva più scelta.
- Allora! Quello è un water, ci fai i bisogni. Noi donne ci sediamo,
voi fate la pipì in piedi, il resto seduti. Ma se vuoi puoi fare anche
la pipì seduto, non ci trovo niente di male! Poi quella è la doccia, al
mattino apri l’acqua calda, quella rossa, ti ci metti sotto, ti
insaponi con un po’ di questo... - Gli mostrò un bagnoschiuma alla
fragola e poi il rispettivo shampoo della stessa fragranza. - E un po’
di questo nei capelli. Ti sciacqui ancora e basta. Quella è una doccia.
Esci, ti asciughi, ti vesti coi vestiti puliti che domani compreremo! -
- Scusa, cosa significa fare i bisogni? - Grant era rimasto a quella tazza grande che lei aveva nominato ‘water’. Lei imprecò.
- Ok, questo è troppo! Potevano darti le conoscenze primarie,
dannazione! Come faccio ad insegnarti a pisciare? - Esplose lei con
l’adrenalina alle stelle ed il nervoso ancora più alto.
- Beh, se vuoi puoi mostrarmelo, imparo meglio osservando! -
- Ci scommetto! - Rispose lei ironica. Lui si illuminò indicandola.
- Questa è ironia! - Daisy rise molto per allentare la tensione che era alle stelle.
- Sì bravo, vedo che impari davvero in fretta! - Poi si fermò, si mise
le mani ai fianchi osservando il suo splendido corpo scolpito. - La
barba te la posso fare io, non è un grosso problema quello. Però la
doccia ed i bisogni devi farli da solo e soprattutto non te li posso
mostrare! - Grant annuì dispiaciuto di metterla in difficoltà, ma
cominciava a sentire una certa urgenza che non capiva, un bisogno
fisico di un qualche tipo, forse era quello che stava cercando di
insegnargli lei?
- Non ho ancora capito come devo usare il water! -
- Ok, lo farai da seduto, adoro gli uomini che fanno i bisogni da
seduti come le donne! Sono molto dolci secondo me e non sporcano! - Per
lui lei parlava arabo, ma lei era seriamente convinta di quel che
diceva.
- Cosa devo fare seduto? -
- I bisogni! Ti abbassi i boxer, ti siedi e... - Non aveva finito di
dirlo che lui lo fece davanti a lei senza problemi facendola gridare
imbarazzata mentre si girava dall’altra parte! - ODDIO GRANT! - Lui la
guardò con i suoi grandi occhioni scuri da cucciolo che non capiva cosa
succedeva.
- Ho fatto qualcosa di sbagliato? -
- CERTO, NON DEVI FARLO DAVANTI A NESSUNO! DEVI ESSERE SOLO IN UN BAGNO
E CHIUDERTI DENTRO! POI TI ABBASSI TUTTO, TI SIEDI E LASCI ANDARE! -
- Ma cosa devo lasciare andare? -
- POSSIBILE CHE NON SENTI IL BISOGO DI PISCIARE O CAGARE? -
- Io... ecco, qualche fastidio lo provo nelle zone basse, dunque è
quello che stai cercando di dirmi? - Daisy non aveva la minima
intenzione di voltarsi e guardarlo, però moriva dalla voglia di vederlo
seduto su un water mentre faceva la pipì. Non perché aveva quel
feticismo, anzi, ma perché sarebbe stato probabilmente molto buffo. Lui
Grant Ward, l’uomo più sexy e virile del mondo che fa una cosa da donna?
“Aspetta che profumi di fragola!” Beh, non poteva negare a sé stessa
che si stava vendicando, anche se l’originale ormai non ne avrebbe mai
saputo nulla.
Lui non era il vero Grant. Non sapeva quali erano i loro trascorsi. Non
provava quel che provava lei nel fare certe cose con lui e questo da un
lato era frustrante.
“Anche se lo picchio a morte non servirà a nulla, lui non capirà perché
lo faccio. Ma avrò un po’ di soddisfazione quando lo addestrerò!” Pensò
infine.
- Sì Grant. È quello! Quel fastidio nelle parti basse è bisogno di fare
pipì! Smetti di trattenere, rilassa i muscoli e... - a quel punto il
tipico rumore della pipì si sentì e lei tornò a gridare! - MA SANTO DIO
COSA C’È IN ASPETTA DI ESSERE SOLO CHE NON CAPISCI? -
- Scusa, è che non riuscivo più a trattenere... visto che non uscivi pensavo che... -
- No Grant, non pensare, ti prego! - Così sbatté la porta uscendo, poco
dopo realizzò che non gli aveva detto come funzionava dopo così si mise
a battere nella porta per attirare la sua attenzione.
- Grant, quando finisci ti devi pulire, d’accordo? C’è un rotolo di carta lì vicino, ne usi un po’ e ti pulisci lì sotto! -
Parlava con la fronte sulla porta e gli occhi stretti in un imbarazzo totale. Come si poteva arrivare a quei livelli?
Perché a lei? Perché?
- E... e cos’era l’altra cosa che dicevi che si faceva seduti qua? - Chiese lui da dentro.
- Ecco, quello quando hai mal di pancia e senti qualcosa che vuole
uscire da dietro... quel dietro si chiama sedere, a proposito. Mentre
quello da cui è uscita la pipì si chiama pene. - Stava morendo
nell’insegnargli certe cose attraverso una porta.
“Credo che il peggio sia che è lui. Se non fosse Grant Ward mi divertirei! È evidente che non mi è indifferente!”
- Ma di solito quello è al mattino o dopo un po’ di ore da che mangi... non credo dovresti già avere bisogno... -
- E come si chiama quella cosa? -
- Cacca! Si chiama cacca, Grant. E l’azione è fare la cacca o cagare.
Quello che hai appena fatto invece era fare pipì o pisciare. Adesso
spero che possiamo passare oltre! - Lo sperava vivamente. Quando la
porta si aprì davanti alla sua faccia ancora appoggiata, per poco non
gli cadde addosso, ma rimase in piedi e si raddrizzò. Lui era ancora
nudo ovviamente, ma aveva i boxer alzati.
- Visto che prima mi avevi visto nudo non credevo ci fossero
problemi... - Spiegò poi imparando che quel suo modo di parlare
isterica era imbarazzo, sicuramente un sentimento che a lei non
piaceva. Rimasero uno davanti all’altro a guardarsi fissi, annuì ancora
imbarazzata ma meno isterica, ora era diversa e Grant si fece attento
per capire le diverse sfumature dello stesso sentimento ed emozione.
Interessante, ora sembrava catturata da lui, concentrata sul suo sguardo a sua volta concentrato.
Era piacevole quello scambio ravvicinato dove i loro corpi si sfioravano in uno spazio ristretto come l’uscio di una porta.
- No, normalmente non ci si guarda nudi né così poco vestiti a meno che
non si è in rapporti stretti, per esempio due fidanzati. - Grant piegò
la testa di lato attento.
- Fidanzati? -
- Due che si vogliono bene, si amano e così hanno molta confidenza. -
- Loro si guardano nudi? - Lei avvampò.
- E fanno molte altre cose! - Il ricordo di quando le aveva fatte con
lui le tornò alla mente. Quando lo credeva buono, quando era attratta
ed innamorata.
Ora aveva la possibilità di riconcedersi tutto quello, ma era giusto?
Non era lui davvero e forse ora poteva proprio per questo.
“Certo è proprio identico! Come faccio a separare i due Ward? Quando mi
chiede come si piscia e si caga non è difficile, ok, ma quando...
quando ha questi sguardi così suoi... ma suoi di chi? Mi guardava così
quando faceva la spia dello Shield. Non era davvero lui. Ed ora lo
sarebbe? Ora questo sguardo sarebbe autentico? Del resto non ha la
minima idea di nulla. Più autentico di così...”
Non riusciva a distrarsi da quel pensiero fisso, ma forse un paio di
ore non erano sufficienti per digerire la situazione per lei davvero
molto complessa.
- Se... - Mormorò lui basso e penetrante. - Se vuoi mi piacerebbe
sapere cosa fanno i fidanzati. Sembra una bella cosa e credo di voler
provare cose belle. - Lei sorrise spontaneamente con un tocco di
malinconia.
- Già, ti sono mancate proprio quelle, credo... - E con questo stava
parlando al ‘vecchio’ Grant. Lui non capì e lei si riscosse da quel
vortice di gentilezza e magnetismo, entrò sfiorandolo e tirò l’acqua,
continuando l’istruzione.
- Niente spazzolino per te, non ti farò usare il mio, per una volta non
ti laverai i denti, non sarà un dramma visto che sei appena nato.
Domani farai anche questo! Comunque dovresti lavarti la faccia, quello
lo puoi fare! - Aprì il rubinetto del lavandino e si lavò mostrandogli
come si faceva, usò anche il sapone. - Questo mattina e sera. - Disse
indicando water e lavandino. - Quello al bisogno, ognuno la fa quando
preferisce. Mattina, sera, dopo allenamenti... - Indicò così la doccia.
- E quello quando serve! - tornò al water. Grant immagazzinò tutto ed
annuì attento andando al lavandino per lavarsi il viso come le aveva
visto fare. Si piegò davanti a lei che si era fatta in parte e gli
occhi le scivolarono inevitabilmente sul suo piacente fondoschiena
accentuato per la posizione china in avanti. Si leccò le labbra.
“Ma guarda che boxer aderenti!” Commentò maliziosa con un sorrisino soddisfatto.
- Domani faremo la barba, così imparerai anche questo! - La seguì fuori
dal bagno verso la propria camera, lei entrò, gli aprì la luce sul
comodino e spense quella grande, gli aprì il letto come una madre e gli
disse di mettersi lì.
- Non so se sei stanco ed hai sonno, non sono mai stata creata in
laboratorio! - Scherzò, lui dopo un paio di secondi capì che era uno
scherzo e sorrise, lei rise più forte. - È tutto così grottesco che mi
fa morire dal ridere! - Perché in realtà era molto nervosa e lei
reagiva con battute e risate, oppure gridando come una pazza. Dipendeva
dai casi.
- Come lo uso quello? - Chiese poi lui vedendo che lei indicava il letto ad una piazza e mezza.
- Devi stenderti sotto le coperte, chiudere la luce e dormire! Chiudi
gli occhi, ti rilassi e... - Come spiegare come si dormiva? Sospirò
seccata vedendolo in alto mare, infine con un brusco ‘e va bene!’ Si
stese per prima mettendosi sul fianco!
- Se fai questo... - Lui ovviamente lo fece subito senza realizzare che
lei magari non intendeva ‘se fai questo subito con me qua’. Lei si tese
come una corda di violino, era vestita ma lui no, il suo corpo era
caldo, o almeno così sembrava. Non l’aveva ancora toccato, ma sembrava
caldo ed invitante.
“Sembra vero, ma lo sarà davvero?”
Quando lo vide steso accanto a sé nella sua posa sul fianco, rivolto
verso di lei a guardarla in attesa, dopo un po’ si distrasse dai propri
drammi incantandosi con le sue spalle ed il suo petto muscolosi,
rilassati davanti ai suoi occhi. Quanto aveva amato quel corpo a suo
tempo? Quanto dolore, dopo?
Lui continuò a guardarla a sua volta e non disse nulla, rimase in
attesa in silenzio mentre si perdeva nel suo bel viso gradevole che lo
rilassava. Lei lo faceva sentire bene, bene in modo spontaneo. Non
aveva paura come all’inizio, quando era uscito da quel posto sotto la
pioggia, quando aveva sentito un freddo micidiale.
Ora era bello e stava fisicamente bene. E probabilmente era merito di lei.
Daisy incantata e persa in un tempo che era stato una menzogna e che
aveva forgiato il suo cambiamento iniziale, un tempo che l’aveva
riempita di rimpianti che nemmeno aveva mai voluto guardare in faccia,
seguì l’indomabile impulso e lo toccò. I polpastrelli aperti, tesi,
scivolarono sulla sua spalla, la sua pelle era soda, la carne solida.
Era caldo, consistente, elastico, morbido e muscoloso. Era tutto quello
che ricordava di lui, del lui che le aveva rubato il cuore, il lui
falso.
“Ma ora può essere vero, può esserlo se nessuno lo rovina più!”
Il ricordo del Ward del Framework si sovrappose ricordandole che poteva
esserlo, quello era un what if, non un programma stabilito.
Era ciò che sarebbe successo se ognuno avesse fatto un’altra scelta rispetto a quella fatta nella realtà.
Grant poteva essere buono, così come cattivo.
Quella seconda occasione le dava alla testa ed il calore, la
consistenza del suo corpo nudo steso accanto a lei sotto le coperte non
l’aiutò.
Chiuse gli occhi e lasciò che le lacrime scendessero.
Se quella era la redenzione del destino infame che si era abbattuto su
di lei in tutti i modi da quando era nata, era una redenzione ironica.
Cosa doveva fare di quel meraviglioso Grant Ward senza ricordi e senza
esperienze negative, lì nudo a sua completa disposizione come se fosse
il primo vero regalo di natale?
Aida aveva scavato nella sua coscienza per capire qual era il suo più
grande rimpianto ed era stato Grant in qualche modo, era sconvolgente
quel pensiero e la tormentava da quando era uscita dal Framework
ricordando perfettamente il turbamento provato davanti a quel
meraviglioso Ward.
Quello che ora le stava davanti.
Non le aveva messo vicino Lincoln, la sua coscienza aveva trovato Ward,
non Lincoln, sebbene l’avesse amato tantissimo e fosse sempre un enorme
dolore pensare a lui e ricordare com’era finita.
- Tutto bene? - Chiese Grant capendo che quello che leggeva doveva
essere turbamento, che quelle cose bagnate che scendevano dagli occhi
erano manifestazioni di un dolore interiore. Le toccò esitante le
lacrime che le uscivano dagli occhi stretti e lei si rimise a respirare
stringendo il pugno sul suo petto dopo che l’aveva toccato e sentito
vivo, reale, eccitante.
- No, non sto bene. Perché tu hai un aspetto che mi turba, ma non è una
tua colpa, non è una cosa che ti serve sapere per seguire la tua vera
natura. Anzi. Però il tuo aspetto turberà molto tutti quelli che
incontrerai domani, non... non devi preoccuparti, non è colpa tua.
Hanno usato un aspetto che noi abbiamo conosciuto. Lui ha fatto delle
cose, ma tu non dovrai sapere più di questo. Tu sei tu, ora. Il resto
non conta. - Lo disse ad alta voce per convincere sé stessa, ma la sua
mano sulla sua guancia si aprì in una dolce e calda carezza.
- Allora guardami mentre lo dici, perché così non riesco a capire che
emozioni esprimi. - E come le poteva capire se non le aveva mai provate
e non sapeva nulla di esse? Forse era tutto innato, in realtà,
istintivo. Dunque anche la sua natura poteva riesumarsi in tanti modi e
momenti. Era una bomba ad orologeria, non doveva abbassare la guardia
ed essere un’ingenua!
Daisy si tolse la sua mano dal viso e sebbene a malincuore scese dal letto.
- Devi solo chiudere gli occhi e rilassarti, non pensare a niente e
vedrai che poi ti addormenti. Se non ci riesci rimani comunque
tranquillo in casa, magari guardati qualcosa in televisione. È... è
quel grande riquadro nero in salotto, c’è un telecomando per accenderlo
e cambiare canale... - Non sapeva se tutte quelle informazioni potevano
essere utili senza una dimostrazione, ma le disse sbrigativa e con voce
roca mentre si asciugava le lacrime. Del senso di colpa che provava nel
sentire Grant come il suo più grande rimpianto e niente altro. Un
rimpianto che ora era lì pulito davanti ai suoi occhi.