*Mi scuso subito per l'attesa, però per correggere i capitoli devo avere il cervello concentrato e a volte quando ho tempo per pubblicare sono stanca o distratta. Però la fic è completa e solo da correggere e postare e lo farò, lo prometto solennemente, perciò se tenete d'occhio la mia pagina su FB avverto ogni volta che pubblico.
Questo capitolo si divide fra le considerazioni di una sempre più confusa Daisy che ci dà molti spunti di riflessione filosofici su cosa renda una persona tale, e momenti comici di pura quotidianità. Spesso diamo per scontato certe cose che sappiamo fare, ma possono diventare motivo di profondo imbarazzo e grande intimità. E, ovviamente, di risate. Ho deciso di usare l'espediente che Ward certe cose le sa fare in modo innato mentre altre no solo per divertirmi! Buona lettura. Baci Akane*

4. UN CUCCIOLO SEXY




"Sei così ipnotico

Potresti essere il diavolo
Potresti essere un angelo
Mi sento come se stessi fluttuando
Il tuo tocco è magnetico poichè
lascia brillare il mio corpo
Dicono che dovrei aver paura
perchè tu non sei come gli altri
Un amante futuristico
hai un DNA differente
Loro non ti capiscono
"
- Katy Perry ft Kanye West - ET -

Le spalle larghe, le braccia muscolose, il torace e l’addome scolpiti, la vita stretta, i glutei sodi, le cosce muscolose, i polpacci snelli e quella pelle candida senza imperfezioni e cicatrici. Persino i capelli spettinati e la barba sul viso erano sexy.
- Oh merda, Daisy... stai sbavando sul tuo vecchio nemico! Ok, non è più il nemico è... il suo gemello buono! Ecco cos’è! È come doveva essere il mio Ward, quello di cui mi sono innamorata. -
- Stai parlando con me? - La sua voce profonda la raggiunse insieme al profumino di uova, bacon e pane tostato.
- No no... - Mormorò lei ancora persa nella zona centrale posteriore del suo corpo. Persino il fatto che fosse scalzo lo trovava attraente.
Poi si distrasse perché notò che le stava sorridendo gentile.
- Buongiorno! Sai, non riuscivo a dormire così ho seguito il tuo consiglio, ho guardato la televisione, ho trovato dei programmi di cucina, così ho imparato qualcosa. Credo almeno, spero che queste uova siano buone! -
Gliele mise nel piatto insieme al resto della colazione.
- Credo fosse un programma di cucina per analfabeti, spiegavano cose elementari in modo molto chiaro! - Daisy era ancora ferma impalata, o meglio incantata, a fissare Grant nella sua perfezione di statua greca che si aggirava ancora in boxer per la sua cucina.
- E oh! A quanto pare so leggere! Me ne sono accorto quando guardavo le scritte sullo schermo! È stato molto istruttivo! Credo che mi abbiano impiantato delle capacità per non partire dalla A alla Z! -
Daisy era ancora persa altrimenti gli avrebbe chiesto ironica se non potevano anche insegnargli come si faceva cacca e pipì risparmiandole a lei l’onere di tale imbarazzante spiegazione.
Non aveva dormito nemmeno lei ma si era rifiutata di uscire sapendo di poterlo incontrare. Poi la sveglia suonava, si metteva in piedi e... e lui era lì bello come il sole, nudo come l’aveva lasciato la sera prima.
- Così non andremo lontano! - Commentò seccata schiaffeggiandosi. - Sto sbavando su Ward. Beh, non è la prima volta che l’ho fatto. È che è così diverso dal figlio di puttana che... -
- Ma parli con me? - Tornò a chiedere Grant sentendola borbottare mentre si sedeva a tavola, il profumino della colazione era molto buono, sperava lo fosse anche il sapore.
- No no, non farci caso. Mi dispiace che non hai dormito! Chissà quante altre capacità innate ti hanno immesso! Del resto la questione non era chiara nemmeno a me, non hai memorie prima di ieri, ma hai una personalità tua che è incisa nel DNA, perciò oltre alla personalità hai altre capacità. Di solito si sviluppano nel tempo con l’esperienza, ma evidentemente nel tuo caso le hai già, solo che finché non le metti alla prova non lo sai! - Grant annuì ascoltando quelle informazioni, poi la guardò che si metteva in bocca una forchettata della colazione e dalla sua faccia sorpresa capì che doveva essere buono. Inarcò le sopracciglia ansioso e lei sorrise stupita.
- Molto buono! Hai un eccellente capacità di apprendimento... è... è quasi sconvolgente! Anzi non troppo in realtà visto chi è la tua base originale... - Grant si strinse nelle spalle senza capire cosa intendeva, ma si sentiva felice del complimento. Che le piacesse la sua colazione era positivo ed euforico, molto soddisfacente. Tutte belle emozioni.
In breve capì che compiacerla era una delle cose più importanti.
Il suo sorriso fu un gran schiaffo per lei, uno schiaffo in pieno viso. Sorrideva in modo splendido.
“Sono i vissuti che determinano chi siamo, se uno non ha vissuto niente, non è nessuno. E lui tecnicamente non ha vissuto nulla. È solo una replica del suo splendido corpo ed ha le sue capacità pazzesche e la sua personalità da far girare la testa, ma non è lui perché non ha i suoi ricordi. Non è ancora nessuno. È un pezzo di marmo da plasmare. E che marmo, dannazione! “ Si perse per l’ennesima volta nel suo corpo perfetto, quando ringraziò il cielo di non essere un uomo perché così non le venivano erezioni.
“Forse non vado con un uomo da troppo tempo! Sono una donna, ho gli ormoni!” Il commento che fece a sé stessa fu qualcosa di piuttosto divertente, ma rise solo lei.
- Cosa facciamo oggi? - Chiese lui attento ad ogni suo gesto. Lei lo vide di nuovo come un cucciolo e improvvisamente provò l’impulso di carezzargli la testa e dirgli che era stato bravo con la colazione, questo l’avrebbe compiaciuto: sembrava dovesse farlo e a lei piaceva l’idea che qualcuno lo volesse.
Specie se era un Ward 2.0!
- Come prima cosa dobbiamo andare a fare compere, poi andremo a lavoro e lì inizierò l’addestramento. Se la tua base originale non mente, e non credo proprio che menta, ti piacerà da matti l’addestramento ed essere un agente! - Daisy lo disse vittoriosa con un sorrisino soddisfatto ed eccitato all’idea di plasmarlo anche sotto quell’aspetto. A suo tempo era stato lui il suo agente supervisore, ora lo era lei. Com’era buffo il destino che si divertiva.
“Com’è quel detto? Siediti sulla riva del fiume che il cadavere del tuo nemico ti passerà davanti? Nel suo caso siediti ed aspetta che il tuo nemico diventerà il tuo cucciolo! Dopotutto può essere divertente... in fondo non è lui. Ha qualcosa di lui, ma non è lui. È questo che conta, no?”
Ma non era totalmente convinta che fosse così facile, visto che di fatto avevano usato il suo DNA per farlo.

La doccia le aveva schiarito appena le idee, non doveva farsi troppe aspettative, doveva solo studiare la situazione, non doveva immaginare cose.
Era in accappatoio che si asciugava i capelli quando bussò.
- Daisy? -
- Sì? -
- Ecco, dovrei fare i famosi bisogni... -
- Beh, almeno ha imparato a bussare... - Si disse piano. - Puoi aspettare cinque minuti? -
- Ok. - Peccano non sapesse in cosa consistevano i cinque minuti di una donna.
Quando tornò ad interrompere le sue elucubrazioni mentali, erano passati ben più di cinque minuti!
- Grant, ho detto cinque minuti! -
- Ma se ho capito bene la questione dell’ora, sono passati venti ed io penso di non poter aspettare ancora... - Daisy controllò l’ora. Aveva capito bene la questione dell’ora eccome!
Ridacchiando chiuse il fon ed uscì dal bagno lasciandogli campo libero. Lui la vide in accappatoio e si fermò un momento prima di entrare, piegò la testa e rimase come in ascolto di qualcosa che provava o sentiva. Lei non lo calcolò.
- Via libera! È tutto tuo! - Con questo andò in camera a finire di prepararti!
- Oh, devi usare la carta igienica quando fai le tue cose sul water, ok? Dovresti saperlo fare se sapevi leggere! - Gridò da una parte all’altra.
- Non saprei... -
- Beh, non ragionarci molto! - Sperava che non usasse un asciugamano per pulirsi il sedere, ma si ricordava d’avergli spiegato bene l’utilizzo della carta igienica.
Daisy era in fase ilare perché poi la tensione la faceva reagire in tanti modi.
“Quanto è assurda questa situazione? Io proprio non me ne capacito! A volte sembra lui più che mai solo senza memoria, altre è totalmente diverso! Non ha mai sorriso in quel modo nemmeno quando fingeva di essere dalla nostra parte! Non sorrideva mai... io... io penso che Grant Ward, quello vero, non abbia mai assaggiato una risata sincera.”
Cominciava a sentirsi una specie di salvatrice per la causa più persa mai conosciuta, ma sapeva che non poteva prenderla troppo alla leggera.
Finito di vestirsi uscì dalla camera e proprio in quello Grant uscì dal bagno con l’aria perplessa tipica del cucciolo confuso, era bagnato fradicio come ieri sotto la pioggia, solo che ora il suo corpo emanava un vapore caldo ed invitante. E poi, forse anche peggio di vederlo tutto nudo o con i boxer, era vederlo con un asciugamano che a stento gli copriva i fianchi.
Daisy si dimenticò di controllare la mimica facciale.
- Dunque, hai detto che mi devo asciugare, ma non c’è niente di più grande di questo telo. E poi hai anche detto di non mettere i vestiti usati ma non ho niente da indossare, perciò io... ecco... - Daisy aveva ancora la bocca aperta e cominciava a sbavare, probabilmente.
L’ondata ormonale che la colpì fu difficile da controllare e per un momento sentì le vibrazioni della terra risalirle dalle gambe per uscire dalle mani, avrebbe fatto crollare la casa.
Si girò di scatto avvampando shoccata.
“Non sono una pivella od un’adolescente in calore! Daisy! Vivi in un maledetto palazzo, lo vuoi far crollare?”
- Daisy? -
- Ho... ho capito... adesso vedo come possiamo fare, ok? Torna dentro e asciugati con quello! -
- Ma è piccolo! -
- TU FALLO! - Gridò domando a stento una scossa che stava per uscirle per bene.
- Ok, ok... - Rispose calmo e mortificato il cucciolo.
Daisy si mise a respirare profondamente, poi visto che non riusciva a calmarsi, decise di ricordarsi il male atroce che il vero Ward le aveva provocato.
“Comincia a non funzionare. Riesco a scindere sempre più i due Ward... li distinguo anche troppo bene, ora! Vedo questo come un cucciolo regalatomi dal destino per dirmi ‘scusa se sono stato stronzo con te!’ Ora è come se io dovessi per forza approfittare di lui, altro che testarlo!”
- Pensa, Daisy, pensa! Che cazzo faccio ora con lui? Devo vestirlo, gli devo radere la faccia! Un momento, ho le mie lamette, quello lo posso fare io! Meglio raderlo perché così è troppo sexy, finisco per saltargli addosso! E le mutande? Non può mettere quelle di ieri e nemmeno le mie! Ok starà senza! Non è la fine del mondo! Può indossare i vestiti di ieri, li ha avuti per poco e non li ha sporcati! - Corse come una scheggia nella sua camera a recuperare i vestiti che si era tolto la sera prima, mentre la voglia di esplodere aumentava.
- Devo trovare il modo di calmarmi o faccio crollare il palazzo! - Pensò respirando a fondo. Quando le sembrò di stare meglio, si piazzò davanti alla porta del bagno e l’aprì convinta di potercela fare.
Ma poi la visione di lui completamente nudo appoggiato al lavandino con una mano e l’altra sul fianco, elegante, sexy e maledettamente bello, le fece richiudere bruscamente la porta sbattendola.
- Non hai bussato... - Le fece notare Grant dall’altra parte mentre non capiva cosa avesse da agitarsi tanto. - Ma non mi dà fastidio che mi guardi. A te dà fastidio vedermi nudo? - Daisy doveva far tremare qualcosa altrimenti sarebbe scoppiata, così prese di mira un vaso vuoto mai utilizzato e lo fece esplodere con le vibrazioni della terra, incanalate nella mano. Quando lo fece, si sentì meglio.
Aprì la porta senza guardare ed infilò la mano dandogli i vestiti.
- Tieni, sono quelli di ieri, non sono ancora sporchi! Non metterai le mutande, non è la fine del mondo! Poi andiamo a prenderle! Quando sei vestito dimmi... -
- Daisy... ieri mi hanno vestito loro... -
- Senti non è possibile che ti abbiano dato la capacità di leggere e non di usare un cesso o di vestirti! Ti sei pur spogliato, no? E poi hai detto che ricordi i procedimenti una volta che li vedi! -
- Sì ma ho avuto problemi a togliere la maglia e non ricordo come... - Daisy stufa di quella storia entrò preparandosi a vederlo ancora nudo, pronta a sfuriare, ma si fermò perché aveva messo i pantaloni in modo perfetto.
Rimase così delusa che si zittì e si morse la bocca, però si riprese e afferrata la maglia gliela mise mostrandogli come si faceva.
- Non è difficile, queste sono le maniche, cosa ci vuoi mettere se non le braccia? Nel buco centrale, quello fra le maniche, ci infili la testa! Devi solo controllare le cuciture! Andiamo, un po’ di intuitività, Grant! Non sei davvero un cucciolo! - Questo lo disse perché fra sé e sé passava dal considerarlo il vero Grant Ward al chiamarlo cucciolo.
- Non arrabbiarti, credo che abbiano pensato alle cose più utili dal loro punto di vista. Creavano un agente, giusto? - No, si ripeté Daisy. Grant non era scemo per nulla.
Sospirando annuì.
- Hai ragione, sono proprio scienziati! Pensano a darti la capacità di leggere, scrivere e combattere e capire e chissà quante altre capacità ti hanno immesso, ma non quelle elementari! Forse pensavano che fossero automatismi, cancellando la memoria non dovrebbero cancellarsi le cose che sai fare. Ma nel tuo caso è diverso, ti hanno creato da zero. Su una base che già esisteva, ma fondamentalmente ti hanno creato, non hanno cancellato la memoria da una persona che esisteva punto e basta. Ti hanno fatto. - Per Daisy aveva sempre più senso mano a mano che andava avanti, anche se certe cose la mettevano davvero in difficoltà.
Quando lo girò verso di lei appoggiandolo al lavandino, non gli disse cosa stava per fargli, lo fece e basta mentre pensava all’esperimento fatto in laboratorio.
Solo quando gli spalmò la schiuma sulla faccia, lui la guardò stupita e gli chiese cosa stesse facendo; lei come se non avesse importanza, rispose :
- Oh, ti faccio la barba, perché altrimenti mi distrai! - Per lei aveva senso, per lui no e così si corresse con un sorrisino: - Perché così sei più in ordine. Dai un’impressione migliore! -
- Ti piaccio di più senza? - Chiese lui ingenuamente! Lei rise spontanea.
- Oh no, tutto il contrario! -
- Ti piaccio di più con la barba? -
- Un po’, come ce l’hai ora. Non troppa. Però mi distrai. -
- Ma in che senso? -
- Nel senso che se una cosa mi piace troppo non riesco a rimanere concentrata! -
- È per questo che non devo farmi vedere nudo da te? -
- Vedo che sei maledettamente perspicace! -
- Quindi ti piaccio? -
- Se non stai zitto ti squarto questo bel faccino con queste lamette! -
- Sei arrabbiata? -
- No, ma per tagliare la barba si usano queste lamette dette rasoi e se non stai fermo mentre te la passo ripetutamente sul viso, poi ti taglio. I tagli fanno male! - Lui finalmente annuì e si zittì. Lei gli prese il mento con due dita e lo girò di lato iniziando a passargli il rasoio per raderlo, inizialmente non provò niente di particolare, concentrata a non tagliarlo sul serio. Poi realizzò quanto intimo fosse quell’atto, quanto da fidanzati, ed iniziò a sentirsi a disagio tanto da dover trattenere il fiato.
Di nuovo quel forte senso di eccitazione che poteva tramutarsi in qualche scossa se non si sarebbe concentrata di più.
Mano a mano che liberava la pelle dalla schiuma e dalla barba, passava ad altre zone e lui capiva che doveva seguire i suoi movimenti, era come ipnotico per entrambi, lei concentrata nel movimento della mano col rasoio sul suo viso, lui sui suoi occhi seri ed aggrottati, la punta della lingua che sporgeva dalla bocca in segno di concentrazione.
La trovava bella ed era attratto da lei in modo innato ed inspiegabile, aveva subito sentito qualcosa appena l’aveva incontrata la sera prima e più stava con lei, più quella connessione naturale cresceva. Come se dentro di sé una parte di lui la conoscesse e si ricordasse di lei, una parte che voleva disperatamente rimediare a qualcosa.
Sentiva distintamente queste cose, questa voce.
Daisy dopo avergli passato tutto il viso che aveva provveduto a girare piano, passò lentamente le dita sulla pelle per vedere se era abbastanza liscio e soddisfatta sorrise trionfante.
- Ottimo lavoro! - E solo lì si accorse di come lui la guardava e di quanto vicini erano. Inghiottì a vuoto e tornò ad eccitarsi, turbata da questo si fece indietro e gli indicò di sciacquarsi e asciugarsi.
- Non ho un dopobarba ma mettiti questa crema... - Cercava di deviare e cambiare argomento, togliersi da quell’imbarazzo, da quell’atmosfera quasi romantica oltre che stranamente erotica. La voglia di saltargli addosso.
“Il fatto che è sempre meno l’autentico Ward non aiuta per niente, ma paradossalmente il problema è proprio che ha il suo aspetto. È come se una parte di me fosse tornata indietro nel tempo a quando stavamo insieme ed era così bello. Una parte di me lo vede come il Ward che ho sempre voluto fosse. Il mio Ward. Ma razionalmente so che è un esperimento e che non posso innamorarmi di una cavia da laboratorio che comunque è vivo a tutti gli effetti!”
- Hai avuto la possibilità di ferirmi tutto il tempo. - Le fece notare lui. Lei, sorpresa, lo guardò mentre si asciugava il viso.
- Beh sì, per questo di solito ci si fa la barba da soli... -
Lui sorrise dolcemente.
- Mi è piaciuto affidarmi a te così. Sapevo che non mi avresti fatto male. - Lei si aggrottò irrigidendosi trattenendo la crema che gli porgeva mentre il resto del suo corpo e dei capelli profumava di fragola rendendolo non sufficientemente poco virile.
- Come lo sapevi? - Lui prese la crema e attese che gliela lasciasse, si strinse nelle spalle con un’aria calma e dolce.
- Non lo so, una parte di me si fida ciecamente. Mentre ho timore e diffidenza verso gli uomini di ieri nel laboratorio! - Lei colse l’occasione al volo per cambiare argomento e gli lasciò il tubetto interrompendo quel contatto pericoloso.
- Beh, devi avere diffidenza di loro! Io mi fido di pochi, ma non certo di loro! A volte per fare il bene o comunque quel che vuoi, devi scendere a compromessi e accettare cose che non vorresti. -
- Come occuparti di me? - Lei lo guardò di nuovo sorpresa.
- Che dici? Tu non...-
- Io ti turbo e mi dispiace che ti ricordo qualcuno che evidentemente ti ha ferita, purtroppo non ho la responsabilità di quel dolore, spero però di redimerlo in questa seconda vita. - Lei sorrise incantata e persa.
Seconda vita, si ripeté. Poteva essere questo più che un gemello buono od un semplice clone. Un Ward 2.0, una seconda vita.
“Che sia buona e giusta, questa volta, la sua vita!”
Ma questo poteva solo sperarlo. Sorridendo di circostanza e confusa, uscì senza dire altro se non che l’aspettava per andare via.