*Ecco un altro capitolo. Daisy ha deciso di fare del suo meglio per aiutare Grant perchè è meglio che l'esperimento riesca alla perfezione piuttosto che fallisca, visto i precedenti esperimenti falliti con l'originale Ward. Coulson però ha qualcosa da ridire sul motivo per cui lo fa, mentre anche gli altri della squadra hanno tutti un'opinione personale su di loro e su cosa potrebbe fare bene a Grant e sul perchè bisogna aiutarlo o no. Quel che conta, comunque, è dargli una visione ad ampio spettro ed è esattamente quello che intende fare Daisy. Buona lettura. Baci Akane*

8. ESSERE UOMINI NON AGENTI



"Emancipatevi dalla schiavitù mentale
Solo noi stessi possiamo liberare la nostra mente"
- Redemption song - Bob Marley -
 
Anche la prova con le armi non tradì le aspettative, Grant di natura appena ne impugnava una, qualunque essa fosse, la sapeva manovrare alla perfezione.
Daisy decise che l’avrebbe messo alla prova a livello tattico il giorno successivo, mentre per le ore restanti lo avrebbe istruito sulla teoria inculcandogli valori essenziali che chiaramente nessuno aveva mai trasmesso al vero Ward.
Alla fine della giornata di lavoro, Daisy prima di andare a casa propose una cena tutti insieme.
May non voleva festeggiare il ritrovato Ward, non si fidava e non si sarebbe mai fidata, Mac era depresso per le mancate missioni, Yo-Yo era totalmente dalla parte di Daisy ed anzi più entusiasta, mentre si stava discutendo di questo, intervennero FitzSimmons preoccupati riguardo il progetto secretato che riguardava Ward e già solo per questo era il caso di approfondire e scoprire di preciso cosa stavano combinando in quei laboratori speciali.
Del resto avevano visto quanto poco si stava ad arrivare allo stato dell’Hydra dove gli agenti obbedivano perché obbligati da sistemi terribili, la paura che i nuovi capi potessero arrivare a quello non era una cosa sciocca.
Ognuno esponeva le proprie idee in merito su cosa fosse il caso di fare e soprattutto come, quando Grant bussò alla porta della sala conferenze dove erano riuniti prima di andare a casa e sbucando disse in direzione di Daisy:
- Sono pronto. - Il suo tono gentile e sempre un po’ spaesato.
Daisy si voltò e sorrise, vederlo così ‘lui’ eppure così diverso era sempre una sorta di crollo psicotico che la shoccava. Forse un giorno si sarebbe abituata.
- Allora, questa cena? Questo ristorante messicano appena aperto lo vogliamo provare? - Chiese lei sperando di poter offrire a Grant un po’ di sani comportamenti fra persone normali, fargli scoprire il valore dell’amicizia, dello svago, delle cose piacevoli.
Alla fine accettarono solo per poter parlare meglio di questa missione segreta dove avrebbero fatto di tutto per scoprire qual era il progetto che il nuovo Shield gli teneva nascosto.

Erano seduti insieme, Grant fra Daisy e Yo-Yo, l’unica capace di scindere perfettamente i due Grant e di fare tabula rasa con questo, con un semplice colpo di spugna. Ognuno di loro era stato poco con quel Grant, se non quando l’avevano visto all’opera in allenamento dove li aveva tutti strabiliati, ora lo osservavano come se fosse un esemplare raro.
FitzSimmons avevano avuto un po’ di più a che fare cn lui ed avevano constatato che effettivamente aveva dei modi che contrastavano di netto con quelli del vecchio Ward, nemmeno quando si era finto dalla loro parte era mai stato così quasi timido.
Grant fissava il menù come se fosse il suo nemico numero uno, non si sentiva molto a disagio ad essere fissato come se fosse un esperimento, perché in realtà lo era. Però si sentiva a disagio a dover scegliere qualcosa che non aveva la minima idea di che cosa fosse.
- Hai scelto? - Chiese Daisy distrattamente mentre lei aveva individuato i propri piatti in un baleno.
Grant la guardò nel panico.
- Tu sì? - Come se si potesse scegliere così facilmente fra tutte quelle cose.
- Beh certo... - Poi lei lo guardò e capì che era in confusione e si ricordò che era nato solo dal giorno prima, così sorrise e mettendola giù semplice, disse: - Prendi un menù misto ed assaggia un po’ di tutto! Non puoi sapere cosa ti piace e non puoi prendere quello che ti dicono gli altri! Prendi ed assaggia! - A questa soluzione lui si sentì meglio e così sorrise ringraziandola dell’aiuto che per quanto apparentemente insignificante, era invece importante. Lei gli sorrise di rimando e quando tornò agli altri li trovò fermi e zitti a fissarli come se fossero un evento unico e raro.
- Che c’è? - Chiese lei perplessa.
- Mi sta venendo una carie! - Rispose May con l’entusiasmo di un morto facendo ridere Mac e Yo-Yo.
- Beh, siete un po’ stucchevoli! - Ammise la donna.
- Ma come? Andiamo, non abbiamo mica fatto niente! Lui è sotto la mia responsabilità e cerco di fargli prendere la sua strada! - Si giustificò Daisy deviando abilmente dal motivo per cui erano stucchevoli.
- Non è questo, anche se è ammirevole il tuo tentativo, ma è più che altro... - Iniziò Simmons.
- Che sembrate già una coppia! - Concluse Fitz, come loro solito. Daisy li guardò come se avessero bestemmiato mentre Grant non capiva perché lei se la prendesse tanto e nemmeno di cosa parlassero, YoYo notando la sua difficoltà gli spiegò:
- Una coppia sono due che stanno insieme, escono insieme, passano del tempo insieme e fanno una serie di cose perché si vogliono un bene speciale. Si piacciono sotto ogni aspetto e farebbero tutto uno per l’altro. Sono due persone legate dal sentimento chiamato amore. - YoYo era di certo la più indicata a spiegargli quel concetto, lui così si illuminò capendo molti dei propri istinti verso Daisy.
- E noi sembriamo questo? - Chiese speranzoso.
- NO, NOI NON... - Scoppiò subito Daisy gridando, poi si rese conto ed abbassò la voce gesticolando con la mano aperta ed un gesto che non ammetteva repliche: - Noi non sembriamo una coppia perché non lo siamo e loro straparlano, non sanno di cosa parlano, parlano a vanvera, a caso. Dicono cazzate! - Poi lo guardò negli occhi decisa cercando di mascherare l’imbarazzo. - Capito? - Lui intimidito annuì mentre Coulson asserì sconvolto:
- Incredibile. Avevi ragione quando dicevi che solo se lo vivevamo potevamo accorgerci della differenza abissale. Sembra un altro Ward! Cioè sembra un gemello, perché ha il suo aspetto, ma non il suo carattere! -
- Ma ha le sue capacità! È in tutto come lui! - Puntualizzò Daisy contenta di parlare di altro che di ciò che sembravano. L’avevano destabilizzata con quell’insinuazione, perché li vedevano una coppia? Solo perché lei era gentile? Se lui non avesse avuto l’aspetto di Ward l’avrebbero pensato lo stesso?
- Questo dimostra che sono le esperienze a determinare principalmente il carattere e la personalità. Lui non ne ha, perciò non può essere un arrogante, antipatico pezzo di stronzo! - La definizione del vecchio Ward venne da Simmons che si lasciò andare anche ad una parolaccia finale, come sempre Ward tirava fuori il peggio di lei.
- È davvero così terribile questo Ward? - Il gelo calò quando lui ne parlò, era come un argomento tabù.
- Lo era. - Disse Daisy calma, aveva fatto più il callo. - Però stiamo scoprendo e capendo molte più cose ora su di lui grazie a te, che prima. Prima abbiamo solo visto il risultato e ci siamo fermati al... beh, odiarlo e combatterlo. Però ora abbiamo delle risposte. Ciò che viviamo determina chi siamo. -
- E non è corretto dire che lui non ha vissuto nulla, da ieri ha vissuto una serie di esperienze sconvolgenti che lo hanno evidentemente spaurito... esita, è incerto... nemmeno lontanamente il vecchio Ward. -
- Ha bisogno di tempo ed esperienze ed è per questo che voglio fargli vivere non solo le cose che dicono e vogliono loro. Loro vogliono un agente fortissimo ed ha già tutte le caratteristiche giuste, però lui lo era perché è stato plagiato, io non voglio plagiarlo, non voglio essere un Garrett due! - Esclamò decisa Daisy, gli altri la guardarono un po’ ammirati, un po’ coscienti che aveva inevitabilmente ragione, ma solo Coulson arrivò alla vera questione ed ebbe la delicatezza di non dirgliela davanti a tutti, soprattutto a lui.

Presa in parte con la scusa di parlarle, ebbe un breve e veloce tu per tu.
- Daisy, non so come dirtelo senza essere diretto, perciò te lo dirò e basta. -
- Ti prego, non girarci intorno! - Esclamò impaziente Daisy.
- Non voglio che ti illudi di poter avere la vita che volevi. So che eri innamorata di Ward e che sapere che era una spia ti ha dato un duro colpo, quello che è successo dopo è stata una tortura, ma so che tu eri innamorata di lui e vederlo ora così come avresti voluto che fosse, potrebbe portarti a sperarci. Non voglio che cerchi di creare la situazione che ti è stata strappata via dalla realtà. Lui è un esperimento, non è una... -
- è una persona a tutti gli effetti, l’hanno detto persino i FitzSimmons! - Esclamò lei testarda, poi si inalberò ancora di più: - E poi non è vero che spero e voglio il Ward che la realtà mi ha strappato, non vedo quello in lui! Lui è qua, capisci? È un mio compito ed io ho fra le mani una vita umana a tutti gli effetti e a prescindere dalla faccia che ha e da chi è stato prima, è un ruolo importante quello che ho e non intendo... - Daisy alzò gli occhi al cielo e respirò a fondo per evitare di far tremare la terra con le proprie emozioni a dir poco devastanti. Da quando era diventata così presa da quella missione? O forse era lui, era Grant? - Non intendo voltargli le spalle e vedere un altro Ward uguale al precedente perché a gestirlo sono dei veri bastardi a tutti gli effetti! Lui è una bomba ad orologeria e lo sappiamo tutti e lo è non solo per la sua capacità di apprendimento sovrumana, ma perché è estremamente influenzabile. Ormai è vivo, non possiamo rischiare di avere fra noi un altro pazzo schizzato che ammazza, tortura e si vendica come il precedente. La base è quella e proprio perché lo conosciamo e sappiamo perfettamente i rischi, io devo assicurarmi che non succeda di nuovo. Non ricreerò l’incubo! -
Coulson rimase in silenzio ad assimilare le sue parole sparate come mitraglie, aveva ragione ed avevano senso, ma nonostante questo lui aveva la sensazione che lei in lui vedesse anche una sorta di seconda vita per loro. Proprio perché lei aveva amato molto Ward prima che tutto quello succedesse. Non voleva che finisse di nuovo male per qualche ragione.
- Siamo chiamati a fare su di lui quello che ha fatto Garrett, con la differenza di insegnargli dei valori sani e sperare che nulla lo rovini mai. - Daisy sospirò e scosse la testa chiudendo gli occhi, si massaggiò le tempie, la testa le faceva male e controllava di nuovo a stento le vibrazioni.
- È per questo che voglio mostrargli e fargli provare anche altre cose che né Garrett né noi siamo chiamati a dargli. La mia missione prevede di addestrarlo per trasformarlo in un agente dello Shield. Punto. Ma io voglio insegnargli non solo ad essere un agente, ma bensì ad essere un uomo. - Coulson rimase colpito dalle sue intenzioni non tanto perché fossero per Ward, ma perché era giusto, era probabilmente l’unica soluzione, l’unica cura al Ward facile alla psicopatia.
- Come pensi di riuscirci? - Lei alzò le spalle calmandosi.
- Gli farò provare esperienze normali, belle, al di là delle missioni da agente. Scoprirò le sue passioni ed in cosa è bravo, cosa gli piace fare, gli farò fare delle vacanze, gli regalerò un cane! Lui sarà un uomo, non un agente. -
- E se dovesse scegliere di fare altro che l’agente? -
- Lo aiuterò a scappare e sparire e lo proteggerò con ogni mezzo. - Rispose subito decisa. Coulson rimase di stucco, poi sorrise ed annuì decidendo che poteva essere ancora una volta dalla sua parte. - Mi aiuterai? -
- Con ogni mezzo! - Rispose deciso. Ed era così ovvio.

Quando Daisy tornò al tavolo, Grant si illuminò completamente nel rivederla e tutti capirono cosa stava succedendo. Yo-Yo fece un sorriso radioso mentre Mac cercava di dirle che non era da stare tanto allegri se succedeva quello che sembrava stava per succedere.
- E perché no? - Chiese lei senza capire.
- Perché questa non è una situazione normale! - Rispose lui cercando di non essere troppo diretto davanti a Grant, evitò dunque di dire: perché lui non è propriamente umano.
- Nemmeno io sono ‘una situazione normale!’ È questo che intendi? - Lui si zittì e fece il broncio, non era esattamente quello, ma era uno dei punti che lo contrariavano. Ora doveva ripensarci perché lei aveva ragione.
Lei era un’inumana, c’erano problemi per cui non potesse avere relazioni con un umano? Sarebbe stato complicato visto che stavano insieme...
- Penso che intenda per il passato, il fatto che sono in missione, per l’origine e quel che è successo prima... - Simmons cercava di dire tutto senza dirlo davvero, i presenti capirono comunque mentre anche Daisy e Coulson si accomodavano e cercavano di capire di cosa parlavano.
- Proprio per questo è l’ideale invece! - E di nuovo non dissero ‘che Grant si innamori di Daisy e che diventino una coppia’. Ma fu chiaro a loro di cosa parlavano. Solo a loro ovviamente. - Perché il grande problema del vecchio Ward è stata la mancanza d’amore, un vero amore nella sua vita. Ricambiato al cento percento, una storia che funzionasse, andasse a buon fine! Non dico che bisogna forzare la cosa, ma se succedesse sarebbe una benedizione! Non bisogna contrastare la natura se va in quella direzione, perché questo che voi dite inappropriato è proprio la sola cura sicura al suo ‘piccolo problema’! - Yo-Yo ne sapeva abbastanza per poterlo dire con certezza e gli altri ascoltarono colpiti dalla sua teoria. Mac capì subito che poteva avere proprio ragione, mentre May non l’avrebbe mai e poi mai ammesso, ma l’aveva vissuto anche lei sulla sua pelle. L’amore cambiava in meglio le persone ed in peggio se poi finiva male, però poteva essere il tassello mancante nell’umanità di Grant Ward, l’originale.
Se volevano salvare quello che avevano davanti ed evitare che la storia si ripetesse, dovevano lasciare che lui e Daisy si innamorassero di nuovo e questa volta aiutarli a far sì che tutto fra loro andasse bene.
- Spero non stiate parlando di quello che sembra, perché altrimenti comincio a tapparvi le bocche prima ancora che... -
- Troppo tardi, ne abbiamo già parlato! - Lei stava per rimproverarli che i piatti della cena arrivarono per tutti.
Grant guardò gli altri avventarsi sui rispettivi mentre rimase perplesso sul proprio pieno di un assaggio di ogni cosa.
Indeciso su cosa assaggiare per primo, cominciò da una a caso. La prima la schifò scuotendo la testa.
- Troppo molliccia... - Esclamò indicandola con la forchetta. Daisy ridacchiando se la prese e la divorò in poco. Grant così mangiò dell’altro che fu molto più di suo gradimento. - Meglio, molto meglio! - Disse infatti. Sorrise trionfante ed anche Daisy fece altrettanto, poi gli indicò il terzo elemento che aveva nel piatto.
- Quello è estremamente piccante, stai attento che se... - Non finì di dirlo che Grant l’aveva già morsicato. Quando lo inghiottì tutti si aspettarono delle smorfie buffe, ma lo mandò giù senza problemi, lo gustò bene pensieroso e poi guardando ovviamente Daisy, disse:
- Buono, buonissimo! Decisamente il mio preferito! - E così Daisy alzò la mano trionfante:
- Ti piace il super piccante, cucciolo! - Ormai quello era il suo soprannome, non ne sarebbe mai uscito. Qualcuno rise, qualcuno rimase perplesso, qualcuno gongolò nel vedere Grant che seguiva il suggerimento labiale di Coulson che gli mimava il gesto con cui doveva rispondere alla mano alzata di Daisy in segno del cinque di risposta. Lui seguì il consiglio e gliela colpì allo stesso modo sentendo subito uno strano senso d’euforia.
Per qualche motivo era felice, forse lo era perché qualcuno cominciava in qualche modo ad accettarlo e aiutarlo e poi Daisy era sempre più dalla sua parte, si capiva. Ci teneva che riuscisse in questa sua sorta di missione di scoprire la vita.
O forse era felice perché Daisy lo era e a prescindere dal motivo, andava bene così.
Comunque era bello, si disse. Era bello essere lì con delle persone di cui probabilmente poteva fidarsi, o meglio Daisy si fidava e lui si fidava di Daisy, perciò andava bene anche quello. Ed era bello provare cose, conoscere sé stesso. Era semplicemente bellissimo e sperava che di prove e sperimenti così ne sarebbero venuti ancora.
Gli era piaciuto molto anche allenarsi nei corpo a corpo e con le armi, vedere di essere bravo in qualcosa, rendere orgogliosa Daisy.
Era stata una bella giornata, sorprendente, shoccante, ma bella. Proprio, proprio bella.
Essere vivi, fin lì, era una cosa fantastica.