DISCLAMEIR: i personaggi non sono miei ma degli aventi diritti
NOTE: la serie di riferimento è la seconda, la puntata quella in cui muore Ryan che succede verso l'inizio, prima della metà. La questione del rubino rosso era già accaduta, ma rivedendo le puntate in questo periodo mi sto rendendo conto che il cambiamento effettivo bilaterale del loro rapporto, diciamo la scintilla anche da parte di Clark oltre che Lex, è avvenuta in quella puntata. Non è successo niente di particolare in puntata se non che Clark si appoggiava molto a Lex che lo ha aiutato quanto ha potuto, ma quel che mi ha fatto scattare è stata la scena finale. Clark solo in ospedale tristissimo per la morte dell'amico Ryan, con in mano il fumetto che Lex aveva prestato al piccolo e che questi gli aveva chiesto di restituirgli al suo posto.
Così a distanza di anni dalle mie precedenti fic, arriva questa qua. Potrei scrivere qualcos'altro perchè sto rivedendo le prime stagioni... VEDRO'!
Se volete sapere quello che scrivo, quando aggiorno e cose varie, ho una pagina autore su facebook. https://www.facebook.com/pages/Akane/172173736268762
Buona lettura.
Baci Akane

MOMENTO DI DEBOLEZZA

Rimase così, col giornalino in mano, la testa china mentre le spalle sempre più pesanti lo ancoravano al suolo.
Poco più avanti a sé infermieri rifacevano una camera riempita fino a poco prima da una delle persone più care mai avute.
Era stato per poco tempo con quel bambino, ma era bastato per affezionarsi come in pochi altri casi era successo.
Come se fosse suo fratello, un fratello minore di cui prendersi cura.
Da quanto tempo era li? Quanto ci poteva rimanere?
Clark si morse il labbro smarrito, mentre il dolore più grande della sua vita gli faceva bruciare le viscere ed ogni altra parte del corpo.
La voglia di morire, per un istante, si impossessò di lui ed alzò le mani che tremavano, spaventato da quel desiderio devastante.
Come domare quel senso opprimente e potente?
Come stare meglio?
Il dolore era così grande, così assoluto...
Strinse gli occhi e prese respiro di nuovo guardando il giornalino che Ryan gli aveva dato da restituire a Lex perché glielo aveva prestato.
Gli aveva detto che sarebbe andato lui a ridarglielo quando sarebbe stato meglio, ma così non sarebbe successo.
Ryan era morto e non avrebbe mai potuto ridargli il giornalino.
Così sospirando ancora nella vana speranza di non piangere lì davanti a degli estranei curiosi che lo fissavano, nella speranza di sopravvivere a quel duro colpo, quel lutto atroce, si girò e se ne andò.
Aveva un giornalino da restituire al proprietario.
Forse era la cosa più inutile e stupida, ma aggrapparsi alle poche labili razionalità era la sola speranza di sopravvivere al dolore sordo.
Ma forse era un altro il punto.
Forse stando così male veniva spontaneo andare dalla persona più importante, l'unica che si voleva vedere in quelle condizioni.
Per questo forse Clark andava da Lex. Perché era il solo che voleva vedere in quel momento, perché era di lui che aveva bisogno.
Solo di lui.

Lex era in piedi davanti alla finestra che guardava assorto e pensieroso fuori, mentre sorseggiava distrattamente il suo solito bicchiere.
La mente ancora persa nelle strane parole che si era scambiato col piccolo Ryan. 
Ryan dopo avergli letto dentro, con aria strana ed inquieta gli aveva detto che poteva diventare chi voleva, che non era sufficiente essere figlio di qualcuno per essere come lui. Lex gli aveva risposto quello su cui rifletteva e rimuginava da molto, ovvero che nella vita la via verso l'oscurità non è un lampo, ma un lungo viaggio.
Lo pensava sul serio, specie ultimamente dove molte cose che aveva fatto per una serie di circostanze, l'avevano portato a comportarsi in modo non proprio pulito.
Suo padre gli aveva insegnato a farcela con ogni mezzo ed in ogni campo, ma spesso quei mezzi erano sporchi e lui ci si sentiva tale sempre più.
Così era li a pensarci molto.
Era destinato a diventare come suo padre perché avevano lo stesso DNA e comunque era stato cresciuto da lui in modo assurdo?
Si era sempre rifiutato di crederci, ma di fatto che alternative aveva?
A volte lui era davvero così. Si vedeva lucidamente!
L'idea l'angosciava e Ryan l'aveva letto.
La mentalità facile di un bambino che non sapeva ancora quanto complicata fosse la vita... e non l'avrebbe mai saputo.
Clark entrò da solo senza farsi annunciare, come al solito. 
Aprì la porta del suo studio dove sapeva di trovare Lex, aveva il permesso di entrare liberamente.
Lex si girò con il turbamento ben nascosto in sé stesso, lo vide e capì la differenza fra loro due.
Lex era capace di controllare molto bene tutto quel che lo riguardava, Clark no, era così cristallino e spontaneo.
Questo non toglieva che un mistero gli girasse intorno, ma era diverso.
Avere un segreto non significava non essere puliti. Clark ne aveva uno e si capiva, per questo era pulito anche se aveva quel segreto dentro.
Ed era per questo che a Lex piaceva tanto.
Era tutto quello che lui, ora ne aveva la certezza, non sarebbe mai potuto essere.
Clark era la sua parte mancante, per questo ne era sempre più ossessionato. Perché lo voleva per sé in ogni sua parte, specie in quelle che cercava di nascondere.
Voleva tutto di lui.
Clark lo guardava senza respirare, smarrito, perso in una sofferenza abissale, stringeva il fumetto che aveva prestato a Ryan e Lex capì.
- E' morto... - Mormorò Clark più a sé stesso. Aveva bisogno di dirlo ad alta voce, aveva fatto di tutto per non accettarlo ed ora il risultato era stato devastante. Non riusciva quasi a respirare, la testa gli esplodeva, non sapeva come trovare pace. Voleva piangere, urlare, fare di tutto, ma era bloccato e non sapeva come fare.

Si sentiva impazzire.
Lex con un solo sguardo comprese perfettamente il suo stato d'animo e per quanto gli dispiacesse per il piccolo Ryan che era diventato anche suo amico, gli dispiaceva più per il dolore evidente di Clark.
Non l'aveva mai visto così.
Strinse le labbra dispiaciuto, mise giù il bicchiere e lo raggiunse con la sua calma elegante, lo sguardo comprensivo, di chi era mortificato in ogni caso. Con lui poteva lasciarsi andare a quelle piccole cose, piccole verità di sé stesso, piccole debolezze.
Clark, davanti a lui, gli porse il fumetto dell'eroe preferito dei suoi due amici, il fumetto raro che Lex gli aveva prestato e che il piccolo gli aveva chiesto di restituire.
- Ha... ha detto di restituirtelo... - Mormorò piano con voce rotta e roca, le corde vocali quasi del tutto bloccate, gli occhi lucidi carichi di lacrime che cercava disperatamente di fermare, lo sguardo basso sul fumetto.
Lex non lo prese e disse piano, delicato.
- Tienilo tu, Clark. - Clark alzò lo sguardo di scatto ricordando la cosa più insulsa di tutte in quella situazione tragica.
- Ma hai detto che era introvabile e che ci eri molto affezionato! - Non poteva certo averlo dimenticato, ma non sarebbe stato logico parlarne ora.
Lex fece un sorrisino enigmatico dei suoi che diceva tutto e niente, poi con gentilezza insospettabile ma sincera, disse piegando il capo con fare fraterno:
- E' diventato più prezioso per te. E poi se lo tieni tu va bene. - Clark non seppe cosa dire, rimase senza parole e nel guardarlo bene negli occhi senza sfuggirvi, nel perdersi in quelle iridi gentile, si spezzò, cedette le armi e si aggrappò a lui, l'abbracciò e si lasciò cingere con la stessa gentilezza dello sguardo, la delicatezza del suo tono.
Lex non era capace di gesti passionali, ma per certe persone, poche elette, poteva tirare fuori una dolcezza inaspettata.
Clark era uno di quei pochi eletti e quello uno di quei rari momenti in cui il suo amico ne aveva bisogno.
Le sue braccia non erano particolarmente forti, così come il resto del suo corpo magro, tutto l'opposto di lui che invece era molto forte fisicamente, eppure ora si sentiva talmente fragile e talmente bene lì con lui, che si chiedeva quale fosse la vera forza.
Quella interiore che aveva Lex che superava e sopportava qualunque cosa, o la sua che era puramente fisica?
Lex con la sua forza mentale poteva risolvere molti problemi che lui non riusciva nemmeno a smorzare, a volte si credeva utile, ma poi si scontrava con la realtà che gli dimostrava quanto impotente ed inutile fosse.
Essere un super uomo, super forte, con la super vista e super veloce a cosa serviva se poi chi si amava moriva lo stesso?
Lex con i suoi sistemi, con le conoscenze, con la furbizia otteneva spesso molti più risultati di lui che usava la forza bruta.
Si chiese se essere impotenti dovesse essere così pesante e quando capì che Ryan in ogni caso non sarebbe tornato in vita, lì fra le braccia che al momento sentiva sicure di Lex, lasciò che finalmente le lacrime scendessero.
Aveva sempre ammirato Lex per quella sua capacità di affrontare la vita a testa alta. Conosceva bene i suoi problemi in quel suo mondo di squali dove quello più pericoloso e ostico era proprio suo padre, sopravvivere a Lionel era la cosa più ardua e Lex ci riusciva. A volte cadeva ma poi si rialzava.
L'aveva sempre ammirato.
Sapeva che aveva l'ossessione per i misteri, per scoprire la verità e l'inspiegabile, ma faceva parte della sua intelligenza, del suo sapersela cavare in quella vita estremamente difficile, troppo.
Non c'erano mai state dimostrazioni d'affetto fra di loro, ma lì si sentiva perso e in pieno naufragio, come se andasse alla rovina.
Si sentiva debole, inutile e non sapeva come si sopravviveva a quel tipo di dolore.
Lex non aveva bisogno di sentire i suoi sfoghi, sapeva cosa stava succedendo a Clark e dopo averlo stretto a sé con la mano sulla nuca, lo allontanò il necessario per portarlo al divano dove lo fece sedere.
Tornò con un bicchiere d'acqua e sempre in perfetto silenzio si mise con lui.
Aveva letto moltissimi libri filosofici e aveva in mente mille frasi adatte, ma nessuna gli sembrava perfetta per Clark.
Lex aveva le idee chiare su cosa provava per lui, la sua ossessione sfociava in qualcosa di morboso, ma di base c'era un sentimento autentico e forte.
Invidia.
Voleva essere come lui, in una famiglia che gli voleva bene e faceva di tutto per lui, circondato da amici che l'adoravano.
E poi era tutto quello che lui non era, a volte voleva essere lui, pulito in quel modo.
Lex si sentiva sporco e riusciva a sentirsi bene, a sentirsi meno sporco solo con Clark. Era una sensazione che nessun altro gli dava.
L'osservò seduto accanto e dopo che Clark ebbe bevuto un po' d'acqua e si fu asciugato le lacrime, il fumetto sul tavolino basso davanti a loro, guardò il bicchiere e si chiese cosa dire, cosa fare.
Tremò all'idea di andare a casa e affrontare tutti.
Lex gli tolse il bicchiere di mano e gliele fermò tenendone una sulle sue che rimasero sospese.
- Va bene, puoi stare qua quanto vuoi. - Disse poi delicatamente, il suo sussurro.
Clark lo guardò sorpreso senza capire, vicini com'erano.
- So che in questi casi c'è un grandissimo bisogno di isolarsi. Se lo vuoi fare qua intanto che ti lecchi le ferite, per me va bene. - Spiegò allora gentile. Clark respirò e si sentì meglio nell'essere capito da lui, poi corrugò la fronte realizzando un altro dettaglio strano da comprendere in un momento simile.
- Ti sei sentito così tante volte? - Lex non si apriva con nessuno, specie su quegli argomenti personali che lo mostravano debole, ma con Clark lo faceva sempre. Gli riusciva spontaneo.
Lex infatti annuì senza fare espressioni particolari, la sua solita imperturbabile.
Con lui riusciva ad essere meno chiuso.
- Qualcuna. - Disse solo. Clark di solito a quel punto si faceva gli affari suoi e non insisteva, ma lì aveva bisogno di sentirsi vicino a qualcuno e quello era lui, voleva sentirsi più vicino a lui, ne aveva una voglia smisurata.
Lex aveva subito tolto la mano dopo avergli fermato le sue, Clark passava dal guardarlo negli occhi al guardare giù, le loro mani ancora tanto vicine.
La sensazione di quando l'aveva toccato era uguale a quando l'aveva abbracciato.
Caldo, fuoco, benessere.
Gli era piaciuto, in qualche modo.
Forse era stato anche eccitante. Lo sarebbe stato se non si fosse sentito tanto male e smarrito.
- Quando? - Chiese infatti sperando di averlo più vicino.
Lex pensò che non l'avrebbe mai detto a nessuno, ma lui era speciale.
Voleva essere parte completa di Clark e per arrivarci doveva farlo entrare.
Ora era lì con lui, smarrito e perso, era perfetto per rinforzare un legame su cui sognava notte e giorno.
- Mio padre ha sempre fatto di tutto per farmi sentire così. Però in particolare mi è successo quando è morta mia madre. -
Non era facile parlarne, ma per lui poteva sforzarsi.
Clark capì il grande passo che aveva fatto e scosse il capo riprendendosi.
- Scusa, non volevo, io... so che non parli volentieri di te, specie di tua madre... lascia stare. - Così dicendo, nel panico per aver sconfinato ed esagerando ogni sciocchezza, fece per alzarsi e togliere il disturbo, ma Lex gli prese il braccio e lo tirò giù con sé, poi strisciò la mano fino ad arrivare alla sua e gliela strinse per trasmettergli la sua tranquillità, sorridendogli calmo e guardandolo dritto negli occhi sempre da quella vicinanza estrema.
Ogni singolo dettaglio era ben visibile.
- Va bene. Mi sta bene parlarne con te. Tu ora ti senti così ed io... io ti capisco... - Clark tornò a pensare a Ryan e gli occhi si riempirono ancora di lacrime, scosse il capo e guardò avanti.
- Non sono riuscito a salvarlo, Lex. Non ce l'ho fatta... - Lex sapeva della sua mania di salvare e aiutare tutti, si strinse il cuore realizzando quanti ne avrebbe persi e quanto male sarebbe stato ancora.
- Non puoi salvare tutti, Clark. - Disse mettendo la mano dalla sua alla schiena, risalì in carezze fraterne che comunque erano poco da lui.
Stava lentamente uscendo, strisciando, tutto quello che provava per lui.
Un sentimento fortissimo e complesso a cui si aggiungeva, volta dopo volta, dell'altro.
Poteva arrivare a volere Clark per ogni motivo ed in ogni senso, gli stava bene perchè era come accecato dal fortissimo sentimento che provava per lui.
Clark continuava a stare male e a provare un po' di sollievo solo in quelle insolite ed insperate carezze, quei contatti che fra loro non avvenivano mai.
- No ma lui volevo salvarlo. - Mormorò scuotendo il capo ed abbassandolo riprendendo a piangere liberamente.
Lex sospirò e salì con la mano sulla nuca, immerse le dita fra i suoi morbidi capelli scuri e mossi e si perse così.
A volte gli mancavano i capelli e quando aveva un rapporto con qualcuno, il primo desiderio fisico concreto che provava era quello di toccargli i capelli.
Con Clark aveva quel desiderio da un po' ed ora che li toccava, si sentiva meglio.
Il desiderio ora si trasformava velocemente in altro e Lex si strofinò le labbra chino in avanti per guardare il suo profilo.
Le lacrime scendevano ancora, così con la mano libera seguì l'altro impulso, gli prese il viso e glielo voltò verso il proprio, glielo asciugò col pollice che risalì sulla guancia fino ad arrivare alle labbra, gliele percorse e si fermò a quello.
Voleva baciarlo, aveva un enorme, fortissimo desiderio di baciarlo, ma ora Clark era debole e sicuramente non aveva idea di che cosa stesse succedendo, era smarrito.
Clark infatti si sentiva strano, scaldato da quelle maniere insolite.
Nel provarle capiva che erano belle e che forse ne voleva di più. Turbato per quel che significava, qualcosa che non era in grado di capire bene a fondo, dimostrò lo smarrimento e la confusione e rimase perso, agganciato al suo sguardo così vicino. Tratteneva il fiato.
Assurdamente pensò che se Lex l'avesse baciato, non si sarebbe opposto.
Poi capì quanto assurdo fosse.
Baciarlo? Lex? Era impazzito?
Si riscosse tornando un po' in sé e distolse lo sguardo da lui.
- Sicuro che non disturbo? - Lex allora tolse le mani da lui e Clark si sentì nudo.
- Assolutamente. Fermati quanto vuoi. - Tornò a guardarlo.
- Allora accetto. Ho... ho bisogno di stare un po' solo e... -
- Vuoi che ti lasci? - Disse alzandosi pensando che gli stesse chiedendo quello.
Clark si alzò immediatamente dietro di lui e sventolò agitato le mani.
- No no che hai capito... tu... la tua compagnia è... è la sola che non mi dà fastidio. La sola che voglio. Ti ho cercato io e non certo per darti il fumetto. - Con questo abbassò il capo vergognandosene.
Si strofinò le labbra e rimase smarrito senza avere idea di come muoversi dopo.
Lex ovviamente lo fece per lui e avanzando lo intimò di seguirlo, lo condusse in una delle camere per gli ospiti e guardò aprendo la porta e la luce, gli mostrò di entrare con un ampio gesto del braccio.
Clark entrò e rimase smarrito in mezzo alla camera ampia e arredata con un certo gusto come il resto del suo castello.
Era imbarazzato, voleva stare con lui e non sapeva nemmeno precisamente come e perchè, si sentiva strano, non si era mai sentito così o forse sì ma non si era mai dato retta.
Lex, pensando che ora volesse stare solo, l'assecondò senza premere troppo la mano per non perderlo, così si congedò.
- Ti lascio solo, sarò ancora un po' in studio se vuoi... -
- Lex... - Lo chiamò subito Clark con fretta. Questi si fermò e si girò a guardarlo. Era ancora imbarazzato, guardava giù. Attese che si decidesse e poi lo fece, alzò di nuovo la testa e con un sospiro disse:
- Stai qua ancora un po'? -
Lex fece un sorriso compiaciuto e dolce, dentro di sé quella era un'importante vittoria.
Forse voleva un fratello dopo averne perso uno o forse cominciava a capire che quel che li legava andava oltre l'amicizia. Sarebbe stato ora!
In ogni caso chiuse la porta dietro di sé ed entrò aprendosi i primi bottoni della camicia mettendosi comodo, si sedette poi in una poltrona che completava l'arredo della camera e visto che non ce n'erano altre, Clark si mise nel letto senza saper che fare di preciso, né perchè gli avesse detto di rimanere. Sapeva solo che sì voleva stare solo, ma non senza di lui.
Era un sentimento forte e contrastante.
Dopo un po' di imbarazzante silenzio dove sembrava che Lex ci stesse bene, Clark si mise a pancia in giù sul letto rivolto col viso verso di lui, si perse nella sua posa elegante e semplice. Sembrava a suo agio.
- Come superi quei momenti in cui vorresti cancellare tutto, specie te stesso, e sparire? - Ora si sentiva così, ma non voleva cancellare Lex.
- Mi isolo e ripenso alle poche cose che funzionano o quelle a cui vorrei legarmi di più. Penso a come vorrei vivere la mia vita e mi chiedo se posso arrivarci, se posso cambiarla. -
- E alla fine? - Chiese interessato Clark.
- Alla fine mi rendo conto che le favole sono le favole ed io vivo nella realtà. - Una conclusione tipica sua, Clark ridacchiò un po'.
- Ci avrei giurato che avresti detto così. - Lex fu lieto d'averlo disteso un po' e sorrise compiaciuto.
- Se potessi cambiare qualcosa, vorrei nascere tuo fratello, Clark. - Disse anche se era una mezza menzogna.
Voleva essere più che un fratello, ma bisognava andare per gradi con lui.
All'altro piacque quell'ammissione e con un altro piccolo sorriso rispose.
- Anche a me piacerebbe esserlo. Cioè che tu fossi mio fratello... coi miei genitori... avere tuo padre come genitore... quello non mi piacerebbe! - Lex scoppiò a ridere e Clark realizzò quanto bene ora stava.
Se si fermava a pensare a Ryan era sempre una tragedia, ma poterlo superare grazie a Lex era una cosa su cui un giorno avrebbe pensato molto.
Quella strana notte passata a parlare un po' seriamente, un po' a confidarsi ed un po' a scherzare.
Quella notte dove non si erano più toccati una volta in camera, dove non era successo altro.
Quella notte sospesa in una specie di sogno fuori dalla realtà dove erano riusciti a sentirsi tutto ciò che non erano.
Quella notte bella, intima, speciale, loro.
Quella notte rimase con loro e li accompagnò a lungo, cullandoli nei rispettivi momenti difficili, specie in quelli del loro rapporto particolare, strano, difficile e travagliato.
Un rapporto molto complicato.
Clark si addormentò e Lex rimase ad osservarlo a lungo, assorto, pensieroso, pieno di domande e di risposte.
Cosa voleva da Clark?
Tutto.
Anzi. Lui.
Voleva lui nello specifico e lo voleva per sé ed in ogni sua parte.
E come con ogni cosa che voleva con tanto fervore, un giorno l'avrebbe avuto.
Ad ogni costo.
Quella notte Lex si disse questo, guardando Clark dormire nel suo letto e ricordando quel giorno in cui era arrivato da lui chiedendogli di andare a Metropolis insieme perchè era stufo della vita da contadino, stufo di essere il ragazzo mite e gentile.
Lex aveva mentalmente archiviato quel giorno insieme alle molte altre cose particolari, misteriose e strane che riguardavano Clark, ma quella nello specifico era speciale.
Lo era perchè quella sua versione così diversa, così nuova, così vicino a sé, l'aveva eccitato incredibilmente.
Quel giorno Lex si era reso conto di desiderare Clark... in tutte le sue straordinarie ed imprevedibili versioni.

FINE