Il protagonista qua è Lex (ma va… sembra che io non riesca proprio a fare a meno di parlare sempre di lui!!), abbiamo la sua visione di Clark e del loro rapporto, oltre che del suo modo di vivere, di vedere la vita, del perché è così e della fine. È il quadro di Lex e della situazione dal suo punto di vista alla luce della vera fine fra Lex e Clark. Purtroppo è davvero molto triste perché si sa qual è il loro destino e considerando che mi piacciono tanto insieme e che amo Lex visceralmente, non potevo fare diversamente.
Buona lettura.
Baci Akane

PIEGATO, SPEZZATO, ARRESO

“E' meglio restare a testa alta quando ti chiamano fuori
Non piegarti, non spezzarti, bambina, non rinunciare. “
- It’s my life di Bon Jovi -

Più Clark si allontanava da lui, più Lex si perdeva.
Clark era la sua parte pura, quella parte rappresentata dall’Alexander bambino dai capelli rossi, tutto in disordine.
Quella che per anni aveva combattuto la crudeltà di suo padre, la follia della madre; aveva fronteggiato tutti i duri colpi che aveva subito: diventare calvo, essere malvisto e maltrattato da tutti, perdere il fratellino e addossarsene la colpa, i tradimenti continui di tutti quelli che lo circondavano.
Quella che ad un certo punto, quando si era reso conto di aver perso Clark, si era arresa lasciando il posto a quel Lex adulto ed oscuro che per non affondare aveva cominciato sempre più ad agire a modo suo.
E, via via che le loro vite procedevano ognuna per la propria strada, diventava sempre più tardi per rimediare, per tornare indietro, per recuperare quella parte buona.
Dopo essere stato nella sua mente Clark aveva capito cosa aveva fatto, ma ormai non avrebbe più potuto fare nulla.
Lex aveva combattuto sin da piccolo con le sue due parti, quella pura e quella oscura e Clark era certo che quando l’aveva incontrato aveva prevalso a lungo la prima che purtroppo aveva preso ad indebolirsi nel momento in cui si erano allontanati. Quando poi erano stati distanti anni luce l’uno dall’altro, le tenebre avevano quasi completamente preso il sopravvento.
Era consapevole che era stata colpa sua, che stando con lui l’avrebbe potuto salvare sconfiggendo il buio nato grazie a Lionel e a tutto ciò che aveva vissuto sin da piccolo. Ne era consapevole ma quando l’aveva compreso era stato troppo tardi e si era dato dell’idiota fino all’inverosimile per aver permesso che si perdesse.
Erano stati amici, fratelli e amanti, seppure solo per un periodo piuttosto breve delle loro vite, e quando alla fine aveva tirato le somme rendendosi conto che tutto quello che entrava nella vita di Lex, in un modo o nell’altro, si rovinava, a partire dalle donne che lo avevano amato sinceramente e che poi avevano tentato di ucciderlo, aveva concluso che era senza speranza e che era stata tutta illusione e finzione.
Lex, dal canto suo, davanti all’ennesimo tradimento, si era solo convinto di essere maledetto e destinato alla solitudine, alla sofferenza e ai tradimenti.
Già da piccolo grazie a suo padre l’aveva capito. Non ci si poteva fidare di nessuno, tutti avevano un secondo tornaconto, nessuno amava davvero, bisognava sempre guardarsi le spalle, non si poteva mai dare tutto sé stesso a qualcuno. Crescendo con continue pugnalate da parte di un sacco di persone a cui lui aveva provato a voler bene, aveva poi finito per pensare che l’amore ed il paradiso sarebbero sempre stati per altri eletti e accettando quel destino infame avrebbe fatto l’unica cosa che sembrava nelle sue possibilità.
Diventare grande, il migliore, imbattibile, con qualunque mezzo, poiché mentre gli altri avrebbero avuto un’anima, dei sentimenti ed il paradiso, lui avrebbe avuto tutto il resto, visto che qualcosa doveva per forza esserci che fosse sua.
Se il suo posto non sarebbe stato nell’amore, lo sarebbe stato nel potere, nella forza, per non affondare mai, per non venir più ferito, per non arrendersi, per non morire mai veramente.
Per rimanere sempre a testa alta, anche quando l’avrebbero chiamato fuori e se ne sarebbe dovuto andare. Per non piegarsi mai, per non spezzarsi, per non rinunciare più a niente.
In realtà la sua unica grande maledizione era stato suo padre che aveva creato quello che poi sarebbe diventato quanto di più vicino ad un mostro.
Il suo capolavoro, il suo risultato.
La vita che Lex aveva vissuto, la continua, estenuante, distruttiva, violenta e crudele battaglia delle sue due parti opposte, i tradimenti e il rinascere ad ogni tentativo fallito di morte, l’aveva portato a costruirsi una fortezza di roccia infrangibile nella quale oltre ad essere solo, era finito per diventare inevitabilmente roccia lui stesso per non venir più ferito, per poter sopravvivere, per sconfiggere la sua infinita debolezza, per non piangere più da solo, per non esaurirsi di nuovo, per impedire a chiunque di fargli ancora del male.
A quel punto il suo motto era diventato quello, una frase che aveva detto a Lana in uno dei momenti difficili che la ragazza aveva passato:
- E' meglio restare a testa alta quando ti chiamano fuori. Non piegarti, non spezzarti, bambina, non rinunciare. -
E che poi aveva ripetuto in varie versioni a chiunque ne avesse avuto bisogno, chiunque fosse riuscito a sfiorare la sua anima prima di venir spazzato via.
Lui non era nato per stare a testa bassa come da piccolo. Non era nato per piegarsi, per spezzarsi, per rinunciare, per soccombere. Suo padre ci aveva provato in tutti i modi, come moltissimi altri, ma se era sopravvissuto a quell’uomo nessuno gli avrebbe strappato la vita di dosso, nessuno l’avrebbe calpestato come da bambino in molti avevano fatto, nessuno l’avrebbe mai avuto in pugno.
Mai.
Però pensare all’unico vero momento bello della sua vita, guardare ad esso da lontano, dall’alto della sua postazione inaccessibile, e rendersi conto che sarebbe rimasto solo il ricordo più meraviglioso della sua esistenza, gli avrebbe messo per sempre una tristezza ed una malinconia addosso inaffrontabili. Ed anche quella nessuno l’avrebbe mai vista.
Clark era il suo unico spiraglio di luce, era stato un pezzetto di paradiso il periodo in cui erano stati amici, fratelli ed amanti, era stato una ragione di vita fino a che non l’aveva visto irraggiungibile e non era diventato colui che l’aveva ferito più di tutti, ferito come nemmeno suo padre era riuscito a fare, ferito fino a farlo impazzire, fino a farlo perdere, fino a rovinarlo irrimediabilmente.
Clark, alla fine, era il vero colpevole della sua caduta finale e definitiva.
Clark e il suo tradimento.
Clark e la sua ipocrisia nell’accusarlo di non essere mai completamente sincero quando invece il primo a non esserlo era proprio lui.
Clark e il suo abbandono.
Clark e il suo amore che prima gli aveva donato e poi gli aveva tolto.
Clark e la sua purezza che si era portato via con sé lasciandolo nelle tenebre più nere.
A Lex non era rimasto che aggrapparsi all’idea che era meglio restare a testa alta in ogni caso, quando suonava la propria ora. Che qualunque cosa sarebbe successa e gli avrebbero fatto, lui non si sarebbe mai piegato e spezzato.
Lui non avrebbe mai rinunciato.
Eppure ora dopo aver affrontato Clark l’ultima volta -oh, se sapeva che sarebbe stata l’ultima…-, dopo aver provocato la sua distruzione perché lui era un alieno che avrebbe rovinato il mondo, dopo aver fatto la cosa giusta per l’umanità e avere avuto effettiva conferma che Clark l’aveva davvero tradito nascondendogli chi era davvero, non gli rimaneva che stare lì in ginocchio, piegato su sé stesso e su di lui a reggerlo mentre soffriva ormai inerte e senza più poteri.
Non gli rimaneva che stare lì con lui a tenerlo fra le sue braccia, con l‘intera fortezza e probabilmente tutto l‘Artico che crollavano su di loro.
Non gli rimaneva che sussurrargli con le lacrime agli occhi che l’amava ma che era così che doveva finire, che gli dispiaceva.
Non gli rimaneva che stare con lui a morire dopo aver compiuto il suo destino, ciò che era giusto per il mondo, consapevole che nonostante sapere la verità su Clark l’avesse fatto quasi impazzire, non poteva smettere di amarlo lo stesso.
Di aggrapparsi a quel periodo bellissimo e felice che avevano passato insieme amandosi -anche se forse non sinceramente, anche se con mille bugie di mezzo, anche se in modo ossessivo e sbagliato.
Di voler stare con lui anche in quella fine giusta ma dolorosa, una fine che se era di Clark, era anche sua, di Lex.
Non gli rimaneva dunque che stare lì sotto il ghiaccio spesso che crollava su di loro, ormai alla conclusione di quella tragica storia piena di luce e di tenebre, di odio ma anche di amore.
Non gli rimaneva che stare lì spezzato, arreso, vuoto, finito, affogato nel dolore del troppo amore che gli aveva ucciso l’anima, nonostante avesse effettivamente vinto quello che aveva scoperto essere un alieno, oltre che il ragazzo amato un tempo. 
Clark rivelandosi per quello che era e costringendolo a fermarlo prima che un giorno riuscisse a distruggere veramente il mondo, aveva inflitto a Lex l’ultimo definitivo colpo, dandogli la dolorosa e brutale conferma che l’aveva sempre tradito nascondendogli quella grave verità su sé stesso.
E anche se aveva vinto e aveva fermato l’alieno, la voglia di salvare sé stesso era svanita nel momento in cui aveva ammesso di amarlo ancora nonostante tutto, capendo che non avrebbe mai voluto sopravvivergli.
Clark, l’amico, il fratello, l’amante, il rivale, il traditore, era finito, dunque per Lex il mondo era altrettanto finito.

FINE