Roccia
“Lui era la roccia
sulla quale le persone che lo avevano amato di più si erano infrante!”
- Tratto da
Vento di passioni -
Da lassù
spirava un forte vento, un vento che quasi lo trascinava via
costringendolo ad aggrapparsi con tutto sé stesso alla roccia su cui
era, così da rimanervi ben saldo.
Quello era il
posto che aveva conquistato con tanta fatica, ormai era suo e non
avrebbe permesso a nessuno di portarglielo via!
Aveva fatto
tanto per essere li ed ora che vi era non se ne sarebbe andato per
nessuna ragione al mondo ed anzi, potendo, sarebbe salito ancora più in
alto.
Ecco perché con
forza e tenacia ed ogni mezzo a sua disposizione sarebbe rimasto là,
per andare sempre più su; ed ecco perché a lungo andare aveva
cominciato a perdere di vista le cose davvero importanti: quelli che
all'inizio erano i suoi primari obiettivi.
Lentamente si
era perso lui stesso e non trovando più né il Lex di un tempo, né la
propria volontà, era semplicemente rimasto lì dov'era, su quella roccia
alta in mezzo al mare fra le onde che si infrangevano senza mai
raggiungerlo, sfiorandolo e basta.
In seguito era
diventato lui stesso parte di quella roccia.
Un unico pezzo
di granito infrangibile che spezzava tutti quelli che gli si
avvicinavano troppo, persino i tifoni e gli tsunami.
Clark lo scoprì
a sue spese e mai avrebbe voluto, non in quel modo, non dopo tutto
quello che era riuscito a provare per lui.
Lex, la sua
roccia, la sua solitudine e la sua ossessione l'avevano brutalmente
colpito come un pugno in pieno stomaco. Da allora tutto era precipitato
sempre più.
Il mondo era
come crollato sulle sue spalle e per un momento aveva creduto di essere
in un incubo. O magari l'aveva sperato.
Però quello fu
solo l'inizio.
Nessuno
arrivava tanto vicino a lui da infrangersi sulla roccia che ormai era
diventato, solo quelli che lo amavano davvero, pochi in effetti.
I nemici si
erano sempre fermati prima, mentre chi aveva provato per lui sentimenti
sinceri alla fine si era spezzato.
Lex Luthor, il
capolavoro di Lionel Luthor, uno degli esseri più spregevoli in
assoluto.
Lentamente e
silenziosamente, nell'ombra, il figlio aveva superato il padre
diventando una creatura se possibile peggiore.
Ma prima?
Prima di
allora, cos'era stato Lex?
Clark sapeva
bene che non era sempre stata quella persona terribile e tenebrosa,
ossessionata da lui. Gli si era avvicinato rimanendone affascinato,
erano diventati amici, si erano salvati vicendevolmente molte volte ed
erano stati complici per un infinità di altre, si erano sempre difesi a
vicenda, specie dai rispettivi padri. Aveva visto qualcosa in lui,
qualcosa di puro e di buono e forse era stato troppo pulito per
sopravvivere nel mondo di leoni nel quale era cresciuto. Si era dovuto
adeguare e magari era stato inevitabile, alla fine, trasformarsi lui
stesso in un Lionel in seconda... ma quand'è che era peggiorato fino a
quel punto?
Quando si era
allontanato da lui tanto da essere quasi irraggiungibile?
Per svelare il
suo mistero si era distaccato così tanto... eppure se le cose fossero
andate diversamente... se fosse stato in grado di percepire meglio
quella sua lotta interiore per la sopravvivenza, se avesse captato
prima la sua ossessione di primeggiare in qualunque modo pur di farcela
e non soccombere…
Il suo animo
positivo, dopo il primo momento di rabbia e delusione contro Lex, aveva
voluto comprenderlo, giustificarlo, cercare la parte che l'aveva
catturato, ammaliato, che gli era piaciuta al punto da andare spesso
contro la sua famiglia e i suoi stessi amici.
Non poteva
semplicemente essere un traditore.
Non poteva aver
sbagliato fino a quel punto, si rifiutava di crederlo e non per
orgoglio, bensì perché nessuno poteva essere irrecuperabile.
Quel che gli
era entrato dentro facendoli legare in quel modo non era una fantasia
effimera, era stato qualcosa di concreto... da qualche parte doveva
ancora esserci quella parte pulita che gli era piaciuta, che l'aveva
spinto a diventare suo amico.
Lex comunque
l'aveva aiutato molte volte anche solo con qualche buon sorprendente
consiglio, spesso si erano confidati... certo, non su tutto... e forse
era questo il punto.
Quando ci aveva
riflettuto, sconvolto più che mai, aveva capito che non aveva il
diritto di puntargli il dito contro senza remore... Lex gli aveva
nascosto la sua ossessione, ma anche lui non gli aveva mai detto il
proprio segreto e magari mettendo le due cose su una bilancia i piatti
non è che pendessero in maniera evidente verso uno o l'altro.
Alla fine aveva
lasciato perdere e lentamente erano tornati più o meno in buoni
rapporti, con qualche riserva certo, però non avevano chiuso, non ci
erano riusciti.
L'idea di quel
che aveva visto in lui all'inizio lo tormentava, c'era ancora qualcosa
di quella persona in gamba e buona, ne era convinto. Poteva valere la
pena cercare di tirarla fuori, no?
Non sapeva come
avrebbe fatto ma non poteva abbandonarlo e basta.
Le loro strade
si erano di nuovo incrociate, si erano di nuovo trovati ad affrontare
nuove prove insieme, a collaborare e addirittura a consigliarsi.
Si erano di
nuovo trovati l'uno davanti all'altro ed anche se spesso Clark aveva
cercato di chiudere con lui soprattutto dopo qualche nuova delusione,
alla fine nemmeno volendolo con tutto sé stesso era riuscito a
cancellarlo dalla sua vita voltandogli le spalle e lasciandolo a sé
stesso.
Con attenzione,
senza fidarsi completamente, era finito in ogni caso per aiutarlo
quando ne aveva avuto bisogno, chiedendogli lui stesso una mano in
altre occasioni.
Perché non
riusciva a estirparlo dalla sua vita?
Qualunque cosa
Lex facesse se aveva bisogno di aiuto o se glielo chiedeva lui era
dalla sua parte comunque, maledicendosi per quello.
Cosa c'era
ancora in Lex che lo faceva agire così contro la sua volontà? Sempre
quel qualcosa di buono percepito all'inizio?
Forse il suo
viaggio verso l'oscurità non era completo? Poteva fare veramente
qualcosa per lui?
Forse però
agiva così solo in nome di quello che li aveva uniti in passato; forse
era senso di colpa perché comunque gli aveva nascosto una parte
importante di sé che alla fine aveva ossessionato Lex... In ogni caso
non lo lasciava mai davvero. A volte era con lui senza farsi vedere e
quelli erano quasi i momenti migliori, perché poteva vederlo al
naturale, senza nessuno sforzo di apparire qualcosa che non era. Ed in
quegli istanti lo vedeva piccolo e fragile. Una falsa roccia diventata
tale per obbligo di sopravvivenza.
In parte era
proprio senso di colpa: se avesse condiviso immediatamente tutto con
lui le cose sarebbero andate diversamente, Lex non si sarebbe degradato
a quel modo e sarebbe rimasto quel essere puro che aveva conosciuto,
senza nessuna ossessione di mezzo.
In parte però
era sempre stato attratto dal suo lato oscuro perché ce n'era uno anche
in lui, uno che gli piaceva e lo terrorizzava al tempo stesso. Forse la
poteva chiamare invidia perché dopo tutto Lex faceva quel che voleva
senza freni e remore, solo per sé stesso, per stare sopra gli altri,
per non venir mai calpestato, per non affondare. Spesso avrebbe voluto
farlo anche lui e negarlo era stupido, ecco perché era affascinato dal
proprio lato oscuro scatenato dalla kriptonite rossa. A Lex non serviva
nessuna kriptonite rossa, erano bastati suo padre e le dure prove che
la vita gli aveva riservato, non poche in effetti. Un viaggio verso
l'oscurità, una parte tenebrosa tenuta a bada per troppo tempo,
percepita in qualche momento di particolare vicinanza. Lex dopo tutto
altri non era che una parte di sé stesso, una parte nascosta ma in
fondo vera e profonda.
D’altra parte
però semplicemente era riuscito a provare qualcosa di così forte ed
indissolubile da non poterlo cancellare in alcun modo; nemmeno in
seguito a delusioni brucianti o per un tradimento pesante. Perché certi
sentimenti non si potevano cancellare e basta, non si potevano in alcun
modo smettere di provare, rimanevano per tutta la vita, qualunque cosa
succedesse.
Amore
fraterno... l'avevano definito così ma poteva semplicemente essere
quello?
Un continuo
farsi male solo perché non era capace di chiuderlo fuori dalla sua
vita, non davvero, non del tutto.
Un'ossessionarsi
vicendevole poteva dirsi semplicemente amore fraterno?
Più volte Clark
se l'era chiesto ma non aveva mai avuto coraggio di rispondersi, aveva
sempre preferito concentrarsi sui sentimenti verso Lana o qualunque
altra ragazza entrasse nella sua vita, eppure come mai l'unica costante
diversa da tutti era sempre stato Lex?
Non aveva una
risposta solo per la propria mancanza di coraggio nel trovarla.
Questo
invidiava al suo amico di un tempo... a costo di trovare risposte
smuoveva mari e monti e non lasciava mai perdere, per nessuna ragione.
Se lui avesse avuto lo stesso coraggio chissà... magari molte cose
sarebbero potute andare diversamente... magari meglio...
Ci pensò quella
notte, quando andò da lui di nascosto ed in silenzio, senza farsi
notare da nessuno. Ormai conosceva così bene casa sua che sapeva
perfettamente come fare.
Era stato più
un impulso indomabile, in realtà, che per una volta non aveva frenato.
Alla luce di
tutto quello che era successo, specie fra loro due, rimase nell’ombra
della sua camera ad osservarlo dormire: era così umano in quel momento.
Fragile, vulnerabile, innocuo…
Ok, non era Lex
l’alieno ma a volte lo pensava in virtù di ciò che aveva sempre creduto
di sapere di lui. La verità era che non aveva mai saputo nulla
confronto a ciò che aveva scoperto fosse davvero e questo lo turbava.
Per chi aveva provato - e dopo tutto provava ancora - quei sentimenti
così forti da non riuscire a cancellarli nemmeno provando con tutto sé
stesso a farlo?
C’era ancora
quella parte pura?
Non passava
giorno in cui non se lo chiedesse.
Da una parte
era consapevole che girando la medaglia non era lui quello che era
stato tradito ma bensì il traditore… guardandola dal punto di vista di
Lex, era Clark quello da biasimare che gli aveva nascosto una parte di
sé talmente importante da non poter passare inosservata. Quali che
fossero le sue motivazioni, seppure buone, alla fine l’aveva pugnalato
a sua volta e probabilmente per primo. Perché allora non potevano
semplicemente chiudere tutto, voltare pagina e ricominciare da capo
come se non fosse successo nulla?
Non erano pari?
In entrambi
c’era quella parte oscura che a volte usciva, la differenza era che a
Lex non serviva nessuna kriptonite rossa per liberarla… era questo che
lo frenava dal tornare con lui come un tempo.
Però i ricordi
di quel che era stato non l’abbandonavano.
Sospirò lieve
con aria nostalgica e scontenta.
Chissà cosa
sarebbe cambiato se gli avesse detto tutto quel fatidico giorno in cui
glielo aveva chiesto.
Era ancora
pulito, in lui la parte pura era più forte di quella oscura, l’avrebbe
salvato, non sarebbe mai diventato quella persona così contraddittoria
e pericolosa. Come poteva fidarsi, ora?
Ma insieme di
sicuro tutto sarebbe stato diverso, tutto… e quando provò ad immaginare
cosa sarebbe cambiato, rabbrividì e si bloccò spaventato dal flash che
gli era arrivato per assurdo.
Sì, perché era
assurdo vedersi affiancato da Lex non come amico o fratello ma come
qualcosa di più forte. Sviluppando ulteriormente quel legame che aveva
cominciato a crearsi, forse sarebbe stato inevitabile finire per
amarsi.
Forse non era
un pensiero poi così assurdo.
La sensazione
che spesso avessero realmente sfiorato quello stato surreale di
sentimenti l’aveva avuta molte volte, per lo più quando il Clark oscuro
aveva preso il sopravvento in lui, eppure alla fine non era mai
successo nulla, vero?
No, perché Lex
era sempre stato irraggiungibile ed era comico perché tutti avevano
sempre accusato lui di esserlo, ma la verità era che il più distante
era proprio Lex. Così inscalfibile…
Con una vena
maggiore di malinconia si avvicinò al suo letto, un fascio lunare gli
rivelava il suo viso addormentato non molto rilassato.
Aveva
preoccupazioni, paure, desideri irrealizzabili… lo capiva solo
guardandolo così, senza le sue maschere. Dormiva un sonno agitato come
probabilmente molte notti gli capitava, cercava di dimenticare cose
orribili del passato o magari di ricordarne altre che aveva scordato
per non impazzire… era così fallibile, in quel momento.
Provò
l’irrefrenabile impulso di accarezzarlo e tranquillizzarlo per
scacciargli quegli incubi di cui lui non avrebbe mai saputo nulla, ma
si frenò perché svegliandolo, Lex sarebbe tornato quello che mostrava a
tutti: imperturbabile, superiore, enigmatico e misterioso. Pieno di
progetti e obiettivi dei quali lui non avrebbe mai saputo nulla, non
del tutto, non fino in fondo poiché di sicuro comunque ne sarebbe stato
lui il protagonista segreto.
Era
insopportabile essere il suo centro e non poter stare al suo fianco a
causa di quella parte buia che nascondeva a tutti e che ormai - lo
sentiva chiaramente - stava avendo il sopravvento. Come si poteva
rimanere lì ad assistere a tutto quello, voler fare qualcosa e non
potere nulla invece?
Come?
Proprio lui che
un modo per aiutare tutti lo trovava sempre, che anche a costo di
andare contro la gente e rimanere solo, non si arrendeva.
Perché quello
che avrebbe voluto aiutare più di tutti, non voleva farsi aiutare?
Era impossibile
salvare Lex dalle sue tenebre come era impossibile tornare indietro?
Era così
distante, ormai?
Contrasse il
viso, strinse la bocca, tese i muscoli combattendo contro l’indomabile
impulso di placare i suoi incubi e donargli un po’ di pace,
accarezzarlo e chiedergli di cancellare tutto e tornare come un tempo,
senza più segreti l’uno per l’altro, rivelargli il suo e stare dalla
stessa parte.
Ma sapeva, lo
sapeva troppo bene, che ormai non poteva più farlo per il semplice
fatto che Lex non era più sé stesso, era compromesso, inaffidabile.
Il dolore che
provava ogni volta che se lo diceva, era inaudito.
Aveva sbagliato
con tutti ma più o meno era riuscito a rimediare ai suoi errori e
quando non aveva potuto, aveva pagato. Lex però era totalmente fuori
dalla sua portata.
Lui era la
roccia sulla quale le persone che lo avevano amato di più si erano
infrante.
Realizzandolo,
un’ondata di calore l’invase facendogli appannare gli occhi che gli
bruciarono. Li strinse e poi li riaprì per continuare ad osservarlo,
lottando contro il suo dolore interiore si chinò leggermente e con le
dita sfiorò il suo viso senza toccarlo davvero. I lineamenti morbidi ed
in qualche modo affascinanti, ora contratti, finalmente si rilassarono
come se il suo inconscio percepisse la presenza positiva e protettiva
di Clark.
Aveva provato
ad avvicinarsi, in passato, e poteva ormai dire anche ad amarlo, ma si
era sbriciolato nel tentativo di farlo ed ora il tempo non sarebbe più
tornato indietro per nessun motivo.
Lex sarebbe
rimasto il suo desiderio segreto, mentre nella realtà, ormai, solamente
uno dei suoi rivali primari.
Con amarezza ed
un sincero dispiacere si raddrizzò ferito da quell’ultima
realizzazione.
Non sarebbe mai
più dovuto venire lì a farsi del male, a pensare ad una realtà
alternativa insieme se Lex non fosse stato una roccia inaccessibile.
Lex lo era e questo fatto non sarebbe mai cambiato.
Una roccia per
sopravvivenza, ma sempre una roccia era.
Stringendo gli
occhi e tirando ancora una volta tutti i suoi muscoli, Clark si girò e
se ne andò di corsa lasciando solo una scia di vento dietro di sé, una
brezza che svegliò un secondo troppo tardi Lex che invece rimase lì a
guardare il punto in cui poco prima era stato il giovane, con la
sensazione di aver appena sfiorato il suo sogno più bello.
Con delusione,
però, tornò a posarsi sul cuscino.
Era ancora
solo, al buio, coi propri fantasmi, sulla sua roccia solitaria che
ormai era parte di sé, la roccia che nessuno avrebbe mai scalfito.
FINE