Note: la fic
partecipa al contest su Supernatural dedicato alle Destiel. Ovviamente ormai
sono rapita da questa coppia che metto insieme in tutti i modi. Ora che ho
visto la serie e come torna Castiel, posso finalmente scrivere quella che per
me è la versione ufficiale senza What if in mezzo. Che adoro. E per inciso l’altra
che ho scritto tempo fa chiamata Una ragione di vita, la continuerò comunque.
Ad ogni modo sono riuscita a venire a capo di questi due e della loro relazione
particolarmente tormentata in quanto prima c’era sì il rapporto ma non a mio
avviso la relazione. Di conseguenza mi sono chiesta quale fosse il punto di
svolta, quando si sono poi uniti. Ho deciso che, secondo me, è proprio la
settima stagione, quando Castiel torna. La svolta è rappresentate proprio dal
suo tradimento avvenuto nella sesta che tutti ormai conosciamo (e che non vedrò
mai come un vero tradimento, mi spiace… lui è Castiel. Non tradisce. Sbaglia
solo metodi!).
E’ ambientata
nella settima serie, dopo la puntata in cui Castiel si ‘libera’ dalla follia di
Sam e rimane senza catene a vagare da solo per il mondo.
Comunque auguro
buona lettura. Baci Akane
Canzone:
Iridescent - Linkin Park
Prompt: occhi -
automobile.
IRRADIANTE
Quando aspettavi sul bordo dell’ignoto
E con il cataclisma che pioveva giù
Piangendo dentro, “salvami adesso”
Eri lì assolutamente da solo
/ Iridescent - Linkin Park /
- Cos’hai ancora
con Cas? -
- Che intendi? -
- Sei strano nei
suoi confronti… -
- Lo credo bene…
è pazzo! -
- Non è
veramente pazzo è solo libero dalle catene degli angeli. E poi sei strano! -
- In che senso
strano? -
- E’ come se non
avessi ancora digerito quello che ha fatto… -
- Bè, mi sembra
difficile riuscirci del tutto… -
- Io ci sono
riuscito e sono la parte più lesa in questa storia. -
- Tu dici? -
- Sì! È a me che
ha tolto il muro facendomi impazzire. Però poi ha rimediato prendendosela su di
sé… guarda come si è ridotto per sistemare le cose che aveva rovinato! -
- … -
- Andiamo Dean.
Non è che non l’hai perdonato per quello che ha fatto a me. Quello è bello che
a posto ormai. Il tuo problema con lui, e che ti ostini a non voler risolvere,
risale a molto prima… -
- Oh merda…
quanto dura la seduta di psicoterapia? No, perché in questo caso vado a
prendermi una birra… o un paio… -
- Smettila Dean.
Sii serio. Tu ce l’hai con lui per l’accordo con Crowley! -
- Dannazione
Sam! Certo che è per quello! Come ha potuto preferire lui a me? -
- Ma come fai a
non vederlo? Appunto perché ha preferito lui a te significa che prova un amore
incredibile per te che va al di là di tutto quello che l’ha forgiato e che ha
sempre creduto. Tutte le sue regole assolute… nessuno della sua specie è
arrivato a tanto per un solo umano… -
- Andiamo,
ancora questa storia del ‘l’ho fatto per te’?! Sono stufo, dannatamente stufo
di sentirlo perché non è così! Ha scelto la strada più facile! È decaduto! Ha
fatto un casino! Ha tradito tutti! Ha tradito me! -
- Dean lui era l’angelo
più puro e corretto del Paradiso, è stato salvato miliardi di volte per questo.
Ed è arrivato a fare un accordo con il capo dell’Inferno pur di non venire da
te. -
- APPUNTO! E’
PROPRIO QUESTO IL PUNTO! COME DIAVOLO POSSO PERDONARLO? QUELLO CHE HA FATTO E’
STATO ATROCE… ANDARE DA UN ALTRO PIUTTOSTO CHE DA ME. DA ME, CAPISCI?! NON TE,
NON BOBBY, NON UNO CHIUNQUE! ME! HA PREFERITO QUEL BASTARDO A ME! -
- Dean, Castiel
ha fatto il patto con l’essere peggiore del creato perché tu eri distrutto,
cercavi di mettere insieme i pezzi distrutti della tua vita… non voleva
tormentarti più, toglierti altro oltre a quello che avevi già perso… l’ha fatto
per non chiederti più sacrifici, per non farti rischiare ancora, per
preservarti… l’ha fatto per non farti soffrire più! -
- E pensi che la consapevolezza che per me lui
ha tradito l’Universo intero mi faccia stare meglio? Che vita pensi possa
vivere, io, ora, dopo tutto quello che è stato? Dopo che so che è stata per
colpa mia! Che per lui contavo solo io e basta? Che era disposto ad allearsi
col diavolo pur di farmi stare bene?! -
- Dean, lo so
che per te è più duro questo piuttosto che se fosse venuto a tormentarti ancora
e a chiederti aiuto. Però devi pensare a questo, sforzati. Castiel, quel
Castiel incorruttibile e puro, quello tutto d’un pezzo, l’unico angelo che noi
abbiamo mai stimato e che ci ha sempre aiutato in ogni caso… quel Castiel lì si
è alleato con un demone pur di non farti soffrire più… non riesci a vedere
quanto ti ami? -
Dean non fu più
capace di dire nulla, si spense completamente e per lui finì tutto.
Come poteva
rendersene conto solo ora?
Dean si ritrovò
a vagare a vuoto, sul’Impala nera, in piena notte.
In quale diavolo
di città si trovava, poi?
Non riusciva a
registrare che strade percorreva e cosa facesse, era in balia di sé stesso nel
disperato tentativo di calmarsi.
Guidare la sua
adorata macchina lo rilassava, era l’unica cosa che potesse fare quando era
particolarmente fuori di sé. Ora era uno di quei momenti.
Era anche notte
e piovigginava, quella pioggerellina fine e fastidiosa che rendeva lastricata
la strada. Quella più pericolosa.
Non ci pensava
proprio a preoccuparsi, aveva altri pensieri per la testa.
“Ci
voleva Sam a farmelo capire?”
Non riusciva a
pensare ad altro che quello, oltre ad una serie di parolacce rivolte a sé
stesso.
Ora gli appariva
tutto chiaro, come se fosse un film che si riavvolgeva all’indietro
mostrandogli l’altro punto di vista.
Non era mai
stato capace di pensare con la testa degli altri, quello bravo in queste cose
era Sam ed ora una volta di più l’aveva dimostrato. Certo era stato
dannatamente in gamba a ficcarglielo finalmente in testa, ma non si erano mai
presi tempo per parlarne, Dean aveva sempre troncato tutto sul nascere. Castiel
era rimasto a lungo un argomento taboo, l’unico, il più delicato, quello
inascoltabile, intoccabile.
Ora che capiva
cos’era che non gli tornava si dava dell’idiota e rivedeva tutto, tutto dal
punto di vista di Castiel.
Un angelo
talmente puro da riuscire a vedere la corruzione della sua specie, quella che
aveva amato sopra ogni cosa, per cui aveva vissuto un’esistenza infinita, su
cui non aveva mai discusso… un angelo che si era sempre schierato dalla vera ed
autentica parte giusta, sempre, in tutti i casi, e che per quella aveva
sacrificato sé stesso miliardi di volte.
Per lui.
Tutto quello che
aveva fatto per loro e poi quel tradimento, quell’alleanza con Crowley, l’essere
che gli aveva arrecato più danni da quando facevano i cacciatori. Nessun altro
in realtà arrivava al suo livello perché quel demone maledetto coi suoi patti
li aveva rovinati tutti, tutti, suo padre per primo poiché era stato lui quello
dietro alla sua morte, indirettamente.
Ora il panico l’avvolgeva
per aver capito il significato profondo del suo gesto.
L’amore.
L’amore che
portava per lui, Castiel non l’aveva mai portato per nessuno, nemmeno Dio, i
suoi simili, l’umanità, l’esistenza, la giustizia, il bene, il mondo, la luce.
Qualunque cosa era sempre contato e che aveva fatto sì che gli si
affezionassero… ecco, tutto sbaragliato da quell’amore per un’unica persona.
Dean Winchester.
Lui.
“Ed
ora che è sparito ed è chissà dove a fare chissà cosa… ora che potrebbe fare di
tutto perché non ha freni, regole e catene… ora come faccio a rivederlo e
scusarmi? Cazzo Dean, sarebbe ora di cominciare a pregare Dio seriamente, una
volta ogni tanto… gli chiederei di portarmi qua Castiel un’ultima volta… per
sempre…”
Quel pensiero lo
scosse a tal punto che, pieno di brividi per il significato profondo di quel
che diceva, finì per fare una curva a gomito nel peggiore dei modi e, con l’asfalto
bagnaticcio, le ruote slittarono facendo fare dei testa coda all’auto che finì
malamente sul ciglio della strada proprio contro un albero.
Ma poi non fu
quello il vero problema. Certo la macchina era ridotta malino ma non ai livelli
più pessimi… il vero problema arrivò esattamente due secondi dopo, due
maledetti secondi per rendersi conto che era troppo in mezzo e sulla corsia
opposta. E in piena curva.
Capì che era un
camion perché i fari erano troppo forti, il rumore del motore gliene diede
conferma.
- Oh merda! -
Imprecò Dean realizzando che stava arrivando un camion. - Non mi vedrà mai! -
Provò a mettere
in moto ma non si accese e all’idea di abbandonare l’auto morì in anticipo. Non
avrebbe più potuto aggiustarla ridotta in brandelli… fu il pensiero peggiore e
provò perfino angoscia non tanto per la propria probabile fine quanto per l’auto,
compagna di molti dolori, gioie ma soprattutto salvezze.
Fu un pensiero
di troppo.
Dopo che quei
fari perdutamente alti l’accecarono, chiuse gli occhi e si coprì il viso con le
braccia.
“Al
diavolo…”
Pensò solo
questo ma non fu un diavolo a salvarlo.
Fu sempre lui,
quello che alla fine, in un modo o nell’altro, non aveva mai smesso di
salvarlo.
La luce fu
effettivamente intensa, poi il vento caldo e leggero, il buio assoluto ed il
silenzio.
Dean si rese
conto di respirare e si toccò prima di aprire gli occhi, esisteva ancora, poi
toccò la macchina, era ancora lì anche la sua Baby.
Quando si decise
a guardare accanto, la prima cosa che vide furono due iridi incredibilmente blu
ed intense. Due occhi splendidi e sereni, di una dolcezza infinita ed un
sorriso tenero, di chi sapeva tutto, troppo.
Li riconobbe al
volo ma non per l’inclinazione morbida che avevano. Li riconobbe per quella
sensazione irradiante interiore che gli trasmetteva ogni volta che li vedeva.
Li aveva sempre
trovati speciali, i suoi occhi, sebbene non fossero di un colore impossibile.
Insomma, erano blu. Però erano gli occhi di un angelo.
Solo allora capì
che quello era il vero ed autentico Castiel, quello senza catene…
Le parole di Sam
tornarono prepotenti alla mente.
Libero di essere
chi lui è in realtà, senza costrizioni portate dalla sua razza di cui ormai non
faceva più parte.
Eppure quella
sensazione irradiante interiore nel guardare i suoi occhi l’aveva ancora, come
sempre, come un tempo, immutabile.
Oh Dio che occhi…
Dean si spompò
realizzando che l’aveva salvato e tolto dalla strada con tutta l’auto e che,
dato che c’era, l’aveva anche aggiustata.
- So che per te è
molto importante questa macchina… ho pensato potessi gradire un aggiustatina… -
E poi era vero
che Castiel aveva sempre saputo tutto di Dean perché gli leggeva dentro, ma non
l’aveva mai capito veramente perché troppo diversi.
Ora invece si
sentiva anche compreso…
Dean fece un’espressione
tipicamente spaesata e buffa al contempo, quindi mormorò un flebile: - Grazie…
- titubante, seguito da un altrettanto incerto: - credo… - Che poi era ovvio
che gli era grato ma dirglielo era sempre strano.
Era come se lo
rivedesse dopo anni, invece era qualche settimana.
Continuò a
fissare l‘angelo, lo vide sorridere di nuovo, vide quelle sue espressioni che
un tempo non aveva mai posseduto e si chiese se potesse considerarlo il suo
Cass… si era affezionato alle sue non espressioni, però era vero che si erano
arenati a quella non completa comunicazione proprio per quelle. Ora era diverso
anche perché sentiva che potevano farlo, potevano parlare ma parlare veramente
e come si doveva.
Ripensò a quello
che aveva avuto in mente prima, quando si era messo a correre in macchina, a ciò
che aveva immaginato sulla sua vita da quando aveva accettato l’aiuto di
Crowley, a cosa fosse potuto significare quell’accordo per uno come lui.
Ripensò a quello
e poi se lo immaginò solo, dopo l’abbandono dei devastanti Leviatani dal suo
corpo a pezzi, a come si dovesse essere sentito, quanto male dovesse essere
stato e poi ora, nella follia ereditata da Sam, come potesse essere vivere,
vedere e sentire tutto, ogni cosa, e capirlo. Capirlo profondamente. Cose dalle
più insignificanti alle più importanti.
Castiel lo
prevenne leggendogli di nuovo dentro, ma non solo. Capendolo.
I suoi occhi blu
attirarono di nuovo quelli di Dean che l’agganciarono stordito. Irradiavano di
nuovo.
Come potevano
essere così diversi da prima? Eppure era sempre Castiel…
- Non è male
come pensi. Prima lo era, ma adesso che ti ho ritrovato e che ho potuto aiutare
Sam e chiederti perdono va meglio. - Non gli serviva parlare, stava già
percependo tutto.
Dunque perché
parlare?
Forse poteva
evitare, forse poteva passare alla fase successiva. Ma quale era questa fase?
Aveva tanto
sperato di rivederlo ma poi per dirgli cosa? Per fare cosa? Per fargli sapere
che aveva capito perché era arrivato a quel punto? E poi?
Dio…
improvvisamente non aveva più una vaga idea di che cosa dovesse fare e strinse
convulsamente il volante con le mani, lo fissò cercando di fare chiarezza,
corrugò la fronte, respirò a fondo un paio di volte e quando tornò ad alzare lo
sguardo i suoi occhi blu, i suoi occhi d’angelo erano ancora lì, iridescenti
eppure normali. Ma quanto normali potevano essere degli occhi capaci di dare
tanto semplicemente esistendo?
Castiel di nuovo
sorrise consapevole, intenerito da quel Dean spaesato, perso in sé stesso ed in
considerazioni troppo grandi che non aveva mai osato.
Prima non
avrebbe mai capito tutto il suo caos innanzi ad un sentimento simile, ora lo
sapeva perché era nel tutto ed il tutto era parte di sé. Di conseguenza era
anche in Dean.
Alzò una mano e
gli carezzò la guancia con delicatezza, immediatamente una sensazione di pace e
chiarezza invase il ragazzo che trattenne il fiato vedendo sempre più una luce
iridescente. Merito dei suoi occhi o dei suoi poteri? Forse di entrambi.
Dean rimase
senza parole e Castiel parlò ancora sapendo che ora andava meglio e che la
pesantezza d’animo era stata risollevata grazie alle sue capacità.
- Non devi
spaventarti. Va tutto bene, davvero. -
Ma quando mai
Castiel gli avrebbe detto una cosa simile? Il vecchio Castiel avrebbe
sciorinato una serie di nozioni razionali e logiche sul fatto di spiegarsi bene
e non essere così confuso; non era forse la certezza che dunque era pazzo?
No, Castiel era
sé stesso. Era autentico.
Spinto da questo
e da quel calore intenso che provava dentro, nonché un insolito coraggio nel
vivere sé stesso ed i propri sentimenti, cosa che prima non aveva assolutamente
avuto il coraggio di fare, parlò col cuore in mano.
Merito dell’angelo
e di quello che gli stava facendo con quel suo sguardo e quel suo tocco. E,
semplicemente, essendoci.
- Quando
aspettavi sul bordo dell’ignoto… - un mormorio. Cosa voleva dire, dopotutto?
Non ne aveva idea ma era come se una forza più grande lo spingesse a tirare
fuori tutto, anche quello che non sapeva d’avere dentro. - E con il cataclisma
che pioveva giù. - Se lo vide, improvvisamente, Castiel a navigare nel lago
abbandonato dai Leviatani che l’avevano devastato. Privo di poteri, di forza,
di qualunque cosa. Privo di tutto sé stesso, la sua essenza, la sua anima, la
sua ragione. Nella sofferenza più atroce per i Leviatani che l’avevano
distrutto. Solo. Solo e disperso in un cataclisma spiovente destinato ad
aumentare e crescere nell’ignoto che la sua mente gli aveva regalato come
punizione. In un’attesa eterna d’oblio atroce e sofferto. - Piangendo dentro ‘salvami
adesso’ - Dio ma cosa stava dicendo? Era chiaro? Era sensato? Tremava e Castiel
gli prese la mano con l’altra libera, quella non occupata a carezzargli il
viso. Il suo sguardo fermo ma concentrato su quello che stava cercando di dire.
Quello che Dean era finalmente e con fatica riuscito ad immaginare e vedere.
Però era convinto che in quel momento di distruzione personale Castiel avesse
pianto dentro di sé, mentre il devasto ingigantiva togliendogli tutto quello
che un tempo aveva avuto, Dean sopra tutti. Come non chiedere a Dio di
salvarlo? Come non farlo, proprio lui, nonostante le consapevolezze portate dal
suo gesto sbagliato e decadente? - Eri lì assolutamente da solo. - Assolutamente
da solo… a Dean nel realizzarlo mentre lo diceva vennero gli occhi lucidi. L’aveva
abbandonato per comodità. Aveva sofferto, nel crederlo morto, ma era stato
comodo. Così non aveva dovuto fare oltre i conti con quello che Castiel aveva
fatto, con quello che significava per lui, con quello che provava… crederlo
morto era stato comodo, si era tenuto il suo impermeabile, testimonianza della
sua esistenza, significato profondo di un affetto comunque provato ed
autentico, e l’aveva lasciato senza accertarsi che fosse veramente morto.
Come perdonarsi?
Gli occhi di
Castiel catturarono quelli di Dean poiché avvicinò il viso e appoggiò la fronte
sulla sua, non distolse lo sguardo un istante, continuò a respirare tranquillo,
assolutamente non turbato da quello che gli aveva riportato alla mente.
Dean si chiese
se fosse sano, se capisse, se fosse presente… ma quando parlò piano con quel
tono di voce basso e penetrante che l’aveva sempre catturato, capì che era
veramente lui e che era lì.
- Non da solo.
Mai da solo. Ho sempre pensato che per te tutto quello ne era valsa la pena.
Anche se tu non hai capito, se l’hai vissuta nel peggiore dei modi, se ho fatto
tanti errori e tante persone e creature hanno pagato ingiustamente ed ora ho
fatto un sacco di guai a livello universale. Però non me ne sono mai pentito.
Non ero mai solo perché nel ripetermi ‘per Dean’, ho trovato la forza di non
perdermi davvero. Ho dimenticato tutto, è vero, però sono rimasto vivo e c’era
sempre uno strano pensiero che mi ossessionava. ‘Per lui’. Non c’era più un
nome né un volto, solo due occhi sicuri e decisi ma tormentati e persi al tempo
stesso. Due occhi che mi erano rimasti dentro. Erano i tuoi. Non ero mai solo.
Non lo sono mai stato. -
Poi arrivare a
dire certe cose, fare quelle rivelazioni, e sentirsi meglio di prima, più
completi e sereni.
E far piangere l’altro.
Dean non
resistette, complice il contatto con lui e l’effetto del suo tocco d’angelo, un
tocco che toglieva ogni inibizione amplificando tutte le emozioni e le
sensazioni affinché finalmente accettasse tutto.
Anche le proprie
colpe.
Il ragazzo
allora cercò la forza finale nei suoi occhi, il suo blu gli regalò un angolo di
paradiso e senza saper più che altro dire, semplicemente agì.
Non ci rifletté,
non avrebbe mai potuto, ma qualunque cosa aveva fatto Castiel toccandolo gli
aveva tolto dei freni talmente enormi da essere impressionanti.
Lo prese con le
labbra arrivando a comunicare ad un livello molto più intimo di prima, lo
avvolse, lo catturò e non lo lasciò più andare.
Castiel sapeva
vagamente come gli umani si baciavano ma si lasciò andare.
Nell’esatto
istante in cui le loro bocche si fusero e le lingue si allacciarono mescolando
i rispettivi sapori, un’altra luce irradiò e Dean immaginò nella propria mente
i suoi occhi splendidi che amava troppo. Li immaginò brillare accecandolo e si
lasciò riscaldare, incapace di smettere e di non possedere l’amore di un
angelo.
E forse,
proseguendo nel bacio con sempre più impeto, Castiel non sapeva cosa stava
facendo, forse era davvero pazzo, ma a lui andava bene così perché era tutto ciò
che voleva. Il suo angelo e quell’istante insieme a lui prima che svanisse per
chissà quale motivo.
Spaventato all’idea
che lo facesse, scivolò con la mano sui suoi vestiti e gli alzò la camicia che
indossava, al contatto con la sua pelle rabbrividì.
Non l’aveva mai
fatto con un uomo ma tecnicamente Castiel era un angelo, era diverso.
Non è che lo
desiderava in quanto persona, in quanto corpo con cui fare sesso… lo desiderava
in quanto creatura con cui fare l’amore e fondersi.
Lo desiderava in
quel modo e c’era differenza da tutto quello che aveva avuto fino a quel
momento.
Una differenza
abissale.
Dean lo capì
solo in quel momento e quando si ritrovò improvvisamente nel sedile di dietro,
ridacchiò sulla sua bocca. In fondo era comunque quel Castiel che conosceva,
anche se più libero e senza freni inibitori o logici.
Ora faceva solo
quel che più desiderava senza porsi domande. Era anche meglio.
Dopo essersi
materializzati dietro, più comodi, Dean poté salirgli sopra spingendolo giù con
la schiena. Castiel, mezzo steso sul sedile posteriore dell’Impala, provò il
desiderio di avere un posto anche più comodo di quello ma non lo portò via da lì
perché sapeva quanto quell’auto contasse per lui e voleva farlo contento anche
in quel modo, cullarlo.
Non sapeva che
altro fare, non era pratico, non sapeva che bisognava togliersi i vestiti e
carezzarsi a vicenda, esplorarsi, assaggiarsi dolcemente e scivolare l’uno nell’altro.
Però sapeva che quello che Dean gli stava facendo era terribilmente bello e lo
sentiva desiderarlo come nemmeno aveva mai desiderato la vita stessa.
Percepiva
chiaramente in lui la voglia di fermare quell’istante in eterno e possederlo,
fu così che decise di averlo comunque ma in un altro modo. Un modo umano, senza
magia di mezzo.
Dean
naturalmente non fermò il tempo, non ne aveva il potere, però possedette l’istante
perfetto ugualmente.
Fece tutto lui,
con l’impeto che Castiel gli aveva liberato con quel bacio, gli aprì i
pantaloni e infilò la mano nel suo inguine. Toccare la sua virilità era strano
perché ritrovava la conferma che non aveva mai avuto quel tipo di voglie, non
era omosessuale però lui era Castiel… voleva dargli piacere e sapeva che il suo
corpo umano gli trasmetteva tutte le sensazioni umane che provava.
Più umano di
quello non conosceva nulla.
Cominciò a
muoversi sul suo inguine, un po’ gli fece straniamento ma non senso come aveva
avuto paura per un istante, poi si disse che forse era merito di qualche
diavoleria di Castiel ma l’accettò di buon grado.
Quel suo
togliergli ogni incertezza, paura, dubbio o quant’altro era fantastico.
Riusciva a fare qualunque cosa stando bene e nella serenità più completa.
Il punto era che
si trattava di cose che aveva sempre desiderato nel profondo senza però mai
esserne cosciente. Senza avere il coraggio di ammetterlo.
Scese con la
bocca sul suo collo per poi proseguire sul torace, i suoi capezzoli. Trovò
difficoltoso occuparsi con la bocca della sua erezione, quella macchina
dopotutto era davvero scomoda, c’era poco da fare, però perfetta. Perfetta
perché testimone di tutti i momenti più importanti e non sapeva proprio cosa
potesse esserci di più importante di quello. Quando riuscì ad impadronirsi del
suo membro Dean pensò che questa volta avrebbe avuto una reazione negativa ma
il sospiro sorpreso di piacere di Castiel lo spinse a proseguire.
Gli stava
piacendo come non pensava potesse essere.
I sospiri
aumentarono intensamente riempiendo l’aria, Dean rabbrividì sentendolo.
Bè, gli piaceva
parecchio. Con questa spinta, la spinta del suo bacino nella sua bocca e dalla
sua voce che ne chiedeva ancora, continuò fino al limite massimo, poi si alzò,
si prese la sua mano e se la guidò addosso. Castiel non aveva la minima idea di
come si faceva, gli indicò lui il modo.
Si spogliò e
fece in modo che continuasse a carezzarlo, ad esplorarlo.
Per l’angelo era
diverso. Era come rinascere e scoprire come vivevano gli uomini. Cioè scoprirlo
davvero, non come aveva pensato di esserci riuscito prima.
Quando capì il
meccanismo, ovvero che doveva più o meno rifare le stesse cose che aveva fatto
lui prima, Dean si rilassò per poi tornare a tendersi al piacere che cominciava
a provare.
Dopotutto non
era male farsi fare quelle cose da un altro, ma forse riusciva perché era
Castiel, un angelo… non sapeva bene cosa pensare e poi capì che non aveva
veramente importanza perché contava solo averlo lì.
La luce tornò ad
espandersi in lui nel piacere fisico che gli trasmetteva la sua bocca che si
muoveva sul suo membro eccitato, quindi quando si sentì di nuovo sull’orlo dell’orgasmo
staccò la sua bocca.
Castiel fece per
chiedergli come mai ma Dean non glielo permise. Tornò a salirgli sopra,
imprecando per il posto stretto, e alzandogli le gambe in modo da stenderlo del
tutto con la schiena, riuscì miracolosamente ad incastrarsi su di lui.
Appena trovò un
minimo di posizione congeniale, dopo aver imprecato parecchio per i dolori che
cominciava a provare -e che Castiel gli toglieva subito-, riuscì ad entrare in
lui.
Fu meno impacciato
ed imbarazzante del previsto e quella luce, quel calore, quell’irradiazione
profonda ed interiore ritornò. Strinse gli occhi forte cercando di vedere bene
quella visione accecante e mano a mano che si muoveva in lui, spingendo sempre
più in profondità, affondando le dita nelle sue cosce, tirandolo a sé, Dean
vide meglio.
Castiel in
attesa sul bordo dell’ignoto, con il cataclisma che pioveva giù e lui là che
piangeva dentro disperato per quello che aveva fatto, chiedendo di essere
salvato. Rimanendo invece assolutamente solo ed in silenzio senza risposta.
Lo vide.
Provò il suo
dolore, il suo oblio successivo, il suo essere perso, la sua ricerca di sé ed
il suo ritrovarsi solo all’incontro con Dean.
Dean che l’aveva
salvato, gli aveva ridato sé stesso, gli aveva permesso di rimettere tutto a
posto, di poter convivere nuovamente con sé fino in fondo nonostante tutto.
Dean che gli aveva dato una seconda vita, una seconda nascita, un secondo
amore.
Amore per l’esistenza,
per il tutto, per la verità, la libertà, l’umanità.
Per lui.
Si unirono e si
videro a vicenda, si trovarono, si ebbero e con sconvolgente intensità la luce
iridescente esplose in loro confondendosi e mescolandosi, ma solo nelle loro
menti, in ciò che immaginavano nell’unirsi profondamente e completamente.
Quando dopo
minuti infiniti si riebbero, aprirono gli occhi e nel vedere l’uno quelli dell’altro
ritrovarono tutte le risposte rimaste insolute.
Ecco lì ciò che
contava sopra ogni cosa.
L’essere capace
di cambiare un’intera esistenza.
Dean per Castiel
e Castiel per Dean.
Gli unici in
grado di salvarsi a vicenda in tanti infiniti modi diversi.
Non servì dirsi
niente, Dean si sarebbe imbarazzato e Castiel lo percepì, però sentì tutto
ugualmente e sorridendo dolcemente come prima non sarebbe mai riuscito per
colpa delle sue catene d’angelo del Cielo, disse:
- Anche io. -
Dean capì ed arrossì.
Non avrebbe più
potuto nascondergli niente ma l’idea non era male.
Ora l’aveva lì
con sé e sapeva che sarebbe stato definitivo.
Castiel, un
angelo non più del Cielo ma suo. Ecco perché diverso da prima.
Ecco perché l’unico
autentico, per quello che lo riguardava.
FINE