CAPITOLO III:
PRIMI PASSI

Era stato più facile del previsto, Dean aveva mostrato sorprendenti, non per Castiel, doti socievoli e girandola e rigirandola si era fatto offrire il pranzo da un sacco di gente che gli aveva detto di venire lì quando volevano senza problemi!
- La guerra paga, allora! - Esclamò ironico Dean avviandosi verso quella che ormai doveva considerare casa.
Aveva anche detto di spargere la voce che era un meccanico, se qualcuno aveva bisogno di manovalanza. Sperava che fosse come andare sulla bicicletta dopo tanto tempo. Non si smetteva mai di fare le cose che si sapevano fare. Per lo meno era l'unica cosa che poteva sperare.
- La guerra non paga mai, abbiamo perso tutto... - Gli ricordò Castiel non capendo come potesse dire quelle cose.
Dean scosse il capo spegnendo il proprio sorriso.
- Sì beh... intendevo in senso metaforico... paga perchè tutti ti vedono come un eroe e ti fanno le cose gratis! - Castiel rimase serio camminando accanto a lui senza capire ancora il senso in cui intendeva e Dean scosse il capo scacciandolo con la mano spazientito. - Lascia perdere, non hai il senso dell'umorismo, eh? - Castiel non rispose e dopo un po' Dean, curioso per le molte cose che non sapeva, tornò a fargli domande. - Ma a parte la disoccupazione... avrai fatto qualcosa, predisposizioni... non so, cosa ti piaceva? -
Castiel tornò a sentirsi male. Come se ne usciva ora?
Perchè aveva quel bisogno di sapere le cose?
Perchè?
- Non ho mai avuto particolari abilità o gusti. - Dean non stentò a crederci, per quel po' che era rimasto con lui l'aveva visto sforzarsi di fare le cose ed aveva il sospetto che avesse mangiato solo per farlo contento.
- E la guerra? Come ti ci sei ritrovato? - A questo sapeva come rispondere.
- Non sapevo fare altro, sono stato cresciuto per questo e basta. - Criptico. Dean si sentiva frustrato. Perchè non approfondiva?
- Sei così dannatamente silenzioso, amico! - Esclamò stizzito scuotendo il capo, Castiel abbassò il capo mortificato.
- Mi dispiace... - Disse infatti. Dean gli diede un colpo sul braccio per sminuire la cosa.
- Non ti piace niente? - Chiese ancora pensando che qualcosa ci dovesse per forza essere... Castiel si strinse nelle spalle.
- Guarire... - Gli sfuggì prima di rifletterci. Dean infatti rallentò, corrugò la fronte e lo guardò pensando d'aver capito male.
- Guarire? In che senso? - Castiel pensò che normalmente a quel punto spariva, ma lì sapeva che non poteva e sentendosi mancare, si chiese come uscirne ora, cosa dirgli. Ci rimase un po' prima di trovare qualcosa.
- Avevo una preparazione da guaritor... ehm... medico... - Dean si illuminò.
- Eri un medico? Cas, eri un medico? Così si spiega come hai fatto a guarirmi! Ma allora hai lavoro assicurato! - Castiel si sentiva messo dalla padella alla brace. Come gli diceva che il suo sistema di guarigione era diverso? Non poteva trovare lavoro come medico, non sapeva come le curavano loro le persone!
Non poté comunque far altro che annuire.
- Perchè non me l'hai detto? È una cosa specifica e molto utile! Di cui andare fieri! - Dean pensava sempre più che Castiel avesse il famoso shock post traumatico e non riuscisse a risollevarsi dall'abisso in cui era stato per colpa della guerra.
- Un medico che combatte in guerra... sono più le vite che non ho salvato, che quelle che ho salvato. Mi sono sentito così inutile che me ne sono vergognato... - Dean capì bene il suo punto di vista, ora, ed ebbe conferma che era traumatizzato psicologicamente. Lui forse aveva subito il trauma fisico più pesante, ma il non ricordare nulla paradossalmente lo aiutava. I toni si abbassarono e Dean si rattristì pensando a come dovesse sentirsi il suo amico. Si sentì partecipe del suo stato che lo spingeva a colpevolizzarsi a quel modo e ad essere apatico. Se reagiva con lui e lo aiutava era per puro sforzo.
Per questo si sentiva responsabile di lui, doveva aiutarlo in qualche modo.
- Sai, in questo sono avvantaggiato. Ne ho passate di brutte, ma il non ricordare niente mi impedisce di starci davvero male... anche quando mi hai detto di mio fratello... sai... so che mi lascia triste, ma non sto come dovrei... - Castiel capiva cosa intendeva, ma non osava guardarlo perchè era molto di più quello che lo angustiava, non si limitava alla propria inutilità come angelo.
- Avevo studiato come... medico... - Disse per non dire 'ero un angelo'. - Ma sono stato cresciuto per essere un soldato. - Questo era corretto. - Per cui non ho mai avuto vera scelta. Le mie attitudini erano salvare vite, era questo che volevo fare. Aiutare. Però sono stato mandato in guerra dalla mia famiglia ed ora sono troppo poche le vite salvate e troppe quelle perse. - Il tono fievole come quello di chi si sta spegnendo, di chi sta cedendo. Dean capì che era ora di concentrarsi su di lui e tornare dopo su di sé.
Quel ragazzo l'aveva aiutato ed aveva fatto di tutto per riuscirci, per sentirsi meno male di come si sarebbe sentito nel cavarsela da solo.
Se Dean fosse morto Castiel sarebbe stato molto peggio, era stato una specie di ultima redenzione per non sotterrarsi, ma probabilmente non era ancora sufficiente per stare meglio.
Dean gli mise una mano sulla spalla cercando di incoraggiarlo, sentendosi un po' impacciato in un gesto che moriva dalla voglia di fare, istintivamente si era trovato a volerlo fare e dopo un po' ci era riuscito. Forse non era nel suo carattere, ma se voleva farlo doveva. La vita era troppo fragile per sprecarla dietro a stupidaggini caratteriali!
- Grazie per avermi salvato... da adesso potrai concentrarti solo su quello che vuoi e che preferisci... - Disse cercando di incoraggiarlo. Castiel capiva che in ogni caso aveva ragione. Adesso poteva concentrarsi su lui, sul loro rapporto, sull'aiutarlo come si doveva. Non gli era rimasto altro.
Poteva salire e tornare a fare l'angelo, schierarsi da qualche parte o sottostare al volere di Michael, il capo. Però che vita poteva essere?
Dopo aver assaggiato quella con Dean aveva capito qual era quella vera, quella che valeva la pena di vivere.
Ed era Dean.
Dean era quella vita.
I suoi fratelli erano così lontani da lui, così corrotti, così sbagliati... voleva ricostruire la Terra distrutta, ma per quello solo il tempo poteva servire. Lui, di pratico, poteva solo aiutare Dean ad essere ancora felice. Anzi, esserlo quando non lo era mai stato.
Castiel lo guardò un po' smarrito ed un po' grato, sorrise in quel modo incerto e lo ringraziò. Dean si sentì meglio nell'averlo confortato ed incoraggiato. Andava aiutato, quel ragazzo. Si vedeva che aveva bisogno d'aiuto, era come se non sapesse stare al mondo!
Si sarebbero dati una mano a vicenda, ormai erano tutto il mondo uno dell'altro.

Una volta in casa Dean cominciò a fare una lista di cose che andavano fatte, come procurarsi cibarie, vestiario e rendere vivibile casa.
Castiel lo ascoltava con un orecchio, mentre con l'altro si chiedeva cosa fosse giusto o meno fare nei suoi confronti.
Aveva sempre vissuto con lui rimanendo un angelo, adesso doveva farlo da uomo e non sapeva se ne era in grado.
- Ormai è sera, ma domani dovremo darci seriamente da fare con tutte queste cose... ho un disperato bisogno di lavarmi, ad esempio... lavarmi con il sapone, non solo con l'acqua! Io ancora non capisco come tu abbia fatto in tutti questi mesi a stare qua... rubavi anche le docce? - Dean non si capacitava di come avesse fatto, in effetti non era facile da spiegare.
- Ti serve del sapone per lavarti? - Dean annuì con la sua aria ovvia ed esagerata e Castiel con un gesto gli indicò di andare in bagno. Il ragazzo lo guardò senza capire, come fosse matto. - Il bagno è quello? Lo so, ma non c'è il sapone! Ti ho chiesto come hai vissuto qua dentro! - Castiel sospirò paziente.
- Il sapone è nel bagno. - Solo quando Dean fissandolo sempre più da pazzo andò a guardare, si rese conto d'aver fatto un errore, ma ormai era tardi. Quando tornò tutto agitato dicendo che prima non c'era e che ne era sicuro, a Castiel non restò che fingere indifferenza.
- Devi aver guardato male, come pensi che mi sia lavato in questi mesi? - Dean era sicuro di quel che aveva visto, o non visto, però i fatti parlavano. Il sapone ora c'era...
Alla fine tutto stranito si decise, borbottando, ad andare a farsi la sua benedetta doccia.

Per Dean non era facile, ma era aiutato dal fatto che non ricordasse nulla, solo che le cose strane le notava. Come ad esempio che Castiel era fuori dal mondo. Si diceva che era una qualche sindrome post traumatica, magari la sindrome dell'apatico. Sembrava privo di emozioni.
Non sapeva se era sempre stato così, ma incuriosito da lui e da quell'individuo molto strano ed anomalo, una volta uscito dalla doccia si accorse che la casa era molto più pulita di prima.
Ordinata. Certe cose che prima mancavano ora c'erano.
- Cos... - Fece stranito guardandosi intorno con aria corrugata, Dean si sentiva sempre più pazzo, forse non era Castiel quello con una sindrome nevrotica, ma lui! - Prima non era così bello qua! Era una topaia, ne sono certo! E certi mobili mancavano! - Castiel aveva pensato che per evitare di sentirlo lamentarsi per il resto dei loro giorni, era meglio provvedere alle cose che gli aveva detto che mancavano, così aveva reso più accogliente la casa secondo uno dei molti modelli visti in quegli anni sulla Terra. Non aveva fatto grandi cambiamenti, ma qualcosa l'aveva aggiunto.
Castiel, in piedi con le braccia lungo i fianchi, si girò verso il ragazzo frastornato avvolto in un asciugamano alla vita e l'aria da 'chi è il pazzo qua dentro?'
Guardando la sua faccia capì di nuovo d'aver fatto qualcosa che non andava, stava mangiando la foglia?
Dean era come un semaforo, per lui. Dalle sue reazioni capiva sempre quanto bene o male facesse. Il punto era che lo capiva tardi.
- Davvero? Forse ti serve ancora del tempo per riprenderti... - Aveva visto spesso Dean fare così con Sam quando voleva nascondere qualcosa che aveva fatto e che non voleva fargli sapere, per cui usò il suo metodo per imitazione e l'altro rimase imbronciato convinto che non potesse essere davvero così suonato.
- Sarà... - Disse. - Sei tu il medico! - Con questo Dean decise di non lambiccarsi troppo il cervello, asciugandosi il collo con il telo piccolo.
Tornato in bagno, infatti, oltre al necessario per lavarsi aveva trovato anche tutti i generi di detersivi e asciugamani, così dal momento che aveva solo i vestiti che indossava, li aveva lavati e messi ad asciugare.
- Non ti vesti? - Chiese Castiel sedendosi sul divano, doveva ancora capire come facevano gli umani a vivere e passare il tempo.
Dean si sedette con lui alzando le spalle.
- Non ho altri vestiti che quelli, così li ho lavati. Intanto che si asciugano resterò così... tu... tu non ti togli mai l'impermeabile? - Chiese col suo tono da 'ma sei proprio strano, lo sai?'
Castiel capì di nuovo che quella era una cosa anomala e se lo tolse senza dire nulla, tornando poi a sedersi.
- Questi vestiti dove li hai tirati fuori? - Era chiaro, agli occhi di Dean, che erano vestiti di fortuna e non le loro divise.
Quando Castiel aveva guarito Dean, gli aveva rigenerato anche i vestiti e l'aveva ripulito fisicamente.
- Come il resto... - Disse vago sperando andasse bene.
- E non potevi rubare anche dei cambi? - Chiese ironico, Castiel lo fissò grave.
- Rubare mi ha riempito di angoscia, ho cercato di farlo il meno possibile... - Il tono di chi non scherzava affatto. Che poi non avesse rubato era un altro paio di maniche!
Dean si rese conto che Castiel aveva seri problemi e dopo essersi sentito indegno d'aver scherzato su una cosa che angustiava tanto il suo amico, sospirò battendogli la mano sul ginocchio.
- Non preoccuparti amico, stavo scherzando... - Specificò con il suo solito modo di fare che voleva sempre alleggerire tutto. Concentrarsi su Castiel aiutava Dean ad affrontare quella sua strana vita priva di senso.
La mancanza di ricordi la rendeva tale, ma occuparsi di quello che considerava il suo salvatore, lo aiutava.
Castiel abbassò il capo.
- Oh... - Fece infatti.
Dean sospirò.
- Tu non vuoi farti una doccia? - Castiel alzò le spalle. - Senti, devi cercare di reagire! Capisco che ognuno lo fa a modo suo, ma questo tuo modo di fare non ti aiuterà ad uscirne! - Disse alla fine esasperato gesticolando rivolto verso di lui.
L'angelo rimase a guardarlo senza capire.
- Uscire da cosa? - Chiese infatti. Dean si mise a sedere nella sua direzione e si protese guardandolo corrucciato.
- Da questo stato di apatia! So che è stato traumatico per te passare... tutto questo... e poi per mesi stare solo ad occuparti di me senza vedere nessuno... io non oso immaginare... ma adesso ci sono, ne siamo venuti fuori! Devi reagire, dico davvero! -
Castiel capiva che Dean pensava stesse male e volesse aiutarlo, per cui cercò di tranquillizzarlo e abbassando lo sguardo, cosa che faceva di rado, parlò con un tono meno automatico e più intimo, gli venne spontaneo e pensò che forse si stesse finalmente abituando.
- So che sei preoccupato per me, ma è normale questo mio modo di essere. Non sono mai stato molto... - Cercò un termine che Dean potesse comprendere. - Espansivo. - Dean allora corrugò la fronte.
- Davvero? Sei sempre stato così freddo e composto? Non esprimi emozioni, Cas! Dopo quello che hai passato non può essere normale! Io penso tu dovresti sfogare, tirare fuori quello che hai, parlarne... - Dean improvvisava e Castiel non sapeva come fare per tranquillizzarlo, infatti alzò di nuovo lo sguardo sul suo e girandosi verso di lui gli mise una mano sulla guancia trasmettendogli la pace che aveva dentro. Era vero che la provava, ora che Dean si era svegliato. Era turbato dal modo in cui doveva porsi perchè per lui era tutto nuovo, ma era contento di essere lì con lui. Solo che non sapeva come lo dimostravano gli uomini.
Dean rimase paralizzato da quel gesto intimo e delicato, ma ancor di più dalla sensazione scaturita dal suo tocco. Il calore si trasmise da uno all'altro e lo pervase da dentro, pensò che fosse il piacere nell'essere toccato da lui e non che fosse Castiel a trasmettergli empaticamente quel che provava. Del resto sarebbe stato impossibile.
Zittito, si imbarazzò cominciando a pensare che forse fra loro davvero non c'era solo amicizia. Aveva avuto quell'impressione quando si era svegliato. Che quel che Castiel avesse fatto per lui andasse molto al di là della semplice amicizia e quel che aveva istintivamente provato lui nel vederlo, pur non ricordando nulla, gli aveva dato conferma che il legame fra loro era forte.
Si perse turbato nel suo sguardo, i suoi occhi così blu erano magici a modo loro, infondevano delle sensazioni una più incredibile dell'altra.
Non aveva il coraggio di chiederlo, non sapeva come dovesse sentirsi al riguardo, ma dalle sensazioni particolari che provava, c'era da chiedersi se per caso non fosse così come diceva...
Castiel percepì la sua domanda dentro e togliendo la mano, piegò la testa con aria leggermente interrogativa.
- Cosa vuoi chiedere? - Dean esitò e così Castiel gliela lesse, se voleva era una cosa che poteva fare. Dean si sentì letto nel profondo, scavato, vivisezionato. Fu l'ennesima sensazione fortissima e strana.
- Ti chiedi che genere di sentimenti provavi per me? - Dean trattenne il fiato, per quanto strano fosse quello che provava nell'essere letto, sentiva che non era la prima volta, aveva ancora un sacco di domande da fargli, di volta in volta gliene venivano su mille in più.
- Non so se sia normale, ma... ogni volta che mi tocchi io sento... sento come se... - Dean non lo sapeva spiegare e Castiel lo fece per lui.
- Ci fosse un fortissimo legame? - Dean annuì turbato da quel che Castiel stava facendo. - Fra noi c'è sempre stata una connessione speciale... - Ammise senza rifletterci. Dean inarcò le sopracciglia per saperne di più e Castiel continuò. - La prima volta che ci siamo incontrati ti ho salvato la vita. - Disse semplicemente. Il giovane parve capire quel che non gli tornava e la prese per la risposta che gli mancava.
- Per cui è una missione... salvarmi la vita tutte le volte che puoi? - L'angelo sorrise in modo strano, indecifrabile, con un che di intimo per quanto lui potesse mostrarsi tale.
- Dipende dai punti di vista... secondo me tu me l'hai salvata molto più di come io ho fatto con te... - Dean era assorbito da lui, era perso in quei sentimenti, in quel legame, in quelle emozioni che scaturivano ogni volta che stavano vicini a quel modo.
- In che modo? - Chiese perchè voleva solo sentirlo parlare ancora.
- Tu mi hai aiutato a capire per cosa vale la pena vivere... ero una persona molto vuota, prima di incontrare te. Tu mi hai dato una prospettiva... umana, della vita... mi hai fatto provare emozioni e sentimenti, cose che prima non avevo mai avuto... - Dean ora provava un tale fuoco dentro da sentirsi male, lo stomaco era chiuso in una morsa e rabbrividiva, ma non di freddo, rabbrividiva per la bellezza di quel che provava. Era tutto così puro ed onesto, come poteva esserci qualcosa di sbagliato in quel che sentiva?
Forse era gay, si disse. Forse si erano innamorati. Forse provare fra loro quel genere di cose era normale.
Era come se Castiel non volesse dirgli tutto, le cose davvero importanti. Forse voleva che le ricordasse piano piano. Ma certe cose erano innate, era impossibile estirparle.
- Sento che quel che abbiamo passato insieme è così forte che ha creato quella connessione che dicevi... ed ora è tale che... - Non riuscì a finire la frase, non sapeva quali parole usare, cominciava a capire un po' che tipo fosse e come si fossero aiutati a vicenda, come questo avesse inciso in loro e nel loro rapporto, ma in quel momento, in quel preciso momento, sentiva che se non avesse sfogato in qualche modo quell'enorme cosa che provava dentro, sarebbe morto. Lo sentiva precisamente.
Quella grandezza. Come se ora come ora Castiel fosse il suo unico mondo, tutto ciò che gli rimaneva. Come se fosse fra tutti la cosa più importante.
Si avvicinò fin quasi a baciarlo, ma si trattenne pensando che forse aveva capito male, Castiel era fermo immobile, non dava cenni di avvicinamento, di volerlo baciare. Se avevano avuto una relazione perchè era così rigido?
Si fermò, forse aveva capito male. Forse lui era innamorato e Castiel no.
O forse c'erano così tante variabili che stava facendo quello troppo precipitoso.
Forse lo era di natura... precipitoso.
Castiel piegò ancora la testa di lato increspando appena la fronte per capire cosa gli prendesse, come mai si era fermato improvvisamente? Sentiva che voleva farlo, in passato era capitato e l'aveva fatto con irruenza senza fermarsi.
Gli rimise la mano sulla guancia e così pensando che fosse incerto per lo stato confusionario in cui verteva la sua mente, lo aiutò ad andare fino in fondo.
L'avevano fatto altre volte.
Il loro rapporto era stato molto strano e per Castiel definirlo sarebbe stato complicato. Ovvio, definirlo in termini umani. A volte sembravano un tutt'uno tanto da fare qualunque cosa insieme, altre sembravano distanti anni luce.
Castiel gli fermò il volto con la sua mano che gli infuse calma, poi avvicinò il viso al suo e appoggiò le labbra con delicatezza, come Dean aveva spesso fatto con lui.
Delicatezza non era proprio il termine più adatto a definire i modi del ragazzo, ma a Castiel, inesperto di quelle cose, uscì così e Dean si rilassò quasi subito sentendo dentro di sé quanto quel gesto fosse giusto. Sentendolo istintivamente come tutto il resto.
La tensione si sciolse e dopo aver pensato dal momento in cui aveva aperto gli occhi di volerlo fare, come una cosa innata, come una cosa impossibile da fermare, ora era lì a farlo. Abbandonarsi al bacio, alle sue labbra, gli fece capire quanto giusto fosse, era davvero quello ciò che aveva voluto fare.
Fu qualcosa di molto saffico ed innocente, Castiel non era in grado di prendere le iniziative di Dean e lui ora era ancora in fase sperimentale, stava assaggiando e provando, per capirsi, per studiarsi meglio.
Dopo essersi carezzati le labbra con dolcezza, le schiusero e se le succhiarono piano a vicenda, in un'alternanza perfetta uno sull'altro.
Fecero solo questo, quando si separarono rimasero a guardarsi da vicino ognuno con un'aria strana negli occhi. Castiel che si chiedeva se fosse andato bene e Dean che si chiedeva se invece si potesse fare altro.
Decise di andarci piano e si separò, rimasero a guardarsi da una vicinanza media, sciolsero le mani sui rispettivi visi e rimasero ad osservarsi ognuno perso in qualche pensiero ed emozione.
- Stavamo insieme? Avevamo una relazione? È questo che non mi dicevi? - Disse Dean indagando ancora. Castiel pensò che con questo forse avrebbe smesso di riempirlo di domande.
- Non so che definizione potessimo darci. È difficile dirlo... - Dean si accontentò di quella risposta cominciando a capire che tipo fosse e come bisognava trattarlo!
Era un tipo strano, ma quando capivi come funzionava era piacevole a modo suo.
- Lo scopriremo con calma... - Castiel rimase stupito della sua risposta così poco da Dean. Forse aveva trovato un po' di quella pace che gli aveva visto disperatamente cercare da sempre e che per colpa della vita che faceva, in mezzo a cacce di ogni genere, non aveva mai potuto avere.
In quel modo di vivere bisognava mostrarsi forti anche se non lo si era, pensò Castiel. Lui ne sapeva qualcosa perchè anche per gli angeli era così. Non potevano avere dubbi, anche avendoli bisognava mascherarli ed obbedire sempre.
Dean gli aveva dimostrato che pensare con la propria testa, seguendo i propri valori, valeva sempre la pena.
E lui aveva seguito Dean, aveva dato tutto per lui.
- Che c'è? - Chiese Dean capendo che aveva detto qualcosa di strano. Castiel fece un sorrisino particolare dei suoi, di quelli accennati e misteriosi, poi scosse il capo e rimase comunque a guardarlo dritto negli occhi. L'espressione addolcita.
- Niente, è che prima eri così tormentato che non facevi niente con calma! - Dean inarcò le sopracciglia appoggiandosi allo schienale del divano col fianco poiché era posizionato tutto storto per guardare Castiel. Questi rimase dritto.
- Davvero? - Castiel annuì. - Ero una persona molto frenetica... gli esiti della guerra, immagino. Adesso il non ricordare mi aiuta a vivere le cose con più calma, immagino... -
- Non ricordare è un bene, credimi... - Disse Castiel che era sempre spaventato che potesse cercare di grattare il muro e ricordare troppe cose.
Dean non sapeva cosa pensare in merito.
- Se le cose dimenticate sono tanto atroci, forse sì... ma dimenticare le persone, le relazioni... le poche cose belle che posso aver avuto... quello è brutto... - Disse Dean sentendo le energie esaurirsi. Era andato avanti con la scorta di Castiel, ma di fatto si era appena ripreso da un'esperienza sulla via della morte.
Sentiva gli occhi pesanti ed il sonno schiacciarlo.
- Adesso sei qua e puoi vivere la vita che hai sempre voluto... - Disse piano Castiel conciliando il sonno col suo tono di voce basso.
- Cos'è che ho sempre voluto? Non ne ho idea, sai... -
Castiel sospirò e si strinse nelle spalle coprendolo col proprio impermeabile.
- Una vita normale, lontano dalla guerra, dalle battaglie, dai problemi, dalle preoccupazioni... - Disse vedendolo chiudere gli occhi cullato dalla sua voce che gli diceva quello che sapeva di Dean. In realtà sapeva molte cose, poiché gli aveva sempre letto dentro. Spesso, però, era stato totalmente incapace di capire ciò che percepiva.
Quando si addormentò lo portò in camera, nel letto, in un soffio di aria calda, Dean non se ne accorse e lui rimase steso accanto a vegliarlo per un po'.
La cosa fra loro era cominciata perchè Castiel ogni volta che parlava con Dean non si capacitava mai del motivo per cui provasse o pensasse una cosa e dicesse o si comportasse in modo diametralmente opposto. Su tutto era così. Come se dovesse nascondere il vero Dean. Castiel l'aveva smascherato con una facilità sconcertante e Dean, sentitosi nudo e con le spalle al muro, all'inizio aveva lottato contro questa sensazione che gli sembrava di debolezza, poi si era lasciato andare capendo quanto bello fosse poterlo fare almeno con uno.
'Per esempio cos'è che vorrei tanto fare e che non oso?' Aveva un giorno chiesto Dean esasperato da queste accuse di Castiel. Questi, che non sapeva che nome aveva quella strana cosa, l'aveva fatta. Aveva replicato nella realtà le immagini mentali di Dean e si erano baciati. All'inizio Dean si era rotto la mano provando a dargli un pugno, poi aveva capito quanto stupido fosse provare a lottare e lentamente si era lasciato andare. A volte erano stati in contrasto, specie perchè la concezione di relazione di Castiel era ben diversa da quella di Dean, aveva la mania di sparire per giorni e riapparire a piacimento, avere una storia in quelle condizioni era impossibile e passava spesso a gridargli contro arrabbiato, salvo poi mettere tutto da parte e ricominciare.
Era stata una relazione travagliata ed anomala, ma le loro cose erano riuscite a farle. Alla fine il modo di legarsi di uno era stato diverso da quello dell'altro. Quello di Castiel era stato molto più spirituale ed interiore, era come se Dean fosse stato il suo faro. Per questi invece era stato un'ancora, un sostegno, l'unico che spesso l'aveva capito. Era stato molto più concreto e fisico di quel che avesse potuto pensare. Oltre a questo, Castiel era in grado di dare sollievo al suo tocco, se lo desiderava. Era capace di togliere i pesi.
Quando aveva iniziato a farlo con Dean, questi gli si era avvicinato molto, lentamente la fiducia era stata reciproca nonostante i vari momenti di difficoltà.